Il sofà delle muse

Le priorità inesistenti

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verbenasapiens
view post Posted on 20/11/2005, 20:29




Le priorità inesistenti

di Angelo Panebianco

Ci sono due modi di chiedere il voto ai cittadini: si possono indicare le quattro o cinque cose concrete che ci si impegna a fare nei primi «cento giorni» oppure si può presentare un «programma ». Con il primo modo ci si impegna a onorare il «patto di rappresentanza », con il secondo si solleticano generiche aspettative ideologiche senza assumere veri impegni. La ragione sta nei vincoli temporali: i governi sono per lo più innovativi solo nei primi anni della legislatura. Dopo di che è finita, o quasi. L'ombra delle elezioni successive diventa incombente e il resto del tempo viene speso in difesa, con la preoccupazione di non disturbare alcuna lobby che conti qualcosa (l'eccezione della riforma costituzionale varata dal centrodestra quasi a fine legislatura si spiega con la complessità del tema e della procedura). Perciò, i «programmi», generici documenti in cui le coalizioni mettono dentro tutto promettendo di intervenire su tutto, sono per lo più fumo negli occhi.
Nel centrosinistra, che si aspetta di vincere le elezioni, fervono i lavori programmatici. Ma da questo gran lavorio non è ancora venuta fuori l'unica cosa che conti: l'indicazione di quelle «quattro o cinque cose concrete». Naturalmente, esse non potranno consistere nel puro e semplice smantellamento delle leggi del centrodestra. Perché se così fosse, tenuto conto dei vincoli temporali sopra indicati, il centrosinistra dedicherebbe la parte che più conta della legislatura solo ad azzerare quanto fatto da Berlusconi senza realizzare nulla di proprio.
Ma per ora non sembra esserci nel centrosinistra consapevolezza del fatto che il voto vada chiesto su poche cose concrete. I Ds, ad esempio, stanno presentando la loro piattaforma programmatica (ancora in corso di elaborazione), piena di cose anche interessanti ma generica. Nessuno ancora sa quali siano i primi due o tre atti di governo che i Ds vogliono attuare in caso di vittoria. Né vanno meglio i piccoli partiti. Boselli e Pannella, ad esempio, hanno sollevato il tema dell'abolizione del Concordato ma non sembrano impegnati a chiedere al centrosinistra di mettere quel tema fra le «quattro o cinque cose da fare». Ma i piccoli partiti (vale per socialisti e radicali ma anche per Rifondazione, Verdi, eccetera) non dovrebbero solo agitare bandiere ma anche dire, ciascuno, quale cosa concreta pretendono (nel senso che in caso di rifiuto romperebbero l'alleanza) che la coalizione faccia una volta al governo. Chiarendo così quale sia il «valore aggiunto » della loro presenza.
Il sociologo Luca Ricolfi, in un recente libro, ha dimostrato che il tanto criticato «patto con gli italiani» di Berlusconi, proprio perché fatto di indicazioni concrete, consente di valutarne l'azione di governo in ragione di quanto ha attuato e di quanto no. Lo stile comunicativo di Berlusconi piacque a tanti elettori nel 2001 perché indicava cose concrete da fare. Il centrosinistra può non tenerne conto e puntare sulla genericità dei «programmi » confidando sul trend elettorale favorevole e sul fatto che a una parte dell'elettorato importa solo battere la destra. Già, ma che fare con quell'altra parte di elettori (molti dei quali delusi da Berlusconi) che chiedono invece cose concrete e precise? È possibile sfidare la loro domanda di concretezza senza essere puniti?
20 novembre 2005
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editori...anebianco.shtml
Non possono essere precisi quelli dell'Unione perchè se lo fossero tutti i delusi da Berlusconi si tapperebbero il naso e voterebbero la CdL...Ora, certamente questo atteggiamento è dettato da "utilitarismo politico" ma non depone bene per coloro che lo praticano.Le bugie hanno le gambe corte e il naso di Pinocchio..fa specie che Pannella si presti al giochino delle tre carte: ma non era un liberal lui? tongue.gif

Edited by verbenasapiens - 20/11/2005, 20:30
 
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