| Cavaliere, non Caimano:Caro Moretti, ti spiego perché Berlusconi non è l'animale feroce descritto dal tuo film. Di Giuliano Ferrara
Vorrei prendere da parte Nanni Moretti e spiegargli con simpatia la differenza tra un Caimano e un Cavaliere. Visto che il suo film parla di Silvio Berlusconi e reca quel titolo volutamente grottesco, e grottesca sarà l'accoglienza ideologica ed elettorale riservatagli dalle folle, accoglienza corale ed esultante, con le file davanti ai cinema, con i critici sdraiati in allegra unanimità, i premi a Cannes dopo la vittoria per celebrare la grande vendetta europea contro l'intruso, visto dunque un trionfo che nessuno tranne l'imprevisto potrà fermare e che sarà celebrato con grazia da Fabio Fazio nel suo delizioso programma radicalchic, il regista non me ne vorrà se provo a fargli una lezioncina politica irrilevante senza avere ancora visto l'opera. Un Caimano in economia e in politica ha alcune caratteristiche precise o dovrebbe averle. Non basta un uomo molto ricco, che fattura alla grande con il suo business. Quello è un uomo di successo, un capitalista o un imprenditore che ha avuto fortuna, a certe condizioni un Cavaliere. Per definire invece un animale predatore che incuta paura alla società civile e al potere civile ci vogliono altri elementi. Bisogna che il riccone eserciti una vera influenza, e sotterranea, sotto pelle, sotto la sua stessa scorza, sul grande giro della finanza, delle banche, dei grandi gruppi industriali. Il Caimano politico divora nel silenzio, non si espone personalmente, non mette a rischio i suoi possessi, conosce l'arte della eterodirezione, sa far muovere chiunque senza che si ascolti il suo sibilo. Il suo destino si forgia nell'ombra. Un Caimano politico non zoppica, non grida al tradimento su un palco di Vicenza, non fa comizi, non si presenta alle elezioni vincendole e perdendole, non racconta barzellette, non sorride mai, non si circonda di compagni di scuola e di una ciurma improvvisata, non fa ironia su se stesso, il suo dominio dell'ambiente non è fondato sul suo Ego, per lui la dissimulazione è tutto. Vuole scomparire alla vista e ci riesce, nella sua assenza vituale si realizza la sua capacità di intimorire, anzi di terrorizzare i suoi nemici e attirare oscuramente le sue prede o i potenziali cacciatori.
Non si è mai visto nelle democrazie moderne un Caimano che abbia contro i grandi giornali, le grandi banche, i grandi imprenditori, i grandi intellettuali, i grandi programmi televisivi, i grandi magistrati, un Caimano che debba difendersi a colpi di referendum e altre ordalie sulle sue tv, uno del quale il più ricco dei ricchi possa dire, come fece Giovanni Agnelli a proposito di Berlusconi, «se vince lui vinciamo tutti, se perde lui perde solo lui». Uno così è un Cavaliere, non un Caimano. La legittima sensibilità politica e ideologica di un cineasta di sinistra, uno che ha capito quanto il cinema sia l'arma più forte, e che sa scegliere la data giusta per il lancio del suo film, dovrebbe incontrarsi con una sensibilità narrativa o poetica.
Dovrebbe capire che un Caimano politico, per essere narrativamente credibile, non fa gaffe, non è compagnone, non è il re delle segretarie e il capo amato di un'azienda, non parla la lingua di tutti i giorni, non è costretto alla sbarra in mille processi, non è inseguito tutti i giorni dalla Finanza, dai parrucconi, dalle élite arbitrali di ogni conio, è semmai lui che governa i processi a danno degli altri, lui che tira le fila dei poteri neutri, lui che governa il sistema dal di dentro, che orienta entrate e uscite nella palude del potere fin nel cuore della foresta, lui che scrive la sua stessa storia, ma non in prima persona, non con i rotocalchi elettorali, bensì mobilitando i professionisti della storia scritta, i cantori delle sue divoranti vittorie.
In ogni artista dovrebbe esserci un po' di Sancho Panza, una sana e proverbiale diffidenza verso le allegorie troppo facili, una misura ironica che gli permetta di capire la differenza tra la follia di una missione impossibile e il realismo che suggerisce ai veri potenti, ai veri Caimani, di limitarsi sempre al possibile. Purtroppo il Berlusconi mostruoso immaginato da Moretti non esiste, non esiste il suo sistema di consenso e di disciplina che avvolge gli altri animali nella rete della paura, del rispetto, della reverenza. Un Caimano politico non si sgola, non ride, non partecipa, non si invita a pranzo e a cena tutte le sere, non è familiare, non è domestico, non è bonario, non si inventa i manifesti 6 x 3, non ha nostalgia degli spot, non vara una nave elettorale per vincere le elezioni, non canta con il posteggiatore napoletano.
Berlusconi è uno splendido animale politico emerso in una democrazia ferita e caotica, dove i Caimani veri hanno spadroneggiato e deciso per la vita e per la morte delle antiche istituzioni, hanno liquidato partiti e tradizioni, hanno traballato sotto la sua sferza ma non si sono mai dati per perduti, lavorando per mandarlo a sbattere alla prima curva, per fargli prendere una musata e sdentarlo alla prima occasione. Un Caimano che ha contro tutti, che prende applausi dai piccoli contro la smorfia di disprezzo dei grandi, non è appunto un Caimano, è solo un Cavaliere, e di una specie rara, caro Nanni. Da panorama Queste cose il caro 'Ninnananna' Moretti le sa benissimo...
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