Il sofà delle muse

Testamento biologico: vivere é un diritto, non un obbligo

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Rachael
view post Posted on 4/3/2006, 19:51




Umberto Veronesi hai istituito presso la sua Fondazione un registro dove si può depositare il proprio testamento biologico, ossia le volontà, di chi, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, decide di non ricorrere all’accanimento terapeutico, perché come Veronesi stesso afferma: “La decisione a proposito di un possibile accanimento terapeutico spetta al malato quando ancora può prenderla”. Dalla sua parte almeno una decina di giuristi, ed anche la sottoscritta.
I motivi per essere contrari all’accanimento terapeutico si possono riassumere tutti nel caso straziante di Terry Schiavo, obbligata prima a 15 anni di NON vita e soppressa, in seguito con una procedura a dir poco inumana, la sospensione dell’alimentazione tramite sonde.
La proposta di Veronesi arriva a colmare un vuoto normativo, in quanto fondamentalmente “le volontà anticipate possono essere considerate valide nel nostro ordinamento e tenute in considerazione dai medici”.
Il problema, grazie ai progressi in campo medico, è attuale e scottante, le macchine possono tenere in vita una persona per mesi ed anni anche in presenza di danni cerebrali irreversibili e che non consentono in alcun modo una qualità di vita dignitosa. E’ giusto che chi è contrario a tutto questo, possa esprimersi a riguardo e decidere di non ricorrere all’accanimento terapeutico. Fin qui tutti d’accordo anche la Chiesa. L’obiettivo di Veronesi, però è arrivare all’eutanasia, la richiesta esplicita e consapevole del paziente di porre fine alla propria esistenza, qualora questa sia diventata insopportabile. E qui la faccenda si complica e gli animi si scaldano. La Chiesa ha una posizione irremovibile, la vita è sacra sempre e comunque, Dio dà la vita, Dio la toglie e i cattolici dovrebbero essere tutti tenuti a pensarla in questo modo. Ma così non è, tanti cattolici sono favorevoli all’eutanasia (secondo i dati eurispes il 38%) e fra i laici tanti non lo sono, perché si pongono problemi etici sulle conseguenze pratiche dell’eutanasia. Purtroppo spesso quello che in teoria sembra cosa buona e giusta, quando diventa normale prassi, può presentare storture non previste che, in questo caso, coinvolgerebbero esseri umani indifesi. Io credo che all’eutanasia ci si possa arrivare, ma ponendo regole ferree che non lascino spazio a nessuna possibile forma d’abuso. E l’unica via da seguire per me è la richiesta diretta del paziente adulto, in pieno possesso delle proprie facoltà mentali e oggettivamente gravato di un’esistenza insopportabile. Ho visto un bellissimo film che racconta la storia di Ramon Sampedro, tetraplegico costretto per 28 anni ad una vita che gli era intollerabile, lui ripeteva a chi gli chiedeva come mai volesse con tutto se stesso morire: “ Vivere è un diritto, non un obbligo”. Io la penso come lui.

 
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verbenasapiens
view post Posted on 4/3/2006, 20:05




Certo Rach, il punto è proprio quello delle regole ferree e in ogni caso credo che bisogna confrontarsi non azzannarsi con intolleranza reciproca.Il film Mare Dentro è un gran bel film che invito tutti a vedere
 
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1 replies since 4/3/2006, 19:51   60 views
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