Il sofà delle muse

Storie di ordinaria ingiustizia, Tocca a un pedofilo essere liberato...

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Rachael
view post Posted on 18/5/2005, 21:03




Dopo Izzo un altro "mostro" in libertà...

Guardiamo bene questo bambino il pedofilo implicato nel suo assassinio adesso é libero é giustizia questa?


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Era stato arrestato e condannato per occultamento di cadavere
E' uscito con un anno di anticipo rispetto ai nove della condanna
Scarcerato Gregorio Sommese
uno dei torturatori del piccolo Silvestro


La mamma del bambino: "Ringrazio i giudici di cuore
Faccio appello alle mamme: oggi c'è un pedofilo in più in giro"



VITERBO - Ha lasciato ieri sera il carcere di Viterbo Gregorio Sommese, arrestato nell'ambito dell'omicidio del piccolo Silvestro delle Cave, violentato e poi ucciso dai pedofili nel novembre del '97. Sommese era stato condannato a nove anni per occultamento di cadavere.

"Ringrazio i giudici di vero cuore per averlo scarcerato" è stato il commento sarcastico e nello stesso tempo accorato, di Rosaria Delle Cave, madre del piccolo Silvestro. "Non ho parole, non so che cosa dire. Sapevo che lo avrebbero scarcerato a luglio dell'anno prossimo. Non lo so, non voglio dire nulla. Ringrazio i giudici di vero cuore per averlo scarcerato", continua la donna tra i singhiozzi. Poi aggiunge: "Faccio un appello alle mamme dei bambini. Da oggi c'è un pedofilo in più in giro".

Rosaria delle Cave aveva persino sperato che il figlioletto non fosse stato ucciso, ma quella flebile speranza è stata stroncata quando, poche settimane fa, in una valigetta vennero rinvenute le ossa di un bambino: gli esami del Dna hanno confermato che i resti erano di Silvestro. La mamma non ha ancora smesso di piangere per i funerali del piccolo, celebrati appena dieci giorni fa, e non riesce ora a trattenere le lacrime.

"Non so descrivere il sentimento che provo in questo momento. Mi aspettavo che ci fossero delle novità riguardo al ritrovamento delle ossa di Silvestro e invece mi ha dato questa brutta notizia", continua Rosaria delle Cave. La donna è poi assalita da quello che definisce "un brutto pensiero": "Spero solo di non incontrarlo per strada, non so come potrei reagire se dovessi trovarmelo davanti".

La madre di Silvestro aggiunge anche: "Prima della tragedia non lo conoscevo affatto, ho visto la sua foto sul giornale e ho visto che faccia avesse, anche se non abitavamo lontani".

Rosaria delle Cave confida di nutrire una speranza: "Spero tanto che dagli esami eseguiti sul corpicino del mio bambino emergano nuove prove che lo inchiodino e lo arrestino di nuovo, per non farlo uscire più. Sarebbe davvero bruttissimo se lo incontrassi per strada".

Poi la donna si rivolge nuovamente ai giudici: "Ma ci pensano che una volta scarcerate poi fanno quello che noi tutti sappiamo? Basta vedere quello che ha combinato Angelo Izzo, che soltanto pochi giorni fa ha ucciso una madre e una figlia. Ma che cosa fanno questi giudici? E' sempre la povera gente che ci rimette".
Gregorio Sommese, 50 anni, fu arrestato il 15 novembre del '97. Con lui venne preso Andrea Allocca l'anziano pedofilo materialmente accusato dell'omicidio. Sommese era il genero di Allocca, poi morto in carcere per cause naturali. Subito i due indagati per l'omicidio di Silvestro furono condotti dagli investigatori a Campocavallo, nel napoletano, dove all'epoca cercarono invano il corpo del bimbo, rischiando il linciaggio della folla.

Poche ore dopo il fermo di Andrea Allocca e Gregorio Sommese i carabinieri fermarono anche Pio Trocchia, all'epoca 38enne, anch'egli genero dell'anziano.

Pochi giorni dopo il suo arresto Sommese chiese perdono ai genitori del bambino. Lo fece attraverso un sacerdote il quale, dalla cella di isolamento dove si trovava, nel carcere di Poggioreale, spiegò agli inquirenti, fin dal primo momento, di non avere partecipato alle violenze e all'omicidio del piccolo Silvestro ma di avere preso parte alla fase finale, quando per la vita del bambino ormai non c'era più nulla da fare.

Sommese in primo grado fu condannato a 25 anni, tramutati in secondo grado nel massimo della pena ma la sentenza di Appello fu annullata dalla Cassazione che dispose un nuovo dibattimento di secondo grado concluso con l'assoluzione dall'accusa di omicidio e la condanna a 9 anni per il solo reato di occultamento di cadavere. Dopo la scarcerazione di Sommese, resta in cella solo Pio Trocchia, che deve rispondere di omicidio.

repubblica.it

Considerazione personale

A parte la profonda ingiustizia di un bambino la cui vita é stata stroncata in modo orribilee e chi s'è macchiato di questa nefandezza, dopo otto anni TORNA IN LIBERTA', ma non pensano i giudici a quali rischi espongono tanti altri bimbi come lui?
E questo a poche settimane dal caso Izzo...
 
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verbenasapiens
view post Posted on 19/5/2005, 05:42




non solo pedofili cmq

ILLUSIONI E LEGGI DA RIFARE
Mandato da Il Legno Storto Giovedì, 19 May 2005, 05:31.
di MAGDI ALLAM-Ammettiamolo. Molti di noi ieri all'annuncio dell'ondata di arresti di sospetti terroristi islamici a Milano e a Torino si sono domandati con malignità: a quando la scarcerazione? Taluni, come l'avvocato Antonio Nebuloni che ha inveito contro la "giustizia a orologeria", si sono spinti fino a immaginare che si tratti dell'ennesima montatura contro dei poveri cristi che tutt'al più falsificano documenti e spacciano droga. Comunque sia fin d'ora si prefigura un nuovo braccio di ferro, non tra le istituzioni dello Stato e il terrorismo islamico, bensì tra le Procure che denunciano i sospetti terroristi e le Corti d'Assise che puntualmente li scagionano dall'accusa principale, declassando il fenomeno del terrorismo internazionale di matrice islamica a una vicenda di criminalità comune tutt'interna a casa nostra. Beata l'Italia che si percepisce come un'isola felice in un mondo dove, dall'Indonesia al Marocco, i governi musulmani hanno dichiarato lo stato d'emergenza contro il terrorismo islamico globalizzato, dove l’insieme dell'Occidente è mobilitato per snidare le cellule di Al Qaeda e Company che sono riuscite a trasformarlo in una loro solida roccaforte.

Un impressionante senso di tranquillità che sopravvive alle tragedie dell'11 settembre e dell'11 marzo che hanno insanguinato l'America e l'Europa, alla certezza che sin dagli anni Novanta il Belpaese è diventato un porto franco per centinaia di combattenti della Jihad che hanno fatto su e giù per l'Afghanistan, i Balcani e l'Iraq, ai due attentati suicidi commessi dal marocchino Mostafa Chaouki a Brescia il 28 marzo 2004 e dal giordano Muhammad al Khatib Shafiq l'11 dicembre 2003 a Modena, risoltisi miracolosamente con la morte dei soli kamikaze.

Per nostra fortuna finora non è successo nulla di grave. Lo dobbiamo all'instancabile attività degli apparati di sicurezza dello Stato che sono riusciti a prevenire i piani terroristici. E a quel pugno di magistrati che hanno maturato la consapevolezza della dimensione globalizzante della filiera che coniuga una certa predicazione dal pulpito della moschea e dai siti Internet, la criminalità organizzata dedita allo spaccio di droga, al racket delle macellerie halal, alla produzione di documenti falsi, al riciclaggio di denaro sporco e al traffico dei clandestini, che si alimenta con il fiume di denaro della zakat e di finanziarie islamiche sospette, fino ad approdare all'attività terroristica vera e propria.

E' questa la logica che ha ispirato i 23 provvedimenti di custodia cautelare definendo un «quadro d'insieme delle inchieste sull'estremismo islamico» degli ultimi anni. Elaborato grazie alla preziosa collaborazione dei terroristi islamici pentiti, un fenomeno che dovrebbe essere ulteriormente incentivato non soltanto offrendo programmi di protezione e di reinserimento sociale, ma anche la prospettiva della cittadinanza. Perché il problema del pentito non è solo quello di salvare la pelle e avere di che sfamarsi. Egli ha anche la necessità vitale di riattribuirsi un'identità che lo riscatti dall'accusa infamante di essere un traditore dell'islam e della patria. Lo stesso approccio deve ispirare l'atteggiamento nei confronti dei traduttori giudiziari di lingua araba che sono costretti a non collaborare con i tribunali perché minacciati di morte.

Si è trattato di una vera controffensiva della Procura di Milano dopo che soltanto dieci giorni fa la Corte d'Assise dello stesso tribunale aveva assolto sei tunisini arrestati con l'accusa di terrorismo internazionale. E si torna inevitabilmente a invocare la revisione della norma 270 bis del codice penale, che si conferma inadeguata a fronteggiare la specificità di un terrorismo islamico che fa perno sulla figura del kamikaze e sull'ideologia del "martirio" islamico. Nell'attesa si dovrebbe quantomeno uniformare l'atteggiamento dei tribunali italiani nei confronti dei gruppi terroristici attenendosi agli elenchi elaborati dall'Onu e dall'Unione Europea. Un obiettivo che verrebbe agevolato dalla creazione di una Procura nazionale anti-terrorismo dotandola delle risorse e degli uomini all'altezza di fronteggiare quella che resta, volenti o nolenti, la principale emergenza internazionale.

da www.corriere.it


http://www.legnostorto.com/node.php?id=29796
 
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Rachael
view post Posted on 19/5/2005, 08:52




Adesso chi falsifica documenti e spaccia droga é diventato un "povero cristo" Bohhhhhhh.......................................
 
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verbenasapiens
view post Posted on 19/5/2005, 16:45




vittima della società..non te lo scordare...
 
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3 replies since 18/5/2005, 21:03   717 views
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