Il sofà delle muse

Che occasione s'è perso il governo di Ankara

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verbenasapiens
view post Posted on 16/9/2006, 17:37




Poteva essere l'occasione per dimostrare la propria estraneità al fanatismo ideologico e al radicalismo politico, dando prova di tolleranza democratica e di apertura al dialogo. Poteva essere la spinta per fare un passo in avanti sulla strada verso l'Europa che il governo di Ankara dice di aver imboccato da tempo. Non è andata così. Per ora.
La sgangherata polemica esplosa nel mondo islamico all'indomani del discorso di Benedetto XVI a Ratisbona ha trovato la Turchia in prima fila. Il Pakistan subito dopo. Giornali e tv fanno a gara nel diffondere veleni e nel fomentare odio nei riguardi dei cristiani, mentre abbondano le vignette satiriche che dipingono il Papa come un crociato in guerra contro la "umma", la comunità dei musulmani. Quasi un'isteria collettiva che non risparmia i politici del Paese della mezzaluna. Non solo gli esponenti dell'opposizione ma anche quelli del governo hanno espresso giudizi molto duri su Benedetto XVI, accusato di «gettare benzina sul fuoco mentre in tutto il mondo aumenta il rischio di uno scontro tra le religioni».
Che abbiano frainteso? Forse, ma forse non hanno voluto intendere, non hanno prestato ascolto alle parole autentiche pronunciate dal Papa. Nella valanga di contumelie e d'insulti che gli hanno rovesciato addosso è difficile ritrovare un'argomentazione vera e propria.
Stando alle dichiarazioni del presidente degli Affari religiosi della Turchia, Alì Bardakoglu, la ragione dello scandalo sarebbe «l'aver messo bocca nelle cose sacre, intervenendo sul Corano e sul Profeta, segno di arroganza e di ostilità verso l'islam». Dunque, quel che al fondo risulta insopportabile è l'interloquire sulle cose sacre, il giudizio sulla religione. A prescindere dal fatto che questo giudizio sia positivo o negativo.
In questo modo però il funzionario politico-religioso di Ankara conferma paradossalmente la riflessione condotta da Papa Ratzinger, tornato professore sulla cattedra di Ratisbona. «Per la dottrina musulmana - ha spiegato - Dio è assolutamente trascendente, la sua volontà non è legata a nessuna delle nostre categorie, fosse anche quella della ragionevolezza». Ed ha aggiunto: «Qui si apre, nella comprensione di Dio e quindi nella realizzazione concreta della religione, un dilemma che oggi ci sfida in modo molto diretto».
E' la sfida di un pensiero religioso che allarga i confini della ragione e rende possibile l'agire del credente nel mondo. E' una sfida che riguarda direttamente la Turchia, il Paese che vuole fare da ponte tra l'Occidente cristiano e l'Oriente islamico e che sta tentando faticosamente di conciliare la tradizione laica di Ataturk con l'identità religiosa della nazione. Uno sforzo portato avanti dal primo ministro Erdogan, il leader del partito «per la Giustizia e lo Sviluppo» che è arrivato al potere quattro anni fa e che si auto-definisce «demo-musulmano», riecheggiando la tradizione europea dei partiti democristiani nati nel dopoguerra, calati dentro la modernità senza cedere al laicismo.
E' davvero un peccato che il governo di Ankara non abbia colto la straordinaria fecondità culturale e politica del discorso ratzingeriano, prendendo sul serio l'invito al dialogo tra fede e ragione. Un invito che Benedetto XVI avrà l'occasione di rilanciare nel suo prossimo viaggio in Turchia - se lo conferma - programmato per fine novembre. Un'altra grande sfida che il governo Erdogan, crediamo, non può permettersi di perdere.


Luigi Geninazzi da avvenire online
 
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