Il sofà delle muse

Magdi Allam, una voce autorevole sull'Islam...

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Rachael
view post Posted on 3/9/2005, 19:15




Islam a Milano
Insisto, quella scuola non va parificata

La vicenda della scuola islamica di via Quaranta a Milano ci sta offrendo uno spaccato tragicomico del nostro Paese. Se dovessimo valutare la realtà interna italiana da questa storia, dovremmo dire che c’è un generale sbandamento sul piano del riferimento alle leggi dello Stato.
Si assiste all'emergere di un asse trasversale — che va dal sindaco Albertini e dall'assessore all'Educazione Simini (di Forza Italia) al capo dell'opposizione di centrosinistra Antoniazzi — sostanzialmente favorevole, al di là del funambolismo retorico, alla parificazione della scuola islamica dichiaratamente fuorilegge.
Così come se dovessimo valutare la credibilità internazionale dell'Italia dal fatto che 500 studenti stranieri di fede islamica siano in grado di dettare legge facendo leva sulla minaccia di una loro possibile deriva estremista, ebbene ci sarebbe poco da stare tranquilli.
E poi c'è il teatrino dei paradossi. Mentre da un lato un ampio fronte di italiani di ogni colore s'ingegna per apparire più realista del re, dall'altro un ampio fronte di musulmani dice, senza se e senza ma, di essere contrario alla parificazione della scuola islamica.
Tra loro spicca, con un'intervista sulle pagine milanesi di Repubblica che ha il sapore del parricidio, Abdel Hamid Shaari, presidente della moschea di viale Jenner, al cui interno è nata la scuola islamica prima di trasferirsi per esigenze di spazio nella succursale di via Quaranta. Ebbene, ieri Shaari ha così emesso la sentenza capitale nei confronti della sua creatura: «L'esperienza di via Quaranta non ha più senso di esistere. Chi vuole rimanere in Italia deve studiare come qualsiasi altro italiano per potersi inserire nella società, nel mondo del lavoro».
Mi spiace contraddirla, sindaco Albertini. Ieri sul Corriere, lei da un lato reitera il convincimento che «nessuno ha mai pensato di rendere paritaria la scuola di via Quaranta». Dall'altro, dopo aver premesso che non vi sarebbe alcuna realistica possibilità che i 500 studenti si iscrivano alle scuole pubbliche e che, all'opposto, vi sarebbero «ovvie possibilità che i più intransigenti radicalizzino la loro condizione di clandestinità», si è convenuto con i «musulmani di via Quaranta... che lo strumento più adatto a questo fine è la scuola paritaria». Così come mi spiace contraddire Antoniazzi. La scuola islamica sorta all'ombra delle due moschee più colluse con il terrorismo in Italia, non è fuorilegge solo per l'Italia ma è disconosciuta anche dall'Egitto. L'ambasciatore egiziano a Roma, Helmy Bedeir, mi ha confermato che «l'Egitto non ha nulla a che fare con quella scuola» e che «una commissione ministeriale presso il consolato egiziano a Milano esamina gli studenti a titolo personale».
Quanto alla supposta pregiudiziale verso la parificazione delle scuole islamiche mentre ci sono le scuole paritarie cattoliche, ebraiche, americane o francesi, il paragone è fuori luogo. Non possiamo prescindere dal fatto che anche l'Italia è in prima linea nella guerra al terrorismo islamico e che questo terrorismo si alimenta grazie a una rete di moschee e scuole coraniche che indottrinano alla «guerra santa» e al «martirio». La scuola islamica è come afferma Mario Mauro, vicepresidente del Parlamento europeo, «una struttura ideologica e catechistica che è la negazione del sapere».
Per contro le scuole cattoliche e ebraiche sono parte integrante della storia italiana, mentre le scuole straniere paritarie fanno riferimento a istituzioni accreditate nel mondo. L'ultima parola in questa sconcertante vicenda spetta alla ministra Moratti che, secondo Mauro, «ha assicurato che non rilascerà mai alcuna autorizzazione a parificare la scuola di via Quaranta ». Comunque vada a finire l'insegnamento da trarre è che prima ancora di poter risolvere i problemi altrui, gli italiani devono risolvere i propri.
Magdi Allam

Due considerazioni: 1. speriamo che la Moratti tenga fede a quello che ha detto,
2. ma perchè Berlusconi perde tempo a invitare a palazzo Chigi, un' ex-modella il cui unico pregio é quello di essere moglie di un ricco e potente, invece di invitare un uomo colto e veramente informato sul mondo islamico come Magdi Allam?
Certe PAGLIACCIATE é meglio lasciarle fare alla sinistra....

Edited by Rachael - 4/9/2005, 12:56
 
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verbenasapiens
view post Posted on 3/9/2005, 19:49






in effetti bisogna stare attenti a cosa viene insegnato in queste scuole, Pera a proposito di "meticciato" credo alludesse anche a questo.
 
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Rachael
view post Posted on 10/9/2005, 18:00





L'apologia di terrorismo

Gli italiani non si sono ancora accorti che anche da noi, come ha detto Tony Blair all'indomani degli attentati del 7 luglio, «le regole del gioco sono cambiate». La più grossa novità è il reato di «apologia di terrorismo» contenuto nel «pacchetto Pisanu».
Un reato che sottintende la consapevolezza che di fronte alla minaccia del terrorismo islamico globalizzato che ha fatto del kamikaze la sua arma vincente, diventa essenziale combattere i predicatori d'odio.
Ebbene forse pochi sanno che è stato Francesco Rutelli, non Umberto Bossi, a proporre l'emendamento che oggi mette l'Italia nella condizione di sanzionare legalmente i cattivi maestri che mettono in moto la catena di montaggio della fabbrica dei kamikaze made in Europe. In teoria dallo scorso primo agosto chi esalta la guerra santa islamica o chi inneggia ai terroristi suicidi dovrebbe essere condannato alla reclusione da uno a sette anni e mezzo (articolo 414 - 1bis).
Ma di fatto, ahimé, nel nostro Paese, un po' distratto, parecchio buonista e molto ideologizzato, si continua a legittimare impunemente il massacro di ebrei e occidentali, a elogiare pubblicamente bin Laden e i terroristi di Al Qaeda.
L'ha fatto mercoledì sera, nel corso della trasmissione Matrix condotta da Enrico Mentana, il direttore della Moschea An-Nur di Bologna, l'egiziano Nabil Bayoumi. «In Israele non esistono civili e nemmeno i bambini sono innocenti — ha affermato con sconcertante livore — i kamikaze non sono tutti da scomunicare, specialmente quelli palestinesi» e, poi, «bin Laden dice cose condivisibili quando afferma che gli americani e i loro leccapiedi dei governi occidentali devono andarsene dai Paesi arabi». Ci rendiamo conto che questo apologeta della strage di innocenti, dall'Italia, dove è ospite, istiga i terroristi islamici a massacrare anche noi italiani presenti ad esempio in Iraq anche se legittimati dalla risoluzione 1546 dell'Onu?
Eppure c'è un silenzio assordante in seno a una classe politica che continua a filosofeggiare e a strumentalizzare in chiave elettorale la disputa sulla guerra giusta o ingiusta. Così come c'è un increscioso vuoto di iniziativa legale da parte di una magistratura che si è dimostrata spesso sorda ai sermoni dell'odio scanditi in talune moschee anche all'indomani della strage degli italiani a Nassiriya.
Infine c'è un gap culturale che gli apparati di sicurezza dovrebbero colmare, laddove non si è ancora compresa la centralità della predicazione violenta nel processo di formazione e attuazione del terrorismo. Si continua quindi a considerare «moderato» semplicemente chi a parole dice di essere contro il terrorismo e di non voler mettere le bombe in Italia. Ed è così che Bayoumi e la moschea An-Nur di Bologna, che appartiene all' Ucoii (Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia), passano per «moderati». Nel difendere l'imam marocchino Bouriqui Bouchta, subito dopo la sua cacciata dall'Italia, il segretario nazionale dell'Ucoii Hamza Piccardo ha sentenziato sulla Stampa: «Qui si criminalizza un pensiero. Se una democrazia non è in grado di accettare un pensiero diverso non è più democrazia». Ebbene come possono essere considerati moderati coloro che si schierano dalla parte dei terroristi in Israele e Iraq, che disconoscono la legittimità delle leggi e delle istituzioni italiane? Per fortuna i musulmani moderati ci sono e sono la maggioranza: «Il 95 per cento dei marocchini sono contenti per la cacciata di Bouchta», assicura Souad Sbai, presidente della Confederazione delle comunità marocchine in Italia che, da sola, conta molti più adepti dell'insieme del «popolo delle moschee», «noi chiediamo a Pisanu di continuare a cacciare dall'Italia i predicatori d'odio. Siamo con lo Stato al 100 per cento».
Magdi Allam

 
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Rachael
view post Posted on 14/9/2005, 17:26




I rappresentanti sbagliati

Male hanno fatto il prefetto di Milano, Bruno Ferrante, e il direttore scolastico regionale, Mario Dutto, a invitare al tavolo dei negoziati Ali Sharif, direttore della scuola islamica di via Quaranta, e Abdelhamid Shaari, presidente della moschea di viale Jenner, la più inquisita e collusa con il terrorismo islamico in Italia.
Pur apprezzando la loro determinazione a chiudere una struttura che da 14 anni opera senza alcuna autorizzazione e a favorire l'integrazione di circa 500 ragazzi egiziani nella scuola pubblica italiana, è stato un grave errore individuare in chi ha violato la legge un interlocutore istituzionale dello Stato.
Se un italiano desse vita a un centro di formazione a un'ideologia religiosa o di altra ispirazione, sotto l'insegna di una scuola confessionale priva di alcuna autorizzazione, cooptandovi centinaia di ragazzi italiani sottratti alla scuola dell'obbligo, verrebbe sanzionato a norma di legge, insieme ai genitori.
E se i militanti islamici egiziani si fossero azzardati a fare in Egitto ciò che è stato consentito loro a Milano, sarebbero finiti diritti in galera.
Invece nel Belpaese dove i predicatori islamici nelle loro lezioni inneggiano alla «morte che sconfigge i piaceri terreni», abbiamo consentito di creare una zona extraterritoriale dove la legge è stata ignorata e calpestata. Poi ci siamo arresi, con quel fare ingenuo e ideologico diffuso tra gli islamologi, i religiosi e i politici multiculturalisti, offrendo loro denaro e docenti per impartire qualche ora d'italiano ai ragazzi che, al termine delle medie, erano diventati dei perfetti disadattati e senza alcuna prospettiva di inserimento nella società italiana.
Infine si è fatto balenare loro l'ipotesi di una sanatoria, a spese della collettività, per dar vita a una nuova scuola italiana parificata dove reinserire i predicatori islamici riciclati alla legalità, ricreando di fatto un nuovo ghetto di studenti musulmani con l'avvallo dello Stato. Per fortuna il ministro dell'Istruzione Moratti ha posto fine a questo comportamento indecoroso e controproducente, chiarendo che non ci sarà alcuna scuola parificata con i predicatori islamici di via Quaranta.
Tuttavia si continua a sbagliare e a lanciare dei messaggi errati agli italiani e ai musulmani. È stato un errore riabilitare e nobilitare i gestori di una scuola islamica illegale e i loro sponsor pluri-inquisiti, invitandoli al tavolo dei negoziati e consentendo loro di dettare delle condizioni e lanciare dei moniti allo Stato. Così come è stato un errore annunciare la chiusura della scuola islamica, non perché palesemente illegale, ciò che avrebbe riscattato il primato della legge, ma per inagibilità dei locali, un sotterfugio che lascia trasparire la debolezza delle istituzioni.
Il mio auspicio è che nell'ultima fase di questa cruciale vicenda lo Stato abbia la lucidità e il coraggio di affermare appieno la propria sovranità e il rispetto della legge. I nostri interlocutori sono i genitori di questi 500 ragazzi, non i gestori della scuola islamica che li hanno sottratti al dovere della scuola dell'obbligo e indottrinati a un'ideologia anti-occidentale. Questi 500 ragazzi e le loro famiglie non costituiscono né possono costituire una comunità a se stante, una sorta di setta, così come i gestori della scuola islamica non possono essere considerati i loro rappresentanti. Si è invece commesso l'errore di accreditarli come gli intermediari tra le famiglie e lo Stato.
Il ministero dell'Istruzione ha il dovere e il diritto di contattare direttamente queste famiglie e persuaderle a avviare i loro figli in un percorso in seno alla scuola pubblica che consenta di recuperare il terreno perduto sulla via di una autentica integrazione. Che deve essere intesa come un dovere, non un optional per chi risiede in Italia.
Comprendo che ci possa essere una gradualità nell'applicazione della legge, ma non ci deve essere alcun cedimento o compromesso sul rispetto della legge. Guai se lo Stato dovesse cedere sul piano della sovranità e del diritto. Rischieremmo nell'immediato di avere altre decine di casi simili alla scuola islamica di via Quaranta e, in prospettiva, di accreditare un'entità teocratica islamica in seno al nostro Stato di diritto.
Magdi Allam
Corriere.it

Come sempre l'analisi di Magdi Allam é lucida ed esauriente e mi trova d'accordo al 100%.

 
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Rachael
view post Posted on 22/9/2005, 17:33




I rappresentanti inesistenti dei musulmani

Il segretario nazionale dell'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), il convertito Hamza Roberto Piccardo, ha avuto l'ardire in una lettera inviata ieri al capo dello Stato Ciampi di sostenere che lui esprimerebbe «il sentimento di estremo disagio che alberga nei cuori della stragrande maggioranza dei miei correligionari ». All'epoca della campagna sacrilega e diffamatoria contro il crocifisso scatenata da un altro ahimè celebre convertito, Adel Smith, il presidente dell'Ucoii Nour Dachan affermò di rappresentare «l'82% dei musulmani».
Sarebbe come dire che, su un milione di musulmani in Italia, 820 mila aderirebbero all'Ucoii. Un dato che non sta né in cielo né in terra se si tiene presente che solo il 5% dei musulmani frequenta abitualmente le moschee, quindi non più di 50 mila fedeli. E che l'Ucoii stessa afferma di controllare, direttamente o indirettamente, circa 160 moschee su un totale di 611 censite dal Cesis.
Ma allora chi rappresenta veramente i musulmani in Italia? Nella sua delirante lettera a Ciampi, in cui denuncia «una diminuzione programmata e stabilita per legge o per decreto dei diritti di espressione, di educazione, di rappresentanza» e in cui ammonisce che ciò «implementa un deficit di democrazia complessiva ed è oggettivamente l'inizio di una dittatura», nonché «il brodo di coltura in cui si alimenta il terrorismo », Piccardo attacca duramente il ministro dell'Interno Pisanu, la sua decisione di dar vita a una Consulta che favorisca l'affermazione di un «islam italiano» e ribadisce che l'Italia dovrebbe stipulare l'Intesa con l'Ucoii quale rappresentante dei musulmani.
Domando a Piccardo: "come le passa per la mente di appellarsi al capo dello Stato, nella sua veste di garante della Costituzione, quando il 12 marzo 2005 tramite la sua e-mail [email protected] lei fece circolare un messaggio in cui qualificava Ciampi un «bandito della finanza mondiale»"?
Altra domanda a Piccardo: come immagina di poter essere credibile presso le istituzioni quando, anche nel numero di Panorama del 22 settembre, alla domanda: le azioni terroristiche suicide sono lecite?, lei risponde «Dipende»; alla domanda: tagliare le teste è resistenza?, lei risponde: «In guerra ognuno usa i mezzi che ha»; alla domanda: Israele ha diritto di esistere?, lei risponde: «No».
Ecco perché ha perfettamente ragione Pisanu quando afferma che «i musulmani d'Italia non sono maturi per scegliere i loro rappresentanti».
Sabato 17 settembre sono stato vittima a Como di una vera e propria aggressione squadristica islamica da parte di una decina di barbuti che hanno tentato di sabotare un incontro con circa 300 persone intervenute per la presentazione del mio ultimo libro Vincere la paura. Il loro capo, Safwat El Sisi, ha fatto irruzione urlando: «Io sono il presidente della comunità islamica di Como, Magdi Allam danneggia l'islam». Gli ho risposto, dopo avergli impedito di improvvisare un comizio, che era «un impostore ». E ho spiegato al pubblico il perché: «Nell'islam il rapporto tra il fedele e Dio è diretto, l'imam non è il corrispettivo del sacerdote né tanto meno del vescovo, ma un semplice funzionario religioso che non ha alcuna autorità religiosa».
In secondo luogo, ho precisato, «a Como e altrove l'insieme delle persone provenienti da Paesi musulmani non costituisce una comunità islamica, né in ogni caso El Sisi o altri sono mai stati eletti in modo trasparente e democratico».
La verità è che questi loschi figuri accampano un potere che poggia sul controllo di moschee trasformate in centri di potere religioso, politico e finanziario. Ma la stragrande maggioranza dei musulmani li evita e li ripudia. Il problema serio è che continuano a trovare sostegno e traggono una qualche forma di legittimità grazie all'ingenuità, alla viltà e alla collusione ideologica di ambienti politici, religiosi cristiani e accademici italiani. Ebbene mettetevi nei panni dei musulmani perbene e capirete che non è affatto facile dover combattere sia contro gli estremisti islamici sia contro gli italiani ideologizzati che danno loro man forte.
Magdi Allam
 
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verbenasapiens
view post Posted on 22/9/2005, 19:20





A leggere certe cose da un lato si resta allibiti per tanta idiota protervia, dall'altro non si puo' non provare un sentimento sempre maggiore di stima e anche di riconoscenza per Magdi Allam che è quasi solo a condurre una crociata per smascherare i falsi profeti dell'odio.Chissà se Ciampi si ricorda di questi "complimenti" di cui è stato omaggiato wacko.gif
 
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Rachael
view post Posted on 23/9/2005, 09:23




Molto istruttivo questo articolo di Magdi Allam

I buonisti più islamici degli islamici

Al popolo dei buonisti, degli ipergarantisti e dei cinici nostrani che si stanno battendo a spada tratta per la sopravvivenza o la riesumazione della scuola islamica di Milano, consiglierei di leggersi l'inchiesta che dà il titolo di copertina al settimanale saudita Al Majalla dell'11 settembre: «L'insegnamento religioso sotto controllo». Ve lo riassumo: dall'Indonesia al Marocco i governi e le società civili musulmane invocano a viva voce la chiusura delle scuole islamiche accusate senza mezzi termini di essere una fabbrica di terroristi.
Sentite cosa dice Ali al-Zohbi, docente di sociologia all’Università del Kuwait: «Tra le pratiche più pericolose delle scuole islamiche è il lavaggio del cervello dei giovani, per poter ristrutturare le loro menti e i loro animi conformemente all'ideologia religiosa. E' un processo che subiscono passivamente all'insaputa dei loro familiari. Ecco perché questi studenti non sono del tutto consci e responsabili delle loro azioni.
«Credo che i nostri governi, per il bene della pace e dell'unità nazionale, dovrebbero chiudere le scuole islamiche».

La testimonianza di Abdel Hamid al-Ansari è, se vogliamo, di maggior peso perché quale preside della facoltà di Sharia (legge islamica) all'università del Qatar, dà una lettura interna alla realtà delle scuole islamiche: «In generale, l'insegnamento religioso presso gli arabi e i musulmani poggia su un "terzetto dell'arretratezza", ovvero l'ascolto passivo, lo studio a memoria e la ripetizione. Per contro l'insegnamento nel mondo progredito poggia sul "terzetto dello sviluppo", ovvero il ragionamento, l'analisi e la creatività. Il risultato è che l'insegnamento nelle scuole islamiche non dà vita alla mentalità critica e raziocinante che rende immune dalla deriva dell’estremismo e del terrorismo ». E ancora: «I contenuti dell' istruzione nelle scuole islamiche inculcano i semi della cultura dell'odio e del fanatismo nei confronti di chi, all'interno dell'islam, appartiene a un'altra comunità o setta e di chi è esterno all'islam». L'insigne giureconsulto islamico sottolinea infine come «l'insegnamento religioso discrimina la donna, rappresentata come un essere inferiore, un oggetto sessuale creato per soddisfare gli istinti dell'uomo e per generare figli».
Questo tipo di insegnamento spersonalizzante, violento, misogino, oscurantista e passatista, che ha facile presa in un contesto dove mediamente il 50% della popolazione è analfabeta e le ingiustizie sociali sono accentuate, preoccupa per l'ampiezza della sua diffusione. Si stima che in Pakistan ci siano 50 mila scuole islamiche frequentate da un milione di ragazzi, nello Yemen sono 24 mila con 330 mila studenti. Nelle scuole dell'Arabia Saudita i contenuti religiosi concernono il 40% dell'insieme dell'ordinamento scolastico a tutti i livelli.
I governi musulmani sono consapevoli che chiudere oggi queste scuole o anche soltanto riscattarle alla legalità, emendandone i testi e allontanando i predicatori d'odio, rischia di provocare degli scossoni sociali e in ogni caso necessita di risorse finanziarie importanti. Eppure sono determinati a farlo. Ecco perché a tutti coloro che nel nostro Paese si affannano a essere più islamici degli islamici ignorando, fregandosene o rincorrendo future catastrofi, raccomando di aprire bene gli occhi. L'affermazione di un diritto, individuale o collettivo, deve necessariamente tener conto della realtà soggettiva dei protagonisti e della realtà oggettiva del contesto. La storia insegna che la libertà e la democrazia non si traducono automaticamente in un patrimonio collettivo per il semplice fatto di renderle fruibili all'insieme della collettività. Non possiamo far finta di ignorare che siamo coinvolti, piaccia o meno, in una guerra globale scatenata dal terrorismo di matrice islamica. E che talune moschee e scuole islamiche, tra cui quella di viale Jenner e di via Quaranta a Milano, risultano colluse con questo terrorismo. Evitiamo di ripetere qui in Italia gli errori già commessi nei Paesi musulmani o in quelli occidentali dove, all' insegna del multiculturalismo, si sono permessi dei ghetti islamici che hanno partorito i terroristi islamici autoctoni.
Magdi Allam
 
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Rachael
view post Posted on 29/9/2005, 09:26




Moschea-mania, serve uno stop di Magdi Allam

In Italia sembra essere esplosa la moschea-mania. Da Genova a Firenze, da Verona a Reggio Emilia, da Napoli a Colle Val d'Elsa, tutti la vogliono. Ebbene, da cittadino italiano, musulmano, laico, lancio un appello a tutte le istituzioni dello Stato affinché sospendano la costruzione di nuove moschee.
Nonché la concessione dell'autorizzazione a trasformare in luoghi di culto islamici dei locali acquistati o affittati. La libertà di culto dei musulmani, al pari dei fedeli di altre religioni, è un diritto sancito dalla Costituzione e ci mancherebbe che fossi io a metterlo in discussione. Ma abbiamo il dovere di contestualizzare e sostanziare l'esercizio di tale diritto in una fase in cui talune moschee sono colluse con il terrorismo internazionale di matrice islamica e in cui molte moschee fanno apologia di terrorismo legittimando il jihad, inteso come guerra santa, e esaltando i kamikaze come «martiri». E' un dato di fatto che all'interno di alcune moschee si genera quel lavaggio di cervello che trasforma delle persone umane in robot della morte.
Ascoltiamo la testimonianza di due mamme musulmane.

La prima è una convertita britannica, Samantha Lewthwaite, di 21 anni, vedova di Germaine Lindsay, di 19 anni, anch'egli un convertito britannico originario della Giamaica. Germaine è stato il quarto terrorista suicida dello scorso 7 luglio a Londra, provocò 26 morti facendosi esplodere su un autobus. E' il primo caso accertato di un cristiano convertito all'islam che si trasforma in kamikaze islamico.
«Mio marito era un uomo semplice e generoso. Era cambiato da quando aveva iniziato a frequentare la moschea. Gli hanno avvelenato il cervello », ha detto Samantha in un'intervista rilasciata a The Sun. «Spariva continuamente, andava sempre a pregare nella moschea. E' sparito anche la sera prima dell'attentato: l'ho sentito entrare nella stanza di Abdullah (il figlio di 17 mesi, ndr), baciarlo e quindi uscire. Poi ho ricevuto un messaggio sul cellulare: ti amerò per sempre. Vivremo per sempre insieme».

La seconda testimonianza è di una mamma egiziana residente a Reggio Emilia da una trentina d'anni, ha due figli nati in Italia. Preferisco mantenere l'anonimato per proteggerla dal clima d'odio diffuso tra i gruppi islamici nel nostro Paese: «Inizialmente portavo i miei figli nella moschea di via Adua perché volevo che conoscessero la loro religione. Ma poi ho deciso di non farlo più perché i predicatori della moschea incitavano a non aver nulla a che fare con gli italiani e con i cristiani. Io invece i miei figli li ho mandati nelle scuole pubbliche e nel pomeriggio hanno frequentato l'oratorio della chiesa.A me quella gente che predica nelle moschee fa paura».
Come lei tanti musulmani hanno paura. E comprensibilmente molti più italiani hanno paura. Ritengo che sul tema cruciale delle moschee, in considerazione del contesto internazionale e nazionale, ci dovrebbe essere un ampio consenso tra le forze politiche e soprattutto tra la cittadinanza sul cui territorio vengono insediate. Non si possono imporre per decreto le moschee, da parte di amministrazioni buoniste, ipergarantiste o ideologicamente colluse con l'integralismo islamico, ignorando il primato della tutela della vita e della sicurezza della collettività, fregandosene del fondato sentimento di paura che accomuna italiani e musulmani perbene.
La verità è esattamente opposta a quella che urlano o paventano l'islamofobia in Italia: i luoghi di culto islamici bastano e avanzano, proliferano in modo esponenziale a fronte di una percentuale di frequentatori assai bassa. Erano 400 nel 2000 e ora sono 611, sono quindi cresciuti del 50% in cinque anni. Mentre i frequentatori delle moschee continuano a attestarsi attorno al 5%, vale a dire 50 mila persone su circa un milione di musulmani. Diciamolo chiaramente: le moschee non sono la priorità dei musulmani ma lo è l'integrazione. Molti musulmani non parlano adeguatamente l'italiano, non conoscono la cultura italiana, disconoscono i valori fondanti della società italiana.
Così come dovremmo preoccuparci della formazione degli imam, dei funzionari religiosi, istituendo un master o una laurea specialistica nelle università italiane. Prima dobbiamo riscattare alla piena legalità le moschee già esistenti, poi avere la certezza che le nuove moschee non vadano a finire nelle mani dei predicatori d'odio. Soltanto così potremo sperare che le moschee diventino delle case di vetro che, nella condivisione dei valori e dell'identità italiana, ispirino fiducia a tutti, italiani e musulmani.
Magdi Allam

Adesso mi domando ma come fa certa gente a non vedere, a non capire che il persistere in una certa direzione reca solo danni a noi e agli islamici moderati?
Insomma passi il parlare per slogan come dischi rotti, ma ragionare anche in quel modo...come si può?
 
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Rachael
view post Posted on 3/10/2005, 20:35




Magdi Allam:le accuse agli apostati, anticamera dell'orrore

Dall'Indonesia alla Gran Bretagna, dall'Iraq a Israele, dall'Algeria alla Turchia, è l'apostasia il male dell'islam che scatena il terrore. La radice dell'odio che trasforma una persona in robot della morte risiede nella condanna di tutti coloro che non sarebbero dei «veri musulmani», finendo per legittimarne il massacro. Un male e un odio che hanno messo radici anche in Italia.
Solo all'indomani delle nuovi stragi di Bali si è compresa la gravità di ben 11 fatwe, responsi giuridici islamici, emessi dal «Consiglio degli ulema d'Indonesia» il 29 luglio scorso, in cui si condannano di apostasia i predicatori religiosi «influenzati dal pluralismo, liberalismo e secolarismo», i musulmani che «non considerano le altre religioni come deviate», i musulmani «che sposano gente di altre fedi», le donne che officiano come «imam alla preghiera collettiva», i musulmani che partecipano «a preghiere in comune con fedeli di altre religioni». Una valanga di condanne di apostasia che hanno scatenato sia la caccia ai musulmani riformatori e laici sia una recrudescenza nella repressione della comunità cristiana.
Nel mirino sono finiti gli aderenti alla «Rete islamica liberale» (Jil) che hanno ricevuto per email e fax numerose minacce di morte: «Le fatwe hanno avuto un effetto a valanga — ha detto Nong Darol Mahmada, cofondatore della Rete — la gente pensa che siamo fuorilegge e che ora sia legittimo, sulla base della sharia, la giurisdizione islamica, ucciderci».
Per un altro verso il «Fronte dei difensori islamici» ha scatenato in agosto una campagna culminata nella chiusura di decine di chiese, ufficialmente perché «non autorizzate». Il primo settembre a Harguelis, a Giava Occidentale, un tribunale ha condannato tre donne, Rebekka Zakaria, Eti Pangesti e Ratna Bangun, a tre anni di carcere per aver permesso a dei bambini musulmani di partecipare alle manifestazioni scolastiche di domenica che comprendevano anche l'ingresso in chiesa.
Teniamo presente che tutto ciò avviene in uno Stato costituzionalmente laico, dove è sancita la libertà religiosa.
L'esplosione dell'intolleranza islamica ha coinciso con l'arrivo al potere di Abdurrahman Wahid che dal 1999 al 2001 guidò il governo designato dal «Partito nazionalista islamico» (Pkb). Wahid viene considerato un islamico moderato. Così come venivano qualificati Omar al Telmessani dei Fratelli musulmani in Egitto e Ahmad Yassin di Hamas a Gaza negli anni Settanta, Abassi Madani del Fis in Algeria negli anni Ottanta, Necmettin Erbakan del Refah in Turchia negli anni Novanta. Ebbene è un dato di fatto che l'ideologia dello scontro e della violenza religiosa hanno puntualmente fatto seguito all'entrata nella scena politica di forze integraliste islamiche che affermano di incarnare il «vero islam».
Una realtà che ci riguarda assai da vicino. Il sottoscritto è in cima a un elenco di musulmani condannati di apostasia in Italia perché «non è un musulmano», «è un nemico dell'islam». Una condanna che si è abbattuta anche su Omar Camiletti, funzionario della grande moschea di Roma, i cui scritti sono stati esposti nell'ingresso della moschea El Houda di Centocelle, in modo tale che «chiunque entrava, leggendoli, poteva maledirmi». Altro condannato eccellente è Khalid Chaouki, direttore del sito www.musulmaniditalia.com, il cui nome è stato additato al pubblico ludibrio nei sermoni letti nelle moschee di Reggio Emilia e di Trento. Ebbene gli esponenti di questo «partito italiano del takfir », dell'apostasia, sono dell'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia).
Chiedo a tutte le forze politiche italiane di non sottovalutare queste condanne, a non confonderle con una banale diffamazione. Chiedo che si segua l'esempio degli iracheni che, dopo aver sperimentato sulla propria pelle le stragi legittimate dalla condanna di apostasia degli sciiti e dei «traditori» dell'islam, hanno introdotto nella nuova bozza di Costituzione un bando esplicito dell'apostasia. Chiedo che si adotti al più presto una norma penale che vieti e sanzioni anche in Italia l'apostasia considerandola l'anticamera ideologica dell'orrore del terrorismo.



Magdi Allam


 
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Rachael
view post Posted on 9/10/2005, 21:50




Mediatori e burattinai nella scuola della discordia di Magdi Allam

A Milano si vorrebbe disporre di un istituto previsto dalla legge, la scuola privata autorizzata, per legittimare un istituto che per 14 anni ha violato la legge, la cosiddetta scuola Fajr al Islam, «L'alba dell'Islam», di via Quaranta. Si vorrebbe riesumare un ghetto scolastico etnico-confessionale, dopo averne decretato la morte per palese illegalità e incompatibilità con il dovere dell'integrazione degli studenti immigrati, con l'avvallo dello Stato e il contributo degli italiani. Si vorrebbe condonare politicamente le responsabilità civili e penali dei cattivi maestri della «scuola» illegale, delle famiglie di centinaia di ragazzi che sono stati sottratti al dovere della scuola dell'obbligo, dei tutori della legge che non si sono attivati per farla rispettare.
Probabilmente tutto ciò non avverrà. Grazie all'intervento in extremis del ministro dell'Istruzione Moratti che in serata ha sconfessato l'accordo annunciato in mattinata e reiterato un ordine preciso: nessun accordo con i gestori della «scuola» islamica, ciascuna famiglia deve essere messa di fronte alle proprie responsabilità, i ragazzi immigrati devono essere convinti a frequentare la scuola pubblica.
Sorge spontanea la domanda: come è possibile che, a dispetto di queste esplicite direttive della Moratti, condivise e sostenute pubblicamente anche dal ministro dell'Interno Pisanu, i loro rappresentanti a Milano, il prefetto Bruno Ferrante, il direttore scolastico regionale Mario Dutto, il provveditore provinciale agli Studi Antonio Zenga, si siano ostinati a proseguire ad oltranza una trattativa che ha partorito una soluzione raffazzonata che di fatto fa rientrare dalla finestra quanto si era con gran mostra buttato fuori dalla porta? Possibile che anche il sindaco Gabriele Albertini, al contrario del suo assessore all'Istruzione Bruno Simini, esprima soddisfazione per una sonora presa in giro della legalità e dell'interesse della collettività confezionata dall'opposizione di sinistra in seno al Consiglio comunale? Possibile che tutti questi amministratori dello Stato e delle istituzioni non si rendano conto che la via d'uscita prospettata è una sonora sconfitta dello Stato di diritto, premiando e nobilitando a interlocutori ufficiali dei personaggi di dubbia caratura che hanno violato la legge e che dovrebbero rispondere dei loro misfatti in un' aula di tribunale? Possibile che si sia immaginato che una questione così cruciale per la sorte dell'istruzione e dell'integrazione dei musulmani in Italia potesse essere decisa dall'autorizzazione concessa da una anonima preside di una scuola pubblica. Scuola che casualmente si trova nei pressi dei locali che la Fondazione Mantegazza metterebbe a disposizione per i ragazzi di via Quaranta?
E' stata una singolare e raccapricciante telenovela. Con i predicatori d'odio, in primis l'imam della moschea di viale Jenner AbuImad, che si spacciano per mediatori moderati e pragmatici. Con i rappresentanti del ministero dell'Istruzione che vengono travolti dalla pagliacciata di un'assemblea dei genitori che votano sotto gli occhi vigili dei loro burattinai a beneficio delle telecamere. Con il leader dell' opposizione in seno al Consiglio comunale, il diessino Sandro Antoniazzi, che si mette alla testa della brigata islamica di via Quaranta per trattare con le istituzioni il salvataggio della «scuola». Con l'equivoco, frutto della pavidità nostrana, che fosse sufficiente trovare dei locali agibili per risanare la vicenda, mentre è chiaro a tutti che il problema è l'illegalità di un centro di indottrinamento ideologico che preclude una costruttiva integrazione in seno alla società italiana.
Bastava ascoltare la testimonianza resa da un ragazzino della «scuola» di via Quaranta alla trasmissione Terra del 2 ottobre su Canale 5 («Nelle lezioni di storia araba ci insegnano che gli israeliani sono tutti terroristi»), bastava leggere il documentato articolo scritto da Emanuele Boffi del settimanale Tempi, pubblicato sul Foglio di ieri, per appurare come quei ragazzi considerino Osama bin Laden un eroe islamico. Non una «scuola», quindi, ma un ghetto integralista, autoritario, maschilista, misogino, violento, ostile ai nostri valori. Che deve essere definitivamente chiuso.
Basta con le squallide e indecorose soluzioni levantine. Basta con l'eterna mediazione con tutti e a tutti i costi. Basta con la violazione delle nostre leggi e della nostra dignità umana e nazionale.
Magdi Allam

E’ ora di dire veramente BASTA alla manipolazione intellettuale di bambini innocenti, bambini che cresceranno avvolti in un aurea di odio, odio per coloro che ogni giorno incrociano per strada. Basta far finta di nulla, trincerarsi dietro la bella favola del multiculturalismo forzato, non c’è nessuna “cultura” dietro i predicatori dell’odio, non c’è “cultura” dietro l’Islam fondamentalista.
Che cultura è una cultura che insegna ad ammirare un assassino spietato e fanatico come Osama Bin Laden, che insegna ai maschi a considerare la donna un essere inferiore che si può ripudiare, frustare, lapidare, che forma degli individui talmente plagiati da aver disprezzo della propria vita e di quella di persone innocenti, che discrimina e perseguita i diversi, che non concede nessuna libertà asservendo la vita di un essere umano alle sure del corano, un libro scritto secoli addietro e che può essere oggetto di decine d’interpretazioni diverse, che applica l'odiosa e barbara legge della sharia.
Impedire l’integrazione dei bambini della scuola Fajr al Islam con i bambini italiani, non obbligando i genitori a iscriverli in una scuola pubblica, è un atto criminale, per loro che cresceranno dei disadattati, e per noi perché un domani uno di loro potrà trasformarsi nel nostro carnefice.
Ha fatto bene la Sig. ra Moratti a chiudere ogni trattativa con quelle persone, che tutto sono tranne che islamici moderati e per capirlo basta guardare come mandano vestite le loro figlie
 
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10 replies since 3/9/2005, 19:15   173 views
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