Il sofà delle muse

Il silenzio dei satiri

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*Ishtar*
view post Posted on 6/1/2006, 18:23




Lo scandalo ds-unipol-coop è stato come la mela proibita che costrinse Adamo ed Eva ad abbandonare il giardino dell’Eden per entrare nella realtà terrena. I ds stanno attraversando questa caduta, vedendo andare in frantumi il mito della loro primitiva innocenza e restando inermi davanti al crollo della loro presunta superiorità. Forse la scoperta più amara è che non è mai esistito un partito comunista come giardino dell’Eden, governato dalla giustizia e immune da ogni peccato. Questa improvvisa presa di coscienza, questo brusco rigetto del mito di sé perché falsificato, sta producendo uno squarcio nella mentalità e nell’identità più originaria del “popolo” comunista. Sono le fondamenta a tremare. La politica è il vettore su cui avanza la crisi dei ds, con la dirigenza sotto triplice processo: politico, giudiziario e sociale. Ma ad essere trascinata da questa crisi c’è la cultura creata da quella politica. Ci sono simboli che, fino a poco tempo prima, erano simboli forti e capaci di mobilitare le masse; adesso la loro vernice inizia a scrostarsi e a scolorarsi, rivelando soltanto coperchi per nascondere realtà addirittura opposte. I miti cadono perché si scoprono per quello che sono: ideologie, i cui cocci lasciano scoperta una realtà inaccettabile sia dal punto di vista culturale, perché fanno affiorare elementi sconosciuti, sia dal punto di vista morale, perché quegli elementi non dovevano esserci. Ma entrambi i punti di vista sono collegati: non si sapeva della spregiudicatezza del sistema economico rosso perché l’ideologia e l’identità rosse non dovevano tollerare simili comportamenti.
Lo squarcio prodotto nell’universo della sinistra è così profondo che non sembra fermarsi davanti a niente. I vertici sono raggelati dai possibili svolgimenti delle inchieste; le minoranze affilano le lame per puntarle contro la dirigenza e regolare i conti; l’incredulità della base sta covando i germi della rabbia e della ribellione. In questa crescente tensione, che non può più essere contenuta all’interno del partito, anche la satira si è rinchiusa in un isolamento difensivo, rassegnandosi a sopportare, possibilmente riparata, i prossimi shock.
E così le mani dei vignettisti, abitualmente rapide a tradurre in linee l’acerbo odio per le malefatte dei nemici, non perdendosene mai una, da qualche giorno sono vittime di crampi che impediscono di lavorare. Le vignette sembrano sbiadite, prive dell’inchiostro corrosivo con cui i nemici erano crocefissi ad ogni minimo passo falso. Adesso per i vignettisti sarebbe l’ora di usare legno e chiodi per i loro stessi datori di lavoro, se non fosse che la situazione è più complicata, perché i datori di lavoro erano riveriti come sommi sacerdoti. Difficile prendersela con un sacerdote, anche se la tentazione dev’essere forte quando, sotto alla tonaca, si scopre un banale furfante, uno speculatore, un ladro! Ecco all’opera la pena del contrappasso: con lo stesso armamentario grafico-politico, i vignettisti, per comprovare la loro buona fede e la loro professionalità, dovrebbero riservare ai loro adulati datori di lavoro lo stesso trattamento riservato ai nemici. Ma come si fa? Prima era facile: bastava prendere un “diverso”, un miserabile, uno dell’altra parte, e sbeffeggiarlo a colpi di matita. Intanto non era “uno dei nostri”. La tragedia in atto è che anche i “nostri” sono come gli “altri”. Adesso invece regna la confusione, perché non si capisce se si può ancora dire “la coop siamo noi”.
Infatti ecco l’utilità dei crampi, per “marcare visita” e spacciarsi temporaneamente inabili al servizio. Dopotutto, menzogna in più, menzogna in meno: ormai il conto delle falsità si è perso nei conti correnti.
Allo stesso modo le lingue dei satiri, prima scioltissime nell’insultare il nemico, si sono annodate. Sabina Guzzanti? Silenzio. Luttazzi? Silenzio. Santoro? Silenzio. E come loro tutta la schiera di comici non parlano più, né dei nemici, né degli amici. Anche perché il nemico è rimasto lì, ma gli amici di una volta non ci sono più; anzi si sono rivelati simili all’odiato nemico. La coincidenza degli opposti gioca brutti scherzi a chi ha bisogno di spartire il mondo in buoni e cattivi. L’infantilismo della satira politica italiana era la credenza, ormai superstizione, che esistessero buoni e cattivi e che fosse possibile distinguerli come si distingue il vero dal falso. Anche per i satiri vige la pena del contrappasso: mentre prima maneggiavano con scaltrezza il vero tramutandolo in falso, ora sono vittime loro stessi di verità che si rivelano falsità.
Altro che la presunta censura del governo! Adesso la peggiore delle censure proviene dalla vergogna per i misfatti della sinistra, e sembra funzionare davvero bene. E’ dura ammettere le proprie colpe e gli sbagli madornali. E allora il silenzio rimane l’ultima e unica tana in cui rifugiarsi.
Aspettiamo, perché prima o poi la fame di pecunia si farà sentire e allora un bersaglio da colpire si troverà comunque – e poi il silenzio di oggi serve proprio a questo, cioè a capire quali saranno le nuove vittime e soprattutto quali saranno i nuovi capi da ingraziarsi con i propri servizi.
di Gabriele Cazzulini
http://www.legnostorto.it/legnostorto/stat..._2006_5339.aspx
Certo che alcuni vati osannati e considerati dai soliti indignati in servizio permanente effettivo come personaggi coraggiosi capaci di dire la verità attaccando i soliti nemici indigesti, ci stanno facenno una ben magra figura.Abbiamo letto Camilleri e abbiamo sghignazzato tantissimo, aspettiamo di leggere i guitti di corte e la prima donna Santoro del teatrino della politica rossa, in fin dei conti il riso fa buon sangue.
 
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