Il sofà delle muse

Di Pietro e De Coccio?, leggete e meditate gente..

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verbenasapiens
view post Posted on 1/11/2005, 15:55




Di Pietro o de coccio?

«Il Vaticano è un cancro da estirpare! Lo vuole capire che lei è, tuttora, socialmente pericoloso perché continua a collaborare con il Vaticano...». A parlare così non è Marco Pannella, come si potrebbe sospettare, ma è il dottor Antonio Di Pietro, sostituto procuratore della procura di Milano. L'episodio sarebbe rimasto sconosciuto, anche se è riportato nei verbali di un famoso processo, quello che è passato alla storia nell'ambito del cosiddetto scandalo della malasanità, se non fosse stato rievocato nel libro della dottoressa Dina Nerozzi, laureata in Medicina e specializzata in Neuropsichiatria, che ha ricostruito le traversie del marito, il professor Gaetano Frajese, un noto clinico romano e uno dei tanti malcapitati coinvolti ingiustamente nella vicenda (Daria Nerozzi, «Colpevole... d'innocenza», In una storia, la storia di tanti, Rubbettino editore, pagine 279).

Frajese, arrestato all'alba del 20 luglio 1993 nella sua casa di Roma, viene portato a Napoli nel carcere borbonico di Poggioreale, dove rimane per un mesetto, finché non gli concedono gli arresti domiciliari. Verso la metà di settembre viene convocato a Milano dal dottor Di Pietro per un «colloquio informale» dove si reca accompagnato dai suoi avvocati e dove viene interrogato, sempre «informalmente», da un finanziere e da un vigile urbano fino a sera tarda. Di Pietro farà la sua apparizione solo il giorno dopo, sul tardi della mattinata, e vale la pena di leggere testualmente il racconto che ne fa nel libro la signora Nerozzi: «Verso l'una e mezzo il dottor Di Pietro giunse in sede, con la camicia sbottonata sul petto, reggendo con due dita il collo della giacca che gli penzolava dietro le spalle... Prese in mano l'elaborato che era stato preparato in sua assenza (dal finanziere e dal vigile urbano) e incominciò a leggerlo, girovagando per la stanza. Man mano che procedeva la lettura non faceva altro che esclamare: «Cazzate, cazzate! Tutte cazzate»... Era evidente che non condivideva le argomentazioni esposte da Frajese a sua difesa . Di Pietro riteneva che Frajese avesse inteso creare ostacoli artificiosi all'aumento del prezzo del farmaco allo scopo di aumentare il suo potere contrattuale nei confronti dell'industria farmaceutica. In poche parole, secondo Di Pietro, quello sarebbe stato il sistema per tentare una concussione. «Era evidente che il dottor Di Pietro era contrariato, allora spostò l'attenzione su un argomento che non aveva alcuna attinenza che le imputazioni che erano state mosse a Frajese: «Lei conosce bene Andreotti e il cardinale Angelini. Lei è stato a pranzo e a cena con loro! Voglio sapere tutto quello che sa sui rapporti tra il cardinale, Andreotti e lo Ior, la banca del Vaticano. Che c'è andato a fare lei a Cuba? E che c'è andato a fare in Russia col cardinale?...» «Guardi, è vero - rispose Frajese - io conosco il presidente Andreotti e il cardinale. Ma la mia è una conoscenza superficiale. È vero che ho presenziato a pranzi e a cene in cui loro erano presenti, ma si è trattato di occasioni conviviali con tante altre persone... Per quanto riguarda Cuba, le posso assicurare che non ci sono mai andato in vita mia. .. È vero, sono stato a Mosca con il cardinale, perché lì si stava edificando il primo ospedale cattolico in tutta la Russia e siamo andati a vedere a che punto erano le opere...». Di Pietro si infuriò come un ossesso e, brandendo in aria una sedia, urlò con quanto fiato aveva in gola: «Il Vaticano è un cancro da estirpare! Lo vuol capire che lei è, tuttora, socialmente pericoloso perché continua a collaborare col Vaticano! O lei mi dice tutto quello che sa dei rapporti fra il cardinale, Andreotti e lo Ior, oppue io ho due strade: o la lascio marcire sei mesi a Poggioreale, oppure mi invento una nuova indagine e la porto, stasera stessa, a San Vittore...» Dopo qualche attimo di silenzio, al professor Frajese uscì spontanea una frase: «Fino ad ora sono stato accusato di essere associato a delinquere con il ministro De Lorenzo, se lei mi vuole accusare di associazione a delinquere con il Santo Padre, faccia pure, io non posso che esserne onorato...» Il dottor Di Pietro girò sui tacchi e uscì dalla stanza. Il professore si dovette poi fare altri cinque mesi a Poggioreale, compreso il Natale, si prese un primo e un secondo rinvio a giudizio, e dovette aspettare quattro anni per il processo di primo grado, che iniziò nel gennaio del 1997, e dove i giudici gli inflissero una condanna a tre anni di reclusione; e altri quattro anni per il processo d'appello, che cominciò nell'autunno del 2001, e da cui uscì assolto con formula piena il 28 febbraio del 2002, assoluzione confermata dalla Cassazione il 28 ottobre del 2003. In tutto, dieci anni, tre mesi e otto giorni, tanto è durata la via crucis”del professore Gaetano Frajese. Il colloquio “informale" con il dottor Di Pietro fu raccontato dall'imputato nel corso del processo di primo grado il 13 dicembre del 1997, il giorno di Santa Lucia, ed è rimasto tutto a verbale, così come è stato ricostruito dalla signora Nerozzi nel libro. Il pubblico ministero e i giudici non ci volevano credere. Il presidente gli chiese: «Il dottor Di Pietro disse questo in presenza dei suoi difensori?». Frajese confermò: «In presenza dei miei difensori». Gli avvocati, presenti in aula, confermarono. Il pubblico ministero non si potè trattenere: «Mi meraviglio che i suoi avvocati abbiano potuto tollerare una cosa del genere». E il presidente: «Prendiamo atto»



....spero ne prendano atto anche gli elettori cattolici del centrosinistra.
http://circololapira.splinder.com/post/6163017
Direbbe Boniperti no comment..e che vuoi commentare? tongue.gif
 
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Rachael
view post Posted on 1/11/2005, 19:29




Senza parole veramente sleep.gif
 
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1 replies since 1/11/2005, 15:55   105 views
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