Il sofà delle muse

Università e corporativismo di sinistra, ma le belle gioie che sfilano , lo sanno?

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verbenasapiens
view post Posted on 18/11/2005, 15:19




Occupazioni dAll'alto

Università e corporativismo di sinistra

di Ernesto Galli della Loggia

Sì, ieri in oltre settanta città italiane, alcune migliaia di giovani sono sfilati in corteo, tanto per mantenersi in esercizio, adattando la non meglio nota «Giornata mondiale di mobilitazione studentesca» alla molto più casalinga battaglia contro la «riforma Moratti» (che tra parentesi non li riguarda per nulla); ciononostante, però, una cosa è certa: anche per quest'anno il '68 non ci sarà. Dopo una tenue fiammata iniziale, infatti, le occupazioni delle Università vanno irrimediabilmente spegnendosi con l'ultimo autunno. Il rito si ripete un anno sì e un anno no, più o meno da un quarantennio, e ha ormai la sua consacrata liturgia: i grandi giornali che tifano pigramente per gli occupanti, il ministro di turno dipinto come un Attila della cultura, il solito manipolo di intellettuali disinformati che geme sulle sorti dell'Università, della cultura e dell'istruzione, dilaniati dall'Attila di cui sopra.
Ma quest'anno il rito ha presentato delle novità su cui non sembra inutile spendere qualche parola. La principale riguarda il ruolo svolto da Presidi e Rettori di molti atenei. Pressoché dappertutto dove si è occupato ciò è avvenuto, infatti, non solo con il consenso, ma per l'impulso o comunque il sostegno più o meno forte ed evidente delle autorità accademiche. Occupazioni dall'alto, insomma, secondo un modello tipicamente italiano di «rivoluzione passiva». È l'indizio di una trasformazione importante all'opera nei vertici universitari. Anche qui, come già successo nella magistratura, in numerosi ordini professionali e in alcune amministrazioni dello Stato (per esempio quella degli Interni), complice la massiccia delegittimazione dei politici di professione, coloro che sono investiti di funzioni istituzionali tendono a non accontentarsene, a viverle alla stregua di qualcosa di temporaneo, considerandosi piuttosto come potenziali candidati permanenti a qualche incarico di tipo politico: tanto per cominciare un posto di sindaco, di senatore o di deputato.
Nulla di male in teoria. Ma in pratica è evidente il pericolo di interpretare il proprio ruolo istituzionale - per definizione - super partes , e dunque condizionato da vincoli di equilibrio e di moderazione, in una direzione, viceversa, enfatica, agonistica e contrappositiva: politica per l'appunto. Tanto più questo pericolo è reale quando le cariche istituzionali di cui trattasi sono elettive. Quando dipendono, cioè, dal consenso di un gruppo di persone che, del tutto legittimamente, hanno obiettivi particolari, che, però, attraverso il meccanismo elettorale rischiano di essere fatti propri dall'istituzione in quanto tale e dunque di apparire come suoi.
È precisamente ciò che è successo con le occupazioni universitarie di questo autunno. Per costruirsi e consolidare un'immagine politica personale e non dispiacere al proprio elettorato, molti Presidi e Rettori hanno accantonato qualsiasi scrupolo di sobrietà e discernimento istituzionali, scendendo direttamente in campo a fianco di una parte del proprio corpo elettorale (i ricercatori) o di una parte ancor più sparuta di studenti politicizzati, e abbracciandone in pieno il punto di vista. Punto di vista che, essendo antigovernativo, si presenta naturalmente come «di sinistra».
Nasce così un altro problema, oltre i molti che già ha, proprio per la sinistra, in specie quella riformista. Il problema, cioè, della linea da seguire rispetto a proteste dirette contro un ministro di centro-destra, che dunque sono politicamente attrattive, ma che in realtà, per la loro natura, il loro meccanismo e la loro piattaforma, non hanno nulla né di sinistra né tanto meno di riformistico (e anzi sono nella sostanza a favore di un immobilismo pietrificato). Proteste che potrebbero domani ripetersi tali e quali anche contro un ministro di centro-sinistra (come accadde per esempio a Luigi Berlinguer quando osò proporre una sia pur tenue modulazione degli stipendi degli insegnanti).
Si tratta di un problema che ne richiama uno ancor più grande: come deve comportarsi la sinistra riformista nei confronti della logica spietatamente corporativa che regola i comportamenti di tanta società italiana, e che da trent'anni a questa parte, fiutando il vento, si presenta quasi sempre abbigliata in panni di sinistra? In attesa di decidere, il riformismo italiano si limita per lo più a blandire la protesta corporativa. Dà calorose pacche sulle spalle ai Rettori «di sinistra», ai ricercatori «di sinistra», agli studenti «di sinistra». Sono sicuro, però, che in cuor suo sa fin troppo bene che in loro compagnia non si va da nessuna parte: semplicemente si lasciano marcire le cose all'infinito e si distrugge quel che resta dell'Università italiana. Ma oserà mai dirlo?
18 novembre 2005
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editori...cupazioni.shtml
Certa gente non ha pudore..altra gente non ha cervello in quanto non capisce che viene usata dai soliti noti, guarda te , militanti ASINInistri almeno intellettualmente e per convenienza, di certa sinistra monolitica che nulla vuole cambiare, ergo che vuole che le caste e i loro privilegi non siano toccati.Sui ricercatori di sinistra che sono molto bravi SOLO a protestare , per gli stessi motivi, non dico nulla : meglio stendere un velo pietoso...DOVREI RIPETERMI..meglio essere a cretinetta che non capisce nulla e fa i copiaincolla mentali

Edited by verbenasapiens - 18/11/2005, 15:21
 
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