| Interessante questa "cronaca" sulla serata di Berlusconi passata a guardare RP...
E se alla fine ci andasse anche lui? L'altra sera Silvio Berlusconi non si è perso un minuto della trasmissione di Adriano Celentano. Sulle prime, irritazione, rabbia, nervosismo; impotenza di fronte ad un evento che, ha subito rilevato con i suoi, « non ho fatto nulla per impedire, come chiunque può testimoniare » . Poi, man mano che il programma procedeva, la consapevolezza che forse, tutto sommato, quel tipo di attacchi è più dannoso per chi li sferra che per chi li subisce. Infine, la tentazione: e se più avanti, magari alla terza o quarta puntata, ci andasse anche lui, Silvio Berlusconi in persona? Il salotto al primo piano di via del Plebiscito è in realtà un grande salone con affreschi sul soffitto, quadri settecenteschi alle pareti, ricchi e pesanti tendaggi alle finestre. Sprofondato in una grande poltrona, di quelle che ci si dorme comodamente, il padrone di casa accende il maxischermo da quarantuno pollici. È l'ora in cui Raiuno sta per mandare in onda l'atteso, sospirato e temuto " Rockpolitik". Per la verità, il Cavaliere è lì solo perché all'ultimo minuto gli è saltato un impegno privato, che tuttavia avrebbe cambiato di poco i suoi progetti, visto che già aveva chiesto di farsi registrare il programma. Insieme a lui ci sono pochissime persone tra cui Paolo Bonaiuti, che dopo mezzora lo lascia per andare a casa. L'indomani, parlando con un senatore lombardo, Berlusconi confesserà le sue reazioni dettagliandole quasi minuto per minuto. Quando sullo schermo appare la foto di Enzo Biagi affiancata dalla graduatoria dei Paesi per libertà d'espressione ( con l'Italia al 79esimo posto), la reazione del premier, secondo il suo stesso racconto, è violenta: « Che cosa potevamo aspettarci da uno come Celentano? » , quindi sarcastica: « A vederlo sembra un Beppe Grillo di quarta categoria » . I commenti su Michele Santoro sono simili. Nessuna sorpresa, ma irritazione tantissima: « È la solita predica sul regime. Ma il regime sono loro, che lo hanno creato. È stato tutto uno spot elettorale per la sinistra. E mi vengono a parlare di par condicio » . Come un fiume in piena, il Cavaliere decide poi di scagliarsi anche contro i dirigenti Rai: l'attuale direttore generale, Alfredo Meocci, ma soprattutto il suo predecessore, Flavio Cattaneo, l'uomo che decise di scritturare il Molleggiato per conto di via le Mazzini. « È lui che gli ha fatto il contratto » , sbotta Berlusconi, « se ora Celentano può fare quello che fa è tutto per responsabilità sua » . Da esperto uomo di televisione, il premier non può trascurare di apprezzare la scenografia e il « ritmo » del programma, almeno per la prima parte. Ma quando " Rockpolitik" entra nella sua seconda ora di trasmissione, la sua valutazione cambia. Tutti quegli attacchi ( ora è la volta della città di Milano e del sindaco Albertini), a giudizio di Berlusconi, appaiono evidentemente « esagerati » , fanno del programma qualcosa di « grottesco » , che finirà per ritorcersi contro chi lo ha ideato. « Esagerando esagerando » , è il commento, « per loro diventerà un boomerang. E per noi un vantaggio. Perché l'odio ci porta voti » . Il cambio di strategia, se già di questo si può parlare, avviene ora. Ed è un cambio convinto, perché a tutto questo il Cavaliere aggiunge un'altra riflessione, decisamente più approfondita. Il punto di partenza lo forniscono i dati di ascolto: « Dodici milioni di telespettatori sono davvero tanti » , è la premessa, « ma non devono spaventarci, perché non sono tutti orientati. E possiamo star certi che quelli che non stanno con la sinistra, dalla trasmissione avranno trovato una ragione per andare a votare e per votare per noi. Perché saranno certamente indignati da quel che hanno visto e sentito » . Insomma, da strumento di polemica e di attacco contro la sua persona, per Berlusconi " Rockpolitik" potrebbe addirittura diventare uno strumento per convincere gli indecisi del centro destra. Niente male come capovolgimento di fronte. E non è ancora tutto. Chi gli ha parlato ieri assicura di non avergli mai sentito pronunciare le parole: ora mi faccio invitare. Anzi. L'idea di una puntata riparatrice, giura chi lo ha sentito, non lo sfiora nemmeno. Perché il Cavaliere è fatto così, le cose deve farle non quando è sotto pressione o, peggio, sotto ricatto, ma quando decide lui di farle. E più avanti, questa è la novità, potrebbe anche decidere. In fondo, non è Piero Fassino quello che proprio oggi va ospite di Maria De Filippi in prima serata su Canale 5? Il vecchio compagno di scuola di Berlusconi, oggi viceministro all'Istruzione, Guido Possa, assicura che « il presidente ha tutto il coraggio che serve per andare in una trasmissione che a me personalmente è sembrata ignobile. Lui, di sicuro saprebbe gestire benissimo la situazione, come ha dimostrato quando due giorni dopo le Regionali andò a " Ballarò". Ho solo il timore che non gli consentiranno di andarci » . Daniela Santanché se lo augura caldamente: « Non mi stupirei che decidesse di farlo, e anzi per parte mia spero proprio che ci vada » . Preferirebbe tenere separato lo spettacolo dalla politica Paolo Romani, sottosegretario alle Comunicazioni, che però aggiunge: « Berlusconi in studio funzionerebbe sicuro » . Più o meno la stessa reazione di Maurizio Lupi: « Sarebbe una trovata geniale » . Paolo Bonaiuti non si scompone: « Nessun commento, massimo riserbo » . Mario Prignano
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