Il sofà delle muse

Chi manovra dietro la manovra

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verbenasapiens
view post Posted on 6/6/2006, 17:51




Il blocco dei cantieri allarma lobby e politici, anche di sinistra. E sull'aumento dell'iva è scontro tra Confindustria e Visco. Che ha un piano più ambizioso
Certo, il taglio delle grandi opere: anche se non tutti i cantieri saranno bloccati, e sulla scelta di quali salvare influiranno la politica e i poteri forti. Ma sul tavolo del governo scotta ormai anche il dossier iva.
E qui la sorpresa è che Vincenzo Visco, viceministro dell'Economia con delega alle Finanze, non vorrebbe proprio aumentarla.
Il progetto dell'esponente diessino è più complesso e potrebbe rendere ben più di quel rialzo di 1 punto (dal 20 al 21 per cento) ipotizzato da molti e finora negato strenuamente da Visco.
E poi il progressivo smantellamento dei concordati con professionisti e imprese messi in piedi da Giulio Tremonti; l'aumento dei contributi per i lavoratori autonomi; e forse un giro di vite sulle rendite degli immobili, salvando le prime case.
Sono questi i titoli dei fascicoli che Romano Prodi e i suoi ministri discuteranno nei prossimi giorni per fronteggiare la crisi della finanza pubblica, evitare la retrocessione da parte delle agenzie di rating e dare una risposta alle richieste della Commissione europea. Al momento per nulla disposta a concedere la proroga di un anno per riportare il deficit sotto il 3 per cento, che il premier si attendeva ma che non ha ancora ottenuto.
Vediamo di districarci nella ridda di indiscrezioni. L'allarme che più ha fatto scalpore è quello, lanciato dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, sulle infrastrutture: non ci sarebbero più soldi per Anas e Ferrovie.
Quanto ai cantieri il centrodestra avrebbe «dimenticato» di finanziarli per la seconda parte del 2006 e di predisporre i fondi per 2007 e 2008. Una tesi che l'ex viceministro dell'Economia Giuseppe Vegas d il consigliere economico di Silvio Berlusconi, Renato Brunetta, contestano: secondo loro su 126 miliardi di euro del piano decennale, ben 56 sarebbero già impiegati.
Sia come sia, quasi certamente la mannaia si abbatterà, oltre che sul ponte dello Stretto di Messina, sulla Tav in Val di Susa, il Mose di Venezia e la Pedemontana lombarda, l'autostrada alternativa alla direttissima Milano-Brescia (che invece si farà) fortemente sponsorizzata dalle amministrazioni locali e dai privati.
Quanto alla Tav, si ripiegherà probabilmente sul potenziamento della ferrovia esistente, che verrà inserita nel Corridoio 5 europeo.
Sembra invece al sicuro il completamento del raccordo anulare di Roma (mancano circa 4 chilometri, tra cui un nuovo ponte sul Tevere): a suo favore si stanno spendendo il sindaco Walter Veltroni, uscito rafforzato dalle amministrative, e il gruppo di imprenditori romani a lui vicino, che contano su questa arteria per collegare i nuovi insediamenti residenziali e produttivi, in testa la nuova fiera, e per il rilancio dell'aeroporto di Fiumicino.
Stesso discorso per il passante di Mestre, strategico per il Nord-Est: pur tra rallentamenti dovrebbe andare avanti.
A caldeggiarlo è tra gli altri il presidente della Confindustria, Luca di Montezemolo, pressato dagli industriali del Veneto guidati da Andrea Riello.
Ma la partita che Montezemolo sta giocando in questo momento con il governo è proprio sul fronte dell'Iva. Il vertice della Confindustria vedrebbe di buon occhio l'aumento dal 20 al 21 per cento. E il motivo è sorprendente: poiché il consumatore paga l'imposta all'acquisto finale, e l'aliquota è già ora più alta in Italia che in Germania, Spagna, Francia e Gran Bretagna, un aumento sul mercato interno avrebbe lo stesso effetto di una svalutazione: graverebbe sui normali clienti ma renderebbe ancora più competitivo l'export.
Tanto più dopo che l'iva è stata aumentata in Germania, principale mercato di sbocco del made in Italy.
Non solo, la giungla dell'iva nei paesi Ue provoca gigantesche frodi, a danno delle stesse industrie oltre che del fisco: 200-250 miliardi di euro l'anno. Mentre la Commissione punta ad aumentare gli obblighi fiscali per le società sospette, gli industriali premono per un accordo tra governi che preveda che anche i produttori paghino nel paese in cui si effettua l'acquisto finale (altro vantaggio per l'export).
Visco sembra pensarla come Bruxelles.
Ha sul tavolo un rapporto dell'Agenzia delle entrate: l'ennesima testimonianza di quanto siano diffuse da noi elusione ed evasione. Infatti, pur avendo l'Italia una delle aliquote più alte, l'incidenza del gettito iva è tra le più basse: il 5,9 per cento del pil, contro il 6,8 della media europea.
Mentre tra il 1996 e il 2005 l'incremento dell'iva è stato di 43 miliardi di euro, quello della somma effettivamente incassata si è fermato sotto i 30.
Tredici miliardi l'anno che mancano all'appello e sui quali Visco sta puntando l'attenzione.
Nella cifra ci sono importi chiesti a rimborso o rinviati a credito, e non tutti potrebbero essere incamerati dallo Stato: una soluzione è di ribaltare l'attuale meccanismo che permette di posticipare e spesso di eludere il pagamento. Un po' sull'esempio dell'Irpef (dove c'è il versamento in acconto), il contribuente dovrebbe attendere il rimborso dal fisco.È un terreno minato.
Ma per Visco, che oltretutto vuole allontanare da sé l'immagine di ministro vampiro, ancora peggio sarebbe debuttare con un aumento d'imposta. E anche il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, inizialmente favorevole al ritocco, nella prima relazione mercoledì 31 maggio si è mostrato prudente: «Uno spostamento dell'imposizione dal lavoro ai consumi, come un aumento dell'iva, offre benefici allocativi e copertura certa ma induce effetti macroeconomici e distributivi da valutare attentamente anche con le parti sociali».
Iva o non iva, la manovra non si esaurirà qui. C'è chi pensa alla casa: una rivalutazione delle rendite sulle seconde o terze abitazioni, anche per garantire risorse ai comuni. Quasi certamente finirà poi nel cestino la politica di concordati praticata da Tremonti. Compreso l'ultimo del 2006, che dovrebbe garantire 2 miliardi da parte di 4 milioni di contribuenti.
Visco ha chiesto di vedere le pratiche: realmente interessati al concordato sarebbero non più di 2 milioni. Di conseguenza il gettito si dimezzerebbe.
Per chi ha fatto un punto d'onore di ribaltare la linea Tremonti, un gioco che non vale la candela.
di Renzo Rosati
da panorama.it
 
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Maximus05
view post Posted on 8/6/2006, 07:08




Consigli per i tagli

La tanto attesa dichiarazione del ministro dell'Economia sui conti pubblici è finalmente arrivata nell'ultima riunione dell'Ecofin. La diagnosi parla di un rapporto deficit/Pil del 4,6 per cento per l'anno in corso e la terapia annunciata è quella di un riequilibrio strutturale dello 0,8 per cento del Pil, 10 miliardi di euro. Diciamo subito che ogni politica di risanamento trova il nostro sostegno ben sapendo, però, che risanamento e crescita sono due facce della stessa medaglia. Senza la crescita, infatti, non c'è risanamento che tenga come abbiamo visto negli ultimi dieci anni. Crediamo anche che la previsione di un deficit al 4,6 per cento del Pil per l'anno in corso sia esagerata e più funzionale a «vendere» alla fine dell'anno un risultato migliore che non a testimoniare la verità attuale.
Lasciando da parte ogni nostra malizia, però, concentriamoci sulla terapia annunciata. Noi non siamo abituati alla derisione dei nostri avversari e men che meno dei ministri finanziari consapevoli come siamo delle grandi difficoltà nel governo dell'economia italiana. Sappiamo anche, però, che o si ha il coraggio di intervenire per davvero o si scivolerà nelle politiche dell'annuncio aggravando una situazione già complessa. Tra i tagli della spesa corrente primaria, le pensioni, gli enti locali e la sanità restano i settori fondamentali su cui incidere. Anzi, a dire il vero forse sono le uniche poste di bilancio sulle quali è possibile risparmiare una cifra importante come quella annunciata. Valga per tutti un solo esempio. Il trasferimento statale agli enti locali è di circa 70 miliardi di euro di cui poco meno di 50 attengono ai cosiddetti consumi intermedi, quelli, cioè, al netto delle spese per il personale (in questa cifra c'è anche una parte della sanità). Ridurre del 5 per cento l'intero trasferimento agli enti locali è possibile e darebbe un risparmio di poco più di 3 miliardi di euro. Il blocco del collocamento in pensione per un solo anno darebbe un risparmio intorno a 5 miliardi di euro senza neanche quell'effetto recessivo che comunque accompagnerebbe la riduzione del trasferimento agli enti locali che colpirebbe, infatti, anche gli investimenti. Una misura di questo genere dovrebbe però essere accompagnata da una anticipazione della riforma delle pensioni e della istituzione dei fondi pensione.
La reintroduzione di quei ticket farmaceutici che proprio il centrosinistra eliminò nel 2000 facendo impennare la spesa sanitaria darebbe anch'essa un gettito importante e concorrerebbe al contenimento delle uscite. Naturalmente ci dovrebbero essere esenzioni per i redditi bassi e per le patologie croniche lasciando gratuiti un gruppo di farmaci salvavita. Sul terreno delle entrate un ritocco di alcune aliquote Iva è possibile, fermo restando la più bassa e la più alta e potrebbe dare un gettito di 1-1,5 miliardi di euro dando per scontato anche un piccolo scalino di inflazione. Questi sono solo esempi, naturalmente, ma insieme potrebbero determinare quel riequilibrio dei conti pubblici per circa 10 miliardi di euro così come ha detto il ministro Padoa-Schioppa. Mancherebbero, all'appello, ancora le risorse per lo sviluppo a cominciare da quelle occorrenti per ridurre il cuneo fiscale sul costo del lavoro. Su questo versante da anni ripetiamo che solo un grande spin-off immobiliare dell'immenso patrimonio statale utilizzato dalla pubblica amministrazione potrebbe fornire quelle entrate straordinarie capaci, a loro volta, di innescare il circuito virtuoso della ripresa economica concorrendo così al miglioramento strutturale della finanza pubblica. Anche questa è una opinione, ma finora non abbiamo sentito alcuna proposta seria. All'allarme continuo sui conti pubblici, infatti, ha fatto riscontro solo quella direttiva della presidenza del Consiglio dei ministri che ha proposto risparmi nei ministeri, nelle segreterie dei singoli ministri, sulle auto blu e su tutta una serie di altre amenità dimenticando che alcuni settori, come ad esempio i tribunali, non hanno più neanche le penne o i computer per lavorare.
Se c'è il toro del disavanzo lo si prenda, allora, per le corna. Diversamente sarà solo una fuga in avanti per nascondere una grave incapacità di governo
di Geronimo
da ilgiornale
 
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1 replies since 6/6/2006, 17:51   30 views
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