L'Italia s'è desta, grazie alle donne
Cristina Comencini candidata all'Oscar, Laura Pausini ai Grammy. Sono le artiste a svecchiare l'immagine del Paese. E a renderci ancora interessanti.
Le quote rosa sono passate solo al Senato?
Non importa, grazie: si fa da sole. Fulgido esempio di fai-da-te, Laura Pausini e Cristina Comencini sbarcano in America e a sorpresa, soprattutto la seconda, conquistano le luci sfavillanti dello showbiz globale.
La paffutella cantante di Solarolo (provincia di Ravenna), una che piace anche perché è normalmente afflitta dal tormento delle diete, è la vincitrice, prima volta per un'interprete italiana, del Grammy nella categoria best Latin pop album, dopo aver vinto pochi mesi fa i Latin grammy awards (best female pop vocal album).
La seconda, scrittrice e regista, figlia molto chic e molto minimalista del regista Luigi Comencini e moglie del produttore Riccardo Tozzi della Cattleya, è candidata all'Oscar per il miglior film straniero con il suo femminilissimo La bestia nel cuore, già successo da 5 milioni di euro in sala.
E, diciamolo, nessuno se l'aspettava: erano sette anni, dall'epoca di La vita è bella, che l'Italia non veniva presa in considerazione. E soprattutto sono trent'anni che una regista italiana non viene candidata all'Oscar, la prima e ultima volta è capitato a Lina Wertmüller con Pasqualino Settebellezze.
Dunque che succede?
Succede che l'Italia, anche se nei recenti, disattenti anni s'è fatto di tutto per nasconderne i pregi artistici, sta ritornando in auge all'estero e non solo per l'inevitabile moda e le Ferrari.
Ma succede soprattutto che a imporsi sono le signore, e vorrà pure dir qualcosa: magari tocca a loro svecchiare il mondo e dunque il Paese, raccontando (e musicando) storie che possono piacere e dispiacere (controversa la critica che ha accompagnato l'uscita di La bestia nel cuore), ma che raccontano una certa modernità italiana, priva di antichi stereotipi, con amori diversi, famiglie a pezzi, altalene sentimentali e disastri affettivi, nessuna sottoveste o abito bianco, più banalmente quel che vediamo intorno quando apriamo gli occhi e la finestra.
E quando smettiamo di pensarla all'unisono con il Vaticano.
Nel caso di Pausini l'eccezionale evento della vittoria è preceduto da un successo di vendite in tutto il mondo e soprattutto dalla notorietà inattaccabile in tutti i paesi di lingua latina.
E nel caso di Comencini? Qui valgono la modernità scioccante del testo, la testardaggine tutta femminile e la capacità manageriale e di lobbying, che non è necessariamente una parolaccia. Negli ultimi mesi chiunque passasse da New York o da Los Angeles incontrava, di qua e di là, la coppia «equa e solidale» Cristina e Riccardo impegnata a proiettare, difendere, mostrare il film agli americani, ai votanti dell'Oscar, ai distributori internazionali.
Con tempismo da manuale, esce proprio in questi giorni, in versione semplice e special edition, il dvd del film (già 70 mila le prenotazioni Blockbuster, e il dato è precedente alla notizia della candidatura).
La sua (piccola) parte, per una volta, l'ha fatta anche lo Stato, nella persona di Gaetano Blandini, direttore generale Cinema del ministero che, nonostante le tempeste attraversate dal cinema pubblico all'avvento di Rocco Buttiglione, è riuscito a scovare 150 mila euro da affidare alla Cattleya per la campagna promozionale negli Stati Uniti.
Per niente facile in tempi di fondi tagliati a colpi d'ascia. «Ma bisognava farlo» sottolinea Blandini, stimato a destra e a manca «credo sia compito dello Stato rilanciare la promozione del nostro cinema all'estero.
Sono felice che adesso tutti garantiscono il loro sostegno, certo un mese prima del road show americano non si trovava nessuno disposto a sovvenzionare Cattleya. Adesso, come ministero, interverremo con altri 100 mila euro per sostenere il film fino alla grande notte».
Il fatto certo (o forse solo una piacevole coincidenza, ma perché negarcene il gusto?) è che la nuova Italia da esportazione è raccontata e rappresentata dalle donne: con Cristina arriva oltreoceano anche l'intensa Giovanna Mezzogiorno e l'icona nostrana di bellezza è da tempo Monica Bellucci. Tanto che, da oggi, il nuovo inno italiano (Carlo Azeglio Ciampi non s'adombri) potrebbe essere proprio She, cioè Lei, il pezzo (una cover di Charles Aznavour) che Pausini forse presenterà al prossimo Festival di Sanremo e che, altrettanto significativamente, sarà scaricabile dal suo sito proprio l'8 marzo
di Piera Detassis
http://www.panorama.it/cultura/scrittori/a...1-A020001034779Eh sì le donne avanzano, quelle che si impegnano e non fanno le velone o le sgallettate svampite perchè a certi Uomini così piace.....
Edited by *PalladeAthena - 14/2/2006, 19:30