Il sofà delle muse

Nassiriya, la cronaca in un film

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petrus33
view post Posted on 6/8/2006, 19:33




Il bambino è immobile nel letto di ospedale, i teli di plastica dividono un paziente dall'altro. Il carabiniere col giubbotto antiproiettile gli è seduto accanto, gli mostra un pupazzetto. Il camice della dottoressa non è più bianco da tempo, scorre la cartella clinica: la situazione è migliorata. I granatieri di Sardegna sorvegliano l'edificio, fuori la città brucia. Sul set di Nassiriya - Prima della fine, il film di Canale 5 che Michele Soavi sta girando a Roma, realtà e finzione si mescolano. Il carabiniere con lo sguardo affettuoso è Raoul Bova, i giovani con la mimetica, l'elmetto, il fucile a tracolla, sono veri soldati. Nello stabilimento abbandonato della Snia è stato ricostruito uno di quegli ospedali che nelle zone di guerra ti fanno riconciliare col genere umano.

Il colonnello dell'Esercito Marco Centritto vigila sui particolari, perché ogni scena sia "verosimile. Non è documentario. Siamo qui per dare consulenza e supporto". È un film complesso, delicato, perché il dolore, per le famiglie dei caduti di Nassiriya, è intatto. Il 12 novembre 2003 segna il prima e il dopo, nella vita di ciascuno di loro. Hanno chiesto rispetto, tutte le assicurazioni del caso.

Lo spiega il produttore Pietro Valsecchi, che dopo la Uno bianca, Borsellino, le nuove Br, continua a esplorare la cronaca. "È il mio film più difficile. Ho incontrato le vedove dei caduti, un'esperienza molto forte che mi ha convinto a raccontare Nassiriya sotto il punto di vista umano, per spiegare chi erano questi uomini: come aiutavano la popolazione a costruire acquedotti, a curare i bambini, a credere nelle democrazia. Uomini che facevano scorta di cioccolata per portarla ai più piccoli e si facevano spedire da casa la carta carbone. Era difficile raccontarle tutte, queste storie: le abbiamo concentrate. Bova è un carabiniere che ha perso un figlio e cerca una motivazione nella missione di pace". Una missione con un nome affascinante, Operazione Antica Babilonia, e un finale tragico.

Scritto da Paolo Marchesini con Donato Carrisi e Stefano Rulli, il film andrà in onda su Canale 5 il 12 novembre, giorno dell'anniversario della strage in cui morirono dodici carabinieri (Enzo Fregosi, Giovanni Cavallaro, Alfonso Trincone, Alfio Ragazzi, Massimiliano Bruno, Daniele Ghione, Filippo Merlino, Giuseppe Coletta, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Horatio Maiorana, Andrea Filippa); cinque uomini dell'Esercito (Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Emanuele Ferraro, Alessandro Carrisi e Pietro Petrucci); due civili, il regista Stefano Rolla e l'operatore della cooperazione internazionale Marco Beci.

L'Italia si ferma, il presidente Ciampi che accoglie i caduti imponendo le mani sulle bare, in segno di saluto e rispetto, interpreta il dolore di milioni di italiani.
Ora il film. "Da Roma ci sposteremo in Puglia" dice il regista Soavi "sempre assistiti dall'Esercito che ci ha concesso tutti i mezzi. Ho chiesto di girare nella massima tranquillità, era impossibile in Tunisia o in Marocco, non è un film come gli altri. La scena dell'attentato la gireremo in una cava, sarà violenta, ma non farò vedere i corpi. Mostrerò i ragazzi spazzati via dall'esplosione, attraverso i loro oggetti, un universo di devastazione ripreso in modo poetico.

Useremo il repertorio per i titoli di coda: ricorderemo i caduti con foto e filmati". La memoria è un valore: lo dicono lo sguardo di Bova (nel cast Santo Bellina, Libero De Rienzo, Andrea Tidona) e il sorriso di Claudia Pandolfi, dottoressa di un'associazione umanitaria col camice macchiato: "Fa parte di quell'esercito di gente che fa la guerra, senza essere in guerra"

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