Il sofà delle muse

I media sono davvero malati?, vediamo..

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Ishtar
view post Posted on 9/11/2005, 08:29




I media sono davvero malati?

di Bruno Vespa


La legge Gasparri avrà anche aiutato la Mediaset, ma non si può dire che in Italia la libertà di informazione sia in pericolo
Visto dall'esterno, il conflitto di interessi di Silvio Berlusconi è imbarazzante.
Il presidente del Consiglio dei ministri è l'editore di riferimento pro tempore della quota maggioritaria della Rai. Si aggiunga che possiede i tre principali canali televisivi privati e una importante casa editrice e la frittata è fatta.

Se si guardano le cose da vicino, il panorama è più articolato: gli interessi economici seguono una strada diversa dalla libertà d'informazione. La legge Gasparri ha regolamentato un settore che ne aveva bisogno.
Ha consentito lo sviluppo della televisione digitale e soprattutto quel matrimonio tra tv e grande stampa che prima era proibito.

Celentano nella prima puntata di RockPolitik, in cui si è parlato di libertà di stampa

Ma con dei limiti: se il gruppo L'Espresso-La Repubblica, un colosso della stampa che non possedeva televisioni, ha potuto subito comprare ReteA, la Mondadori, editrice di Panorama, ha dovuto rinunciare al vecchio sogno di fondare un nuovo grande quotidiano per evitare un eccesso di concentrazione.

Dall'altro lato, non c'è dubbio che la legge Gasparri abbia sensibilmente favorito la possibilità di crescita pubblicitaria delle reti Mediaset e ha perciò ragione Romano Prodi quando dice che il Cavaliere può lamentarsi perfino delle proprie televisioni, ma intanto continua a guadagnarci un sacco di quattrini. Anzi, sempre di più.
La libertà d'informazione è tutt'altra cosa.
A Berlusconi piacerebbe che tutti i suoi sottoposti gli dicessero quanto è bello e quanto è bravo.
Ma questo non può avvenire e non avviene.
Del gruppo Mondadori fa parte quella prestigiosa casa editrice Einaudi che resta un'icona della sinistra intellettuale italiana: non ha ceduto una briciola della sua autonomia e pubblica libri contro Berlusconi e il sistema sociale, culturale e politico che egli rappresenta.

Nella stessa capogruppo Mondadori gli autori e gli editor di sinistra sono prevalenti su quelli moderati. Enrico Mentana è l'antitesi del berlusconismo, eppure ha diretto per 13 anni il Tg5 e oggi guida il principale spazio di approfondimento, anche politico, del gruppo Mediaset.
Carlo Rossella, che l'ha sostituito, non risulta criticato dalla sinistra. Emilio Fede è un simpatico adorante, ma parla a un ristretto circolo di telespettatori e la sua influenza politica è prossima allo zero.

E la Rai? Da quando esiste, i suoi dirigenti di vertice vengono scelti dai partiti di governo, come accade in tutte le televisioni pubbliche europee. In Italia storicamente la scelta non deve essere poi così malvagia perché la Rai, al contrario di quanto accade in altri paesi, resta leader di un mercato competitivo. Quel che conta comunque sono i contenuti. Tg1 e Tg2 gestiscono i rapporti governo-opposizione in una misura coincidente con quanto è avvenuto in passato.

Il Tg3 era di sinistra ed è rimasto di sinistra. Raitre non trascura occasione, qualunque programma trasmetta, per parlar male del governo. E non so in quante televisioni pubbliche europee sarebbe stato possibile a un Adriano Celentano attaccare frontalmente in prima serata il direttore della rete che lo ospita e che garantisce a lui e ai suoi cari una sterminata quantità di denaro.

Guardiamo adesso i giornali. Non mi sembra di ricordare, se non nella fase più acuta di Tangentopoli, una concentrazione antigovernativa della grande stampa come è avvenuto negli ultimi anni.
Piuttosto occorre notare che non sempre l'informazione economica è indipendente, visto che gli editori dei grandi giornali hanno i loro interessi prevalenti fuori della stampa.
Cito una fonte autorevole e non berlusconiana: Massimo D'Alema, furioso per essere stato tirato dal Corriere della sera dentro la vicenda estiva della scalata di Stefano Ricucci alla Rcs.
Nel mio libro, oltre ad attaccare Berlusconi, egli torna proprio sul conflitto d'interesse economico dei grandi giornali.
Quando Berlusconi ha risposto a una mia domanda per Vincitori e vinti, si riferiva a un quadro informativo complessivo. Per sostenere che gli attacchi di Celentano non sono una novità, ha poi aggiunto dei nomi. Si è parlato di liste di proscrizione, ma si sa benissimo che quegli artisti continueranno a lavorare non solo per la Rai, ma anche per le sue televisioni.

Siamo dunque al 77° posto mondiale della libertà di stampa?
È fantastico scoprire che ci siamo finiti per la pena carceraria inflitta a due giornalisti: uno che è andato dentro per altri reati e il senatore di Forza Italia Lino Jannuzzi. La condanna di un amico di Berlusconi per aver parlato male dei nemici di Berlusconi è costata una sanzione all'Italia in quanto troppo berlusconiana. Quando ha scoperto che Jannuzzi è stato graziato, una delle autrici del rapporto sull'Italia ha detto al Giornale (mercoledì 27 ottobre) che adesso, sì, la nostra stampa tornerà a essere considerata libera.
Ma si può?
http://www.panorama.it/opinioni/archivio/a...1-A020001033399
Il fatto è che bisognerebbe fare cone fa Tosatti, nel fare bilanci si serve dei numeri e di dati inoppugnabili..il dilettantismo è una piaga ai nostri giorni se poi è dilettantismo in mala fede o pendente a sinistra allora ...

 
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