Il sofà delle muse

I video di YouTube: giovani, scuola, valori

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*Ishtar*
view post Posted on 4/4/2007, 17:59




Addio ai padri
di Ernesto Galli della Loggia

Il colloquio che segue è tratto da un filmato su YouTube, registrato con un cellulare nella classe di una scuola italiana la settimana scorsa. Un alunno di una quindicina d’anni, è vicino alla cattedra con un microfono in mano e finge un’intervista alla professoressa: Alunno:Ma lei, professoressa, ha mai provato a mettersi un dito nel culo? Professoressa (imbarazzata e sussurrando): Ma che dici, via... Alunno: Ma lei quanto guadagna? Professoressa (come sopra): Non molto di certo... Alunno: Pensa che guadagnerebbe di più facendo la puttana? Questo il brutale, e testuale, referto delle parole. Le quali obbligano a infischiarsene del moralismo e a porsi una domanda: che cosa è, che cosa bisogna pensare di un Paese dove in un’aula scolastica è possibile un simile scambio di battute?
E dove è possibile che ciò accada senza che nelle 24 ore successive (almeno a quel che si sa) vi sia alcuna reazione significativa? A proposito di episodi di brutalità, di violenza o di rifiuto delle regole più elementari del vivere civile come questo, che si susseguono nelle nostre scuole, non è più possibile evocare la categoria onnicomprensiva di «bullismo ». Non è più possibile, cioè, rifugiarsi nella dimensione del patologico e magari pensare che l’azione di un ministro (che pure è necessaria e urgentissima: si svegli onorevole Fioroni, si svegli!) possa essere il rimedio. Certo: la scuola e l’istruzione sono coinvolte, eccome!, ma si tratta di ben altro. Si tratta nella sostanza di una frattura immensa che nella nostra società si è aperta tra le generazioni.
Una frattura che comporta spesso l’impossibilità di trasmettere dai padri ai figli i modelli comportamentali, le gerarchie dei valori accreditati, perfino le regole della quotidianità, che i primi bene o male si credevano tenuti a osservare e che i secondi oggi, invece, neppure quasi conoscono o trattano con assoluta noncuranza. Beninteso, nell’epoca della modernità tutti i passaggi generazionali hanno registrato un problema del genere, che però oggi si presenta in modo radicale per la presenza combinata di due fenomeni inediti e dirompenti. Da un lato l’enorme innalzamento del reddito che da mezzo secolo caratterizza tutte le nostre società, e che consente oggi anche ai giovanissimi, per non dire agli adolescenti, di avere in tasca (o di poter ragionevolmente aspirare ad averlo) denaro da spendere per un ammontare finora impensabile (quanti quindicenni nel 1960 potevano avere un mezzo di locomozione proprio?). Dall’altro, più o meno nello stesso periodo, ha preso forma una gigantesca rivoluzione scientifico-tecnica di portata generale, sì, ma capace di irrompere in modo pervasivo nella quotidianità del privato (si pensi alla pillola, alla tv, a Internet, all’ingegneria genetica), ed è in questa nuova quotidianità—distruttiva degli antichi universi valoriali e stilistici rappresentati esemplarmente dalla scuola—che si forma la nuova soggettività giovanile, forte del suo potere d’acquisto e non più orientata a un rapporto di imitazione con il mondo adulto ma piuttosto in arrogante, spesso aggressiva e violenta, contrapposizione a esso. Il cui simbolo è non a caso il cellulare.
E’ accaduto, insomma, che nel tardo XX secolo i giovani siano divenuti i fruitori/apostoli di tutte le maggiori novità tecnico- scientifiche e in genere della massiccia innovazione sociale, acquisendone per riverbero il prestigio e un profondo sentimento di autonomia. I padri, invece, sono andati inevitabilmente perdendo, di pari pari passo, il senso culturale del proprio ruolo e dei valori ricevuti e la sicurezza in se stessi. Tutto ciò è specialmente vero per l’Italia perché in Italia la cultura dei padri era particolarmente fragile. Priva di forti modelli tradizional-borghesi, influenzata profondamente dall’incerto permissivismo sessantottesco e dai luoghi comuni culturali del politicamente corretto, essa si è trovata in una situazione di totale debolezza davanti all’irruzione dei processi di autonomizzazione della soggettività giovanile. Non solo. Da noi era specialmente debole proprio l’istituzione deputata in primis a fare i conti con quella soggettività: la scuola. Cosa poteva mai opporre alla straordinaria sfida dell’epoca la povera scuola italiana, che arrivava all’appuntamento dominata dai sindacati, gestita da una lobby di pedagogisti di regime e guidata da politici paurosi, interessati solo alla carriera?da corriere.it
Non c'è rispetto, non ci sono valori, conta l'apparire, avere degli status simbol e conta offendere e disprezzare i simboli dell'autorità, quelli che insegnano e conta disprezzarli nel loro essere UOMINI o peggio DONNE.Si fa questo con gli insegnanti e si demolisce la scuola, che deve educare e formare e, a maggior ragione lo si fa con chi limita ancora di più la libertà della gente specie se lo fa mettendo paletti precisi come fa la chiesa.Si squalifica chi pone regole e lo si fa nel modo peggiore.Si mortificano gli insegnanti e si dice che il PAPA, IL PAPA, scelto anche e soprattutto perchè figura inattaccabile è un gay da pochi euro visto che paga dei marchettari con bocca larga.Che schifo
Ma tutto questo cui prodest?E perchè tutti stanno zitti e nessuno dice che si è ad un punto di non ritorno?
Il libero arbitrio va benissimo ma poi si è responsabili di quello che si fa e se ne deve pagare il prezzo e invece ci sono sempre padri che difendono figli indifendibili (come il padre dell'assassino di Catania) o chi auspica una libertà totale senza cercare di capire i rischi che essa porta in sè.Capire si badi non vuol dire fare il tifo nè pro, nè contro.Ma che lo dico a fare?
 
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salvatores
view post Posted on 4/4/2007, 18:03




Bullismo e familismo amorale
Mettendo in tandem i telefoni cellulari con le videocamere incorporate e la rete internet si è data al “bullismo” una capacità enorme di proiezione ed esibizione. A questo s’aggiunga la continua necessità che l’informazione spettacolo ha d’inventare fenomeni nuovi e si ottiene un dibattito strano, dove i giovani studenti di cui più si parla sono quelli che prendono a calci i disabili, si spogliano in modo esibizionistico o umiliano i docenti.

Sarà bene, quindi, come prima cosa, ribadire che si tratta di una minoranza e che la gran parte dei giovani studenti studiano senza fare notizia. Ma non possiamo fermarci qui, perché si tratta di una minoranza rivelatrice di un sentimento assai più diffuso, e pericoloso.
Un tempo il “ricevimento dei genitori” era vissuto con una certa trepidazione. Se il tal professore avesse detto che ci si comporta male si poteva star sicuri che il padre o la madre, al rientro a casa, avrebbero rincarato la dose, dando dello scriteriato al pargolo discolo, se non anche punendolo con delle privazioni. Ora il rapporto s’è ribaltato e capita di frequente di veder genitori che accalorandosi perorano la causa dei figli. Il capovolgimento logico descrive bene il tipo di rapporto sociale: difendo mio figlio dall’insegnante che dà brutti voti o sospende, perché sono convinto che lo faccia in quanto “prevenuto”, se non addirittura invidioso della sua bellezza, giovinezza, sicurezza e ricchezza.
La famiglia rinuncia ad insegnare la gerarchia, i padri diventano amici e le madri complici, il resto della società, dai professori che evidenziano gli studi condotti male ai poliziotti che fermano i ragazzi senza casco, sono i “nemici”. E’ questa l’essenza del familismo amorale.

La gerarchia diventa sopruso ed al primo posto dei valori si pone il godimento del giovane virgulto cui, per carità, deve essere risparmiata ogni foma di sofferenza. Prende un cattivo voto? Non si vorrà mica proibirgli il sabato sera (che poi e notte quando non l’alba), poverino. Lo bocciano? Mica gli impediremo di godersi le vacanze, che al meschinello toccherà anche ripetere l’anno. Guardo questi spettacoli e penso al giovane slavo, magari figlio di ragazza madre, che studia come un pazzo, ha una voglia disperata di riscatto sociale e quando incontrerà le nostre amebe sul mercato le macinerà via in un soffio.
La scuola, in questa logica invertita, è il percorso che porta al titolo di studio, non il luogo ove s’apprende qualche cosa di utile. Il che poi è anche in parte vero, perché le nostre scuole sono ancora accettabili, ma le università fanno pena. Messe così le cose ogni ostacolo è un ritardo inutile, ed ogni apprendimento una fisima del professore frustrato e mal pagato. Meccanismo perfetto per produrre ignoranti diplomati e laureati, che saranno incapaci di lavorare ma che, grazie alla denatalità, camperanno di rendita dilapidando il patrimonio accumulato dalla famiglia che li ha così lucidamente difesi dal mercato. Ogni volta che un nodo verrà al pettine sentirete questa vasta comunità di smidollati parlare delle colpe della società, del sistema, del nostro mondo e così via deresponzabilizzando e deresponsabilizzandosi.
Il “bulli” sono e restano una minoranza, ma questi sentimenti s’allargano insozzando molte famiglie. Per fermare la macchina del declino morale e materiale occorre tornare al senso di responsabilità, con genitori che puniscono, professori che bocciano e ragazzi che si ribellano, imparando a diventare adulti. Non ci sarà una società di bulli, ma anche una d’eterni bambini, viziati ed irresponsabili, è da considerarsi un incubo.www.davidegiacalone.it

Come dare torto a Giacalone?Un mondo senza regole e senza rispetto cosa è e come può costruire dato che non è un mondo che ruota sulla meritocrazia e su chi si impegna per migliorare migliorandosi?


All'indomani dell'editoriale di Galli della Loggia

Disconosciuti i padri? È la famiglia svuotata
L'ennesimo video registrato in una qualunque scuola italiana con il cellulare, e diffuso da You Tube: l'editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera di lunedì parte da qui, riportando fedelmente alcune sconvolgenti battute del dialogo tra un alunno e una professoressa. Il ragazzino gioca consapevolmente a sorpassare ogni limite, sicuro della propria impunità, mentre la docente è schiacciata dall'impotenza e dall'imbarazzo. Questo episodio, come altri, testimonia l'avvenuta dissoluzione di qualunque forma di rispetto nei confronti degli insegnanti, la fine di ogni autorevolezza pedagogica, ma giustamente Galli va oltre, e l'articolo si intitola "Addio ai padri". La soggettività giovanile si forma ormai al di fuori dei canali tradizionali, e il mondo adulto non è più né un modello né un esempio.
I ragazzi si fanno da soli i propri canoni di riferimento, attraverso il gruppo di coetanei e le reti di comunicazione (Internet in primo luogo), che costituiscono una sorta di mondo a parte, autonomo e autoreferenziale. Non siamo più in grado di educare, perché non crediamo nemmeno noi al valore di quello che vorremmo trasmettere, e neppure al nostro ruolo di educatori; siamo incerti e intimiditi, sempre pronti a rifugiarci nei mito del dialogo, dell'ascolto e della tolleranza, che da tempo sono sfociati in una slabbrata permissività. Galli parla di padri metaforici, cioè delle responsabilità di un'intera generazione di adulti, incapace di indicare la strada e di proporre con forza la distinzione tra bene e male, desiderio e limite, insegnando ai ragazzi che la vita non si riduce alla ricerca di un'immediata felicità personale, ma è costruzione della coscienza.
Potremmo discutere, però, anche di figure più concrete, di modelli maschili, dell'evanescenza sempre più accentuata del ruolo paterno nella vita quotidiana. I temi si intrecciano: è la scuola ad essere arrivata al capolinea, dopo decenni di politiche dissennate, ma è anche la famiglia che è stata presa in contropiede dalla grande mutazione antropologica che è in corso, e in cui ci stiamo infilando con serena incoscienza. L'idea che gli individui siano totalmente arbitri della propria esistenza, dimenticando che nascono e muoiono dentro un tessuto di relazioni di cui si è per sempre responsabili, per esempio, rende il rapporto con i genitori più fragile e meno necessario; il fatto che i figli siano pochi e spesso unici, che ormai la solidarietà generazionale sia a rischio, che abbiamo coniato un nuovo termine, "child-free", per connotare positivamente l'essere privi di figli, certo incide negativamente. Pesa la svalutazione della famiglia, la distruzione dei significati della maternità e della paternità, la cultura del disimpegno affettivo e dell'equivalenza tra desiderio e diritto. Tutto questo, e molto altro, si sa. Viene detto nel privato, nelle preoccupate confidenze tra mamme, nelle conversazioni tra amici, ma difficilmente entra nel dibattito pubblico. La politica fa fatica a rendersi conto che la formazione delle giovani generazioni è un compito fondamentale, e che su questo, prima di tutto, dovrebbe misurare le proprie scelte. Alle famiglie, a cui questo compito tocca prima che a chiunque altro, serve aiuto: un sostegno economico, certamente (per esempio la realizzazione del famoso quoziente familiare), ma soprattutto un sostegno immateriale, che aiuti i genitori a non sentirsi sovrastati da una cultura ostile, vissuta spesso come un vero e proprio assedio.di Eugenia Roccella da avvenire online
 
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verbenasapiens
view post Posted on 6/4/2007, 19:44




Vogliono far credere che il suicidio del ragazzo accusato di essere gay è colpa della Chiesa..
Dicono che la Chiesa discrimina i gay, io sta discriminazione non la avverto tanto in giro e tanto per dirla tutta, credo che tuttora sia ANCORA molto più discriminata e vessata la donna che non i gay, ma si sa che di femministe non c'è più traccia e che i gay hanno dei loro megafoni sparsi..incluso il CECCHI PAONE che fa il paladino dei diritti dei gay , non so con quali risultati.
Di questi tempi parli di disonore sociale?Ben altro è il disonore sociale e bisognerebbe inclucare NELLE SCUOLE E IN FAMIGLIA il rispetto degli altri , ma il bullismo dilaga.Perchè?Meglio buttare la croce addosso a chiesa e gay..ma non è giusto e non è vero.Purtroppo si accetta tutto, c'è indifferenza che è responsabile di certe tragedie assurde.A parte che gli adolescenti sono una categoria psicologica a sè che vivono in modo molto conflittuale un momento di transizione..ma questo è un altro discorso..non mi piace che si cerchino comodi e pelosi capri espiatori quando la nostra società è quella che è per svariatissimi motivi e mica solo perchè la Chiesa discriminerebbe i gay..
 
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2 replies since 4/4/2007, 17:59   110 views
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