Il sofà delle muse

la "nuova generazione " di Bertinotti : a ferro e fuoco Milano

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*Ishtar*
view post Posted on 11/3/2006, 19:26




Guerriglia urbana e violenze in corso Venezia, in centro a Milano: giovani dei Centri sociali con il volto coperto hanno lanciato pietre e lacrimogeni alle forze dell'ordine in tenuta antisommossa che dovevano garantire la sicurezza di un corteo della Fiamma Tricolore. Due auto incendiate. Alcuni cittadini hanno incitato a "caricare" i manifestanti. Quarantacinque di loro sono finiti in questura. Feriti 9 agenti.
Le forze dell'ordine hanno cominciato a lanciare lacrimogeni mentre i pompieri hanno iniziato a pegnere le fiamme appiccate alle autovetture ed anche ad un motorino e un edicola. Il fumo dei fumogeni, dell'incendio e dei primi lacrimogeni lanciati ha investito anche la folla che si teneva sempre più a distanza dalla zona degli incidenti. La rabbia della folla sconvolta nei confronti dei 2-300 antagonisti che hanno scatenato i disordini si è riversata su alcuni di questi, quando sono stati fermati dalle forze dell'ordine. A stento, infatti, gli stessi agenti sono riusciti a salvarli da un vero e proprio linciaggio: gruppi numerosi di persone li prendevano a calci e pugni urlando "ammazzateli", mentre gli uomini delle forze dell'ordine cercavano faticosamente di caricarli sui furgoni.
Alcuni agenti hanno sequestrato delle mazze e un paio di caschi da motociclista che erano in possesso di alcuni manifestanti nel presidio antifascista a Porta Venezia a Milano sfociato in gravi disordini.
Un negozio, vicino all'angolo tra Corso Buenos Aires e Viale Regina Giovanna, è andato a fuoco, così come due auto vicine, messe in mezzo alla strada dai giovani dell'area antagonista. Le fiamme sono state circoscritte dai pompieri, che hanno peraltro evacuato diversi appartamenti del palazzo, invasi dal fumo. Fra le testimonianze raccolte, quella di alcuni giovani di sinistra o vicini all'area antagonista che si erano recati al presidio antifascista non prevedendo una situazione di violenza apparentemente programmata come quella che si è verificata in corso Buenos Aires. Questi stessi giovani hanno abbandonato la piazza dicendo di non voler avere a che fare con quanto stava accadendo.
"Sembrava Beirut"
E' allibito il signor Celeste T., 60 anni, per i danneggiamenti che si sono verificati a porta Venezia lungo corso Buenos Aires, anche davanti al suo negozio di materiale sportivo. "Si è svolto tutto in mezz'ora. Sono arrivati, hanno trascinato le macchine in strada poi hanno rotto i vetri e hanno dato loro fuoco - racconta -. Poi con il fumo e i fumogeni c'e' stato un momento in cui non si e' visto piu' nulla. Qua non si era mai visto niente di simile".
Cinquanta fermati, tre uomini delle forze dell'ordine all'ospedale, una strada dello shopping del centro di Milano trasformata in scenario di guerriglia urbana, tra carcasse di auto bruciate, fioriere rovesciate e un tappeto di pietre e bottiglie infrante.
E' quanto accaduto oggi a Milano, tra Porta Venezia e corso Buenos Aires, dove una manifestazione non autorizzata dei centri sociali, per impedire un raduno di militanti dell'ultradestra di Fiamma Tricolore prevista nel pomeriggio, è degenerata in gravi scontri con polizia e carabinieri. Secondo i dati diffusi dal vicesindaco Riccardo De Corato e funzionari della questura, la manifestazione non autorizzata inscenata da almeno 300 membri dei centri sociali, molti dei quali a volto coperto, è sfociata in violenza con lancio di pietre ed altri oggetti contro le forze dell'ordine, vetrine dei negozi infranti, incendi appiccati ad automobili e ad un punto elettorale di Alleanza Nazionale, che ha richiesto l'intervento di autopompe dei vigili del fuoco.
"Ero qui in strada, mi sono rifugiato in una via laterale, non abbiamo fatto in tempo a capire cosa stava succedendo...", ha raccontato a Reuters il commesso di un negozio del corso, chiedendo di non essere identificato.
Secondo quanto riferito dalle forze dell'ordine, che hanno fatto uso di gas lacrimogeni, i manifestanti avrebbero anche sparato alcuni razzi segnalatici usati nella nautica, facendo anche esplodere alcune bombe carta, una delle quali, riempita di chiodi, ha ferito due poliziotti ed un carabiniere, ora ricoverati in ospedale.
La polizia era schierata per tempo, per impedire la manifestazione che era stata preannunciata su alcuni siti tra i quali Indymedia. Dopo le prime sassaiole, i manifestanti hanno fatto incursione in alcuni negozi, prendendo di mira in particolare un ristorante McDonald's, sfondandone le vetrine ed imbrattandolo con scritte.
TGcom
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verbenasapiens
view post Posted on 12/3/2006, 18:17




Troppo facile. È vero, siamo in campagna elettorale. È vero, la democrazia, soprattutto quella catodica, costa.

Ma non sapevo che il costo complessivo ammontasse alla totalità di ciò che ci ha fatto, un giorno di tanti anni fa e per i più disparati motivi, diventare comunisti.

Non parlo dei diessini, loro sono un caso a se stante: sono stati così tante volte a letto con il demonio che solo grazie alla loro faccia tosta riescono ancora - con un'inverosimile professione di verginità politica - a fingere di essere un partito di sinistra. Anzi, riescono a fingere di essere un partito tout court.

È uno dei pochi casi conclamati di solipsismo politico, dove un gruppo dirigente dirige unicamente se stesso, in perfetta solitudine, completamente scollato da una base che ha smesso di respirargli accanto quasi vent’anni fa, giusto perché emana lo sgradevole olezzo dello sconfitto e del venduto.

Mi sorprende invece leggere di Cossutta e Rizzo e Bertinotti e dell’incapacità di sentire forte il reale significato del loro ruolo di dirigenti nazionali comunisti.

Mi coglie alla sprovvista il rendermi conto che ancora una volta di fronte ad un popolo che si solleva contro la dittatura, anche questa catodica, vi sia un gruppo dirigente comunista che arretra di fronte a quello che è da millenni il metodo che la massa - sofferente, stanca, abusata - usa per riconquistare la sua dignità, per riappropriarsi del potere, così incautamente affidato a quelle mani prive di calli.

Il movimento è questo, non è un magma confuso: è composto da persone che sanno bene quali siano le loro priorità, e credono che queste dovrebbero coincidere con quelle di chi si è assegnato la titolarità della rappresentanza politica delle comuniste e dei comunisti in questo paese.

Certo, potremmo decidere di aspettare che - attraverso il meccanismo dilatorio dei balletti parlamentari - questi comunisti di inizio secolo facciano qualcosa di comunista, invece di dare patenti a quelli che si oppongono al fascismo, all'imperialismo, al razzismo, al colonialismo ed al totalitarismo con ogni mezzo a loro disposizione, non escludendo il giusto e sacrosanto ricorso alla violenza, spontanea od organizzata.

E questo i "no global" lo sentono. Sanno di essere l'unico vero e grande movimento organizzato globale che - dal Venezuela al Timor Est, da La Habana a Teheran, da Baghdad a Grozny, dal Kurdistan alla Palestina ai Paesi Baschi, dall'Ulster al Polisario - lotta contro chi stupra il diritto e uccide i diritti.


Sanno di avere le carte in regola per opporsi agli altri globalizzatori, quelli che ci tolgono il respiro, riempiono i nostri occhi di lacrime e con il nostro sangue lavano le loro strade. Non rifiutano la globalizzazione, rifiutano un certo tipo di globalizzazione, quella che esclude le persone per privilegiare i capitali.


Ed invece, in questi anni abbiamo assistito alla crescita di un inverecondo sedicente "gruppo dirigente della sinistra" e peggio ancora al concepimento contronatura di un feto deforme che occupa il ventre di un paese stanco, il centrosinistra: un gruppetto di biascicanti eletti che squittiscono di solidarietà con rigore, di diritti e sicurezza, di bipartisanesimo e chiarezza, e altre facezie idiote di questo genere.


Un gruppo di biascicanti eletti moderati che si appresta a ripetere la storia peggiore della sinistra italiana ed europea, abbandonando un’altra generazione di compagni alla violenza del rifiuto sociale, alla violenza del carcere e della lotta armata senza riferimenti politici istituzionali.


Un gruppo di biascicanti eletti moderati che prima che la Caserma Bolzaneto di Genova inghiottisse le urla dei figli dell’Italia intera torturati dalla polizia, avevano nutrito le pareti voraci della Caserma Diaz di Napoli con il lamento di dolore dei nostri ragazzi (questi si davvero nostri) torturati dalla polizia del "governo democratico".

Un gruppo di biascicanti eletti moderati che prima dell’intervento militare in Iraq, ci aveva regalato il bombardamento della Serbia.

Un gruppo di biascicanti eletti moderati che prima delle deportazioni in Libia, ci aveva regalato i Centri di Permanenza Temporanea.

Gentaglia che si scapicolla per apparire in trasmissioni televisive equivoche a fare sfoggio di arguzia ed abiti firmati, che danno del tu - sorridendo beatamente beoti - ai fascisti, ai discendenti di quelli che fucilavano i loro padri politici, quelli che fino a 15 anni fa non avevano cittadinanza nelle strade della politica, poveri peripatetici bipartigiani, che hanno il coraggio di sconfessare i partigiani e basta.

Essere partigiani, se l'etimo non è un'opinione, significa rifiutare la tristezza del compromesso ad ogni costo, la mestizia della moderazione del mestierante.


E io li odio i moderati. Odio quelli che per poter sopravvivere politicamente – a titolo personale o di branco pseudodirigente – compromettono l’integrità di una storia fatta di persone che sono state capaci di anteporre il destino del mondo al proprio, l'interesse dei molti al privilegio dei pochi.

Essere un extraparlamentare di sinistra non è una scelta: lo si diventa quando la sedicente sinistra parlamentare decide di non rappresentarti, quando decide di abbandonarti perché non sei funzionale al proprio perpetuarsi - immoti dal punto di vista dell'elaborazione di una politica nuova e migliore quanto lo sono i licheni - nel sottobosco dell'istituzione.

Allora, e solo allora, diventi un extraparlamentare, un paria degli stessi che non si fanno scrupolo di abbandonarti quando i tuoi bisogni confliggono con la loro convenienza. Loro sanno benissimo che la scelta dolorosa di ricorrere alla violenza risponde ad una precisa scelta di una specie di patetico surrogato d'avanguardia che il nostro sistema politico vuole campeggiatrice a Montecitorio, come fosse un imbarazzante plotone anziane marmotte, e che dimentica, una volta raggiunto lo scranno, di rendersi interprete dei bisogni reale di una vera democrazia popolare.


Odio quelli che mi chiedono di aspettare, di delegare, di pazientare, di votare e lasciare a loro le questioni “da grandi”. Li odio appassionatamente e sono loro i miei primi nemici, quelli che si frappongo fra me, il popolo, e ciò che io desidero: l’uguaglianza, la pace, il controllo delle risorse e della produzione.

Perché la mia pazienza è finita. Ufficialmente.

Vedete, è molto semplice: se qualcuno mi offende io lo picchio, se qualcuno mi picchia io gli brucio la casa, se qualcuno mi brucia la casa io lo uccido, e se qualcuno mi uccide, ad uccidere lui e i suoi bipartigiani saranno i partigiani.

Oggi non ero a Milano. Ma se ci fossi stata, ah, se ci fossi stata avrei innalzato una barricata, ed avrei preso la falce e portato il martello, sarei scesa giù in piazza e avrei picchiato con quello, sarei scesa giù in piazza ad affossare il sistema. Lo avrei fatto per impedire, come ho già fatto, da sola in un assolato pomeriggio romano, ai fascisti di sfilare impettiti, caracollando con il passo di un’oca colpita dall’aviaria.

Ed avrei cantato, forte e chiara:

“È cominciata di nuovo la caccia alle streghe: i padroni, il governo, la stampa e la televisione... in ogni scontento si vede uno sporco cinese: Uniamoci tutti a difendere le istituzioni!

Ma oggi ho visto nel corteo tante facce sorridenti, le compagne quindicenni, gli operai con gli studenti.

Il potere agli operai! No alla scuola del padrone! Sempre uniti vinceremo, viva la rivoluzione!

Quando poi le camionette hanno fatto i caroselli i compagni hanno impugnato i bastoni dei cartelli ed ho visto le autoblindo rovesciate e poi bruciate, tanti e tanti baschi neri con le teste fracassate.

La violenza, la violenza, la violenza, la rivolta; chi ha esitato questa volta lotterà con noi domani!”

Dacia Valent
http://orabasta.iobloggo.com/archive.php?eid=218
Può una ......scrivere queste cose credendoci davvero? sick.gif
 
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