Aubenas: i miei carcerieri mi hanno picchiata
La giornalista francese malmenata perché aveva scambiato alcune parole con un altro detenuto. «Mi tenevano legata e bendata»
PARIGI - Il suo sequestro non è stato certo una passeggiata e durante i 157 lunghissimi giorni della sua detenzione Florence Aubenas, l'inviata di Liberation, è stata anche picchiata dai suoi carcerieri. E questo solo per avere scambiato alcune parole con un altro ostaggio che si trovava detenuto nella stessa cantina.
IL SEQUESTRO - E' lei stessa a rivelarlo nel corso di una conferenza stampa a Parigi, trasmessa in diretta da alcune tv francesi. La giornalista ha ricostruito nell' incontro con la stampa tutte le fasi del suo rapimento e i primi giorni di detenzione. Florence ha dichiarato che «nessuno gli ha mai parlato di denaro», cercando di anticipare così - ha detto - qualsiasi domanda su un eventuale pagamento di riscatto. La giornalista ha riferito di essere stata rapita, insieme alla sua guida Hussein Hanoun, il 5 gennaio nel centro di Bagdad da «quattro uomini armati». Il gruppo che l' ha sequestrata - ha osservato - si è presentato come «movimento religioso sunnita».
LA LIBERAZIONE - La giornalista ha anche raccontato i momenti che
hanno preceduto la sua liberazione. I carcerieri chiamavano lei e Hussein semplicemente «numero 5» e «numero 6», come i detenuti di qualunque prigione identificati con il numero di matricola. Sabato 11 giugno li hanno chiamati verso le 11 di mattina e li hanno portati in una stanza. Hussein è stato fatto vestire con una tunica bianca, lei con gli abiti tradizionali delle donne irachene, vestito lungo e velo. «Poi hanno tirato fuori una cassa dove vi avevano riposto dei sacchetti di plastica - ha spiegato la giornalista -. In uno c’era il mio orologio e i miei orecchini, nell’altro il mio anello e l’orologio di Hussein. Mi hanno restituito anche la borsa con tutti i documenti, e i soldi. Una guardia mi ha detto: "Abbiamo preparato dei regali per lei". Mi hanno regalato due anelli e un flacone di profumo. Poi ci hanno dato due sedie. Era la prima volta che mi sedevo dal 5 gennaio. Ci hanno dato del te come a degli invitati e un pollo arrosto».
L'APPELLO IN VIDEO - Uno dei momenti che hanno caratterizzato la sua detenzione è stato il drammatico appello in video fatto circolare dai suoi carcerieri e nel quale la Aubenas chiedeva l'aiuto del deputato gollista Didier Julia. In realtà lei non voleva affatto rivolgersi al parlamentare, ma è stata costretta a farlo dai suoi rapitori per una strategia mediatica. All'epoca del sequestro dei due giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot, Julia, deputato del partito di maggioranza Ump, aveva condotto di sua iniziativa una trattativa parallela a quella ufficiale ed era stato accusato prima dal governo Raffarin, poi dagli stessi giornalisti al momento del loro rilascio, di aver intralciato i negoziati che hanno condotto alla liberazione. «Ma non è possibile», ha raccontato di aver detto Aubenas ai suoi rapitori. «Mi ridicolizzerò, penseranno che sono matta!». Un altro video allora è stato girato. Ma qualche giorno dopo il leader del gruppo che teneva Aubenas rinchiusa in una cantina - bendata e legata mani e piedi - è tornato ad insistere: «Deve rivolgersi a Julia" - le ha detto il capobanda secondo il quale il deputato si sentiva"umiliato" dopo il caso Chesnot-Malbrunot, ed aveva perciò "voglia di vendicarsi" - «Sarà molto attivo, o quanto meno ci servirà per capire cosa fa il tuo governo»". Qualche giorno dopo il capo ha voluto vedere nuovamente Aubenas: «Avevo ragione, è formidabile, stai su tutte le telvisioni».
da corriere.it
Edited by verbenasapiens - 14/6/2005, 21:04