Il sofà delle muse

La modernità è un valore?, e allora quale deve essere l'approccio giusto

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Pontormo
view post Posted on 2/7/2005, 07:28






Modernità, la sfida difficile di progressisti e reazionari(corrieredellasera)

di PIERO OSTELLINO

Il referendum sulla fecondazione assistita ha sollevato un problema più generale sul quale una parte del Paese si sta confrontando e si confronterà ancora in futuro: come affrontare la Modernità. Chi incontra difficoltà a elaborarlo non è, però, la generalità dei cittadini, che non si pone il problema. Sono le élite , che se lo pongono in modo improprio. Che cosa debba, o possa, essere la Modernità non è tanto una questione ideologica - la Modernità «come è» e «come dovrebbe essere» - quanto metodologica (la Modernità «come è» e i problemi che essa pone al legislatore). Sono l'assenza di una percezione condivisa, verificabile e sostenibile, e la conflittualità fra contrapposti e insostenibili ideali di Modernità, che radicalizzano il confronto all'interno della classe dirigente, invece di aprirlo alla sperimentazione fra soluzioni praticabili. Ma così non si fanno passi avanti e non si entra nella Modernità. Se ne rimane fuori. Fra «essere» e «dover essere» c'è un salto logico che produce altissimi costi di transazione e, in definitiva, la paralisi decisionale.
Da una parte ci sono i «progressisti», per i quali il Progresso è un processo costante e inarrestabile che fa avanzare l'umanità verso un «luminoso avvenire». Il loro errore più clamoroso è consistito nella convinzione che il comunismo, per il solo fatto di venire storicamente «dopo» la democrazia borghese, fosse un avanzamento dell'umanità, se non già il raggiungimento del «luminoso avvenire». Invece, era una regressione. È stato il fallimento dell'illusione illuministica di sapere dove va la Storia e della presunzione razionalistica di poterla indirizzare verso un fine predeterminato. Dall'altra parte, ci sono i «reazionari», per i quali il Progresso è, sì, un processo costante, ma che - proprio a causa dell'illusione illuministica e della presunzione razionalistica dell'Uomo - rischia di avviare l'umanità verso la propria distruzione. Per costoro, tutto ciò che, in termini temporali, viene «dopo» è di per sé un «azzardo della ragione». L'errore più clamoroso compiuto dai «reazionari» è stata la convinzione che la scoperta dell'energia nucleare - non solo quella a uso militare, ma anche quella per impieghi pacifici - avrebbe portato l'umanità alla «catastrofe». Invece, è stata la polizza di assicurazione che ha garantito al mondo industrializzato il più lungo periodo di pace nella sua storia e l'affrancamento dalla totale dipendenza dal petrolio per fini energetici. Senza il cosiddetto «equilibrio del terrore», Stati Uniti e Unione Sovietica si sarebbero fatti la guerra per Cuba nel 1962 e chissà quante altre volte. Senza centrali nucleari, bocciate da un referendum ideologico, noi italiani paghiamo più cara l'energia di cui abbiamo bisogno.

I «progressisti» pretendono di portare avanti le lancette dell'orologio della Storia; i «reazionari» di arrestarle. Ma il progresso è un processo fatto di qualche passo avanti, di molte soste, di qualche passo indietro; seminato di tanti dubbi e di poche certezze, di successi e di fallimenti, di correzioni successive ( try and error ). È la rinuncia alla presunzione della Ragione di sapere dove va la Storia e all'illusione di indirizzarla verso un fine. È il «metodo» delle scienze naturali. Empirico. Ma è anche l'Etica del liberalismo, la sola forma di relativismo accettabile perché ha a proprio fondamento la libertà di coscienza e di scelta dell'individuo - cioè il riconoscimento sia della sua fallibilità sia della sua dignità - contro ogni violenza e costrizione, esercitate in nome della Ragione e del Progresso, in nome della Paura e della Conservazione, in nome dell'Ideologia e della Metafisica.
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da legnostorto
Certamente..ma chi si ritiene "moderno" e progressista deve per prima cosa ascoltare la controparte senza spocchia e cercare di capirne i motivi, e anche, sempre, di dialogare, con rispetto, con essi.Trattare "gli ottusi" conservatori come idioti appestati..crea ancora più steccati ed incomprensione di quanta non ce ne sia.
I modernisti a tutti i costi non sono i soli detentori della verità?
E poi, cos'è la verità?
 
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valmont74
view post Posted on 3/7/2005, 15:59






L’idolatria del nuovo(ilgiornale)

di STEFANO ZECCHI

Perché si dovrebbe pensare che le trasformazioni, i cambiamenti, le rivoluzioni siano valori positivi da perseguire? Perché il nuovo dovrebbe venire considerato un principio filosofico superiore a quello, per esempio, di conservazione?
Tutto il secolo appena trascorso e metà del precedente - dell'Ottocento - sono stati attraversati dall'idea che l'equilibrio, il mantenimento di poteri e di rapporti di forza fossero ostacoli sul cammino della società: il bene della società è nel suo sviluppo, e coloro che non condividono l'azione verso il cambiamento sono reazionari, cioè quanto di più negativo e ottuso ci possa essere all'interno del corpo sociale.
Così assistiamo da oltre 150 anni a una specie di idolatria del nuovo: la vediamo nel mondo delle arti con una rottura radicale dei canoni espressivi che non comunicano più niente di comprensibile. Una idolatria analoga è presente nel mondo scientifico: nessun limite è tollerabile dalla ricerca e qualunque interrogazione etica sui problemi sollevati dalla scienza è considerata un'intromissione nella libertà dello scienziato. In economia, la rivoluzione industriale della metà dell'Ottocento ha dato inizio a una serie di trasformazioni di cui oggi si riesce a mala pena a venire a capo grazie soltanto a sofisticate operazioni di ingegneria finanziaria.

Nuovo, progresso, trasformazione, rivoluzione sono le parole che hanno contrassegnato tutto ciò che di buono, di bello e di giusto è stato fatto nella modernità; mentre il negativo è stato identificato in tutto ciò che si è opposto al nuovo, al progresso, alla trasformazione alla rivoluzione. Chi nell'arte ha rifiutato le esperienze formali delle avanguardie è stato marchiato con l'infamante parola di antimoderno, e reazionari sono stati considerati tutti coloro che hanno avanzato soltanto qualche sospetto sulle rivoluzioni economiche e sugli sviluppi della ricerca scientifica.

L'idolatria del nuovo ha contagiato ovviamente anche la politica, per cui l'intelligenza e la lungimiranza stanno dalla parte del progresso, dall'altra ci sono l'ottusità e l'affarismo. Si osservi, per esempio, cosa è accaduto durante il dibattito sulla procreazione assistita: colti erano ritenuti quelli a favore, gli ignoranti quelli contrari. E infatti nessun celebre editorialista si è azzardato ad esprimere un parere contrario ai referendum sulla procreazione assistita, se si eccettua la «fuoriclasse» Oriana Fallaci. Stessa cosa in Francia, sulla questione della Costituzione europea: chi poteva essere contrario se non dei poveri ignoranti e babbei? E adesso è stato passato il testimone di questa geniale staffetta verso il sole radioso del progresso alla Spagna mettendolo nelle mani di Zapatero. Naturalmente la cultura che conta non si è risparmiata nell'osannare le leggi del presidente spagnolo che trasformano, rinnovano, rivoluzionano la famiglia del 2000: nuova famiglia per il nuovo millennio. Divorzio express, matrimoni gay: sì, qualche perplessità sulle adozioni da parte degli omosessuali, ma piccolezze, ci si abituerà!

Gli idolatri del nuovo ridicolizzano qualsiasi possibilità di riflessione proprio sul significato del nuovo: le pagine dei giornali riportano interviste di registi, scrittori, intellettuali d'ogni genere esaltati dalle leggi di Zapatero: loro sono gay, sono per la coppia aperta, per il matrimonio occasionale e il divorzio rapido. Nessuno che spenda una propria preziosissima parola per riflettere sul dolore silenzioso e inespresso dei bambini che crescono in famiglie irregolari; nessuno che rifletta sulla superficialità di sposarsi dalla mattina alla sera perché tanto, se non va, si divorzia subito. Nessuno che rifletta sul significato decisivo della famiglia in un momento in cui la società si sta scollando da tutte le parti. Chi affronta e sviluppa questi problemi con profondità, con problematicità conta poco o niente, perché solo chi è immerso nel flusso della corrente del nuovo è degno di considerazione. Una considerazione però autoreferenziale, chiusa dentro un asfittico gruppo intellettuale che per fortuna non ha nessuna presa sulla gente, come si è visto per il referendum in Italia e in Francia. E in Spagna Zapatero si accorgerà presto che una cosa è dare ascolto alle élite sociali, altra cosa è rispettare la società.

da legnostorto

Interessanti riflessioni queste di Zecchi, mi chiedo, però, se questa gente radical-progressista modernista sappia cosa vuol dire la parola rispetto, in tutto questo aiutata da chi per cretinaggine, cialtronaggine o interesse ne applaude SEMPRE ed acriticamente le idee..un classico nel reale come nel virtuale..poveretti..godono a sputare veleno e saccenterie varie su chi è quantomeno perplesso davanti a certi fatti, certissimidi avere ragione e di essere pure spiritosi, tanto la claque è sempre pronta ad applaudire..ma il re è nudo, si sa e allora basta aspettare gli eventi..
 
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1 replies since 2/7/2005, 07:28   16 views
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