Il sofà delle muse

Canfora e Irwing...un filo comune, certi FATTI non si possono negare o minimizzare

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verbenasapiens
view post Posted on 24/11/2005, 18:15




"Canfora e Stalin"

di Tommaso Francavilla
Non si può non apprezzare l’onestà intellettuale del Prof. Luciano Canfora, uno dei più grandi studiosi italiani viventi di Storia antica, recentemente assurto agli onori della cronaca per essere stato vittima di vergognose minacce, che non ha mai rinnegato la sua fede di comunista di vecchio stampo, legato senza infingimenti alla tradizione bolscevica.
Questo però non ci impedisce di leggere con sincero raccapriccio la rivalutazione di Stalin che egli ha compiuto- nel cinquantenario della morte- in una lunga intervista sulla “Gazzetta del Mezzogiorno”. Una rivalutazione nella quale gli eccidi, spesso anche fini a sé stessi, compiuti dal successore di Lenin sono sostanzialmente giustificati alla luce di una presunta necessità storica, con annesse divagazioni sulla sorte dei pelle-rossa e perfino sulla crocifissione dei seguaci di Spartaco. Una rivalutazione che si spinge addirittura ad esaltare come “meravigliosa” la decisione di Stalin di stringere con Hitler il Patto dell’agosto 1939, firmato dai rispettivi Ministri degli Esteri Molotov e Van Ribbentrop, perché con essa Stalin si sarebbe “chiamato fuori dalla guerra”, in ciò imitando –dice Canfora estasiato- il suo maestro Lenin, che aveva con la rovinosa pace di Brest Litovsk con la Germania guglielmina restituito il favore del treno speciale tedesco che lo aveva riportato a Mosca dopo la caduta dello Zar. Una interpretazione quantomeno discutibile di un atto proditorio che, lungi dal chiamare qualcuno “fuori dalla guerra” hitleriana, ne dette la stura aprendo di fatto al Fuhrer l’agognata porta della Polonia, non a caso mentre dal confine opposto anche Stalin l’aggrediva per prendersi la sua parte, concordata in quel patto scellerato, della sventurata quanto eroica Nazione polacca. E comunque un falso storico, dato che Stalin non si chiamò affatto “fuori dalla guerra” hitleriana, ma vi partecipò dalla parte di Hitler con l’attacco alla Polonia e con quello contestuale alla Finlandia, tanto che impiegò tre rovinosi giorni per convincersi, due anni dopo, che il suo alleato lo avesse veramente attaccato, invadendo l’URSS nonostante le tante prove di lealtà che egli gli aveva offerto, per esempio minando il fronte interno francese attraverso manifestazioni “pacifiste” pilotate dai comunisti locali e finanziate direttamente da Mosca.
Di quell’aggressione congiunta alla Polonia resta, da parte sovietica, l’orribile ricordo delle fosse di Katyn, dove furono sepolti dalle truppe di Stalin circa 10.000 ufficiali polacchi trucidati a sangue freddo per distruggere tempestivamente la possibile classe dirigente di una futura Polonia anti-comunista, mentre l’ultimo atto di una persistente intesa di fatto tra i due tiranni fu il rifiuto –motivato sempre dal cinico disegno di un’eliminazione preventiva di possibili avversari futuri- di Stalin di intervenire –nonostante le sue truppe fossero acquartierate a pochi chilometri di distanze- nel 1944 a soccorso degli Ebrei di Varsavia, che si erano rivoltati tenendo in scacco per un mese le forze tedesche, ed il cui sterminio definitivo fece esclamare con sprezzante fierezza al locale gauleiter che “la pace regnava a Varsavia”,
Ma l’occasione di questa pur inquietante intervista è utile per una riflessione su quella che è stata la più clamorosa truffa posta in essere dal comunismo internazionale, e cioè sull’operazione cinica ed ipocrita attraverso la quale sulle spalle di Stalin sono state scaricate tutte le responsabilità di un’ideologia di cui lo stalinismo altro non è stato che la più coerente applicazione. Una ideologia fondata esplicitamente sull’ “odio” (di “classe”, che poi è un paravento per giustificare quello verso qualsiasi possibile avversario, e che comunque non è meno ignobile di quello razzista), in funzione di una “dittatura” (formalmente “del proletariato”, ma in realtà di una nomenclatura onnipotente auto-designatasi come sua rappresentante, nella condanna del “proletariato” stesso a restar tale, e schiavo, per sempre), da realizzarsi attraverso la legittimazione aprioristica di qualsiasi violenza e del terrorismo di Stato, totalitariamente occupato da un unico Partito, e cioè in definitiva da un unico tiranno.
Una ideologia che Marx aveva concepito e Lenin realizzato esattamente come Stalin la interpretò, e come infatti ha continuato ad essere concepita e realizzata dopo la sua morte ed anche dopo la demolizione del suo mito, con annessa espulsione della salma dal Mausoleo sulla Piazza Rossa, fino ai giorni nostri (si pensi a Fidel Castro ed alla Dinastia nord-coreana).
Per anni abbiamo subito la volgare mistificazione per la quale Marx in realtà voleva dire tutt’altro di quel che ha detto, Lenin era un intemerato liberatore a differenza di Stalin, ed infatti il comunismo realizzato, pur essendosi realizzato dovunque allo stesso modo, in realtà non era comunismo, che è cosa buona e giusta, ma soltanto stalinismo. Un falso colossale, rispetto al quale la riabilitazione in atto di Stalin ha, sia pur paradossalmente, qualche buona ragione dalla parte sua, perché il terrore di Stato fu teorizzato da Marx ed impostato ed avviato da Lenin, che stroncò la neonata democrazia russa e pianificò l’eliminazione fisica di interi ceti sociali ed organizzazioni politiche avversarie, e soprattutto è intimamente connaturato ad una dottrina che postula l’annientamento delle individualità umane per costringerle in uno stampo pre-confezionato eguale per tutte (esattamente come il nazismo, del quale il comunismo fu il migliore alleato ed è stato il solo, vero erede).
Ben venga dunque anche la riabilitazione di “Baffone”, fortunato quanto fedele esecutore di perversioni altrui, se questa è l’operazione-verità che alla storia finora è stata impedita rispetto ad una delle sue pagine più orribili, che ha attraversato tutto il Novecento conquistando anche il record assoluto di tutti i tempi di vittime innocenti.
E che continua purtroppo ad uccidere anche nel nostro Paese, attraverso quelle Brigate Rosse che una comunista in buona fede come Rossana Rossanda definì “album di famiglia del PCI”. Ieri stalinista come l’onesto Prof. Canfora.
Oggi DS e dintorni, meno onesti di lui.
Tommaso Francavilla

http://www.aziendabari.it/readnews.php?id=...2428&cliente=34
Si parla molto di questa opera di Carfora che in Germania non hanno voluto pubblicare, effettivamente il fanatismo ottenebra a mente di questo pur valido( dicono) storico.Ma perchè certe nefamdezze dei gulag non possono essere discusse e condannate? Perchè estono ancora vcerte vestali che tengono acceso il fuoco sacro sul sepolcro di un tiranno che face milioni di morti?Per Irwing c'è un mandato dia rresto per apologia del fascismo e su Carfora nulla? Nemmeno un pallido tentativo di dissenso sulle sue tesi incredibili?



Per capire meglio chi è Luciano Carfora. leggere qui
intervista unità
 
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