Il sofà delle muse

L’Italia pulita e l’Italia meschina

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Maximus05
view post Posted on 2/7/2006, 20:11




Non sono una tifosa della Juve, anzi diciamolo tutta, la Juve mi è stata sempre sulle scatole per l’arroganza cafona dei suoi dirigenti( quelli di Moggiopoli, del dopo Boniperti che offesero anche il buon Giampiero da ignoranti parvenus senza alcun rispetto), la spocchia pseudonobile dell’Avvocato che sparava a zero sui suoi giocatori, solo perché a lui, in quanto padrone tutto era dovuto, il vile vassallaggio interessato di certa stampa che cantava le gesta solo dei giocatori signorsì, senza talento e senza carattere e che era di fatto solo il megafono di quello che stabiliva la società.Dopo il trattamento riservato a Roberto Baggio( l’ultimo dei grandi giocatori italiani di calcio) da Umberto Agnelli, dalla Triade velenosa e da certi giornali servi dei padroni, ho imparato a disprezzare ancora di più certi ambienti ipocriti e malsani della Juve.Ma una cosa voglio affermare a chiare lettere, ho sempre stimato Pessotto, un ragazzo forte, dolce, sincero, sensibile, corretto,un vero eroe positivo silenzioso, uno che non è mai venuto agli onori della cronaca per liasons volgari con la velina di turno o per dichiarazioni contro pubblico, avversari, allenatore, compagni.La notizia di quanto gli è accaduto mi ha creato vero dispiacere anche se so che la depressione è uno dei mali maggiori che deve affrontare un ex giocatore che inizia tra mille paure una carriera da dirigente.Questo è un periodo molto pesante per me, direi che scatto come una molla per un nonnulla ma quando ho letto certe frasi su un forum beh, non ci ho visto più.Scrive la bella gioia di turno( ce ne sono tante , dato che la madre dei cretini è sempre incinta) a proposito della disgrazia di Pessotto“meschinello, aveva deciso di farla finita e si è buttato giù addirittura col rosario tra le mani...caso ha voluto a) che rimbalzasse sulle macchine; b) che bettega lo soccorresse all'istante; c) che il prontissimo reparto chirugia delle molinette lo operasse d'urgenza tutta la notte riuscendo a interrompere l'emorragia....il 18% di probabilità che il midollo sia stato intaccato...cazzo che sfiga, voleva morire, l'hanno salvato, ora si sveglierà e probabilmente sarà pure mezzo paralizzato!!!! ECCHECAVOLO”.Questa è attualmente certa gente, non a caso di sinistra, che sporca i fora in Italia con i suoi deliri velenosi.Amo il mio paese e vorrei che diventasse migliore, magari anche attraverso il sacrificio di chi sacrifici già ne ha fatti tanti e di chi non ne ha fatti mai( pura utopia), ma a leggere certe oscenità sarcastiche cascano le braccia.Che bravi i soliti noti a fare la morale agli altri, oltretutto mostrando tutta la loro crassa ignoranza.La depressione è una brutta bestia ma la frustrazione è molto peggio,perchè rende MESCHINI.Almeno Pessotto è stato un grande giocatore e una persona per bene ed onesta.Una cosa simile è capitata alla moglie di un mio amico, un ragazzo eccezionale, anch'essa ha avuto la stessa "fortuna " di Pessotto,so quanto ha sofferto il mio amico e la sua famiglia, anche per paura che la moglie ci riprovasse ammazzando pure il figlio.Ma si sa, quando si nasce "fortunati",( ma Pessotto se l'è costruita la sua fortuna giorno per giorno con il suo sudore)una delle cose peggiori da sopportare è l'invidia altrui, e l'invidia porta alla frustrazione e, poi, all’odio e al disprezzo per chi si sa migliore:tutto un circolo vizioso.Perchè molti sinistri in Italia sanno solo invidiare ed odiare e fare bassa ironia pure sulla fede di Pessotto , su quel rosario stretto tra le mani?Che amarezza…
Verbena
ps:il testo della bella gioia è stato corretto solo negli errori, tanti, grammaticali e di sintassi





CORAGGIO GIANLUCA SIAMO IN TANTI AD ESSERE DALLA TUA PARTE
Rispetto per i suicidi. Doppio rispetto per i mancati suicidi. La morte è dentro di noi, a volte si assopisce, altre pretende attenzione e si afferma. Smettiamola di dire che la follia spinge un uomo a gettarsi dal tetto per farla finita. La vita è finita nel momento in cui principia: un lento cammino ci allontana dalla partenza e avvicina al traguardo, temuto o agognato, non importa. Gianluca Pessotto, anni trentacinque, friulano, bello come un marine bello, fisico felino, intelligenza da vendere, occhialini da intellettuale, moglie avvenente, due bimbe che inteneriscono, una carriera invidiabile di calciatore, Juventus - che sta a un giocatore come il Corriere della Sera sta a un giornalista - e tanti anni davanti a sé nel ruolo di dirigente della stessa società. Un giovanotto così è l'emblema del successo, eppure si è lanciato dall'abbaino dell'edificio nel quale lavorava, dopo aver abbandonato l'attività. Considerazione ovvia o addirittura scema: gli ha fatto male al cuore e all'anima lasciare il prato verde e liscio sul quale aveva sgroppato per oltre venti anni. Caro Gianluca, comprendo. È difficile smettere di giocare. Il gioco è felicità. L'aria che gonfia i polmoni, le endorfine che circolano veloci e procurano euforia, il cervello che produce godimenti illimitati, la palla da colpire con precisione, i compagni che gridano: qui qui qui... E tu che fingi di non udire e vai giù, ancora più giù; il fiato dell'avversario sul collo, poi, liberatorio, il cross "millesimato", la tua specialità. Ti ho visto spesso in partita, alla tivù; marciavi come un treno, resistevi alle cariche e ai falli, galoppavi inarrestabile; non cadevi mai, tenuto su da gambotte robuste e rapide. Uno spettacolo. In alcune circostanze mi sembravi scemo per troppa generosità. Aiutavi tutti. Scatti, rientri a perdifiato, contrasti, rilanci. Madonna mia, dicevo fra me, riposati un attimo, non capisci che scoppi, pirla di un Gianluca? Ti sbattevi per consentire agli altri di fare bella figura. E a te, chi pensava a te? Adesso ti dico davvero quel che penso. Non hai un gran talento, non sei mai stato Maradona. Cacchio, però, sei stato capace di essere una colonna della Juve e della nazionale. Chi ti fermava a te? Vitaccia da mediano. Campano male i mediani. Sgobbano, sgobbano; e in pagella, se hanno sputato la bile e lo stomaco, sibeccano un sei. Provare a recuperare il pallone nel casino di centrocampo. Provare a ripartire a testa bassa, quindi alzarla e con le poche energie residue cercare ilcompagno bravo cui consegnare, digrezzato, il pallone. Si fa alla svelta dire: passa a Zidane che poi provvede lui. Fra te e Zidane c'era di mezzo un groviglio di caviglie e quaranta metri di campo da percorrere in apnea. Trenta volte in novanta minuti; serve un gran muscolo cardiaco e due palle di granito. Tu possedevi l'uno e le altre. Peccato, peccato non ammirarti più in braghette. Questo era Pessotto calciatore. Amato da tutti, anche dagli avversari. Un campione d'altra epoca, da libro Cuore, Gioan Brera sarebbe impazzito per lui. Poic'è l'uomo.LeggeDostoevskij. Adora Goethe. Conosce il Vangelo e, udite udite, crede in Dio. Il che fa ridere i discotecari, i campioni tipici dediti semmai alla coca, smaniosi di veline e bonone varie, ritratti sotto l'ombrellone da Chi e Novella Duemila, tutelati da procuratori esosi e buoni a strappare ingaggi da Nababbi. Lo sport è grana e puttanone da strapazzare in albergo. I calciatori di fama sono invidiati perché incassano e scopano. Se chiedi a un ragazzo cosa si aspetta dall'esistenza risponde: partecipazione al Grande fratello oppure una maglia di centrattacco. Gol e tivù, e naturalmente minigonne da esplorare. Sono i nuovi miti insieme con le Bmw superpotenti, le Ferrari e le Porsche. Denaro e carne fresca, folla esultante e pile di denaro. Pessotto era attratto da musiche diverse. Si è sposato a ventidue anni con una del basket (svizzera). Due bimbotte. Quotidiani non sportivi da sfogliare e su cui discutere. La politica. L'etica. Il diploma, liceo scientifico, conservato nel cassetto. E quella maledetta voglia di capire il mondo e la gente che ti conduce lontano, tanto lontano da rischiare lo smarrimento. Gianluca si è smarrito nei meandri bui della mente e della cultura. Cercava, cercava. Chissà cosa cercava. Conosco le procedure della depressione. Primo atto. Cominci a domandarti che senso ha. Ti rispondi: è tutta una finzione, una presa di culo, una perdita di tempo. Secondo atto. Non è vero che sei malinconico. La malinconia ha una sua dolcezza. Può essere un balsamo. Un lenimento per anime sensibili. Sei tetro come un cipresso. Il colore dominante è il grigio o il nero. Terzo atto. Scopri di essere antipatico a te stesso. I film ti rompono i coglioni. Le canzonette sono rumore fastidioso. Non ti vesti più; ti copri. La sera non ce la fai a dormire; la mattina non ce la fai ad alzarti. Sei terrorizzato all'idea di dover cominciare a trottare nella routine. Non te ne frega niente di essere qualcuno perché sai di essere polvere. Quarto atto. La moglie non è più una moglie ma una zanzara. Ti dà l'orticaria. La sua voce strazia le orecchie. La sua presenza è opprimente. Il suo corpo, un tempo desiderato, respinge. Il sesso ti disgusta. I figli. Già i figli. Lasciatemi in pace per favore. Smettetela di piangere, smettetela di gridare. Papà è stanco, non regge. Quinto atto.Esci di casa. Finalmente solo. Solo un corno. Tizio ti ferma e ti inonda di banalità. Caio si danna per offrirti caffè e aperitivi, che barba; parole parole parole. Entri in ufficio e la scrivania è cosparsa di fogli; appuntamenti, impegni, cose da organizzare. Sei sopraffatto. Smania di fuga. Fuggire dove? Che sarà di me? Vado via. Via dove?Homoglie e due figlie. Non posso stare senza lavorare. Ho appena trentacinque anni. Non gioco più. Nostalgia della corsa, del pallone, dei compagni, della partita, del sudore che cola dalla fronte, della spensieratezza. Il futuro è la somma di tanti giorni tutti uguali e uggiosi, idioti. Sono un idiota. Vivere non mi diverte. Soluzione? Mi uccido. La progettazione del suicidio è lucida e ossessiva. Faccio o non faccio? Sì, faccio. Come? Hai in testa soltanto questo, sei impermeabile a qualsiasi distrazione; fiacco, sordo, cieco. L'anima si raggomitola, i pensieri si aggrovigliano. Ti fai trascinare per un po' dalla corrente nell'illusione di trovare un punto fermo cui aggrapparti. Niente. Sesto atto. Non resisti. Un bel giorno, anzi, un brutto giorno, scopri di avere una strana lucidità; ritrovi la volontà che avevi perduto. Ora basta. Sali sul tetto, se sei credente stringi fra le dita la corona del rosario, e ti scaraventi giù convinto di togliere il disturbo. Mentre voli forse ti penti. Pochi istanti durante i quali scorri il film dell'esperienza terrena. Ecco tua moglie, ecco i figli, magari i genitori, un amico, un cross, un tiro, l'abbraccio di un compagno dopoil gol.Dio miocosa hocombinato. Quanto ho amato senza rendermi conto di amare. Troppo tardi. Ti schianti al suolo con negli occhi la "foto" dei bambini. Non c'è tempo neanche per una lacrima. Pessotto amico mio caro. Cerca di rimetterti in piedi in fretta. Loro, i tuoi bambini e tua moglie, sono lì che aspettano un cenno di risveglio. Non hanno molto da darti, soltanto un abbraccio. Che in fondo è il senso della vita che ti si era sbriciolata sotto i piedi. Non scusarti. Non chiedere perdono. La depressione è come il raffreddore; a volte prende. Calano gli anticorpi e sei fregato. Devi però accorgertene in tempo; quando sei in riserva precipitati dal medico; lui ti ricarica le batterie, con dei farmaci, e così ricominci a sorridere. Quando starai meglio telefonami. Ti dirò come fare, non perché ne sappia più di te, figurati; solo che ci sono già passato e so che la vita fa schifo ma un po' meno della morte. Conosco i trucchi per tirare diritto. Trucchi semplici, ma efficaci. Quando ti garba, sono qua. Coraggio Gianluca, sono dalla tua parte.
Vittorio Feltri
Non c'è bisogno di aggiungere un solo rigo a questo articolo di Vittorio Feltri, esprime benissimo i sentimenti di chi ha rispetto della vita, esprime la sensibilià d'animo di chi riesce a scavare la vita e non la vive "spolverandone" la superficie.
Esprime la profondità di pensiero di chi, davanti al dolore vero di un altro essere umano, mostra di esserlo a sua volta, non schernendo o banalizzando un gesto estremo come il suicidio, ma comprendendone il significato.
Noi viviamo con la morte accanto, ma ci comportiamo come se fossimo immortali, come ha scritto una mia amica in un commento: " proviamo per una volta a vivere come se ogni giorno fosse l'ultimo" forse questa esperienza c'insegnerebbe ad essere migliori.
Coraggio Gianluca siamo in tanti ad essere dalla tua parte.
Orpheus
 
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