Il sofà delle muse

Ratzinger rompe il tabù Fallaci

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Rachael
view post Posted on 10/1/2006, 22:30




Ieri Benedetto XVI è riuscito, con il suo discorso più importante di politica estera da quando regna, a far contente due persone a cui è affezionato. Si tratta di Oriana Fallaci (precedenza alle signore) e di Papa Wojtyla. La prima sta a New York, il secondo - ha spiegato durante i suoi funerali il successore bavarese indicando con il dito il cielo - «sta affacciato a un'altra finestra ». Di certo Ratzinger ha pensato ad entrambi mentre ha scritto e poi pronunciato in francese le sue 3052 parole. La circostanza era quella classica: l'incontro con gli ambasciatori presso la Santa Sede.
IL PAPA E ORIANA. Il Papa assorbe dalla lezione della Fallaci questo punto: lo scontro di civiltà. Non è l'invenzione di chi vuole inaugurare delle guerre razziste. È qualcosa di assai concreto, è una minaccia reale. Non vederlo è una menzogna. Cito: «Non a torto si è ravvisato il pericolo di uno scontro di civiltà. Il pericolo è reso più acuto dal terrorismo organizzato, che si estende ormai a livello planetario. Numerose e complesse ne sono le cause, non ultime quelle ideologico-politiche, commiste ad aberranti concezioni religiose». Chi dice questo? Chi è stato il primo? Il primo è stato la prima, in realtà: a fine settembre del 2001, sul Corriere della Sera. È interessante notare che lo scontro di civiltà per Ratzinger non consiste nel terrorismo e in chi lo appoggia e simpatizza per esso: il terrorismo semmai lo acutizza. Ma c'è qualcosa dentro concezioni religiose fanatiche che lo introduce nel nostro tempo. Se pensiamo agli anatemi scagliati contro chi pronunciava quella parola: «Scontro di civiltà». Si diceva: no, è l'umanità contro la barbarie. Quasi che non ci sia un fondo terribile di disumanità in espressioni rese pratica comune dall'islamismo. Ecco: Ratzinger non vede come la Fallaci l'Islam in quanto tale come nemico del cristianesimo e dell'Occidente, ma quelle frasi sono un dono di Benedetto alla sua amica scrittrice: un modo per dire, ti capisco, la tua intenzione è retta, sbagliano gli altri ad essere ciechi. Ancora su un punto Ratzinger è fallaciano. Sull'amore alla libertà. Sulla negazione del relativismo tipico di questo occidente, che non sa più cosa sia la verità, al punto da pensare che tutto sia relativo. Invece no. E questo è il punto di congiunzione con Papa Wojtyla. Ma andiamo con ordine.
IL RICHIAMO A WOJTYLA Ratzinger sta per fare un discorso durissimo. Giudica il mondo. Ma l'esordio del suo discorso si distende fiorito nei territori della gioia. Ripete nove volte questa parola. Perché gioia? «Dio è con noi», dice. Si è incarnato. Non è un fatterello buono per le anime pie, un pretesto per l'albero di Natale. Cambia le dimensioni del cosmo, e deve modulare le menti e i sentimenti. Da qui le considerazioni sull'ordine internazionale. Chiaro che l'obiettivo delle nazioni e delle organizzazioni mondiali è la pace (torna 27 volte nel discorso). Ma la pace s'impianta sulla verità. («Nella verità, la pace»). La verità, a sua volta, sarebbe patrimonio di pochi se non ci fosse la libertà di viverla e comunicarla. Libertà. Per questo il Papa, con nettezza priva di ambiguità, dice: «Quasi con evidenza esemplare tali considerazioni mi sembrano applicabili in quel punto nevralgico della scena mondiale, che resta la Terra Santa. In essa lo Stato d'Israele deve poter sussistere pacificamente in conformità alle norme del diritto internazionale; in essa, parimenti, il Popolo palestinese deve poter sviluppare serenamente le proprie istituzioni democratiche per un avvenire libero e prospero». Su Israele è chiarissimo. Ma è interessante che a proposito del diritto dei palestinesi parli di «istituzioni democratiche». Per la prima volta il diritto dei palestinesi è legato allo sviluppo della democrazia, altrimenti non ci sarà pace. La democrazia come espressione della libertà.
LIBERTÀ E VERITÀ La libertà è richiamata 11 volte. La formula forte è questa: «L'impegno per la verità dà fondamento e vigore al diritto di libertà». E qui siamo già nella parte che Ratzinger ha attinto dal lavoro con Wojtyla. «La menzogna dei sistemi politici del passato, ma non solo del passato» tiene lontani gli uomini dalla possibilità di conoscere questa verità sull'uomo rivelata da Cristo. Benedetto non mette il cristianesimo sopra le altre religioni (qui avrà guai coi tradizionalisti). Parla di libertà di religione. «A tutti i responsabili della vita delle Nazioni vorrei dire: se non temete la verità, non potete temere la libertà! La Santa Sede, nel chiedere per la Chiesa Cattolica, ovunque, condizioni di vera libertà, le chiede parimenti per tutti». Ma qual è la debolezza oggi dell'occidente? Che si nega all'uomo la capacità di conoscerla, questa verità. È il tema della dittatura del relativismo. Invece: «La grandezza unica dell'essere umano ha la sua ultima radice in questo: l'uomo può conoscere la verità. E l'uomo la vuole conoscere. Ma la verità può essere raggiunta solo nella libertà. Ciò vale per tutte le verità, come appare dalla storia delle scienze; ma è vero in maniera eminente per le verità in cui è in giuoco l'uomo stesso in quanto tale, le verità dello spirito: quelle che riguardano il bene ed il male, le grandi mete e prospettive di vita, il rapporto con Dio». Lo ribadisce in fondo al suo discorso: «Perché l'uomo è capace di verità! Lo è sui grandi problemi dell'essere, come sui grandi problemi dell'agire: nella sfera individuale e nei rapporti sociali, a livello di un popolo come dell'umanità intera».
GUERRE DI RELIGIONE C'è altro che viene diritto diritto daWojtyla. E non su un punto minore. Si era detto che Ratzinger non fosse d'accordo sulle richieste di perdono (in questo discorso è parola pronunciata 8 volte) fatte da Wojtyla per le guerre di religione. Non è così. Benedetto XVI rinnova la richiesta di questo perdono, mentre con il predecessore (di cui, ha confessato lo stesso Wojtyla, fu «amico e collaboratore fidato») nega che dalla religione scaturisca guerra. È dalla cattiva religione piuttosto. Ecco il passo: «Alla necessaria connessione tra l'impegno per la verità e la pace si solleva un'obiezione: le convinzioni diverse sulla verità danno luogo a tensioni, ad incomprensioni, a dispute, tanto più forti quanto più profonde sono le convinzioni stesse. Nel corso della storia esse hanno dato luogo anche a violente contrapposizioni, a conflitti sociali e politici e addirittura a guerre di religione. È vero, e non lo si può negare; ma ciò è sempre avvenuto per una serie di cause concomitanti, poco o nulla aventi a che fare con la verità e la religione, e sempre comunque perché ci si volle avvalere di mezzi in realtà non conciliabili con il puro impegno per la verità né con il rispetto della libertà richiesta dalla verità. Per quanto poi riguarda specificamente la Chiesa Cattolica, in quanto anche da parte di suoi membri e di sue istituzioni sono stati compiuti gravi errori in passato, essa li condanna, e non ha esitato a chiedere perdono. Lo esige l'impegno per la verità». Insomma, gioia, pace, verità, libertà, perdono, Gesù Cristo. Questo è Ratzinger: più Wojtyla, più Fallaci.
Renato Farina-Libero

Il discorso di Benedetto XVI come sempre si basa su argomentazioni di grande spessore intellettuale e umano, confortate da una fede profonda. Questo Papa mi piace perché è profondamente giusto e la sua umiltà é frutto della sua capacità di cogliere veramente i moti dell’animo e le esperienze di chi interloquisce con lui. Mi piace perché nelle sue parole non c’è mai fanatismo religioso, perché coglie con lucida intelligenza il nocciolo della questione e non si fa scrupoli o remore a dire chiaro e tondo quello che pensa.
Un grande Uomo che contribuisce alla lotta per ridare all’Occidente il suo orgoglio, calpestato da nuove dottrine grondanti “buonismo” ma che di fatto stanno corrodendo i nostri più importanti valori.


 
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