Il sofà delle muse

La dignità che non si può intercettare

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verbenasapiens
view post Posted on 22/6/2006, 20:14




Lettera aperta a me stesso e alla mia organizzazione

Certo questa storia della concussione sessuale fa ridere. Le intercettazioni selvagge, invece, fanno piangere, perchè ci raccontano l’inciviltà giuridica di questo Paese e l’attesa smisurata di certa sinistra con la toga per il vento politico che cambia.

C’è aria, e anche pesante, di vendetta. C’è la successione al Berlusca e i cortigiani del bordello delle libertà devono pagare caro, carissimo: così hanno deciso alcuni signori imbellettati, probabilmente con la regia dei soliti noti, quelli che non hanno mai smesso di fare i magistrati pur entrando in politica, quelli al di sopra del bene e del male, quelli che “i ragazzi di salò” non erano poi tanto male, nel delirio di onnipotenza verbale di chi si può permettere di concedere patenti di democrazia.

Eppure, eppure questa storiaccia di puttane e rane dalla bocca larga, seppur ridicola e ignobilmente utilizzata per massacrare An e i suoi uomini, non ci lascia indifferenti. Per i motivi sopra elencati e anche perché non sopportiamo il tanfo del sospetto, mai, neppure quando lo provocano gli altri. La cartaccia quotidiana di “lorsignori” paragona Alleanza Nazionale al Partito Socialista di Craxi? Storie. Verrebbe voglia di tirargli una monetina, anzi due; verrebbe voglia di scordarsi per un attimo che chi di giustizialismo ferisce di giustizialismo perisce.. ma è più forte di noi.

C’eravamo pure noi al Raphael e non perché Bettino fosse peggio di altri. C’eravamo perchè la nostra storia ideale non conosceva infamie e falsità, eravamo quelli delle tasche rovesciate di Piazzale Loreto che non producevano neppure il tintinnio di una monetina. Siamo, fortunatamente, quelli di un’organizzazione giovanile che piange i suoi morti, poveri nelle tasche ma ricchi nello spirito, quelli che Paolo Borsellino non è un’icona, bensì quello che ciascuno di noi vorrebbe essere. Siamo questi, ma non lo saremo per sempre e non lo siamo tutti. Piantiamo i piedi per terra e ricordiamoci che le mani sporche che Drieu attribuiva all’artista intento a plasmare l’opera d’arte non sono una deroga alla propria integrità.

Ci sono limiti che non si superano mai, pena la perdita di qualunque identità, l’annacquamento e l’odore acre della carne bruciata dalle fiamme dell’inferno. Lo sappiamo che il potere è una brutta bestia, altrimenti non avremmo amato il Signore degli Anelli e non avremmo trepidato per un Frodo divorato dal desiderio di indossarlo l’Anello: l’Unico, però, finisce nel fuoco, si fonde e si confonde con la forza purificatrice del magma bollente.

Ecco, ricordatevelo, amici di Azione Giovani che diventate qualcosa o qualcuno: tenteranno sempre di farvi diventare uguali a loro, ci sarà sempre un momento nel quale sarete chiamati a scegliere fra il bene e il male e se sceglierete il bene vi faranno credere che siete stupidi, incapaci, poco tagliati per la politica. Eh, ma la politica è un’altra storia. E anche la dignità. Chi non ne ha più strappi dalla propria stanzetta il manifesto di zio Ez, almeno: delle idee malsane che diventano azione ne facciamo volentieri a meno…

Teniamo la testa alta e guardiamoci allo specchio. Sempre. Si, una politica diversa è possibile, soprattutto se a farla sono i giovani, ma non è roba per apprendisti stregoni, vecchi già prima di esser cresciuti, Consiglieri di qualcosa ancor prima di essere uomini. Accidenti, spero che la ragazzetta della Garbatella ci ricordi che non serve strisciare per scalare una montagna e raggiungere la vetta. Respiriamo forte un po’ d’aria pulita e rimettiamoci in cammino.

Questa non è una storia da strumentalizzare, caro signor magistrato col cappello arcobaleno. E’ una storia rivoluzionaria e lo diciamo sottovoce: se ci intercettano verremo accusati di associazione sovversiva. Amen.

http://www.paolodicaro.com/?p=11
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verbenasapiens
view post Posted on 23/6/2006, 18:45




Santo Piemme, intercetti per noi…
Santo piemme, intercetti per noi. Santo brigadiere, intercetti per noi. Santo finanziere, intercetti per noi. Santo detective, intercetti per noi… È la nuova giaculatoria del rosario italiano. Si recita da prima dell’estate scorsa. Cominciata con un governo di centrodestra, continua con uno di centrosinistra. Visitati a orecchio teso e microfono aperto luoghi sacri, luoghi laici e/o laidi, luoghi più o meno deputati: banche, borse, calcio, arbitri, ville principesche, casinò, radiotelevisione. Più si leggono testi di conversazioni telefoniche, meglio viene fuori lo scenario di un’Italietta becera, sboccata, ignorante, miserabile. Affollata di Vip che si arrangiano, Autorità che si allargano, Arbitri al miglior offerente, Principi faccendieri. Animata da stracciaculette sconosciute, allietatori variopinti, padrini di “scuderie” polivalenti in ambigua centralità fra discoteche alla moda, studi televisivi e “maisons” di piacere d’alto prezzo. L’Italietta oscillante fra casino e casinò: dipende dall’accento. L’Italietta paesanamente libertina, più che libera, del me la dài o scendi. È l’Italietta da quattro soldi dove, alla fin fine, si comporta da mezzacalzetta anche un re fortunatamente mancato. Un principe con la villa da trenta stanze a Ginevra: uno pensa chissà che affari da capogiro, che intrallazzi da miliardi. In dollari o euro. E alla fine l’unica bustarella documentata e riconducibile alla vicenda non contiene che la miseria di ventimila euro, meno di una quarantina di milioni di vecchie lire. Non ancora chiaro a chi fosse destinata. Comunque, non ci compri un’auto decorosa. E ripensando a una qualunque villa di trenta stanze a Ginevra, non ci paghi neanche la luce, l’acqua, il gas e il giardiniere. Dov’è il reato? In molti casi non c’è. Ma c’è di peggio: c’è l’insospettata bassezza di tanti altolocati. C’è la sintassi zoppa e c’è la grammatica sinistrata di tanti “dottori” strastipendiati. C’è la volgarità di tanti salottieri che, nel supposto segreto telefonico, si scatenano in filastrocche di “cazzo” e “culo”. I giudici diranno se ci sono davvero cose grosse sotto questa lunghissima ondata - un vero tzunami telefonico - di intercettazioni che ci sta sommergendo, e nauseando, da prima dell’estate scorsa: per ora non ci sono colpevoli e, in molte vicende, neanche imputati. Ma non occorrono le sentenze per vedere, anzi sentire com’è fatta (male) l’Italietta che conta. Per far cadere certe maschere e denudare - il caso di dirlo - qualche re. Forse è già un passo avanti. In nome della privacy e della salvezza da gogne mediatiche si prepara una legge per mettere il tappo sul telefono: intercettino pure i giudici per scoprire reati e acquisire prove, ma guai a far sapere cosa hanno sentito prima del tempo dovuto. Che, nel caso della giustizia italiana, è un po’ meno dell’eternità. In teoria, intenzione buona e principio sacrosanto. Ma in pratica, gioverà al Paese? Forse, al potere non gioverà per nulla. Anzi. Gli italiani diranno, come quando parlamentari e ministeriali si aumentano indennità e stipendi: pensano solo a difendere privilegi e a nascondere possibili malefatte. Scopriranno che proprio in questi giorni è già andata in vigore una stretta alla libera informazione giudiziaria: vietato fare i nomi dei sostituti procuratori, può essere pubblicato solo ciò che comunicano i Capi delle Procure. E si domanderanno, magari a torto: è questa la casa di vetro della democrazia? Qualche dubbio anche sugli effetti. La caccia alle intercettazioni proibite continuerà. Diventerà più costosa e rischiosa, si trasformerà da routine di comunicati e veline in vero e proprio scoop. E questo renderà la gogna mediatica forse meno massificata, ma assai più cattiva e accanita. Le sanzioni a carico del sistema dell’informazione, o saranno tali da incidere significativamente sulla libertà di stampa costituzionalmente garantita, o saranno aggirabili con vari stratagemmi: l’informazione telematica, per esempio, con la sua internazionalità, la sua deregulation, i suoi blog, ha tante strade per diffondere ciò che vuole. Ne vale la pena? Mah. E se, invece di affannarci a mettere il coperchio sul catino sporco, ci impegnassimo di più a lavarlo e tenerlo pulito? In fondo, se un re mancato dice al telefono le cose che secondo le intercettazioni ha detto, meglio fargli fare subito la figura che si merita e far sapere subito ai sudditi mancati a quale sciagura scamparono sessant’anni fa. A volte, la tempestività è tutto.
di Gianni De Felice
da ilroma.net
 
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