Il sofà delle muse

Joseph Fiennes, un attore che piace..

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Ishtar
view post Posted on 12/7/2005, 07:12




«Sono il più italiano degli inglesi del cinema»


Joseph Fiennes: ho pronti tre nuovi film e nel primo ci sarà anche il ritorno di Winona Ryder

«Sono sempre felice di tornare in Italia dove, ragazzo, ho fatto il muratore per sei mesi in Toscana, a Bagni di Lucca. Volevo riempirmi gli occhi di bellezza, guadagnare i primi soldi e imparare la vostra lingua. Non imparai davvero l’italiano, ma da allora questo vostro Paese è il nocciolo sentimentale e, per molti aspetti, formativo ed emotivo del mio cuore», dice Joseph Fiennes. A Ischia, l’attore di Elizabeth e Shakespeare in Love, nell’ambito di Ischia Global, riceverà mercoledì— assieme al regista di Il mercante di Venezia, Michael Radford — l’Award europeo Ischia Global per la sua interpretazione del giovane gentiluomo Bassanio, che chiede in prestito all’usuraio Shylock il denaro per ottenere la mano dell’ereditiera Porzia. Joseph è il più giovane dei sei fratelli Fiennes. Puntualizza: «Non sono il solo "ragazzo" di casa: ho un fratello gemello, Jacob, l’unico disertore dai vari campi delle arti del nostro clan».
Il clan è un antico ceppo familiare, unitissimo, colto e intellettuale e di matrice angloirlandese dove quella gran donna che è stata la madre dei sei rampolli Fiennes, Jennifer Lash, scrittrice e poetessa (morta di cancro nel 1993), sposata al proprietario terriero e poi notissimo fotografo di giardini e d’arte Mark Fiennes (deceduto nel dicembre 2004), decise anche di accogliere come proprio un altro bambino (Michael Emery), dopo aver letto un articolo su The Times in cui il ragazzino chiedeva la possibilità di avere genitori adottivi con una enorme biblioteca. I libri, i quadri, l’apertura e la naturale disponibilità alla cultura non sono certo mancati nelle grandi case vittoriane dei Fiennes; ed è vero anche ciò che dice Joseph: appena può, da Hollywood, da Londra, dai set sparsi nel mondo, venire in Italia per lui significa felicità. Ricorda: «Come quando Bernardo Bertolucci mi offrì, ed era la mia prima esperienza nel cinema dopo altre e varie in teatro e per la televisione inglese, un piccolo ruolo in Io ballo da sola. Conoscevo tanto del vostro cinema: amavo le opere di Pasolini, Rossellini, Antonioni... Continuo a considerarli i miei maestri esattamente come prediligo la pittura di Modigliani, le vostre arie d’opera».
A Ischia è arrivato da Los Angeles e ha appreso scendendo dall’aereo quanto era accaduto — «in un giorno tristissimo, che genera angoscia profonda, come tante cose di questo nostro secolo impazzito» — nella sua Londra, che, sebbene sempre in giro per il mondo, continua a considerare «la mia tana, il mio punto fermo». «Londra — confessa — è e sempre sarà la mia base perché, sebbene grato a quanto il cinema americano mi sta offrendo, sono e resterò di vera matrice e cultura europee. Mi considero un nomade della Virgin Atlantic, sostenitore e inquilino dell’impero di sir Richard Branson ». Quest’anno, per la prima volta, però, è stato a lungo a Los Angeles per un film con Winona Ryder. «Sì —dice —, s’intitola The Darwin Awards ed è una delle mie prime, spiritose commedie, molto glamour come si conviene a Hollywood. Ora sono impegnato con Annette Bening in Running with Scissors ». Sebbene pronto a cogliere le occasioni giuste oltreoceano, sarebbe stato più felice di interpretare in Europa l’annunciato Teresa Raquin, dal libro di Emile Zola, con Franka Potente.
«Purtroppo — dice — sono venuti a mancare i capitali e il film si è arenato, ma non è detto che proprio Hollywood non aiuti questo progetto. Ritengo che il cinema europeo e quello americano possano collaborare in futuro, travasando due culture e mondi. Oltre al film con Winona, che per la Ryder rappresenterà un ritorno in grande stile, quest’anno sarò sugli schermi anche in The Great Raid diretto da John Dahl.È ambientato nelle Filippine, nel 1945 e racconta la vera storia del 6˚battaglione di ranger decisi a liberare 500 americani prigionieri per tre anni di un campo di concentramento giapponese. Perché tanti film di guerra oggi? Penso che rileggere il passato, esattamente come continuare a studiare Shakespeare, potrebbe forse aiutarci a trovare una soluzione per questo difficile presente».
Giovanna Grassi
10 luglio 2005
da corriere.it
 
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