Il sofà delle muse

L’amarezza dei Calabresi: neppure una telefonata

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*PalladeAthena
view post Posted on 1/6/2006, 07:36




La vedova ha saputo della svolta dai giornali. Il «rispetto per le decisioni del Quirinale» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
ROMA—«Almeno una telefonata per avvertire...». Dopo diciotto anni, e ben altre violenze, a certi piccoli sgarbi dovrebbe essere abituata. Dovrebbe. Invece la cosa che più ha colpito Gemma Capra vedova Calabresi, raccontano, è stata proprio quella: aver saputo da un’intervista (martedì) della clemenza del guardasigilli Clemente Mastella; sapere dalle agenzie (ieri) della grazia del presidente Giorgio Napolitano. «Nessuno che l’abbia avvisata di quel che stava succedendo. Neanche cinque minuti prima». Disappunto, più che rabbia. Perché nella famiglia del commissario ucciso non passa per disgrazia, questa grazia a Ovidio Bompressi. E si sa che a certe condizioni — leggi: il rispetto della verità giudiziaria—i Calabresi non hanno mai avuto un atteggiamento di chiusura verso drammi personali, psicologici, di salute. Il commento, perciò, è di dispiacere per i modi.
E, come sempre, un impenetrabile silenzio nel merito: «In questi anni abbiamo scelto questo profilo — riecheggiano vecchie dichiarazioni— e anche oggi ribadiamo questa volontà, nel rispetto delle sentenze della magistratura e delle decisioni del presidente della Repubblica ». Silenzio della famiglia, silenzio sulla famiglia: a parte due voci isolate di un dipietrista e di un esponente della Margherita, a parte il «pensiero » del segretario udc Cesa, fra tanti evviva e un affannarsi d’abbracci non c’è politico che spenda una parola per Gemma e i suoi figli, Mario e Luigi, «un bell’esempio di senso civico e di sensibilità, questa loro scelta di non ostacolare un provvedimento di clemenza che sicuramente ha riaperto antiche ferite » (Fabio Evangelisti, Italia dei Valori). Si valutano le prospettive, così.
S’allarga la discussione all’amnistia. Forse, c’entra il fatto che tutti ormai considerino questa grazia «un atto dovuto e non un atto politico », spiega Luigi Li Gotti, avvocato dei Calabresi e oggi sottosegretario del guardasigilli Mastella: «Non c’erano alternative, per Napolitano. Ciampi aveva manifestato documentalmente l’intenzione di concedere la grazia e dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 24 maggio, finito il confronto col ministro Castelli, era l’unica via percorribile. Questa è solo la conseguenza della decisione della Consulta, che ha ribadito la prerogativa esclusiva del capo dello Stato di concedere la grazia e ha annullato il veto posto da Castelli». E Adriano Sofri? Altra storia. Anche lì, la posizione di Gemma Calabresi è sempre quella: «Il perdono è un sentimento privato — disse l’ultima volta —, ho educato i miei figli a non coltivare l’odio e il rancore. Se ci venisse chiesto di perdonare, faremmo con convinzione la nostra parte».
Però, c’è un però. E ci sarebbe stata anche qualche telefonata, per avere chiarimenti sulle ultime accelerazioni: «Bompressi la grazia l’ha chiesta, Sofri mai — dice Odoardo Ascari, patrono di parte civile nei processi —. E poi Bompressi, dopo la revisione del processo a Venezia, aveva accettato la sentenza e non l’aveva impugnata in Cassazione. Non capisco invece su quali basi il ministro Mastella parli d’una pratica Sofri che si può chiudere in pochi mesi: al terzo piano del ministero della Giustizia, dove sta l’ufficio Grazie, un fascicolo Sofri non mi risulta che ci sia. E allora chi glielo fa fare, al ministro, di anticipare l’appendice d’un procedimento che ancora non è iniziato? Un fuoriprogramma. Personalmente, in sessant’anni di professione forense, non ho mai visto un presidente della Repubblica concedere la grazia motu proprio a un condannato che non la chiede».
Francesco Battistini
da corriere.it
 
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antoine doinel
view post Posted on 2/6/2006, 19:39




già...un poco di correttezza, via ci vuole
 
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1 replies since 1/6/2006, 07:36   30 views
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