Il sofà delle muse

Caso Sme, per la sinistra Berlusconi è colpevole anche se è innocente

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verbenasapiens
view post Posted on 29/4/2007, 10:56




Roma - Assolto «per non aver commesso il fatto», ci mancherebbealtro, ma ovviamente c’è chi non crede alla bontà della sentenza. E così, alla fine di un processo-saga, che per anni è stato sotto tutti i riflettori mediatici, ieri la pattuglia degli irriducibili ha fatto sentire la propria voce, per spiegarecomemaisecondoloro il Cavaliere è un assolto-colpevole. Non solo MarcoTravaglio, che ieri faceva capolino sulla prima pagina de l’Unità: ma anche il ministro Antonio Di Pietro, l’ex procuratore di Milano Gerardo D’Ambrosio (oggi senatore della Quercia), e persino la ministra diessina Barbara Pollastrini, che ieri affermaval aconica: «Io e Berlusconi abbiamo avuto due stili diversi nelle nostre vicende giudiziarie».

Però, sempre ieri, la palma per il commento più divertente, parossistico e salace sul processo, se l’è aggiudicata la Jena de La Stampa (alias Riccardo Barenghi, ex direttore de il manifesto) che sul quotidiano sabaudo cesellava due righette insospettabilmente garantiste, contaminando la sentenza di Cogne e quella della Sme: «Assolto Berlusconi. Non era suo il pigiama sporco di sangue». Meraviglioso.

Chi invece crede che il pigiama sporco sia quello del Cavaliere, ovviamente,è il suo biografo giudiziario, Marco Travaglio. Che infatti ieri sfoderava i faldoni del suo ponderoso archivio per fare un po’ di pulci - sorpresa! - anche ai Pm. Scrive infatti Travaglio: «Dunque Silvio Berlusconi non ha commesso il fatto. O meglio: non ci sono prove sufficienti che lo abbia commesso». E ancora: «La condotta di Berlusconi non somigliava tanto a quella di un innocente. “Mai visto un innocente darsi tanto da fare per farla franca“, commentò efficacemente Daniele Luttazzi. Tant’è - scrive Travaglio - che ieri, alla notizia dell’assoluzione, (per quanto dubitativa e ancora soggetta ad un possibile annullamento in Cassazione), il più sorpreso era proprio lui, il Cavaliere». Il cuore del ragionamento del giornalista è:«Ma perché Previti, condannato definitivamente, corruppe quel giudice?». Non meno stupito D’Ambrosio. A Paolo Biondani de Il Corriere della Sera, che gli chiede cosa pensa del fatto che ora a proclamare innocente Berlusconi siano i giudici d’appello di Milano (ovvero i suoi ex colleghi) risponde un po’ sconcertato: «Le sentenze -premette- si devono rispettare sempre, ma si possono anche criticare» (e ci mancherebbealtro). «Prima della motivazione -aggiunge - non faccio commenti di merito». E poi però qualcosa commenta: «Dico solo che il dispositivo della sentenza mi sembra estremamente singolare. Parlo dei 434 mila dollari usciti dai conti della Fininvest passati sui conti dell’avvocato Previti, e finiti sul conto del giudice Squillante: neppure il presidente Castellano in primo grado - aggiunge il senatore Ds - se l’era sentita di assolvere Berlusconi. Il tribunale avrebbe concesso solo a lui le attenuanti che avevano fatto cadere il reato in prescrizione». D’Ambrosio è amaro: «Ora questa sentenza servirà a far credere che eravamo tutti toghe rosse compreso Davigo: Berlusconi lo ripete da quindici anni». Il ministro Di Pietro, invece, attacca con una intervista a La Stampa: «Scuse? Forse dovrebbe essere Berlusconiafare le sue scuse alla giustizia, visto che alla fine i giudici lo hanno giudicato in perfetta autonomia!». (Un bel paradosso, non c’è che dire!). Però Di Pietro, al contrario degli altri, sembra credere all’innocenzadel leader azzurro (e anche questo stupisce): «La procura di Milano ha fatto il suo dovere avviando le indagini e riuscendo a far condannare almeno un colpevole, cioè Cesare Previti, per un fatto corruttivo che, mi sembra, anche la sentenza di oggi riconosce come sia avvenuto». Ma, udite, udite... «Il fatto che poi non sia stato Berlusconi a commetterlo, sebbene in maniera dubitativa, non toglie nulla alla necessità delle indagini e dei processi che andavano svolti».

Dopodiché qualche dubbio rimane. Secondo Di Pietro «La maggior sconfitta di questa vicenda è infatti nelle istituzioni. E nell’aver permesso che le regole processuali venissero adattate aquesto o a quel politico competente di turno, per impedire un rapido accesso alla verità». Alla domanda secca sulla formula di assoluzione così perentoria (fatto non commesso, fatto non sussiste), Di Pietro conclude: «La morale della favola è che processo rinviato, processo mezzo salvato. Comunque vorrei dire che le sentenze vanno innanzitutto rispettate, questa come le altre». Quanto alla Pollastrini, a Radio 24, la ministra paragona le sue disavventure a quelle del Cavaliere: «Quando toccò a me, ritenni che lo stile migliore fosse ritirarmi da tutto, compresa la politica». Poi, come si evince, è tornata.
di Luca Telese da ilgiornale

Cane non magia cane.In parrticolare Di Pietro è troppo affaccendatato a sbaciucchiare Diliberto per emettere un giudizio sereno.E del resto , poverini, lui e i giudici di Milano, quelli che volevano rivoltare l'Italia come un calzino,ci hanno fatto una pessima figura.Comico che si parli di giudici coraggiosi.La giustizia vera dovrebbe applicarela legge e BASTA, in base a prove PROVATE e Basta.
 
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