Il sofà delle muse

EPATITE C: 1,8 MILIONI DI INFETTI, MA SOLO UN QUINTO LO SA

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Rachael
view post Posted on 20/9/2006, 19:03




'Il tuo fegato non dimentica nulla'. E' la notizia/verità ridotta a slogan da EpaC Onlus, l' associazione di pazienti e medici impegnati nella lotta contro l'epatite C, per sostenere una grande campagna contro la malattia in occasione del 1° ottobre, giorno in cui cade appunto la Giornata Mondiale di sensibilizzazione sull'epatite virale.

Il fatto è - hanno sostenuto gli esperti questa mattina a Milano nel corso di un incontro con i giornalisti - che un contatto col virus C dell'epatite (HCV) avvenuto molti anni addietro e rimasto silente, può manifestarsi con sintomi lievi oppure dare inizio improvvisamente a una fase acuta. "Si calcola che in Italia - ha detto Massimo Colombo, direttore della Divisione di Gastroenterologia della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico di Milano - siano 1,8 milioni le persone che hanno avuto un contatto col virus, ma di queste solo un quinto ne è coscio. In realtà, di quel milione e ottocento, un terzo è guarito spontaneamente, mentre i due terzi vanno incontro nel tempo a un quadro di cirrosi epatica".

A questo serve la campagna, denominata 'l'epatite c'é ': a far emergere il sommerso; cioe' a far sì che chi, anche nel passato, è stato a rischio di contrarre il virus C, si faccia controllare con un semplice test (ed eventualmente con esami più approfonditi) e ottenga così, qualora risulti positivo, una 'diagnosi precoce', prima che la malattia comporti serie conseguenze al suo fegato, come la cirrosi, l' insufficienza epatica, fino al tumore. In Italia si stimano ogni anno oltre 10.000 decessi a causa delle complicanze dovute alla malattia. Ed è un dato significativo se confrontato, per esempio, ai circa 500 decessi causati dall'Aids (virus HIV).

Oggi la cura dell'infezione cronica da virus HCV, come ha spiegato Colombo, si basa sull'interferone pegilato associato a ribavirina. Quest'ultimo farmaco, se da solo non produce alcun cambiamento, è invece in grado di potenziare l'azione dell' interferone, fino a ottenere la scomparsa del virus e la guarigione completa del paziente. Purtroppo questo non vale per tutti i malati. L'efficacia della terapia dipende dal tipo genetico di virus: "I genotipi 1 e 4 - ha precisato Colombo - richiedono dosi elevate di ribavirina e 48 settimane di cura, garantendo la guarigione completa nella metà dei casi. I genotipi 2 e 3 vengono curati con solo 24 settimane di farmaci, con maggiori probabilità di guarigione (70-80%). Ma nel genotipo 1 - ha sottolineato l'esperto - la probabilità di guarire è maggiore nei pazienti con malattia più giovane e bassa carica virale. Per questo è importante fare ogni sforzo per riconoscere precocemente l'infezione. E in questo possono essere di grande aiuto anche i medici di medicina generale nello scrutinio dei pazienti che per comportamento e storia familiare hanno più probabilità di altri di avere un'infezione da HCV".

Chi sono dunque le categorie a rischio e come riconoscersi in esse? A questa domanda vuole rispondere proprio la Campagna EpaC, che prevede l'attivazione del numero verde 800.90.37.22 (dal 2 ottobre) al quale ogni cittadino potrà chiedere informazioni, dal punto di vista sia scientifico che legale; la distribuzione di opuscoli informativi a bordo dei treni nazionali e regionali; le informazioni contenute nel sito Internet www.epac.it; pianificazione pubblicitaria sulle pagine di quotidiani nazionali e locali.

Nei messaggi si metterà l'accento sui maggiori fattori di rischio: l'aver usato, in passato, aghi e siringhe non monouso (si pensi alle siringhe di vetro usate fino agli anni Sessanta o allo scambio di siringhe fra tossicodipendenti), oppure aver subito trasfusioni di sangue prima del 1990 (quando ancora non era obbligatorio il controllo sulle sacche di sangue trasfuso). Anche gli interventi odontoiatrici e quelli invasivi in ospedale o negli ambulatori (qui dipende dal rispetto dei meccanismi di controllo sulla sterilità degli strumenti) possono fungere da vettori di infezione.

"Il rischio di trasmissione sessuale - ha precisato Carmen Vandelli (Università di Modena) - è molto piccolo, così come la trasmissione materno-natale. Non così invece la trasmissione dovuta alla moda del piercing e dei tatuaggi, perché vengono fatti in ambienti dove le garanzie di sterilizzazione non sono idonee. Qui bisogna essere molto chiari: o si introducono per legge gli sterilizzatori obbligatori, oppure tutte queste pratiche vanno assolutamente sconsigliate. Non ci si può accontentare di assicurazioni verbali".
 
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verbenasapiens
view post Posted on 24/9/2006, 19:40




certo sto storia dei peircing è un macello..
 
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1 replies since 20/9/2006, 19:03   221 views
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