Il sofà delle muse

Il voto e le libertà

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verbenasapiens
view post Posted on 8/4/2006, 19:51




Prima di votare a sinistra, fatevi spiegare bene la “deberlusconizzazione”
La questione della libertà in Italia l’abbiamo risollevata qui due settimane fa, prima che il “niet” di Prodi a Mediaset innescasse la disputa attuale. Partimmo da una domandina semplice, che allora sembrava eccentrica: il signor B. avrebbe, se perdesse, la rivincita? Oppure la retorica sul conflitto di interessi, anomalia controllabile ma non eliminabile, indurrebbe il cattomoralismo e il cattocomunismo dell’Unione di Prodi, versione 2006, a fare a pezzi l’avversario eventualmente sconfitto? Il conflitto di interessi ci ha dato l’alternanza e il bipolarismo: non è che la soluzione finale di quel conflitto ci darebbe una cosa molto simile a un regime, opposizione di comodo e uscita di scena dell’imprenditore scomodo alla politica professionale?
In teoria, abbiamo avuto una risposta autorevole e rassicurante, quella di Piero Fassino: no alla cacciata di Berlusconi, in quanto proprietario di Mediaset, dalla vita pubblica, basta la completa separazione di gestione dell’impresa e del ruolo politico. Più in generale: molta elusione del problema e genericità da parte di Prodi, e qualche inquietante segno di vita dai tagliagole, che nell’Ulivo rampante non sono più gli ultimi venuti bensì dei battistrada del candidato premier (Colombo). Abbastanza per rassicurarci? Non abbastanza. E pensare che non siamo degli ossessi. Chi si riguardi le annate del Foglio, vedrà che abbiamo passato i cinque anni di governo del centrosinistra a criticare l’idea diffusa a destra che in Italia si fosse instaurato un regime politico senza alternative, a parte il regime culturale che non è mai cambiato, nemmeno nei cinque anni di Berlusconi. E avevamo ragione, come si è visto nel 2001. Ossessi dunque no, ma nemmeno coglioni.
Se gli amici dell’Economist di Londra facessero un corso di italiano, scoprirebbero che non basta la parola “basta!” per definire il problema di questo paese, neanche se il “basta!” riguardi il Cavaliere. Che secondo Massimo D’Alema è “solo contro tutti”. E questa, per quanto inconsapevole, è la perfetta definizione di una congiuntura pericolosa per una democrazia liberale. Se il Quirinale, le magistrature di ogni genere e tipo, i grand commis de l’état, le authorities, i cidierre, gli editori, i grandi giornali, le banche, i grandi gruppi industriali, i sindacati, gli enti locali, l’intellighenzia televisiva e extratelevisiva si stringono in un fascio del paese legale per écraser l’infâme, per schiacciare “il populista” che ha con sé da dodici anni le passioni legittime e le idee di metà del paese reale, pezzi di società civile che hanno espresso per la prima volta una capacità di alternativa alla società politica tradizionale, non è un buon segnale per il pluralismo effettivo, per la struttura e lo sviluppo delle libertà economiche e civili in questo paese.
Chi vota a sinistra (il problema riguarda appena meno la Rosa nel pugno, ma riguarda anch’essa) dovrebbe accertarsi se nel programma della nuova leadership che sceglie ci sia o no la “deberlusconizzazione” del paese. La sola parola, infatti, mette i brividi. E alla parola, come sappiamo tutti anche se è difficile riconoscerlo negli ultimi giorni del conflitto elettorale, corrisponde una cosa. E una cultura.
In altre parti del giornale raccontiamo una storia che è una storia antica. Berlusconi ha le sue responsabilità in questa storia, ci mancherebbe. Ma è sempre in difesa, sempre in minoranza nel potere anche quando ha con sé la maggioranza del paese, sempre “solo contro tutti”, per dirla con D’Alema, salvo l’eccezione originaria della sua alleanza con Bettino Craxi, leader di minoranza laica e socialista che non per caso è morto all’estero ed è stato riabilitato come leader innovatore e riformatore, riabilitato per così dire, solo dopo la sua scomparsa. Oscuramento dei pretori timorosi dei puffi, referendum contro le tv libere per spartirsene le spoglie, uso politico della giustizia contro l’autonomia della politica, e ora la deberlusconizzazione. Dobbiamo continuare o è tutto chiaro?
http://www.ilfoglio.it/articolo.php?idoggetto=27553
Domani e lunedì si vota, non importa come andrà, anzi se vince il centrosinistra ci sarà da divertirsi,anche a vedere la Rosa nel Pugno cooptata dai Rutelli e Castagnetti , che si accorgerà di essere stata solo usata per vincere, ma che non avrà alcun peso politico ed è inutile spiegare il perchè.Vendere per un piatto di lenticchie le proprie battaglie liberali è sconcertante come sconcertante è constatare che Capezzone certe cose le sa.Bon , staremo a vedere.Da cane sciolto, che conosce bene la natura degli uomini e l'inconsistenza di certi coglioni di sinistra, mi sia consentito esprimere tutta la mia ammirazione per Berlusconi che non si è mai arreso, ha combattuto come un leone ferito, senza concedersi soste, spendendosi molto e pagando anche un prezzo alla stanchezza fisica e morale.Paragonate lui, il caimano, azzannato da tutti, spesso alle spalle, spesso in modo vigliacco , con abuso di armi improprie come certa magistratura e certa stampa serva di certi poteri forti e vili,paragonate il suo modo di esprimersi, mai banale nè pretesco, ma chiaro , peculiare della persona che ha costruito e non distrutto, che è uomo di successo per SUO TALENTO, non perchè ha leccato il culo a preti e potenti, paragonatelo insomma a Prodi, viscido, ipocrita e mendace, che tutto ha avuto regalato, producendo disastri ovunque è stato ad operare e avrete un reale quadro della situazione.Silvio Berlusconi, comunque vada ,hai vinto eccome perchè hai messo a nudo la deleteria inconsistenza di certa gente che fa politica per vivere, non vive per far politica e che , quindi, certamente non riuscirà a interpetrare le istanze vere di tutto il paese, almeno di quello che vuole "fare", ma solo di molti coglioni di sinistra, viscidi, ipocriti ,mediocri e che non sanno costruire.Ieri Della Valle era con Mastella alla manifestazione di chiusura della campagna elettorale dell'UDEUR, non dico altro...solo:Silvio:CHAPEAU.
Verbena
ps: vogliamo dare a Cesare Berlusconi almeno quello che che è di Cesare Berlusconi?Aver reso possibile una, per ora ipotetica, possibilità di alternanza tra due schieramenti, senza papocchi e inciuci?Siamo in Italia e si sa che,affinchè certe cose vengano metabolizzate ci vuole tempo, ma intanto lui ha messo la pietra angolare, o no?

 
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verbenasapiens
view post Posted on 13/4/2006, 20:16




Le riforme e il “concerto” dei poteri forti
In questi casi è d’uso dire che è presto per esprimere giudizi sul responso delle urne. Ed è vero, anche perché il minimo scarto tra le coalizioni lascia aperti molti scenari, non escluso nemmeno quello della revisione dei risultati. Ma appena venticinquemila voti a segnare la vittoria (alla Camera), qualcosa già la dimostrano. E non solo che la demonizzazione del capo del governo uscente non ha prodotto i frutti sperati. Contro Berlusconi erano schierati show-men, la grande stampa, la Confindustria, i sindacati confederali, l’intellighentia italiana che addirittura minacciava di fuggire all’estero in caso di sconfitta dell’Unione; non sono mancate le consuete indagini giudiziarie pubblicizzate nell’imminenza del voto. Eppure, nonostante simile forza di pressione dall’indubbia capacità di condizionamento, il risultato è stato molto modesto, d’un soffio s’è ottenuto il pronosticato successo. Ed anzi, non è nemmeno difficile avvedersi che la parte più produttiva e dinamica del Paese - il Settentrione, per intenderci - le sue preferenze le ha date alla Casa delle Libertà, confermando quello scollamento tra i vertici e la base industriale, già ampiamente emerso nel corso della campagna elettorale. Ed allora non è arbitrario dare una prima interpretazione: la leadership posta in campo dal centrosinistra non ha convinto gli elettori, non ha suscitato alcun entusiasmo, anzi. Quella esibita dalle forze politiche italiane è una dirigenza del passato, già ben conosciuta nei suoi fallimenti, nelle sue aderenze e nelle sue scarsissime capacità d’azione. Nessuno intimamente ha creduto che, affidato alla conflittuale coalizione di sinistra, il futuro dell’Italia possa sorridere: l’assenza d’un leader riconosciuto, e forte del sostegno e della speranza della novità, fa prevedere una gestione litigiosa e burocratica del potere, di quelle tante volte rappresentate. Ma v’è un altro dato di notevole interesse e che tocca noi molto da vicino. Rispetto al voto espresso appena un anno fa in occasione delle competizioni amministrative, le regioni del Mezzogiorno e la Campania in particolare hanno registrato un significativo avanzamento della Casa delle Libertà, pur priva delle leve del potere locale. E’ un dato assai significativo, che illumina e conferma i meccanismi di creazione del consenso predominanti nelle nostre terre; in qualche misura esso riabilita la tanto vituperata legge elettorale. Anzitutto, non v’è stata disaffezione nel voto. Al di là delle previsioni, l’afflusso ai seggi è sorprendentemente cresciuto, quasi si fosse avvertito di votare più liberamente e quindi responsabilmente. Stiamo alla Campania, dove il fenomeno del bassolinismo e dello straordinario successo dell’Udeur lo scorso anno aveva sorpreso anche i più compiacenti osservatori. Il maggior distacco tra elettori e candidati ha obiettivamente depotenziato le reti personalistiche; il tradizionale “do ut des” della politica nel Mezzogiorno non ha potuto farla da padrone. L’Unione ha perso circa il 15% dei consensi, l’Udeur addirittura è decimata, la Margherita è quarto partito. Tutto questo è avvenuto senza che, rispetto a dodici mesi fa, fossero mutate le condizioni esistenziali o l’organizzazione politica e sociale. Sì, è vero che l’analisi del voto è sempre assai opinabile e suscettibile di tante e diverse letture come ogni fenomeno strettamente connesso all’arbitrio dell’uomo. Ed è anche vero che l’elezione politica eleva il tono della tensione. Ma il fatto è stato di tale entità e generalizzazione da render solida l’ipotesi che ad esso abbia molto contribuito la maggior libertà da vincoli e condizionamenti locali e personali, propria d’un’elezione priva di preferenze: e cioè di quel demoniaco strumento che, sotto il manto della sovranità dell’elettore, si ritorce contro di essa e sviluppa invece le peggiori situazioni di dominio. Certo, questo sistema non è perfetto e non può rimanere tale, senza adeguati correttivi nelle macchine dei partiti. Ma l’esperienza che s’è vissuta con un elettorato assai critico nei confronti di quanto gli è stato ammannito da tanti “maitres à penser” e da un vero e proprio concerto di poteri forti, deve spingere ad una riflessione più attenta sulle riforme da introdurre in un Paese, contraddistinto da una democrazia statica e sino ad oggi incapace di colmare i divari che ne caratterizzano da sempre la storia.
di Orazio Abbamonte
(Dal quotidiano Roma del 12/04/2006 )
Perbacco quasi quasi è la stessa analisi della casalinga di Voghera : sono contenta che anche un illustre opinionista come Abbamonte la pensi come me, e del resto certi fatti sono lampanti , strano che nel raptus distruttivo di tutto quanto ha fatto il governo Berlusconi, nessuno abbia evidenziato il discorso preferenze-clientelismo, e che nessuno abbia evidenziato che in Campania qualcosa si muove: EPPUR SI MUOVE, peccato che Pannella, quando c'era incertezza sulla vittoria degli Uniti nella mia regione, abbia parlato di voti della camorra pro Berlusconi.Mi sa che la Rosa nel Pugno deve cercarsi rapidamente un altro guru, dato che Pannella ha neuroni talmente usurati da non poter essere definito nuovo che avanza e nemmeno vecchio che ritorna, non c'è con la testa e basta.Per inciso, giacchè ci sono, ha gestito con Capezzone e Bonino in modo molto malaccorto la campagna elettorale, a parte che , se si fosse alleato con la CdL, avrebbe avuto certamente più visibilità mediatica, credo che del liberalismo della RnP avessero più paura gli uniti( per modo di dr) che la destra, paradossale vero?
Verbena
ps: e complimenti a Stefania Craxi che ha vinto per KO il derby con il povero Bobo.Stefania si farà valere, ne sono certa e poi è una che certamente ha raccolto in prima persona tutte le confidenze politiche del padre ed ha capito che a sinistra non c'è vero liberalismo, checchè si dica

da orpheus
 
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