RATZINGER "SCOMUNICA" PRODI di RENATO FARINA
Il sì alle coppie gay scatena l'ira del Vaticano e mette in crisi i cattolici dell'Ulivo. Ma Fini a sorpresa spiazza il centrodestra
Qui i gay c'entrano sì, ma poco.
C'entra di più la parrocchia cui appartieni. Se vuoi i voti perché sei cattolico, poi devi aspettarti di essere messo sotto esame. E che qualcuno ti dica: amico, questi sono i pronunciamenti del Papa in materia di politica e morale.
Se gli vai contro, fa' pure, ma non pretendere la benedizione, anzi aspettati una spazzolata. Questo sta capitando a Romano Prodi. L'Osservatore romano che già nel nome sembra nato apposta per fargli le pulci, ha confrontato il programma politico annunciato dal candidato del centrosinistra con le dottrine care al Papa. La materia non è, per la Chiesa cattolica, di quelle opinabili.
C'è in ballo l'essenza della società. Per la Chiesa cattolica, essa è fondata sulla famiglia. Non aggiunge eterosessuale o tradizionale, sarebbe già un cedimento lessicale. Famiglia e basta, perché quella è e quella deve restare, se non si vuole mandare a ramengo il buon ordinamento della vita comune. La Costituzione italiana è dello stesso avviso, e teorizza che
«la famiglia fondata sul matrimonio è la cellula fondamentale della società». Quale è il problema?
Il fatto è che la sinistra in Italia non è più tanto d'accordo. Ha festeggiato la legge spagnola voluta da Zapatero: lì si fissa la perfetta equiparazione tra le nozze qualunque sia il sesso degli sposi. Uguali diritti: di adozione, di produzione di embrioni, eccetera. E qui arriva Prodi. Il 20 luglio scorso mise d'accordo tutti i partiti dell'Unione (almeno credeva), e adottò una posizione di mezzo,
diciamo da cattolico-fai-date: né con Ratzinger né con Zapatero. D'accordo - ha spiegato - niente matrimoni gay, ma si può sistemare la faccenda sul piano del diritto pubblico. Siccome siamo gente precisa, trascriviamo il suo verbo:
«Se vince l'Unione regoleremo i diritti degli omosessuali sul modello francese dei Pacs (Patti civili di solidarietà). Non voglio però equiparare queste convivenze ai matrimoni». Cioè? Pressato dai giornalisti, usò questa formula: «
Solidarietà e riconoscimento dei diritti civili per i gay». Poi, prudente e furbo: silenzio.
Nel programma prodotto dall'Officina di Bologna non c'era scritto niente sul tema, al che proteste dell'Arcigay. Finalmente Prodi ci ha messo sopra di nuovo il cappello:
si farà la legge per le unioni gay. Dopo di che, l'Osservatore romano ha tirato a Prodi il turibolo in testa: «A caccia di voti lacerando la famiglia », il titolo. Poi: «Una dichiarazione che chiama direttamente in causa nella competizione politica la famiglia, la realtà naturale alla quale sono naturalmente inclini l'uomo e la donna. Un tentativo, dunque, di relativizzare e ideologizzare la realtà della famiglia. Una lacerazione inaccettabile ».
Prodi respinge le accuse, dice che questa idea era già stata di Aznar. Ma non è che la Chiesa spagnola l'avesse benedetta, anzi. Ma non è questo il Prodi che si presenta come cattolico. Magari «adulto e laico», ma la parrocchia è quella, ed è logico che il parroco non sia contento se gli dai sulla voce. Sia chiaro: l'Osservatore romano non è il Papa. Ma il Papa la pensa così. Nel 2003, dopo anni di lavoro, uscì un documento firmato proprio dal cardinale che sarebbe diventato Papa e approvato da Wojtyla. Lì si vieta espressamente ai politici cattolici di avallare qualsiasi forma non soltanto di matrimonio gay, ma anche di Pacs. Copio: «A coloro che (.) vogliono procedere alla legittimazione di specifici diritti per le persone omosessuali conviventi, bisogna ricordare che la tolleranza del male è qualcosa di molto diverso dall'approvazione o dalla legalizzazione del male. In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali (...) è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all'applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all'obiezione di coscienza ». Firmato Joseph Ratzinger.
Si può obiettare, ovvio. Ma se lo fai, ti metti contro. Per cui è falso come Giuda Prodi quando dichiara il suo "stupore". Il cattolicesimo di Benedetto XVI è questo. Non è una morale privata. Incide nella vita pubblica perché propugna un ideale di "vita buona". Chiede alleanze su questo o quel tema sulla base della ragione. Può vincere come nel caso del referendum sulla fecondazione. Può perdere e accetta la sconfitta, come capitò nel caso di divorzio e aborto. Sui gay è contro «qualsiasi discriminazione », ma ritiene che i diritti delle persone omosessuali (pensione, eredità ecc) possano essere tutelati senza bisogno di introdurre leggi particolari. Bastano le leggi vigenti e il buon senso. Anche nel centrodestra ci sono posizioni favorevoli ai Pacs o simili. Ma non sono nel programma.
Berlusconi lascia questi temi al Parlamento. Non ne fa materia di consenso. Prodi sì. E questo fa la differenza. Sarebbe interessante ci riflettessero Follini e Casini. E Mastella tirasse conseguenze pratiche dal suo dissenso su tali faccende da Prodi.
Il Pacs è l'anticamera del matrimonio gay. Basta aver ascoltato qualsiasi dibattito televisivo per ammetterlo,
anche se la Margherita ora finge di non ricordarlo. Intanto una costatazione. In attesa di quella celeste, c'è una certa giustizia persino in questo mondo. Si rifletta.
Perché la sinistra ha scelto Romano Prodi come candidato? Perché in Italia con un comunista (sia pure ex o post) non si vince. Non è che i diessini sono generosi. Semplicemente
sanno che c'è bisogno di un democristiano se si vuol battere Berlusconi. Nel 1996 gli andò bene per questo.
Vescovi, preti e suore spinsero a votare per l'Ulivo perché Prodi era visto come una rivincita cattolica contro il ricco Epulone pure divorziato. Il gioco non funziona più.
Libero.it
Bene é proprio il caso di dire che si é tirato la zappa(tero) sui piedoni
Edited by Rachael - 13/9/2005, 21:32