Il sofà delle muse

Ma che "resistenti "....al lavoro, questi no-global

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Rachael
view post Posted on 8/10/2005, 13:49




Ho sempre affermato che i no-global è gente che le “global” proprio non ce l’ha. Questo perché: 1- non hanno nessuna voglia di confrontarsi con la vita vera, e di LAVORARE, otto ore al giorno come tutti i comuni motali, preferiscono “espropriare", ovvero rubare edifici e generi vari (le famose spese proletarie a base di prosciutti, PC e televisori). 2- Stanno sempre in branco e se la prendono con tutti e tutto indistintamente, sia che si tratti di un carabiniere, sia che si tratti dell’utilitaria di un povero diavolo. 3- Sono ipocriti fino al midollo, sbraitano tanto contro gli ameriKani e poi voltano le testa dall’altra parte sulle atrocità dei loro amici terroristi e su quelle che i conterranei dei terroristi commettono nei loro paesi d’origine. 4- perché per comprare spinelli,passamontagna arcobaleno, nike e jeans qualche soldo devono pur avercelo e dove lo prendono se non lavorano? Domanda da un milione di dollari. Quinto ed ultimo punto non pensano con la propria testa, ma ripetono a pappagallo quello che per convenienza politica gli viene inculcato nelle loro testoline piene d’aria. Sono così stupidi da portare nei cortei per la PACE la famigerata bandiera con falce e martello, che è il simbolo conclamato dell’oppressione del potere politico sui popoli, forse non hanno mai sentito parlare di cosa capitava ai dissidenti politici in Russia, non hanno mai letto le testimonianze di chi è sopravissuto ai gulag e ai campi di rieducazione, non hanno mai appreso dei cento milioni di morti che il comunismo ha causato nel mondo, insomma sti’ No-Global si credono dei rivoluzionari e invece sono solo dei pelandroni arrabbiati e indottrinati.

E se c'é bisogno di un ulteriore conferma, basta leggere l'articolo sotto...naturalmente di Libero.

wacko.gif sick.gif Prendete un giovane no global che sostiene di essere emarginato e disoccupato per colpa della società berlusconiana e quindi cattiva. Prendete il direttore di un giornale che pur non conoscendo il nome e la faccia del suddetto ragazzo si impegna solennemente ad assumerlo a tempo indeterminato (traduco: a vita) e a pagargli uno stipendio di duemila euro al mese. Secondo voi, come va a finire? La mia risposta, credo anche quella di molti di voi, è che il giovane corre a firmare il contratto e il direttore viene cacciato dal suo editore il giorno dopo non senza qualche ragione. Per mia fortuna questa non è la risposta esatta. E sì, perché il direttore in questione sono io e al posto ci tengo. Chi sia il giovane invece ancora non lo so. L'ho incontrato l'altra sera nello studio televisivo di Telelombardia alla trasmissione «Prima serata» condotta da David Parenzo. Il ragazzo disoccupato era un «incappucciato» ultima trovata dei disobbedienti no global, il movimento pacifista e non violento col vizio di sfasciare le città e tirare estintori e bombe Molotov contro i carabinieri (ricordate il G8 di Genova?). Ora, come forse sapete, questi bravi ragazzi hanno deciso di candidarsi alle primarie dell'Ulivo. Dalle piazze sono passati agli studi televisivi per fare campagna elettorale. Hanno cambiato il colore del passamontagna: era nero quando spaccavano vetrine e incendiavano macchine, ora è arcobaleno (in tv viene meglio). Non svelano nome e volto non solo perché magari qualcuno di loro è ricercato dalla polizia (15.000 denunce ndr) ma perché sostengono di non avere identità: parlano a nome delle migliaia di migranti (traduco: immigrati clandestini) e sfruttati di questo paese. Bene. Per metà trasmissione questo senza volto si è lamentato della «nostra condizione» (parlare al singolare è vietato), ha tenuto concione sui padroni cattivi e sulla non libertà di spinello spalleggiato in studio da un ex brigatista rosso, Cecco Bellosi e in collegamento da Genova dall'immancabile don Gallo il prete (?) disobbediente protettore dei teppisti. Devo dire che ero in difficoltà. Il senza volto era in gran forma e non sapevo come incalzarlo senza fare la parte del bieco reazionario. Ho provato a dirgli: guarda che quelli che hanno fatto la rivoluzione prima di te per metà sono finiti in carcere per omicidio e l'altra metà, i più furbi, sono al soldo dei padroni che gli hanno affidato la direzione dei più importanti giornali del Paese. Se proprio devi fare il comunista, almeno non farti fregare. Fai anche tu il furbo. Il senza volto negava e ribatteva: taci sfruttatore. Ho insistito: pensaci, Riccardo Barenghi, il direttore del tuo giornale di riferimento, il Manifesto, ti ha spinto sulla strada a bruciare la bandiera americana e poi, di recente, ha traslocato ben pagato a la Stampa, quotidiano della famiglia Agnelli, quello che secondo te affama gli operai. Vedendo il senza volto un attimo in difficoltà ho tentato l'affondo. Ok, gli ho detto, ti accelero la carriera: ti assumo io, in regola, duemila euro al mese. Accetti? Silenzio. Suo e mio che già mi vedevo la faccia di Vittorio Feltri. Insisto: ti assumo, se dici sì è fatta, non posso più tirarmi indietro. Dalla fessura del passamontagna ho visto gli occhi del senza volto cercare aiuto in quelli dell'ex brigatista. Poi la risposta: non accetto perché siete dei fascisti oppressori eccetera eccetera. Si dirà: che palle il ragazzo. Giusto. Fare il giornalista non è un obbligo, farlo a Libero tantomeno. Magari i senza volto si sentono più portati a intraprendere altre strade, che ne so, il medico, l'avvocato, oppure il meccanico o il panettiere. La questione dalla quale non si può prescindere è che per guadagnare la pagnotta bisogna lavorare, mettersi alla prova. E lavorare è faticoso, a tratti noioso, all'inizio sempre difficile e pagato male. Ammetto che l'esproprio proletario e il weekend a scorrazzare per le città urlando «una, cento, mille Nassiriya» è più divertente e se ci scappa il morto anche più eccitante. Siamo un po' tutti rivoluzionari. Ma chi lavora e guadagna lo è molto di più di chi passa le giornate a farsi di spinelli, a teorizzare che il lavoro non c'è e a fare le primarie dell'Ulivo. E anche se aveva il passamontagna calzato, la faccia del senza volto non mi è sembrata quella di un rivoluzionario. Fate voi che faccia.
Alessandro Sallusti
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