Il sofà delle muse

Nazisti. In versione politicamente corretta

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*Ishtar*
view post Posted on 18/3/2006, 18:40




Il punto non è l'eutanasia degli adulti consenzienti. Se una persona decide che la vita non le lascia che sofferenze, libera di ammazzarsi o di farsi ammazzare. Il punto è l'eutanasia infantile. E' questa che ha spinto il ministro Carlo Giovanardi ad attaccare duramente le leggi olandesi, creando l'ennesimo incidente diplomatico imposto dalla censura del politicamente corretto (ricorda qualcosa?).
Sulla carta, la legge si presenta severa (lo spiega qui un articolo di Repubblica, dove si prega di notare che la normativa olandese è definita «all'avanguardia» per il semplice fatto che rende facile la morte dei malati. Sono progressisti, sono fatti così. Peccato che non abbiano la coerenza di dare ragione a Umberto Bossi quando li definisce «il partito della morte»). Nella pratica, la legge è un'autostrada lasciata aperta all'eugenetica. Tutto istituzionalizzato, tutto sterilizzato, tutto debitamente incasellato nei protocolli. Tutto così normale che nemmeno si preoccupano di nasconderlo. Eduard Verhagen, responsabile della sezione pediatrica della clinica universitaria di Groningen, dove si pratica la "dolce morte" per i bambini con meno di dodici anni, dice candidamente che, dei circa ottocento bambini olandesi che ogni anno subiscono l'eutanasia, «almeno una ventina hanno un'esistenza che è talmente terribile, insopportabile, disperata da far preferire la morte».
Una ventina. Su ottocento. Domanda: e gli altri 780 bambini, perché sono stati uccisi? Facile: perché sarebbero stati storpi, disabili, malati. Difficili da tirare su. Peggio: costosi. Crescendo, chissà, qualcuno di loro sarebbe stato come Michel Petrucciani. Ma non lo sapremo mai. Qualcuno di loro, magari, sarebbe stato persino felice nella sua diversità, perché chi ha conosciuto un po' da vicino gli "infelici" sa quanto riesca spesso ad essere schifosa e ipocrita questa definizione, utile solo a scusarci con noi stessi per l'indifferenza con cui li trattiamo. Se sono "infelici", non possiamo fare nulla per migliorare la loro condizione. Se sono "infelici", le loro sono vite indegne di essere vissute. E il welfare olandese, modello di equità ed efficienza per la sinistra laicista italiana, non può permettersi simili sprechi.
Si scrive eutanasia infantile, si legge eugenetica. Come i nazisti. In versione politicamente corretta.
Post scriptum. Questo è ciò che accade quando non si fondano i diritti fondamentali dell'individuo su una legge superiore, ma li si lascia «organizzare», per dirla con le parole del bollito, dalla politica.
di Fausto Carioti
da: http://aconservativemind.blogspot.com/
Discorso complesso, durissimo, terribile: si ha il diritto di ammazzare un bambino solo perchè "storpio, disabile, malato" ?Al di là di una questione religiosa( e anche in tal caso si deve rispetto a chi crede) , qui siamo di fronte ad una questione etica da un lato e di vizio di consenso o meglio dell'impossibilità di avere un consenso dall'altro. Come sempre è il più debole a soccombere, quello che non solo non conta nulla, ma che è un peso per questa bastarda società senza valori in cui i padri non sono più padri e le madri a volte sono delle Medee che ammazzano i loro figli magari solo perchè danno fastidio, impediscono loro una vita libera da responsabilità e piena di obblighi che sarebbero pure morali, ma che sono obblighi, catene dovuti all'amore.Bella parola AMORE...dov'è l'amore e che cos'è l'amore? E chi nasce già sventurato, non destinato alla "felicità egoista", al puro ed arido edonismo di questo mondo,deve subire anche l'ulteriore oltraggio di essere non rifiutato,ma azzerato, annullato ?Non serve , è un peso, buttiamolo, magari ,chissà, ci serviamo pure di suoi organi per aiutare altri bambini, sempre che pure questi altri non siano , per scelta del più forte, inviati al macero.
Che tristezza e che pena e che bello vedere, invece, genitori che amano teneramente questi bambini, li assistono, vivono per loro, stravolti dalla fatica ma con tanta serenità e gioia negli occhi perchè loro sì, loro certamente, AMANO I LORO FIGLI.Io li vedo questi genitori "eroici", vedo il volto dei loro bambini, i loro occhi, il loro sorriso e posso dire che vederli, aiutarli, mi fa sentire migliore, perchè a vederli si prova tenerezza, empatia , solidarietà, ma anche ammirazione, tanta : sono esempi di vita, dimostrano che tutto il male del mondo nulla può se si decide di combattere con la carne della propria carne, una battaglia per la vita, la migliore possibile.Regala molto questa gente perchè si tocca con mano che certi valori forti esistono ancora e sono quelli che muovono il mondo, anche se è un mondo bastardo e in cui conta molto più l'apparire che l'essere, ed è il mondo in cui viviamo e che stiamo peggiorando giorno per giorno con la nostra indifferenza, la nostra superficialità, il nostro egoismo che tutta l'ipocrisia del mondo non riesce più a mascherare
 
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Rachael
view post Posted on 19/3/2006, 23:07




Chiaramente sarebbe meglio leggere la normativa olandese, io però ho letto questo:
Eduard Verhagen, responsabile della sezione pediatrica della clinica, ha precisato che si è considerato il caso di quei bambini che, pur essendo malati incurabili, per la legge olandese non hanno capacità psicologica né giuridica di richiedere l'eutanasia, né possono ottenerla dal consenso espresso dai loro genitori. In questo modo, invece, i genitori potranno far morire quei figli ai quali i medici non danno speranza di vita SANA (che cosa implica la parola SANA? anche un disabile non é SANO e allora se i genitori lo decidono é da sopprimere? ), "perché noi consideriamo che, in questi casi, la morte sia meglio della vita" ("La Stampa", 31 agosto 2004). Il dottor Verhagen ammette che, nel suo paese, l’eutanasia infantile è già un dato di fatto: “Ogni anno la dolce morte ‘libera dai dolori’ circa ottocento bambini olandesi. Di questi, continua Verhagen, ‘almeno una ventina hanno un'esistenza che è talmente terribile, insopportabile, disperata da far preferire la morte’” (Andrea Tarquini, Olanda, sì all’eutanasia sui bambini, “La Repubblica”, 31 agosto 2004). Trascurando per un attimo le possibilità di controllo del dolore e di vero accompagnamento alla morte di quei venti dall’esistenza tale “da far preferire la morte”, viene da chiedersi: perché dunque vengono uccisi gli altri 780 bambini? Chi davvero “preferisce” la loro morte? Secondo uno studio del 1997 pubblicato sulla rivista medica inglese The Lancet, circa l'8% delle morti infantili in Olanda sono dovute a iniezione letale. I bambini candidati alla morte sono spesso disabili che si ritiene non possano avere una "vita vivibile". La pratica è divenuta così comune che il 45% dei neonatologi e il 31% dei pediatri che hanno risposto all'indagine di The Lancet hanno ucciso dei bambini.

Francamente trovo tutto questo mostruoso, e penso che chi ha vissuto in prima persona il calore e l'umanità di quei bimbi, non può non convenire con me. Questo al di fuori di qualsiasi polemica politica, perché é un tema che merita rispetto e attenzione da parte di tutti e che va condannato secondo coscienza e non secondo appartenenza politica.
La mia coscienza non accetta in nessun modo l'eutanasia su minori e su chi non é in condizione di intendere e di volere, a meno che non abbia lasciato un testamento biologico.

 
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verbenasapiens
view post Posted on 20/3/2006, 21:11




Sul blog di bolina c'è tutta la legge olandese e pure quella dell'Oregon e il progetto della ROSA NEL PUGNO.Mi chiedo ma il fratacchione Prodi, dop le dichiarazioni di Ruini cosa farà? Domanda pleonastica credo smile.gif
 
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Rachael
view post Posted on 20/3/2006, 22:43




Si ho visto cmq. NON sposta il problema visto le dichiarazioni di Eduard Verhagen...é ammissibile che in paese civile sopprimano i bambini con problemi? Per me, no.
Il fatto che ci sia una legge non vuol dire che impedisca certe aberranti distorsioni.
Ed io sono una favorevole all'eutanasia per gli adulti, come ben sai.
 
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*Ishtar*
view post Posted on 22/3/2006, 21:08




Il tulipano nazi ( ilfoglio)

Scuse? E’ l’Olanda che deve motivare la scelta dell’eutanasia infantile (dice Giovanardi)

Roma. L’eco dello scontro sull’eutanasia infantile fra il ministro Carlo Giovanardi e L’Aia ha raggiunto gli Stati Uniti. Wesley Smith, l’allievo di Ralph Nader a capo dell’International Task Force on Euthanasia che si è battuto per salvare Terri Schiavo, ha detto che l’analogia fatta da Giovanardi fra la medicina nazista e la legislazione olandese “è tutt’altro che rozza. I medici tedeschi a Norimberga furono impiccati per aver praticato l’infanticidio. Gli olandesi dicono che la loro eutanasia è basata sulla compassione. Bene, ma un bambino ucciso resta un bambino ucciso. Anche il programma tedesco era visto come un atto di compassione. Lasciateci dare il benvenuto al signor Giovanardi”. Il dottor J.C. Molenar, che dirige il reparto di neonatologia del Sophia Pediatric Hospital di Rotterdam, ha detto che 24 dei 500 nuovi nati handicappati sono stati uccisi o lasciati morire dai medici. E’ solo uno dei tanti casi usciti dall’ombra dei tulipani. Il 31 per cento dei pediatri olandesi ha praticato l’eutanasia e in un quinto dei casi senza nemmeno il consenso dei genitori. Le affermazioni di Giovanardi arriveranno al tavolo del summit dell’Unione europea. Il premier olandese, Jan Peter Balkenende, ne discuterà con Berlusconi in quell’occasione. Giovanardi intanto non si rimangia niente. “E’ curiosa questa pretesa di Daniele Capezzone di fare il grande censore della politica italiana. L’intolleranza laicista non si basa su una contrapposizione dialettica, ma sulla demonizzazione. Ripeto ciò che ho detto dopo aver letto l’articolo del Foglio del 9 marzo: questa normativa dei Paesi Bassi è analoga a quella nazista e mi batto contro la soppressione di esseri umani che dovrebbero essere curati, siano Down o ritardati mentali. Se passasse l’idea olandese, a che servirebbero gli sforzi di istituzioni come il Filo d’Oro? Un nuovo nato sordomuto o cieco, lo uccidiamo subito? Una volta spostato il limite, come avvenne negli anni Trenta, la selezione continuerebbe senza sosta. Chi deciderà del diritto di vivere? L’Olanda distrugge duemila anni di cristianesimo e ci riporta a una situazione in cui gli schiavi venivano soppressi”. I parametri etici del “Protocollo di Groningen”, pubblicato dal New England Journal of Medicine del 10 marzo del 2005, vorrebbero stabilire per l’Olanda linee-guida sull’eutanasia dei nuovi nati: “Povera qualità della vita - Mancanza di autosufficienza - Mancanza di capacità di comunicazione - Dipendenza ospedaliera - Aspettativa di vita”. “Il discorso sulla qualità della vita – dice Giovanardi – fa sì che una persona in salute abbia tutti i diritti, mentre un embrione a cui viene diagnosticata una imperfezione, un bambino che nasce ‘difettoso’ o un anziano che si ammala diventino potenziali soggetti per una selezione Sui bambini è ancora più sconvolgente. In Olanda su mille bambini che muoiono nel primo anno di vita, il sessanta per cento ha a che fare con la decisione del medico. Che non è di curarli, ma di togliere loro la vita”.
Il rovesciamento della morale
Una delle accuse rivolte a Giovanardi è che un ministro europeo non taccia di nazismo un paese alleato. “Quando un ministro belga disse che non bisognava stringere la mano dei ministri italiani perché indegni, nessuno nel centrosinistra chiese le sue dimissioni. Così, quando auspico la fine della pena di morte negli Stati Uniti perché barbara, nessuno mi chiede di dimettermi. E’ una idea di Europa molto strana. Lo ridico ai laicisti: in Olanda è in corso il rovesciamento della morale scritta a Norimberga. Dopo quel processo si stabilì che la legge morale viene prima di quella dello stato. Ora mi si dice che ‘c’è un paese europeo…’ L’Ulivo fa finta di non capire. Non stiamo parlando della fase terminale della vita di una persona, anch’io sono contrario all’accanimento terapeutico. Qui si tratta della volontà di eliminare le imperfezioni. Il mio amico Loris Brunetta, talassemico, non è un mostro, nemmeno i bambini con la spina bifida. Prima del nazismo c’erano state scuole di pensiero anglosassoni sull’eugenetica, il nazismo non nasce dal nulla. Quando una legislazione europea parla ancora di ‘vita indegna di essere vissuta’, quale paragone dovremmo usare? In Olanda si sta ripetendo ciò che avvenne nella Germania nazionalsocialista: un’autorità pubblica decide chi ha il diritto di vivere e di morire”.
Secondo Giovanardi non è il governo italiano che deve dare spiegazioni, ma gli olandesi che dovrebbero giustificare all’Europa la loro scelta sui nuovi nati. “I laici, come Umberto Veronesi, dicano se sono d’accordo che per eliminare le difficoltà dei focomelici o dei ritardati possiamo sopprimerli. Vogliono questo in Italia? E a chi rivendica il monopolio del dolore chiedo: i genitori dei bambini del Filo D’Oro non conoscono il dolore? E le signore focomeliche che sono venute a testimoniarci la loro gioia di vivere?”.
http://www.ilfoglio.it/articolo.php?idoggetto=27263
Spiegateci per piacere, vogliamo capire partendo dalla premessa che, come non si deve rubare l'infanzia ad un bambino, a maggior ragione non si deve esercitare violenza estrema sul più debole.Per correttezza devo dire che non ho letto ancora la legge( lo farò dato che è reperibile in rete) e non ho letto sul NEJM il “Protocollo di Groningen” lo farò appena avrò tempo, non si gioca con certe cose, tantomeno ci si fa politica becera.
ecco l'abstract
Domani mi scarico l'articolo
Chi vuole può leggere anche qui
http://bmj.bmjjournals.com/cgi/reprint/330/7491/560

image
image
Dilemmas regarding end-of-life decisions for
newborns with a very poor quality of life and presumably
unbearable suffering and no hope of improvement
are shared by physicians throughout
the world. In the Netherlands, obligatory reporting
with the aid of a protocol and subsequent assessment
of euthanasia in newborns help us to clarify
the decision-making process. This approach suitsour legal and social culture, but it is unclear to what
extent it would be transferable to other countries.

Edited by *Ishtar* - 22/3/2006, 21:09
 
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verbenasapiens
view post Posted on 23/3/2006, 18:51




Ieri volevo vedere Giuliano l'apostata che adoro perchè si diverte un mondo a fare la parte del politically scorrect anche nel tema dell'eutanasia che non è una pazziella.In suo onore posto quesa bella riflessione trovata in rete
Meditazioni sull'etica di Giuliano Ferrara
Non raramente Giuliano Ferrara medita nei suoi articoli sul problema morale. Il fervore che dedica a queste riflessioni è comprensibile, se si conosce la sua storia. Un tempo, come si sa, egli era di sinistra, membro attivo del PCI degli anni ’70. Poi passò al socialismo craxiano, e oggi alla destra berlusconiana, guadagnandosi il nome di apostata.

La sinistra è una categoria politica, eppure il suo significato inevitabilmente sconfina nel dominio della moralità. La sinistra soffre e al tempo stesso si vanta di una convinzione di superiore moralità. Mescolare politica ed etica non è sempre raccomandabile, poiché la politica è la gestione dell’esistente, tesa al miglioramento delle condizioni di tutti, e tuttavia gestione, amministrazione, lavorazione del pezzo di legno storto della realtà. La moralità invece ha a che fare con una aspirazione ad uno stato di cose che nel qui ed ora non c’è, e che essendo principio ideale non può accettare compromessi. La moralità ha a che fare con il rispetto e la salvaguardia dell’altro, dei suoi beni materiali e spirituali da quelle che possono essere le mie intenzioni di appropriazione e sopraffazione.

Ora, di un atto di appropriazione e sopraffazione, e quindi di un atto morale, posso dare una definizione estensiva o meno. Posso limitarlo a quegli atti che sono evidentemente di appropriazione e di danno attivi, come il furto o l’aggressione fisica, oppure darne una interpretazione più ampia. La superiorità morale della sinistra si fonda su un ragionamento semplice e non del tutto scorretto: anche atti sociali apparentemente neutri comportarebbero un lato sopraffatorio. Per esempioo, ogni posizione di potere, ogni disuguaglianza di possesso, perfino ogni occasione o opportunità più facilmente alla portata di qualcuno, possono essere interpretati come atti immorali, o come condizioni oggettivamente ingiuste, non buone.

La sinistra, avendo come programma politico massimo l’eguaglianza e la giustizia perfette, amate più della libertà, tende costituzionalmente a debordare dalla politica alla morale. Altre correnti politiche pongono la moralità come regola apriori dell’agire, ma non come obiettivo politico. Non così la sinistra, che invece concepisce la giustizia e quindi la moralità come traguardo finale del suo agire politico. La sinistra persegue l’eliminazione in questo mondo di tutte le condizioni di ingiustizia, perfino di quelle solo potenziali (le ineguaglianze della condizioni di partenza, delle occasioni e delle opportunità di realizzazione dell’individuo) o non completamente intenzionali (il perseguimento della ricchezza personale come inevitabile danno perpetrato al prossimo. La proprietà come furto).

Pertanto, è inevitabile che la sinistra nutra la convinzione della propria superiorità morale. La destra rinuncia in partenza a un programma di giustizia assoluta, mentre invece la sinistra lo mantiene come stella polare che regola il timone. Perché meravigliarsi?

Nel caso di Ferrara però le cose si ingarbugliano se riflettiamo su quelle che sono state le idee che hanno nutrito la sua crescita intellettuale. Dove ha appreso Ferrara il gusto del realismo disincantato? Sappiamo che egli è stato marxista per tutta la sua giovinezza, fino al limitare della prima maturità. Ora, il marxismo ha in sé una forte componente di realismo politico, accoglie una hegeliana e machiavelliana accettazione e quasi elogio dell’esistente, addirittura della moralità dell’esistente anche quando esso è ingiusto. Hegel derideva chi volesse far indossare le braghe della morale astratta alla realtà, e ammoniva che occorre capire sempre qual è il senso di ciò che accade nella storia piuttosto che giudicarlo.

Il marxismo, figlio dell'hegelismo, predicava l’avvento della società socialista non come obiettivo morale, ma come sviluppo storico. Le buone intenzioni morali erano da Marx derise come infantili e sentimentali. In seguito Lenin vedrà il socialismo come sbocco politico attivo, in tal modo reintroducendo un seme di intenzionalità etica nel socialismo, ma anche lui si teneva ben fermo e legato a una visione realistica e perfino tecnica della politica, arte per realizzare fini materiali.


In questa scuola machiavellica cresce Ferrara. Egli quindi si nutre di una moralità altra rispetto a quella della giustizia sentimentale della sinistra di oggi. La sua passione per il realismo e il suo disprezzo del velleitarismo non sono diverse da quelle che Marx provava verso i politici socialisti dei tempi suoi. Ma è a suo modo una moralità, che si appoggia non sulle intenzioni ma sulla realizzabilità. Una moralità che a volte, anzi spesso, si crogiola della sua compromissione con le imperfezioni della vita quotidiana e reale, con un gusto voluttuoso e al tempo stesso intriso di una speranza di redenzione finale, redenzione che deve passare attraverso il fango e la morte per realizzarsi.

Ma proprio in questo voluttuoso crogiolarsi Ferrara rivela la sua natura paradossalmente impolitica. Egli esibisce con ostentazione il suo immondarsi nelle bassezze della realtà. Recentemente in un articolo egli si è definito, con provocatorio gusto falstaffiano, "un delinquente". Ma delinquente estetico e quasi etico, poiché sarebbe facile ironia notare che un delinquente opera il male e lo presenta come bene, e non confessa con spudoratezza su un giornale la propria appartenenza alle schiere di Satana.

Ma se Ferrara è il campione dell’etica della realtà, del possibile, e in certi termini della responsabilità, cultore di Karl Marx e di Max Weber, nel campo opposto dell’etica della convinzione troviamo il suo eterno nemico, Michele Serra. Anni fa, sul finire degli anni ’80, ci fu una memorabile intervista a due, pubblicata non ricordo più dove, che colpì tanti giovinetti della mia generazione. Serra recitò la sua solita parte dell’uomo che ha in orrore le volgarità della società delle merci e dei consumi. Sostenne che il suo sogno era di abitare in un falansterio, che è un modo elegante di sognare i gulag sovietici. Ma è giusto dire che un simile individuo, così intimamente schifiltoso e innamorato del pathos della distanza, in un falansterio non ci andrebbe mai.

Non che Serra abbia sempre torto. La sua perseveranza nel coltivare il suo personaggio distaccato dalle bassezze borghesi gli rende in fondo una sorta di grandezza trash. Alcune settimane fa è arrivato al punto di scrivere una satira contro quelli che fanno le vacanze in crociera. Che ci facesse anche lui lì, sulla nave, non è dato sapere. E’ arrivato al punto di deridere un gruppetto di donne di mezza età che giocavano a Trivial e non sapevano chi fosse non-so-chi, credo tale Fontana. L'ignoranza di quelle donne dimostrava, secondo Serra, come la cultura fosse bandita dai quei luoghi. Se non è grandezza trash questa! Perché avere il coraggio ancora oggi di atteggiarsi a intellettuale superiore alla massa a spese di poche casalinghe in vacanza non è da poco. Ci vuole un gusto ferrariano del'abbruttimento per scrivere una cosa simile. O no?

da
http://giovannimariaruggier.ilcannocchiale..._blogdoc=915219
 
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verbenasapiens
view post Posted on 23/3/2006, 19:20




PROTOCOLLO GRONINGEN
END-OF-LIFE DECISIONS MIGHT BE MADE
Bambini su cui è pensabile applicare l'eutanasia
Sono stati suddivisi in 3 gruppi
Il gruppo 1 comprende i lattanti che moriranno presto malgrado l'uso di tecnologie mediche invasive continuative. Sono lattanti con una malattia sottostante nei quali la morte è inevitabile, anche se in alcuni casi possono essere mantenuti vivi per un breve periodo di tempo. I bambini affetti da ipoplasia grave dei polmoni possono servire da esempio. Nella maggior parte dei casi, quando è evidente la futilità del trattamento, il supporto ventilatorio è rimosso in modo da far morire il bambino nelle braccia dei genitori.
Il gruppo 2 consiste di pazienti che potenzialmente possono sopravvivere ma di cui è prevista una qualità di vita dopo il periodo di terapia intensiva molto scadente. Differenti gruppi di pazienti possono entrare in questa categoria: per esempio, lattanti con le anomalie intracraniche congenite gravi (per esempio,oloprosencefalia) o danno neurologico grave intracranico per patologia neurologica acquisitaa severa (per esempio, asfissia o emorragie intracraniche gravi). I bambini in questa categoria si pensa che muoiano quando il trattamento di terapia intensiva sia stato sospeso.(????NDT)
Il gruppo 3 comprende i pazienti con una prognosi difficile che non dipendono da tecnologie mediche per la loro stabilità fisiologica e il cui livello di sofferenza è grave, continuo e non può essere alleviato.*
Un esempio è bambini che sopravvivono grazie a tecnologie avanzate ma per i quali è chiaro che, dopo il completamento della terapia intensiva che la vita sarà piena di sofferenza senza alcuna speranza di miglioramento. ... Un altro esempio è rappresentato da bambini con malformazioni congenite serie o malattie che non possono essere trattate e che franno vivere il bambino in una sofferenza continua (per esempio, epidermolysis type Hallopeau-Siemens). Inoltre in questo gruppo ci sono i bambini del gruppo 2 che si era pensato sarebbero morti dopo che fosse stato sospeso il trattamento in terapia intensiva ma che sono rimasti vivi , ma con sofferenza grave.
Per esempio, un bambino con la forma più grave di spina bifida avrà una qualità di vita estremamente difficile, anche dopo molti interventi. Questo gruppo inoltre include i lattanti che sono sopravvissuti grazie alla terapia intensiva ma per i quali è chiaro che , dopo il completamento della terapia intensiva avranno una scadente qualità della vita e per i quali non c'è speranza di miglioramento
*La sofferenza è un tipo di sensibilità soggettiva che non può essere misurata obiettivamente, se non negli adulti che possono affermare che la loro sofferenza è insopportabile.I lattanti non possono esprimere la loro sofferenza parlando ma attraverso tipi differenti di pianto, di movimenti e di reazioni all'alimentazione. Le scale di dolore per i neonati, basate sui cambiamenti nei segni vitali (pressione sanguigna, frequenza cardiaca e modello di respirazione) e nel comportamento osservato, possono essere usate per determinare il grado di disagio e di dolore. Coloro che accudiscono i lattanti e i genitori possono valutare il grado di sofferenza in un neonato, come pure il grado di sollievo dovuto a farmaci o ad altri interventi terapeutici.
Nei Paesi Bassi, l'eutanasia per soggetti di età superiore ai 16 anni è stata riconosciuta legalmente dal 1985. Ora si vorrebber estendere questa pratica anche ai neonati, i quali non possono esprimere il loro consenso.In certe circostanze estreme( quelle descritte) l'autore dell'articolo crede che l'eutanasia possa essere presa in considerazione e per questo ha messo a punto il protocollo Groningen in cui l'eutanasia del piccolo bambino è basata su relazioni del medico curante cui segue la valutazione dei procuratori criminali
Un'indagine nazionale dei neonatologi nei Paesi Bassi ha indicato che ogni anno ci sono 15 - 20 casi del eutanasia in lattanti-neonati che sarebbero classificati nel terzo gruppo.Se una morte è avvenuta per eutanasia non può essere redatto un certificato di morte naturale, ma il medico deve informare il coroner, che controlla il corpo e, a sua volta, informa l'avvocato del distretto, di cui l'ufficio rivede ogni caso alla luce delle leggi o della giurisprudenza applicabili. L'avvocato del distretto presenta il caso, insieme al suo proprio parere, al College of Attorneys General( avvocatura generale) di cui i quattro membri controllano se esiste luogo a procedere .La decisione finale è presa dal ministro della giustizia.
Due casi su cui si è pronunciata la corte di giustizia negli anni 90, per quanto riguarda l' eutanasia in lattanti nei Paesi Bassi forniscono una sorta di linea guida per entrambi i giudici e medici. Nel primo caso, l'eutanasia è stata praticata su un neonato con spina bifida gravissima,nel secondo caso, eutanasia è stata praticata si un neonato che soffriva di trisomia 13. In entrambi i casi c'era una aspettativa di vita limitata e con sofferenza estrema che è stata alleviata( nella trisomia 13? NDT). Nei loro verdetti, le corti hanno approvato le procedure come una buona pratica medica.
Il governo olandese, tuttavia, non ha messo su un comitato nè ha offerto linee guida, malgrado la promessa ripetuta dal 1997, di fare così. Ventidue casi dei eutanasia in neonati sono stati segnalati agli uffici degli avvocati del distretto nei Paesi Bassi durante i sette anni scorsi. Recentemente, è stato permesso rivedere questi casi. Essi erano lattanti affetti da forme molto gravi di spina bifida. Nella maggior parte dei casi (17 dei 22), una squadra pluridisciplinare di esperti in spina bifida è stata consultata. Nei cinque casi restanti, almeno altri due esperti medici indipendenti sono stati consultati. I medici hanno basato le loro decisioni sulla presenza di grave sofferenza senza speranza di miglioramento. Le decisioni sono state prese sempre in collaborazione con e approvate da entrambi i genitori. Il procuratore ha usato quattro test di verifica per valutare ogni caso: la presenza di grave e insopportabile sofferenza (???NdT) e di una qualità molto difficile di vita, il consenso parentale, la consultazione con un medico indipendente ed il suo accordo con i medici curanti e tipo di procedura in conformità con il campione medico accettato. La conclusione in tutti e 22 i casi era che le condizioni di pratica corretta sono state soddisfatte. Nessun dei medici è stato perseguito
Ecco il protocollo groningen
I dilemmi per quanto riguarda queste gravi decisioni per nenati con aspettativa di vita scadente e sofferenti , sono molto sentiti in tutto il mondo. Nei Paesi Bassi, la segnalazione obbligatoria con l'aiuto di un protocollo e la valutazione successiva dell'eutanasia in neonati li aiutano a chiarire il processo decisionale. Questo metodo soddisfa la cultura legale e sociale olandese, ma è poco chiaro in che misura sarebbe trasferibile ad altri paesi.
Quando riportato è tratto da lavori pubblicati su NEIM e Pediatrics da Eduard Verhagen
ecco il protocollo Groningen : cliccare sull'icona immagine per ingrandire
ma e il consenso del più debole?E uno volta che si legalizza l'eutanasia su adulti consenzienti man mano si va oltre..il limite man mano non viene superato? Inoltre chi protegge i bambini dagli abusi?
Dei 200.000 bambini nati nei Paesi Bassi ogni anno, circa 1000 durante il primo anno di vita muoino. Per circa 600 di questi lattanti, la morte è programmata tramite una decisione medica che mette fine alla vita.
e ancora
Steven A. Bondi ha scritto:
"L'autonomia decisionale del paziente è stata sempre alla base per l' eutanasia legale. Sia nei Paesi Bassi che lo stato dell'Oregon, soltanto l'eutanasia volontaria è consentita legalmente: il paziente deve specificamente chiedere di morire. Il protocollo Groningen si impernia non sull'autodeterminazione del paziente ma essenzialmente di una sua attuale e futura sofferenza.Inoltre ci si chiede perchè perchè l'applicazione del protocollo si arresti sulla soglia della scuola materna. Usando la logica degli autori, un protocollo simile potrebbe essere aplicato a un bvambino di 2 anni con affetto da devastante meningiococcemia o di 5 anni in una condizione vegetativa cronica dopo un incidente automobilistico. Si potrebbe pure applicare a un soggetto incapace di comunicare e che non ha espresso un desiderio personale
per quanto riguarda le modalità della sua morte e che si presume soffra molto. La portata ed i limiti di questo nuovo metodo vanno ben valutati sia moralmente che legalmente. L'alleviamento della sofferenza è un obiettivo eccellente ma non basta, eticamente parlando "
"Di fronte a questi argomenti non è consentita una politica da struzzo : non si puo’ girare la testa e tacciare di fondamentalismo quanti dubitano sulla correttezza morale della legislazione di un altro Paese. E, per cortesia, non venitemi a dire che l’Olanda è autonoma e fa quel che vuole, perché anche gli U.S.A. sono autonomi, ma ciò non ci vieta di incalzarli (giustamente) su Guantanamo o sulla stessa pena di morte."
da

Neocon italiani

Condivido in pieno.



Edited by verbenasapiens - 23/3/2006, 21:37
 
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Rachael
view post Posted on 25/3/2006, 19:05




Non è eutanasia, è eutanazia

Basta giocare alle tre carte, nel Protocollo di Groningen c’è l’eugenetica

La buona notizia è che dopo il Foglio, “giornale ultra conservatore” per il quotidiano olandese Volkskrant, Micromega rende noto il Protocollo di Groningen del pediatra Eduard Verhagen uscito un anno fa sul New England Journal of Medicine. Il Protocollo, certificato dalla magistratura, ha garantito potere di vita e di morte sui nuovi nati e costituisce la piattaforma per una legge al vaglio del governo olandese. La notizia meno buona è che su Micromega Verhagen elimina la cifra del New England Journal of Medicine di 600 bambini la cui morte nel primo anno “è preceduta da decisioni dei medici sull’interruzione della vita”. E’ solo uno dei molti esempi di mistificazione a cui stiamo assistendo in questi giorni. Anche Daniele Capezzone gioca alle tre carte. Abbiamo fornito cifre, testimonianze e inchieste mai smentite all’Aia su come i nati con spina bifida, bambini disabili e non terminali, vengano messi a morte impunemente dai neonatologi dei Paesi Bassi. Con il benestare dell’opinione pubblica, del diritto e del governo.
La commissione dell’Onu per i diritti umani nel 2001 ha denunciato il “caso Olanda”. Chi parla di testamento biologico, accanimento terapeutico e autonomia del paziente vuole mescolare le carte. La proposta olandese, che ogni anno si concretizza in statistica, è eugenetica che discrimina le anomalie cromosomiche (come la trisomia 13) e destina alla morte bambini disabili, facendo del medico un Erode impunito e ponendo i genitori di fronte a una scelta che non compete loro. Se passasse il Protocollo, citando Verhagen, la medicina non dovrebbe più solo tenere in vita il bambino, “ma anche assicurare una qualità di vita accettabile”. Per 22 nuovi nati con spina bifida questa frase ogni anno si traduce in morfina inoculata nelle vene. Verhagen parla di “sofferenza insopportabile” per giustificare l’uccisione di bambini che, aiutati dal florido welfare olandese, condurrebbero una vita più che degna. Non è eutanasia, ma “eutanazia”, come la definì il genetista Lejeune. O più semplicemente infanticidio.
Il Foglio
E' quello che penso anch'io, su questo argomento si é imbrogliato le carte: nessuno mette in discussione l'eutanasia per gli adulti, ma c'é molto da eccepire su quella per bambini e neonati. Hanno poco da offendersi gli olandesi per le critiche a tal proposito, farebbero meglio ad indignarsi per quello che stanno facendo i loro pediatri: sopprimere bambini per i quali hanno deciso che la loro vita non é degna di essere vissuta.
E' l'estremo confine della medicina da condannare, perchè la medicina dovrebbe curare e alleviare le sofferenze, non uccidere per "liberare" i genitori e la società del peso di un bambino disabile. Sono ferocemente contro a tutto questo.

 
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verbenasapiens
view post Posted on 26/3/2006, 18:19




Sono di sinistra, liberale, radicale. Sono laico. L’unica volta che ho ricevuto l’eucaristia è stato il giorno della mia prima e ultima comunione. Non ho mai frequentato un oratorio, neanche per giocare a calcetto. Abrogherei il Concordato, ancora più dell’Ordine dei giornalisti. Sono entusiasta che dopo 19 anni di assenza torni sulle schede elettorali la Rosa nel pugno, simbolo sul quale nel 1987 misi la mia prima crocetta e che certamente rimetterei se non si fosse alleata con i più antiamericani, i più statalisti, i più giustizialisti su piazza (però ho firmato per le liste e versato euro 100).
Due anni fa, quando è stata approvata la legge 40 sulla (non) fecondazione assistita, ho scritto su questo giornale che si trattava di una boiata pazzesca. D’accordo, allora lo diceva anche Marcello Occidente-Express Pera, ma l’ho riscritto anche un anno dopo in occasione del referendum, al quale non ho partecipato perché il perfido direttore di questo giornale in combutta col card. Ruini mi ha tenuto al confino di Manhattan. Per me, quella di questo giornale, resta la prima campagna mondiale in favore della vita che incomprensibilmente si adopera per rendere più difficile le nascite, ma tant’è. Ancora un paio di cose. Considero Antonio Socci il più brillante intellettuale italiano del XIII secolo e Mel Taliban Gibson un fondamentalista, anche se so distinguere tra chi mozza le teste e chi si limita a leggere il Vangelo come fosse il manuale delle giovani marmotte. Di più. Sono il ghost writer della definizione usata da Daniele Capezzone secondo cui il nostro Giulio Meotti sarebbe il “Marco Travaglio della bioetica” (in realtà la battuta era riferita a Francesco Agnoli: Giulio Meotti è il Simone Cristicchi della bioetica, il sanremese di che-bella-gente/disegno-intelligente). Aggiungo che, nelle mie primarie ideali, sceglierei sempre e comunque Capezzone.
Questa lunghissima premessa è essenziale per dare maggiore credibilità a quanto sto per scrivere: la posizione radical-rosapugnista sull’eutanasia infantile in Olanda è cialtronesca. In questo caso i miei amici radicali stanno raccontando balle, non ho ancora capito se consapevolmente o no (temo di sì, visto che prima della campagna fogliante sulle staminali – alla quale non ho partecipato – i radicali lasciavano intendere che da quelle cellule si potevano già estrarre medicine miracolose in comode compresse da 12).
Sull’eutanasia infantile sapevo niente, anche perché non credo sia la questione più decisiva di questo mondo, specie ora che entriamo nei quarti di Champions League. Ho seguito la sanguigna puntata di Otto e mezzo sul tema, ho letto l’editoriale del Foglio di ieri e ho ascoltato il mio amico Daniele a Radio radicale. La questione, al di là di come la si pensi sull’eutanasia e al netto delle stupidaggini di Giovanardi, è questa: è vero, come dicono i radicali, che in Olanda sperimentano e discutono una legge sull’eutanasia come forma compassionevole per non far soffrire i neonati sofferenti destinati comunque a morire? Si potrà essere favorevoli o contrari rispetto a una scelta di questo tipo da parte dei genitori e di tre collegi medici, ma se, come dicono i radicali, il dibattito olandese riguardasse soltanto questo caso sarebbe certamente propagandistico e allarmistico e luciannunziatesco parlare di eugenetica e di selezione della razza (parlare di “nazismo” è in ogni caso una stupidaggine, perché ebrei, handicappati e froci venivano uccisi per decreto del Reich, contro la volontà loro e dei loro genitori). Ma, al contrario, se fosse vero ciò che dicono Meotti, Giovanardi e Ferrara, la questione sarebbe ben diversa e negarlo un trucchetto da treccartari. Cosa dicono Meotti, Giovanardi e Ferrara? Dicono che il caso olandese non riguarda soltanto i neonati sofferenti destinati a morte certa, ma anche handicappati gravi. Fosse vero ciò che dicono si tratterebbe di legalizzazione di pratiche di soppressione della razza impura. I radicali negano. Allora sono andato a leggere il protocollo di Groningen, sulla base del quale in Olanda si sperimenta l’eutanasia nei confronti dei neonati. Bene. Parla di bimbi che non hanno chance di sopravvivenza, come dicono i radicali, ma anche di neonati con gravi lesioni cerebrali o danni agli organi vitali che però “possono sopravvivere”, malgrado le “aspettative circa le condizioni future” non siano invitanti. C’è anche un terzo caso, “più astratto” e “più difficile da definire”, di neonati incurabili la cui esistenza non dipenderà da trattamenti intensivi, ma che a giudizio di genitori e medici avranno “una pessima qualità della vita”. Mi dispiace, ma questa volta i propagandisti sono i miei amici radicali.
Christian Rocca
http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/eut...iaolandese.html
Da non credere: quello che ho detto io ad un rosapugnista DOC...
 
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*Ishtar*
view post Posted on 27/3/2006, 19:47




Nessun bimbo è un vegetale


Sono neonatologo: in particolare curo e studio il dolore di pazienti di pochi etti, tentando con fatica e con il concorso di colleghi in tutto il mondo di creare una cultura di lotta al dolore dei piccolissimi. Sono dunque preoccupato per l'uso non corretto dei riferimenti al dolore nel dibattito sull'eutanasia neonatale. Chi asserisce che la risposta al dolore del neonato possa esserne la soppressione, non si rende conto che oggi abbiamo tali farmaci e trattamenti analgesici che fa inorridire quanto poco questi,invece, vengano usati, come abbiamo mostrato in una recente ricerca nazionale. È una lotta continua far diventare l'uso degli analgesici nei bambini piccolissimi non un'opzione ma un obbligo. Quanti sforzi per far passare nella comunità scientifica questo messaggio... e per questo vogliamo a tutti i costi che gli analgesici e la presenza dei genitori (che abbiamo dimostrato essere analgesica) vengano incrementati. Ma anche che chi parla di eutanasia si informi prima su quanto può la moderna medicina in questo campo.Si può obiettare che il dolore non è solo fisico, ma c'è anche un dolore morale. Per questo tutti gli sforzi devono esser fatti per creare un ambiente accogliente, sereno per genitori e piccoli, ma certamente la sofferenza per una prognosi infausta non riguarda il neonato, ma semmai i genitori, e questi devono essere favoriti e aiutati, economicamente, culturalmente, socialmente... oltretutto sappiamo che la prognosi sicura nelle prime giornate di vita è in pratica impossibile e quanto conta chi e come comunica con loro!
Non aiuta sentir parlare di «una vita non degna di essere vissuta» che i piccoli affetti da certe patologie avrebbero. Ricordo una mamma cui un medico aveva detto che non si doveva attaccare troppo al bambino, perché questi aveva pochi giorni di vita. Questa signora si alzò in piedi e disse «Questo è un problema suo... lei è mia figlia e io l'amo come avesse 18 anni e voglio starle vicino finché è con noi!».
Michael Gross scriveva nel 2002 che c'è «un generale consenso al neonaticidio a seconda del parere del genitore sull'interesse del neonato definito in modo da considerare sia il danno fisico che il danno sociale,psicologico e finanziario a terzi». È quest'idea dell'interesse dei «terzi» che bisogna sempre considerare per capire cosa si possa talora nascondere dietro un pietistico tentativo di «porre fine alle sofferenze del bambino». Come ho scritto recentemente, «l'eutanasia neonatale non cura la sofferenza del bambino... ma la nostra». Ho ancora il ricordo di una bambina nata con gravi malformazioni e delle preoccupazioni per l'impatto che questo avrebbe avuto sulla sorellina più grandicella... che, quando la vide nella culla,invece di rimaner scioccata (terrore dei grandi) avvicinò da sola la piccola e la baciò!
C'è nella società occidentale qualcosa che potremmo chiamare «handifobia», cioè la «fobia dell'handicap». Ci tocca tutti, bombardati come siamo dall'imperativo del lifting e dalla censura del dolore. È una fobia, cioè qualcosa di profondo, che genera un blocco e vuole semplicemente che l'oggetto della fobia non esista. Invece i malati esistono: ho potuto recentemente curare un libro sulla disabilità in cui raccolgo le esperienze di soggetti affetti da malattie o di loro genitori:quello che mi ha colpito è sentir un po' tutti dire che l'handicap più grande «sono gli altri», quelli che non facilitano la vita ai malati, quelli che guardano con «pietà», e noi medici che non sappiamo più parlare e condividere.
Tremo nel sentir affibbiare il termine di «vegetale» ad un malato grave: è troppo in voga in Tv, non significa niente e fa diventare il malato una «cosa». Amerei che chi invita a non rianimare i bambini estremamente prematuri conoscesse le infermiere che li coccolano e li curano,li carezzano e parlano loro per non far sentire male: in oltre 250 neonatologi, ostetrici e pediatri abbiamo recentemente affermato che i neonati con rischio di handicap hanno diritto alle cure migliori e non ad essere «aiutati a morire», se non irreversibilmente in fin di vita. Amerei soprattutto che si desse una tangibile solidarietà ai genitori di questi piccolissimi malati invece di portarli a sentirsi un peso per la società dei «sani».
*Dirigente medico presso l'Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario di Siena
Il Giornale.it
C'é nella nostra società questa ossessione per la "perfezione", un'ossessione che spinge giovani e meno giovani a sottoporsi a interventi estetici anche quando oggettivamente non ce ne sarebbe bisogno. Questa ricerca porta a demonizzare qualsiasi tipo di imperfezione e fa scattare il terrore verso l'handicap. Pochi giorni fa ci sono state le olimpiadi per i disabili e sono state l'esempio più bello di quanto la vita possa dare a una persona con deficit fisici gravi, se solo non ci si ferma all'apparenza.
Tornando al discorso dei neonati, il pericolo inaccettabile dell'eutanasia infantile é che i genitori con questo diktat della perfezione imposto dalla società, siano succubi della fobia dell'handicap e che richiedano l'eutanasia anche in presenza di malformazioni che non portano necessariamente alla morte. Quei neonati la cui prognosi é talmente severa da prevedere pochi giorni di vita, possono andare incontro ad una morte serena e naturale grazie alla terapia del dolore e all'amore dei loro genitori. I genitori ovviamente dovrebbero essere aiutati e supportati anche psicologicamente, perché la loro sofferenza sarebbe enorme e prolungata nel tempo. Viene da dire perché allora non abbreviare questa fase e concedere l'eutanasia, non per il neonato (che come ormai é accertato non soffre) ma per i genitori?
Perché quando si apre una porta come questa, non si sa mai quale saranno le implicazioni e le conseguenze, non si avrà mai la certezza che non si commettano abusi e quindi BISOGNA sempre salvaguardare i diritti dei più deboli, di chi non può difendersi come un neonato.

da
http://orpheus.ilcannocchiale.it/
 
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*Ishtar*
view post Posted on 27/3/2006, 20:03




Quando ho riportato il post che da il titolo a questo 3d, l'ho fatto perchè avevo sotto gli occhi si può dire il caso di un bambino, uno tra i tanti che seguo, ma l'ultimo in ordine di tempo, con gravi prolemi.Il bambino è in un certo senso tetraplegico,soffre spesso di convulsioni incontrollabili, a grappolo che lo stremanoi e per giunta con i normali anticonvulsivanti peggiora.La prima volta che l'ho visto era ridotto molto male e non riusciva neanche a respirare, i genitori erano distrutti, disperati, ma ricchi di una grande dignità e della cocciuta volontà di fare tutto il possibile per il loro piccolo bambino(10 mesi).Il piccolo faceva tanta tenerezza, dolorosa, peraltro,era di un colorito cereo, molto sofferente ma muto ed immobile, un tronco ma con occhi grandissimi e tristissimi e tanto spaventati. Ho insegnato ai genitori come fare per farlo respirare meglio, come gestirlo, manipolarlo, aiutarlo..tempo per fare tutto questo ne ho perso tanto, ma in quel momento volevo solo aiutare querste "eroiche" persone e il loro bambino che era certamente triste, ma di quelli che vogliono vivere, respirare, che non mollano perchè il coraggio credo sia una dote che si ha dalla nascita e più si è sfortunati, più si è coraggiosi e forti pur nelle propria debolezza.L'ho rivisto dopo un mese esatto , respirava molto meglio e, cosa quasi incredibile aveva già fatto tanti progressi: la immaginate a gioia mia e dei suoi genitori?Una gioia che bisogna provare per capire, indescrivibile.Ora inizia la fisioterapia riabilitativa a casa e sarà un'akltyra battaglia sua e dei suoi genitori, indomiti.Si possono ammazzare bambini così perchè siccome sono un peso per famiglia e/o e società, non servono a nulla e anzi siccome "soffrono" si fa un atto di pietà?Questo vorrei chiedere a che si è espresso a favore di questa eutanasia neonatale senza sapere nulla di cosa sono questi bambini sfortunati già per fatti loro: non vogliono morire, non voglino morire e ucciderli è kla cosa più vile che si possa fare, vile ed egoistica
 
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Rachael
view post Posted on 27/3/2006, 21:23




Ver questa storia mi ha stretto il cuore, sapere che un bimbo così piccolo abbia così grandi problemi di salute...però quando sono arrivata al punto dove hai detto che dopo un mese aveva fatto dei progressi, ho provato un pizzico di gioia anch'io e ho immaginato quanto deve essere stata grande quella dei suoi genitori e la tua.
E' inumano usare l'ipocrisia di volere l'eutanasia perché in alcuni disgraziati casi é la "cosa migliore" per il bambino. Hai ragione tu, un bimbo vuole solo vivere e lotta con tutto se stesso...può essere la cosa migliore per certi genitori, ma NON per un bambino.
 
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11 replies since 18/3/2006, 18:40   134 views
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