Il sofà delle muse

Dieci minuti senza il cavaliere

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Maximus05
view post Posted on 28/11/2006, 08:16




Ieri per dieci minuti l'Italia si è ritrovata senza Berlusconi, senza quell'uomo che metà del Paese ama e l'altra metà odia. E forse mai come ieri gli ammiratori, i fedeli e gli adulatori hanno toccato con mano quanto sarebbero confusi e disorientati senza di lui. Mentre gli avversari si sono accorti quanto sia ingombrante il personaggio. Anche loro senza il Cavaliere dovrebbero reinventarsi. Da capo.
Il fedele Fabrizio Cicchitto, che con Silvio Berlusconi ci passa un giorno sì e uno no, ha assistito allo svenimento del Cavaliere sul palco di Montecatini, ed è rimasto di sasso. «Mi è venuto un colpo - racconta -. E ho subito pensato a Berlinguer e alla sua tragica scomparsa durante un comizio elettorale. Un incubo che è durato un momento. Adesso lui sta bene. Del resto già gli è capitato due volte di avere dei mancamenti all'Hotel Manzoni di Milano. Nei luoghi troppo caldi il presidente soffre di pressione bassa». Valentino Valentini, il devoto segretario-consigliere, invece era lì, accanto al capo, e si è dato da fare per tenere lontani amici, militanti e curiosi. «Era come stare sulla scena dell'attentato a Reagan - racconta -: un mare di gente preoccupata attorno al Presidente, un mare di gente che non può vivere senza di lui». Un quarto d'ora prima del malore, invece, l'ex dc Bruno Tabacci, che non è mai tenero con il Cavaliere, aveva dichiarato in Tv che il politico più simpatico è proprio lui, Berlusconi. «Forse - ci scherza su - non ha retto ai miei complimenti».
E anche uno dei nemici di sempre, Antonio Di Pietro, a quella notizia improvvisa e inaspettata c'è rimasto male. In fondo anche lui senza Berlusconi rischierebbe la disoccupazione: «Quando è arrivato l'sms che dava notizie confortanti sul suo stato di salute - è la sua testimonianza - mi sono sentito sollevato. Né voglio pensare in un momento del genere a un'Italia senza di lui».
Appunto. Dopo più di dieci anni di «berlusconismo» l'Italia senza Berlusconi non sarebbe la stessa Italia. Nel bene e nel male. Anche adesso che il Cavaliere è all'opposizione, che la sua leadership è contestata nel centro-destra, sono pochi quelli che si azzardano ad immaginare un Paese senza di lui. Tutti sanno che in ogni caso costerebbe una gran fatica. Continuerebbe ad esistere il centro-destra senza Berlusconi? E questo centro-sinistra? E il bipolarismo italiano? Ed ancora, Romano Prodi, che è nato e si è caratterizzato come l'anti-Berlusconi, sopravviverebbe nella politica italiana senza il suo avversario di sempre?
Ieri mentre negli spogliatoi del Palasport di Montecatini il Cavaliere si era già ripreso, chiedeva di tornare sul palco, raccontava barzellette, paragonava il medico che gli misurava la pressione a Bin Laden o invitava tutti al ristorante nel tentativo di coltivare ancora una volta l'immagine dell'uomo di ferro, dell'evergreen, dell'intramontabile, il Palazzo per dieci minuti ignaro delle sue condizioni ha guardato in fondo al pozzo e, probabilmente, si è sentito smarrito. Tutto. C'è chi ha paura di un'Italia senza Berlusconi e c'è chi la sogna. Ma nessuno sa che Paese sarà e se sarà migliore. Un po’ come per Bettino Craxi: quando era in vita era un maledetto; ora, invece, lo rimpiangono in molti, a destra come a sinistra. C'è anche chi ha nostalgia dei famigerati Anni 80. In fondo Antonio Bassolino - a stare alle cronache di questi mesi - a Napoli non ha poi fatto tanto meglio di Paolo Cirino Pomicino.
E un Paese che ha sofferto tante delusioni non ha poi più tanta voglia di scommettere. Lo fa solo se è costretto. «In quei dieci minuti parlando con chi era a Montecatini - confida Fabrizio Cicchitto - ho avuto la netta sensazione che questo Paese non può ancora fare a meno di Berlusconi. Ci sarebbe un vuoto spaventoso. I moderati tornerebbero al '94: ci sarebbe An, la Lega e qualche erede della Dc o del Psi. Non metterebbero insieme più del 30%. Ecco perché Casini non deve rompere le scatole. Lui, specie se continua così, i voti di Berlusconi col cavolo che li erediterà».
Fin qui i fedeli, i seguaci. Ma anche gli avversari, i nemici non si augurano un'uscita di scena repentina del Cavaliere. Anzi. «Per essere chiari - osserva Nicola La Torre, ultimo custode ortodosso del pensiero "dalemiano" - la crisi della leadership di Berlusconi è un dato acquisito. Solo che la crisi di prospettiva del centro-destra è talmente profonda che paradossalmente non si riesce ad immaginare un centro-destra senza Berlusconi». E anche la sinistra estrema, massimalista, in quei dieci minuti senza di lui, ha capito che una «funzione» ce l'ha anche il Cavaliere. «Senza Berlusconi - ammette il ministro dei verdi Pecoraro Scanio - i neo-centristi tenterebbero subito di rifare la Dc. Per cui al governo il personaggio è sicuramente pericoloso, ma all'opposizione paradossalmente ha una funzione di garanzia anti-inciucio. E' un deterrente perché per tutti è difficile allearsi con lui».
E arriviamo ai democristiani di ogni credo e di ogni schieramento. Loro agognano da tempo un'uscita di scena del Cavaliere: non lo hanno mai sopportato non fosse altro perché gli ha portato via tutti gli elettori. E così giorni fa, a cena dell'ex segretario del senato Damiano Nocella, festeggiando la nomina di Nicola Mancino alla vicepresidenza del Csm, Pierferdinando Casini e Ciriaco De Mita, Marco Follini e Bruno Tabacci hanno sognato tutti insieme il dopo-Berlusconi come il dopo-Prodi. «In politica nessuno è insostituibile - è la massima democristiana che Tabacci citava ieri a memoria -. Questo Paese ha fatto a meno di De Gasperi, di Moro, figurarsi di Berlusconi. Ci sarebbe una fase di assestamento e via». Del resto ai tempi dello scudocrociato si faceva un governo ogni otto mesi. E forse proprio a loro e a tutti quelli che lo vorrebbero già in pensione si è rivolto ieri il Cavaliere subito dopo aver ripreso i sensi. «Qualcuno ha pensato che fossi caduto definitivamente - ha detto ai presenti riaprendo gli occhi come se fosse su un palcoscenico - . Ma ho solo inciampato su una pietra e mi sono subito rialzato».
di Augusto Minzolini da lastampa.it
Il malore del cavaliere è stato "provvidenziale per capire chi e cosa sono i politici attualmente in Italia..e dire che i suoi biliosi nemici, le famose verde ramarro comari rosikanti, chiamano Berlusconi il nano di Arcore...Bel nano se da lui dipende tutta la politica in Italia attualmente, quella del governo e quella dell'opposizione.Io certe cose le avevo dette da casalinga di Voghera ed Emilia Fida tanto tempo fà.Senza Berlusconi c'è il NULLA in Italia, e a maggior ragione, alla faccia del giullare Follini e del Figo senza testa Casini, non c'è opposizione.Davvero si vuole che si torni ai tempi di un vischioso e vaselinoso associazionismo di democristiana memoria, quello per intendirci in base al quale le varie coalizioni sparse aveano pattutito pure un Tot di premierato a Craxi ed un Tot a De Mita?Che orrore..e allora più che mai: FORZA SILVIO!!!
Verbena
 
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