| Mediatori e burattinai nella scuola della discordia di Magdi Allam
A Milano si vorrebbe disporre di un istituto previsto dalla legge, la scuola privata autorizzata, per legittimare un istituto che per 14 anni ha violato la legge, la cosiddetta scuola Fajr al Islam, «L'alba dell'Islam», di via Quaranta. Si vorrebbe riesumare un ghetto scolastico etnico-confessionale, dopo averne decretato la morte per palese illegalità e incompatibilità con il dovere dell'integrazione degli studenti immigrati, con l'avvallo dello Stato e il contributo degli italiani. Si vorrebbe condonare politicamente le responsabilità civili e penali dei cattivi maestri della «scuola» illegale, delle famiglie di centinaia di ragazzi che sono stati sottratti al dovere della scuola dell'obbligo, dei tutori della legge che non si sono attivati per farla rispettare. Probabilmente tutto ciò non avverrà. Grazie all'intervento in extremis del ministro dell'Istruzione Moratti che in serata ha sconfessato l'accordo annunciato in mattinata e reiterato un ordine preciso: nessun accordo con i gestori della «scuola» islamica, ciascuna famiglia deve essere messa di fronte alle proprie responsabilità, i ragazzi immigrati devono essere convinti a frequentare la scuola pubblica. Sorge spontanea la domanda: come è possibile che, a dispetto di queste esplicite direttive della Moratti, condivise e sostenute pubblicamente anche dal ministro dell'Interno Pisanu, i loro rappresentanti a Milano, il prefetto Bruno Ferrante, il direttore scolastico regionale Mario Dutto, il provveditore provinciale agli Studi Antonio Zenga, si siano ostinati a proseguire ad oltranza una trattativa che ha partorito una soluzione raffazzonata che di fatto fa rientrare dalla finestra quanto si era con gran mostra buttato fuori dalla porta? Possibile che anche il sindaco Gabriele Albertini, al contrario del suo assessore all'Istruzione Bruno Simini, esprima soddisfazione per una sonora presa in giro della legalità e dell'interesse della collettività confezionata dall'opposizione di sinistra in seno al Consiglio comunale? Possibile che tutti questi amministratori dello Stato e delle istituzioni non si rendano conto che la via d'uscita prospettata è una sonora sconfitta dello Stato di diritto, premiando e nobilitando a interlocutori ufficiali dei personaggi di dubbia caratura che hanno violato la legge e che dovrebbero rispondere dei loro misfatti in un' aula di tribunale? Possibile che si sia immaginato che una questione così cruciale per la sorte dell'istruzione e dell'integrazione dei musulmani in Italia potesse essere decisa dall'autorizzazione concessa da una anonima preside di una scuola pubblica. Scuola che casualmente si trova nei pressi dei locali che la Fondazione Mantegazza metterebbe a disposizione per i ragazzi di via Quaranta? E' stata una singolare e raccapricciante telenovela. Con i predicatori d'odio, in primis l'imam della moschea di viale Jenner AbuImad, che si spacciano per mediatori moderati e pragmatici. Con i rappresentanti del ministero dell'Istruzione che vengono travolti dalla pagliacciata di un'assemblea dei genitori che votano sotto gli occhi vigili dei loro burattinai a beneficio delle telecamere. Con il leader dell' opposizione in seno al Consiglio comunale, il diessino Sandro Antoniazzi, che si mette alla testa della brigata islamica di via Quaranta per trattare con le istituzioni il salvataggio della «scuola». Con l'equivoco, frutto della pavidità nostrana, che fosse sufficiente trovare dei locali agibili per risanare la vicenda, mentre è chiaro a tutti che il problema è l'illegalità di un centro di indottrinamento ideologico che preclude una costruttiva integrazione in seno alla società italiana. Bastava ascoltare la testimonianza resa da un ragazzino della «scuola» di via Quaranta alla trasmissione Terra del 2 ottobre su Canale 5 («Nelle lezioni di storia araba ci insegnano che gli israeliani sono tutti terroristi»), bastava leggere il documentato articolo scritto da Emanuele Boffi del settimanale Tempi, pubblicato sul Foglio di ieri, per appurare come quei ragazzi considerino Osama bin Laden un eroe islamico. Non una «scuola», quindi, ma un ghetto integralista, autoritario, maschilista, misogino, violento, ostile ai nostri valori. Che deve essere definitivamente chiuso. Basta con le squallide e indecorose soluzioni levantine. Basta con l'eterna mediazione con tutti e a tutti i costi. Basta con la violazione delle nostre leggi e della nostra dignità umana e nazionale. Magdi Allam
E’ ora di dire veramente BASTA alla manipolazione intellettuale di bambini innocenti, bambini che cresceranno avvolti in un aurea di odio, odio per coloro che ogni giorno incrociano per strada. Basta far finta di nulla, trincerarsi dietro la bella favola del multiculturalismo forzato, non c’è nessuna “cultura” dietro i predicatori dell’odio, non c’è “cultura” dietro l’Islam fondamentalista. Che cultura è una cultura che insegna ad ammirare un assassino spietato e fanatico come Osama Bin Laden, che insegna ai maschi a considerare la donna un essere inferiore che si può ripudiare, frustare, lapidare, che forma degli individui talmente plagiati da aver disprezzo della propria vita e di quella di persone innocenti, che discrimina e perseguita i diversi, che non concede nessuna libertà asservendo la vita di un essere umano alle sure del corano, un libro scritto secoli addietro e che può essere oggetto di decine d’interpretazioni diverse, che applica l'odiosa e barbara legge della sharia. Impedire l’integrazione dei bambini della scuola Fajr al Islam con i bambini italiani, non obbligando i genitori a iscriverli in una scuola pubblica, è un atto criminale, per loro che cresceranno dei disadattati, e per noi perché un domani uno di loro potrà trasformarsi nel nostro carnefice. Ha fatto bene la Sig. ra Moratti a chiudere ogni trattativa con quelle persone, che tutto sono tranne che islamici moderati e per capirlo basta guardare come mandano vestite le loro figlie
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