Il sofà delle muse

World press photo, quando le foto diventano icone

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Ishtar
view post Posted on 19/10/2005, 07:15




Omayra Sanchez, la bimba di 12 anni che agonizza in una pozza d’acqua e di fango; il Vietcong ucciso con un colpo alla tempia; il ragazzo coraggioso che - da solo - ferma una colonna di carriarmati in piazza Tienanmen; la bambina vietnamita che corre sulla strada, urlando di dolore, con il corpo bruciato dal napalm...
Queste fotografie sono rimaste impresse nella memoria di tutti, come un’impronta incisa nella roccia. L’emozione che suscitano, o l’orrore, la paura, la compassione, il rispetto, l’ammirazione... non lasciano nessuno indifferente. Queste immagini (e altre ancora, come il soldato nero che si slancia verso l’amico bianco, ferito, in Vietnam....) sono ormai diventate un mito. Un’icona. Un simbolo. Ovunque nel mondo.

Come ha scritto il fotografo e storico della fotografia Helmut Gernsheim: «La fotografia è l’unico “linguaggio”compreso in ogni parte del mondo e, superando tutte le nazioni e le culture, unisce la famiglia umana. Indipendente da qualsiasi influenza politica - dove la gente è libera - rispecchia la vita e gli eventi in modo veritiero, ci permette di condividere speranze e disperazioni altrui, chiarifica condizioni politiche e sociali. Noi diventiamo testimoni oculari dell’umanità e della disumanità degli uomini...»
Per capire come e perché una fotografia diventa un mito, la televisione olandese idtV con il patrocinio del World Press Photo ha prodotto un film di 52 minuti - Looking for an icon - che sarà distribuito nelle sale cinematografiche a livello mondiale. Nel filmato intervengono fotografi, Photo editor e storici della fotografia come Oliviero Toscani, John G. Morris, Fred Ritchin o David Turnley.
Perché una certa fotografia si trasforma in un’icona? Spesso perché è il simbolo di una situazione (per esempio la foto del ragazzo di fronte ai carri armati a Tienanmen): una sola immagine racconta tutta la vicenda e si confronta con concetti, canoni estetici e altre immagini sepolte nel nostro inconscio. Nel caso di Tienanmen, il concetto è quello dell’eroe che sfida il gigante che può distruggerlo. Nella foto dell’esecuzione del Vietcong c'è invece l’istante stesso della morte di un uomo. «La gente si ricorda delle fotografie - dice Frank Fournier, autore del ritratto di Omayra Sanchez - e non delle immagini televisive; perché una fotografia puoi tenerla fra le mani e continuare a guardarla infinite volte, c’è un’intimità che non esiste con l’immagine filmata».
Il contenuto della fotografia è estremamente importante: nel caso delle foto vincitrici del World Press il tema è sempre l’avvenimento dell’anno (come nel caso del genocidio in Rwanda nel 1994 o dello Tsunami nel 2004). Ma entrano in gioco anche altre ragioni, dei «canoni» ben precisi che non si possono trascurare, come spiega Grazia Neri: la composizione dell’immagine (che in alcuni casi richiama alla mente un’opera d’arte, come la famosa «veglia funebre del Kosovo», di Georges Mérillon, World Press Photo 1991), la scelta della luce, la scelta compiuta dal Photo editor in fase di pubblicazione. Inoltre, una fotografia diventa un «mito» perché se ne parla e perché - come dice il fotografo argentino Diego Goldberg, presidente della giuria del World Press Photo nel 2004 - «esiste un effetto di ripetizione: più una fotografia viene pubblicata, più resta impressa nella memoria».
Lucia Simion
http://www.corriere.it/Speciali/Spettacoli...oto/index.shtml
In questo link le foto più belle
http://www.corriere.it/openxlink.shtml?htt...&bandwidth=high

Edited by Ishtar - 19/10/2005, 08:16
 
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