Il sofà delle muse

Brescia, il giallo della pakistana sgozzata

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*PalladeAthena
view post Posted on 13/8/2006, 19:33




BRESCIA - Trovata l'auto del padre di Hina Saleem, la ragazza pakistana ventunenne uccisa a coltellate e sepolta nel giardino della villetta di famiglia. La Nissan rossa di Mohammed Saleem era a Gardone Valtrompia, poco lontano da Sarezzo (provincia di Brescia) dove vivono i Saleem. O, forse, si dovrebbe dire "vivevano" perché l'intera famiglia è scomparsa lasciando dietro di sé il povero corpo di Hina, appena vent'anni, avvolto in qualche sacchetto di plastica, sotto un metro scarso di terra.

La scoperta dell'auto aiuta poco gli inquirenti. Il sospetto è chiarissimo. Si pensa che la ragazza sia stata uccisa dai famigliari, probabilmente dal padre stesso, a causa di un "comportamento", di uno stile di vita che non rispettava le regole islamiche della "sharia". Hina, insomma, aveva rotto con famiglia e tradizioni, se n'era andata di casa, era andata a vivere a Brescia con il suo fidanzato. Forse era stata promessa a qualcun altro. Tutto questo potrebbe essere all'origine della sua atroce morte e della scomparsa contemporanea di tutti i suoi famigliari: tredici persone tra fratelli, sorelle e cognati. La decisione di non adeguarsi ai costumi dell' islam e di vivere all' occidentale rifiutando il burqa o altri segni distintivi e indossando jeans e maglietta, gli stessi che aveva quando è stata uccisa, potrebbe essere la causa che ha scatenato chi tra venerdì e sabato ha ucciso la giovane, la quale ha tentato di difendersi, come dimostrano alcune altre escoriazioni sul corpo. Il padre, dunque, è il principale sospettato, magari con l'aiuto di alcuni uomini di famiglia. Si pensa che, prima di uccidere Hina, abbiano mandato via le donne e i bambini di famiglia: forse all'estero.

Secondo le testimonianze di vicini e conoscenti le tensioni tra Hina, il padre e i parenti più prossimi sono nate diverso tempo fa, prima che conoscesse quello che da circa un anno era il suo fidanzato e il suo convivente: Giuseppe T. bresciano, di religione cattolica con cui risiedeva nel centro del capoluogo.

Le ricerche di Hina erano cominciate nei giorni scorsi in seguito alla denuncia del fidanzato che non riusciva più a trovarla. Poi, in seguito alla testimonianza di un vicino che ha detto di aver visto quacuno scavare nel giardino della villetta abitata dai pakistani, le ricerche si sono concentrate fino alla terribile scoperta. Giuseppe T., profondamente turbato e spaventato, si trova adesso presso alcuni parenti in una zona nota solo agli inquirenti che si stanno preoccupando della sua sicurezza.

Le ricerche del padre di Hina si concentrano in modo particolare nel Bresciano e nella zona bergamasca del lago d'Iseo. Il padre della vittima, con altre due persone, un parente e un conoscente, presumibilmente non si sono allontanate di molto dopo la fuga avvenuta nel pomeriggio di ieri.

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verbenasapiens
view post Posted on 14/8/2006, 17:36




Hina, uccisa dal padre Ma il mandante è Allah
Siamo costretti a pensarla morta, e con il volto candido, circondato dal rosso del suo sangue giovane. Il coltello le ha tagliato la gola «da orecchio a orecchio», come si faceva al tempo della Bibbia con gli agnelli. La mano assassina è stata ferma. Allah lo voleva. Dobbiamo raccontarne la morte. Ma come era viva Hina. La sua colpa è stata di essere viva, di desiderare. Che cosa? Desiderare qualcosa che non sapeva bene, ma i ragazzi hanno ancora il coraggio di dire questa parola: la felicità. E la felicità è l'amore. L'amore è tutto. Si era innamorata. Ma non era scappata. Tornava a casa. Voleva bene a suo padre, voleva convincerlo, cercava la sua benedizione. Le ha dato la morte chi doveva amare la sua vita: suo papà. Complice il Dio di suo padre e di sua madre. Dio? Un Dio che si fa chiamare Allah. Il Corano non lo chiama Padre. E un motivo ci dev'essere.
Il padre, il cognato, un altro parente forse, ce ne sono voluti tre. Dev'essere accaduto venerdì. I vicini hanno scorto figure vestite di bianco che scavavano nel giardino.Non hanno sprecato forze, era una prostituta per loro. Lei era un metro e 59 cm, loro hanno aperto un fosso di un metro e sessantacinque. L'hanno seppellita avvolta nel cotone bianco, poi un sacco della spazzatura,una barriera di legno, e poca terra. Il suo fidanzato la cercava, era così bella. Al cellulare non rispondeva più. Hanno agito in tre: ma il mandante morale è un tale che ha scritto il Corano insieme con quelli che lo insegnano nelle moschee. È successo in Valtrompia, a Sarezzo, provincia di Brescia. Un piccolo tribunale si è radunato alcune settimane fa nella casa di Mohammed Saleem, pachistano immigrato in Italia, operaio. Ha trovato un po' di benessere qui. La casa ha il giardino. Ma non era stato progettato dal geometra che funzionasse come patibolo e come cimitero islamico. Per Hina era previsto il destino delle ragazze che non vediamo mai. Non le vediamo perché sono sigillate nelle case come in uno scrigno di cui l'uomo ha la chiave. Le vediamo uscire talvolta con le madri, avvolte nei veli. Dentro è il regno del maschio, e la cella per le donne. Di solito le ragazze hanno un matrimonio preordinato con qualche cugino in Pakistan che loro mai hanno visto. Tutto è combinato. Talvolta il matrimonio è già stato contrattualizzato ed è islamicamente efficace per procura. C'è uno Stato nello Stato in Italia: ed è quello musulmano. Dove vige la Sharia, la legge coranica. Se lo fate sapere ai dirigenti musulmani dell'Ucoii, lo negheranno. Poi andate nei loro siti internet. Ad esempio: www.islam-online. it/donne.htm. Si teorizza la legittimità della poligamia, si fa presente alla povera cristiana innamorata di un musulmano che sarà bene si legga il Corano e si converta, altrimenti avrà i suoi bravi guai... Si sono modernizzati. Il sito internet è colorato e niente affatto truce, parlano addirittura di femminismo islamico. La realtà è quella di Hina. Hina faceva la barista. Era riuscita miracolosamente a mettere il naso fuori, ad andare fino a Brescia. Aveva quasi ventun anni, ma lei - senza che lo sapesse - era già destinata ad uno sposo asiatico. A Brescia metteva la minigonna. I genitori non volevano. Il Corano dice che le ragazze devono stare in casa, portare il velo. Altrimenti sono prostitute. Lei non si rassegnava. Voleva bene ai suoi cari. Era convinta di riuscire a persuaderli, come le altre ragazze, che lottano, discutono, prendono un paio di sberle, e poi si chiudono in camera sbattendo la porta e telefonano al loro ragazzo che le porti via. La carta d'identità mostra una foto dove il suo bel viso risplende di un sorriso gentile. La pettinatura un po' demodé, forse. Andava dalla Valtrompia a Brescia. Si era innamorata di un ragazzo. Un bresciano, 33 anni, un artigiano, e il desiderio di mettere su una famiglia, avere figli, magari persino fraternizzare con il suocero. Se una donna è bella ci si innamora. Come capita spesso, lei passava con lui i week-end. Poi rientrava a casa. Metteva il velo, ma teneva imperdonabilmente scoperte le ginocchia. Hanno mandato via gli altri familiari. La madre è stata spedita in Pakistan. Non si sa se volesse mettersi in mezzo, non crediamo. Queste donne sono schiacciate da una tradizione religiosa dove la libertà è obbedire e basta. Hina ha resistito, ci sono segni sulle braccia. Devono averla tenuta ferma a fatica. Il padre deve aver pronunciato il nome di Allah il misericordioso, per imitare Al Zarqawi e altri macellai. Poi però l'hanno seppellita con la testa dalla parte giusta, mica che Allah o l'imam se la prenda perché non aveva il capo rivolto proprio verso la Mecca. Sono convinti magari di averla spedita in cielo, a disposizione di qualche kamikaze, in un'eternità di schiavitù. Non ci interessa qui citare le sure del Corano che comandano l'uccisione delle donne adultere, impure che hanno baciato un miscredente. E non ci interessa il parere di qualche illustre islamico il quale spiegherà che è colpa di una cattiva interpretazione di quel versetto, e che ce ne sono tanti di misericordiosi i quali magari avrebbero limitato la punizione a qualche frustata. Ci interessa di lei, Hina. Prima di essere pachistana immigrata, e di essere diventata musulmana senza neanche accorgersene, era una persona. Una brava ragazza. Lavorava e si era innamorata. Capita così nella vita. Un padre. Un consiglio di famiglia. Allah: l'hanno ammazzata!
Nell'autunno del 2004, Cristiana Lodi condusse per Libero un'inchiesta sulla violenza subita dalle donne musulmane in Italia. Io intervistai una signora magnifica. Si chiama Souad Sbai, direttrice della rivista Al Magrebiya, presidente dell'Associazione delle donne musulmane d'Italia (emarginata come nemica dell'islam dai capi delle moschee). Le chiesi: speranze? «Poche. Ma Libero per favore non si fermi. Quello che state scrivendo è tutto vero, ma è niente. Bisogna attaccare di più. C'è chi sta preparando tribunali che applicheranno la sharia, la legge islamica, con tanto di pene di morte, e c'è chi le eseguirà contro le donne disobbedienti ». (Libero, prima pagina, 3 dicembre 2004). Detto, fatto. Perché non si è fatto niente? Anzi, qualcuno ha fatto. Povera, cara Hina, una di noi.
Libero-Renato Farina
un articolo commovente!
 
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1 replies since 13/8/2006, 19:33   78 views
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