Il sofà delle muse

Napule è na carta sporca e nisciuno se ne 'mporta, caro fratello tremalnike ti scrivo

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sandokan23
view post Posted on 5/6/2005, 11:11




La la politica c'entra.. in modo collaterale però,dato che non riesce ad opporsi a delinquenti arroganti che stanno distruggendo Napoli e la sua gente..
Metto questo link
fiorentino accoltellato
e già oggi sul corriere del Mezzogiorno si parla di un giornalista inglese accoltellato e degli ennesimi scippi, tanti, tanti fatti a poveri turisti che hanno il diritto di girare senza problemi dato che PORTANO RICCHEZZA

COME SI PERMETTE CHI NON E' DI QUESTE PARTI DI TRANCIARE GIUDIZI DATO CHE NON VIVE QUESTA REALTA' FEROCE?

Solo i tromboni autoreferenziali e ottusi possono dire certe cassate emerite..non il mio fratello di sangue TREMALNIKE..
Continua..

Edited by Ishtar - 5/6/2005, 12:33
 
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Ishtar
view post Posted on 5/6/2005, 11:18




"Io, accoltellato senza un perchè vi racconto la goliardia del male"
Mandato da Pauler Martedì, 31 May 2005, 05:30.
Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto dall’associazione Partenia il racconto di un giovane napoletano protagonista di una delle tante disavventure che ormai da anni sono una consuetudine per chi vive a Napoli. Scene di violenza quotidiana, autori di crimini, soprusi e violenze che restano impuniti e si comportano come tanti piccoli boss, padroni incontrastati del destino di cittadini che vivono con profondo sconforto la realtà di questa città. Luigi racconta la sua esperienza che può sembrare assurda, ma che ormai si ripete con una tale frequenza che nessuno ci fa più caso, salvo qualche passaggio tra le notizie di cronaca dei telegiornali quando qualcuno ci rimette la vita. La richiesta di non danneggiare la propria auto, infatti, può scatenare la reazione violenta di quei rappresentanti della parte peggiore della città, mentre bande di incivili e criminali imperversano senza che sia riscontrata la benché minima opposizione di forze dell’ordine e amministrazioni locali. Prima che Napoli divenisse un argomento di portata nazionale sono stati necessari decine di omicidi che sul finire del 2004 hanno macchiato le strade della città quasi quotidianamente. Fino a quel momento si segnalavano le apparizioni di amministratori pubblici solo per decantare fantomatiche lodi per una città che non esiste più da un pezzo, avvolta in uno sconforto che paralizza e annienta ogni tentativo di riscatto.

E’ normale che in questa città le strade siano affollate da extracomunitari il cui unico scopo è quello di ubriacarsi e lanciarsi bottiglie di vetro contro, è normale che dei derelitti della società possano calarsi le braghe sui marciapiede per espletare i propri bisogni fisiologici; è normale che si accalchino venditori di cellulari e fotocamere rubate senza che nessuno si sogni di perseguirli; è normale che nelle zone della movida del sabato sera si scatenino risse per l’arroganza di qualche “tamarro” locale; è normale essere il bersaglio di aggressioni da parte delle bande erranti di ragazzini se si ha l’ardire di frequentare le vie del centro; è normale che in un quartiere della città (Secondigliano, ndr) i posti di blocco debbano essere compiuti dai Carabinieri perché la Polizia, investita del compito in tutte le altre zone della città, è nel commissariato competente, per così dire, "inquinata"; è normale che un magistrato particolarmente in vista, anche grazie al suo impegno “sociale” e “politico” (per intenderci, antiberlusconiano), nonostante le vergognose resistenze del Csm, sia il destinatario di un’inchiesta nel corso della quale si è scoperto che era solito frequentare nelle sue battute di caccia sia camorristi che suoi inquisiti. Questa è la “normalità” di Napoli e sembra che nessuno abbia seriamente intenzione di modificarla. Questo caos è voluto, a cominciare dai disservizi che ammorbano la città da tempo immemorabile e che sono ormai parte integrante del tessuto urbano, ed altrimenti non potrebbe essere perché ogni tentativo indirizzato al ripristino della legalità, della libertà, della dignità, necessita di un processo di trasformazione culturale che è ben lungi dall’essere compiuto. E’ per questo che ormai si è persa anche la voglia di indignarsi e di ribellarsi alle mostruosità di cui si è testimoni in ogni angolo della città; la rassegnazione è il più grosso rischio che incombe su una città che un tempo preferiva sognare i miracoli e che ormai ha perso anche la speranza. Ed una città senza speranza, è una città senza futuro.

Paolo Carotenuto



Di seguito pubblichiamo il testo della lettera:
Su segnalazione dell’Associazione Partenia - [email protected]
Un giovane parla della sua terribile esperienza e dei napoletani.
"Io, accoltellato senza un perchè vi racconto la goliardia del male"
Luigi M.
Era il 19 maggio 2004. E' già passato un anno da quella terribile sera. Era la sera in cui un venticinquenne ci stava lasciando le penne, con otto coltellate sparse per il corpo. Quel ragazzo sono io. Ho letto della condanna a 16 anni all'assassinio di Fabio Nunneri, accoltellato l’estate scorsa. La sua famiglia ha detto: “Non crediamo più nella giustizia” Sono talmente d’accordo con loro da vergognarmene quasi.
Perché io, è vero, non vedrò mai puniti gli sconosciuti che tentarono di uccidermi senza un motivo quella sera di maggio, ma almeno io sono ancora vivo.

Un anno fa “Repubblica” riportò la notizia dell’aggressione. Un branco agì contro di me per il solo fatto di aver detto “Non sedetevi sulla mia auto parcheggiata”. Feci per spostarla, alla fine. E mi saltarono addosso, uno era armato di lama. La cronaca mi diede un nome finto, Marco, perché in questa società non solo devi subire, ma non sei nemmeno libero di dichiararti vittima, di denunciare. Siamo nell’era della libertà di comunicazione, di espressione, di circolazione di persone e beni. Così ci dicono. Eppure, siamo in balia di individui il cui unico scopo è ledere diritti e corpi altrui.
Quella sera la mia vita è cambiata, nel bene e nel male.. Nel bene: perché mi sono rafforzato, c’è sempre qualcosa di positivo dietro una disgrazia che separa le tue giornate in un prima e dopo. E nel male: perché il mio rapporto con Napoli, città che adoravo, non è più quello di prima. Sono giunto a una rottura che mi lacera ogni volta che sento e vedo le cose squallide che accadono qui.

Lo sapete? Il nuovo passatempo a Napoli è il “personaball, un turista per nemico” e chi prende l’occhio ha un giro in omaggio. Scene da parco giochi horror proiettate però al centro storico di Napoli dove l’inverosimile può diventare realtà. Provate, chi non l’avesse mai fatto, a salire sull’R2 per tre giorni consecutivi e vedrete le stesse 4 o 5 persone che cercano di fregare i portafogli. Li conosco come tutti i passeggeri abituali: eppure nessuno , dico nessuno di istituzioni, sicurezza, uffici pubblici , ha i requisiti per buttarli giù e puntualmente ogni giorno qualcuno sio trova qualche soldo di meno addosso. E la polizia? Le leggi serie? E il coraggio? Non esistono, credo.

A tutt’oggi non riesco a dimenticare ciò che un anno fa mi è stato fatto. Ne porto addosso i segni. Non ci riesco perché alcune ferite fanno ancora male, anche perché ogni giorno succede qualcosa che mi fa ritornare in mente quanto sia invivibile questa città.
L’estate scorsa sono stato in Sud America: malgrado il terzo mondo, ho visto la civiltà e l’educazione. Anche lì ci sono crimini e anche molto più efferati di quelli cui siamo “abituati” qui, ma hanno uno sfondo di disperazione e reale sopravvivenza. A Napoli invece è goliardia del male. Prima del fattaccio, ho sempre lottato per difendere la mia città. Ora non l’attacco, ma la fuggo.

Sempre in quel lontano paese in Sud America nella pagina “Altre dal Mondo” di un quotidiano locale, tra la guerra in Iraq, quella in Cecenia e altre disgrazie mondiali c’erano 2 trafiletti sull’Italia. Il primo: Italia, al via il nuovo realityshow sul calcio. L’altro: Napoli, vietata la vendita di coltelli per eccesso di violenza. Il primo non lo commento neanche. Per il secondo, ho provato rabbia e vergogna. A volte penso che per mettere a posto la città basterebbe solo tanta voglia di lavorarci sul serio, e più protezione per i comuni cittadini che sono davvero in balia del terrore, a ogni passo in strada. Voglio dire a tutti voi napoletani che amate davvero Napoli: non accettiamo i soprusi. Riprendiamoci la nostra città. Un augurio a coloro che sanno e non hanno mai detto nulla su chi fossero gli individui che mi accoltellarono un anno fa, ancora impuniti….
Luigi M.

da legnostorto

Poi racconto LA MIA ESPERIENZA e quelle di ALTRE COLLEGHE E DELLA GENTE..

CHI NON SA COME STANNO LE COSE NON PUO' PERMETTERSI DI PARLARE!
 
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Rachael
view post Posted on 5/6/2005, 12:15




Eh be, se no che Trombone sfiatato sarebbe
 
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verbenasapiens
view post Posted on 5/6/2005, 21:20




LA IERVOLINO AVEVA CHIESTO PIÙ TUTELA PER I CITTADINI
«Violenza, giusto l’appello del sindaco»

Dieci consiglieri comunali: lettera a Pisanu, servono risposte


Con una lettera aperta dieci consiglieri comunali si uniscono all’appello che il sindaco Rosa Russo Jervolino ha rivolto nei giorni scorsi al ministro degli Interni, per tutelare i cittadini napoletani nella emergenza criminalità. Con un «richiamo alla responsabilità per tutte le istituzioni», quelli a cui spetta il risanamento dei quartieri dell’area nord in particolare, i consiglieri insistono sulla necessità che il territorio sia tutelato e controllato in modo capillare, ma non militarizzato. Il documento è stato firmato dai consiglieri diessini Centanni, Maffei, Mola, Moxedano, Sarnataro; per la Margherita Bocchetti, Lupo, Palladino, Russo; per l’Udeur Funaro. «L’ennesimo episodio di grave violenza che ha coinvolto l’imprenditore toscano rimasto gravemente ferito a Casavatore, al quale va tutta la nostra solidarietà e l’augurio di pronta guarigione - si legge nella lettera - è la dimostrazione che il problema della sicurezza del territorio dell’area nord di Napoli, prescinde dagli episodi di violenza dei mesi scorsi ed impone delle immediate ed indifferibili risposte da parte delle autorità dello stato». Risposte che, dicono i consiglieri, «non possono essere certamente tradotte nella militarizzazione del territorio della città e del suo hinterland, tanto meno dell’area nord di Napoli; ma che devono in ogni caso tradursi in una maggiore e più incisiva presenza dello stato attraverso le forze di polizia e carabinieri per coordinare azioni di vera e propria intelligence per prevenire momenti delittuosi e sconfiggere il mostro della criminalità». «Napoli, come ha ben evidenziato l’amico dello stesso imprenditore aggredito, è piena di brava gente - concludono i consiglieri - la criminalità, organizzata e non, è solo una piccolissima parte dei cittadini partenopei, che va contrastata, repressa ed isolata, senza ricorrere a leggi o provvedimenti eccezionali, che non appartengono alla cultura dello stato di diritto». Nella lettera inviata mercoledì scorso, il sindaco Iervolino aveva chiesto al ministro Pisanu - all’indomani di alcune gravi intimidazioni ai danni di commercianti di Pianura - una «scorta per i testimoni antiracket» e una squadra speciale da inviare in città per contrastare il crimine. Le richieste erano state girate al prefetto Profili nel corso di un Comitato per l’ordine e la sicurezza.

IL COMMENTO
L’efficienza del crimine

Il tentativo di rapina di cui è stato vittima l’imprenditore toscano, Carlo Desideri, lungo la circonvallazione esterna, all’altezza di Casavatore, conferma la gravità dell’emergenza criminalità nell’area metropolitana di Napoli. D’altronde i recenti ed allarmanti fatti di Pianura e la delicata missiva indirizzata dal sindaco al ministro dell’Interno sono, al riguardo, più che emblematici. Si è in presenza di una escalation senza precedenti negli ultimi venti-trent’anni che genera timori ed insicurezza. Tali diffusi sentimenti sono alla base di richieste di interventi straordinari, a livello legislativo, e dell’impiego dell’esercito. È un modo, certo, legittimo di affrontare il problema, determinato dall’assenza di un’organica politica in materia, che non sembra però voglia guardare in faccia alla realtà ovvero alle «colpe» di una società permissiva ed orientata verso valori futili, nonché alle insufficienze delle risposte istituzionali.
Provato sul piano emotivo, il socio in affari di Desideri, Pietro Vanni, invoca addirittura l’imposizione di una taglia sui rapinatori dell’amico. Nulla di più errato. A parte le implicazioni di ordine tecnico circa l’impraticabilità di siffatta proposta, va detto che essa, ove attuata, ci farebbe arretrare non poco, sul piano della civiltà giuridica e contribuirebbe ad imbarbarire una situazione già tanto degradata. Alle emergenze occorre, invece, fornire risposte lucide, frutto di strategie differenziate di lungo, medio e breve periodo precedute da una rigorosa analisi degli eventi, di ciò che è stato fatto e di quanto si sarebbe potuto fare. Non è superfluo evidenziare che l’episodio in esame è una tragedia già vista perché non è la prima volta che lungo la circonvallazione esterna inermi automobilisti sono stati vittime di rapine e aggressioni, per giunta rimaste impunite. C’è da chiedersi, allora, come mai in un’area così a rischio non esistesse un servizio di vigilanza mobile, capace di spostarsi da un capo all’altro dell’arteria con facilità in relazione a specifiche necessità di intervento. Ancora una volta la società criminale ha dimostrato di essere più attrezzata di quella legale: è stato riferito di due moto con quattro uomini a bordo, subito dileguatesi, dopo il ferimento del Desideri, nonostante il traffico veicolare inteso... Ed a fronte di tale spregiudicata efficienza operativa è solo illusorio pretendere che taluno dei presenti intervenisse in aiuto del povero imprenditore toscano. Eppure proposte ragionevoli ed argomentate in diritto sono state avanzate; altre potrebbero seguire se si cogliesse disponibilità a voltare pagina. Certo si invoca certezza della pena. È sacrosanto. Ma intanto gli autori di fatti così gravi dovrebbero essere prima individuati.


Rapine e scippi, è un assedio

Turisti aggrediti, terrore al Vomero. Le forze dell’ordine: arresti raddoppiati


Ancora scippi (otto i casi nelle zone del centro, molti dei quali ai danni di turisti), ancora rapine a mano armata (l’ultima in un supermercato del Vomero, con clienti e dipendenti terrorizzati). Si fa sempre più stretta la morsa della microcriminalità. Ma aumenta anche la pressione delle forze dell’ordine. Secondo i dati di polizia e carabinieri, oltre 5500 persone sono state fermate a Napoli e provincia nei primi cinque mesi dell’anno. Le cifre sono state discusse anche nel corso del vertice dell’ordine pubblico, venerdì in prefettura
Assalto a un supermercato al Vomero. Paura nel centro «Gs» di via Morghen, dove ieri poco dopo le 14 hanno fatto irruzione sei banditi, uno dei quali armato, riuscendo a impadronirsi di circa 2800 euro. Il «Gs» di via Morghen anche di sabato è aperto a orario continuo. Al momento del raid dunque c’erano vari clienti anche se, trattandosi di un fine settimana estivo, non si registrava l’affollamento abituale. Improvvisa l’irruzione della banda. Minacciando i dipendenti, la gang è riuscita a farsi consegnare il denaro. Poi è fuggita a bordo di tre ciclomotori con le targhe coperte da nastro adesivo. La polizia ha iniziato immediatamente le ricerche - con l’ausilio di un elicottero - ma i rapinatori s’erano già dileguati o, più probabilmente, avevano previsto un nascondiglio non lontano per le moto. Un colpo in pieno giorno, quello al supermercato di via Morghen. Evidentemente i banditi devono aver scelto un orario di cambio turno delle forze dell’ordine. La conferma arriva indirettamente dalle parole di Enzo Perrotta, presidente del Centro commerciale Vomero, sempre più preoccupato per questo «scivolamento senza freni» sul fronte della sicurezza: «Hanno agito in pieno giorno, restando impuniti nonostante fosse presente un notevole spiegamento di forze nel quartiere. In mattinata avevo visto arrivare parecchi uomini della polizia, Nibbio compresi. E un camper Ps poi sostava come da alcuni giorni nell’isola pedonale, circondato da ambulanti extracomunitari». In questo caso il controllo spetterebbe ai vigili. «Nonostante la presenza in un centinaio di metri in linea d’aria di una caserma dei carabinieri, di un commissariato e della sede dei vigili urbani», continua Perrotta, «non c’è tregua al Vomero. Non solo teppaglia, ma anche bande criminali (e non solo da sfondamento) si stanno organizzando. Ho appena incontrato i due nuovi poliziotti di quartiere», conclude, «ma purtroppo s’allungano i tempi per la videosorveglianza: tecnologie che, unite alla presenza delle forze dell’ordine, costituirebbero un argine». .E sul fronte criminalità non c’è tregua per la gente del quartiere: soltanto venerdì sera s’era registrata l’ennesima aggressione ai danni di un anziano, Vincenzo, 67 anni, rapinato del Rolex mentre rientrava a casa in via Luca Giordano da due giovani, uno dei quali non ha esitato a colpirlo con un pugno al volto per fargli mollare l’orologio. Episodio che presenta non poche analogie con quello che il 3 maggio provocò la morte dell’ingegnere Albanese. Il gravissimo episodio è avvenuto venerdì alle 21 in via Luca Giordano. Il signor Vincenzo, aggredito all’interno dello spazio condominiale, è poi stato medicato al Cardarelli per contusioni alle labbra. Era in stato di choc.


E' un bollettino di guerra..e c'è chi si permette di parlare
da
Il mattino.it
Continua..
 
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verbenasapiens
view post Posted on 5/6/2005, 21:23




Arroganza criminale senza freni Mettiamo a lutto le nostre vetrine»




CHIARA GRAZIANI «C’è un tempo per la prudenza, uno per dire tutta la verità. Anche se questo dovesse portarci un danno d’immagine in tempi brevi dobbiamo dirlo forte: Napoli è in emergenza. Come dopo il terremoto. L’arroganza della criminalità dilaga e ci rovina». D’abitudine un commerciante non deprezza mai la merce. Antonio Pace, ristoratore celebre, presidente provinciale della federazione italiana pubblici esercizi, deve vendere Napoli ai turisti. E stavolta dice che per salvare la merce occorre denunciare che la merce sta andando a male. Dire forte che con un orologio di pregio al polso, per le vie del centro, sei come un pollo incartato nudo sul banco del supermarket. Che cresce l’arroganza piccolo-criminale di chi ruba, picchia, scippa, talvolta ammazza «e si sente nel giusto». Reclamare che il controllo del territorio sia ripreso dallo Stato. «Credo - dice Pace - che dovremmo listare a lutto tutte le nostre vetrine, per il funerale di Napoli. Fossi un singolo lo farei da subito. Ma rappresento la categoria, sono vicepresidente Ascom per di più. Sentirò prima gli altri. Ma dirò chiaro che è tempo di tirare la testa fuori dalla sabbia. In passato siamo stati prudenti con le denunce. Per non distruggere l’immagine della città. Ma ora basta, qualcuno ha equivocato la nostra prudenza. Lo diremo forte. In queste condizioni chi vorrà ancora venire a Napoli? Salviamoci, denunciamo forte. Napoli deve avere tutte le forze di polizia necessarie a mettere un argine. Perchè le leggi applicate altrove lo siano anche qui. Questore, prefetto, ministro, ognuno faccia la sua parte». La Camera di commercio ha commissionato un’inchiesta a centoventi volontari, napoletani calati nei panni del turista. Ne sono venute fuori amare conferme. Una su tutte: che il turista passeggi, ceni, segua il percorso di una guida, guardi le vetrine, si sente sotto tiro. L’insicurezza lo segue anche sul tram. Vero è che un napoletano ha antenne più sensibili del forestiero. Ma è anche vero che l’attenzione malevola di chi sceglie fra turista e turista come una volpe nel pollaio, è oggettiva e palpabile. Gaetano Cola, presidente della camera di commercio, è il «mandante» dell’operazione osservatori in incognito (costata 25.000 euro), ed è d’accordo con Pace: «Non è la qualità dei servizi turistici che manca a Napoli, è il controllo del territorio. Su 121 alberghi candidati alla certificazione di qualità ben 71 ce l’hanno fatta alla prima selezione. Ed è solo un esempio. C’è tanta buona volontà, i napoletani per bene hanno progetti seri, ambizioni. Il sondaggio? Prevedevamo le risposte. Ma occorreva una denuncia non basata su luoghi comuni. E continueremo su questa via».


da
il mattino.it
 
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Rachael
view post Posted on 6/6/2005, 14:03




Anche Milano non é che se la cavi meglio...ci sono zone che ormai sono casbeh, ci si entra a proprio rischio e pericolo...
Stazione centrale è un dormitorio e urinatoio a cielo aperto....e non sono italiani quelli che bivaccano lì, lo si vede dal loro aspetto e lo si sente quando parlano.
Fosse solo che urinano.....ma spacciano e rubano.

Scippi e furti sono all'ordine del giorno, spaccio idem...

E poi ogni tanto episodi come quello di ieri, 5 romeni che sequetrano due fidanzati, pestano a sangue lui e violentano ripetutamente lei.
Il 50% dei dei reati sono commessi da stranieri...Che cosa dobbiamo fare tacere e subire per paura di passare per razzisti?
Eppure quando c'è da berciare contro il Papa e i cattolici nessuno si pone il problema se non è un atteggiamento razzista.

Il Papa non può dire la sua perchè è cattolico e questo è uno stato laico, (bel senso della democrazia, COMPLIMENTI) senza essere messo all'indice.

I cittadini non possono dire che ne hanno le scatole piene di vivere in mezzo al degrado materiale e morale, perchè se no sono razzisti....

No, dobbiamo stare zitti e prendere mazzate in testa, questo si che Politically Correct....bene io non ci sto' e come me, penso milioni d'italiani, tranne i soliti che prosperano nel degrado e mascherano ipocritamente una finta libertà d'idee (che non hanno quando non gli conviene***), per appoggiare la propria ideologia politica, un'ideologia per fannulloni e incapaci.

***E qui mi riferisco alle odierne polemiche sull'astensionismo, nell'ambito del referendum, che si condanna ora, ma quando in passato ha fatto comodo....

Edited by Rachael - 6/6/2005, 15:06
 
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verbenasapiens
view post Posted on 8/6/2005, 19:43




in realtà molto parte da una cattiva educazione e da una esagerata tolleranza..

Far west a Forcella, torna la paura

Sparatoria tra la folla: nipote del boss Mazzarella sfugge a un agguato


Si torna a sparare tra la folla, a Forcella. E solo per un caso fortuito non si è verificata una tragedia, proprio come avvenne per Annalisa Durante. Obiettivo di due killer, che hanno agito a bordo di una moto, era Salvatore Mazzarella, pregiudicato di 31 anni, nipote del boss a capo dell’omonimo clan. L’uomo è scappato a piedi nei vicoli, inseguito dai killer che hanno sparato contro di lui diversi colpi di arma da fuoco. Il rumore degli spari ha attirato una pattuglia di poliziotti che ha visto Mazzarella scappare inseguito dai sicari. Questi ultimi, ormai nel mirino degli agenti, hanno desistito dal loro intento dileguandosi. I proiettili, sparati ad altezza d’uomo, hanno colpito un’auto in sosta e un condizionatore posto fuori a un negozio. Immediata la reazione degli abitanti di via Pietro Colletta: «Qui non si può più stare. Oggi sembrava il Far west: non vive più, si sopravvive tra ansie e paure». Sulla sparatoria è intervenuto don Franco Rapullino, parroco di Santa Caterina a Formiello, chiesa che si trova a pochi passi dal luogo dell’agguato. «I malviventi sono arrivati perfino sul sagrato della chiesa. Per questo all’ingresso ho esposto quei volantini in cui è scritto ”A.A.A. qualcuno liberi il sagrato dai delinquenti”». Quindi, l’accusa: «Nessuno ci ascolta. Le sparatorie non rappresentano lo straordinario ma l’ordinario»
Spari tra la folla , in piano giorno, in via Pietro Colletta tra il vecchio Tribunale e le porte di Forcella. Sette deflagrazioni in rapida successione. Non per un'intimidazione, come spesso accade, me per eseguire una sentenza di morte. Un nome di tutto rispetto quello della mancata vittima: Salvatore Mazzarella, 31 anni, domicilio ufficiale in via comunale Ottaviano, quartiere San Giovanni. Atteso sicuramente dai suoi potenziali killer in via Pietro Colletta. Una trappola, forse con l'inganno, tesa per eliminare o quanto meno ”avvisare” il nipote dei boss di Santa Lucia-San Giovanni, i fratelli Ciro, Gennaro e Vincenzo Mazzarella. Luogo dell'agguato vico Palazzo a due porte, una traversa poco prima di piazza Trianon. Evidentemente Salvatore Mazzarella qualcosa doveva sospettare perché, in costante tensione, non ha perso un solo istante a trovare scampo in un palazzo quando ha visto un giovane, casco in testa e passamontagna a coprire il volto, che correva verso di lui. Qualora vi fosse ulteriore bisogno di conferme quest’ultimo episodio sgombra il campo da residui di dubbi: l'alleanza tra i Mazzarella e i Misso si è incrinata. E nel mirino ci sono le alte gerarchie dei clan. Ultimo in ordine di tempo, l'agguato a Salvatore Mazzarella giunge dopo una lunga sequenza che ha già registrato feriti e morti innocenti. appena un mese fa colpi di pislota calibro 45 contro il palazzo di via Santi Cosma e Damiano fuori porta Nolana numeo 5, dove abita Francesco Mazzarella, figlio di Gennaro e nipote degli altri due fratelli, Ciro 'o scellone e Vincenzo 'o pazzo. E due giorni prima poco distante da casa del giovane Francesco Mazzarella, duplice tentativo di omicidio di Salvatore Scatola, 21 anni, abitante in via Lavinaio 41, e un 17enne nipote diretto di Luigi Giuliano. Scatola, oltre ad essere fidanzato di Gemma, figlia di Anna Giuliano, la convivente del boss Edoardo Bove, ucciso il 5 gennaio, era considerato da tutti uno dei fedelissimi, se non il preferito di Bove. Ieri alle 12,15 il killer non esita a far fuoco tra la folla, pur di eseguire il suo mandato. Gli spari attirano l'attenzione di una pattuglia della polizia impegnata in controllo del territorio proprio a Forcella. L'intervento degli agenti è stato immediato, tanto che c'è stato contatto visivo tra killer e poliziotto. L'agente ha tentato di inseguirlo, ma subito svoltato l'angolo, il fuggitivo è balzato su uno scooter con un complice in attesa, scomparendo in via Postica Maddalena. Nella corsa si è tolto casco e passamontagna, scoprendo una folta capigliatura riccia di color castano. Secondo alcune testimonianze, vi sarebbe stato un secondo ciclomotore partito a folle velocità subito dopo il primo. Ma la notizia ufficialmente non trova riscontri. Salvatore Mazzarella è stato ascoltato dagli agenti della omicidi, alla squadra mobile e dal vicequestore Pietro Morelli. A detta degli inquirenti Mazzarella ha detto di non avere motivi per pensare che quei colpi fossero diretti a lui. Subito dopo gli esperti della scientifica hanno ritrovato ben sette bossoli di calibro 9. Nonostante l'immediata ”cinturazione” della zona disposta dalla centrale radio del 113, dei killer non s'è trovata traccia. Poco dopo, verso le 14, telefonate anonime segnalavano la presenza di persone armate di mitragliette che si spostavano dalla zona del Mercato verso il centro cittadino. Ma i controlli effettuati non hanno portato a nulla.
il mattino.it

Edited by verbenasapiens - 8/6/2005, 20:46
 
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sandokan23
view post Posted on 8/6/2005, 19:44




NEL QUARTIERE SUBITO DOPO LA SPARATORIA. UNA MAMMA: OGNI GIORNO TEMO PER I MIEI FIGLI


«Sembrava il Far west, viviamo nella paura»




«Qui non si può più stare. Oggi sembrava il Far west: qui non vive più, si sopravvive tra ansie e paure». Gli abitanti di via Pietro Colletta, dopo l’agguato e gli spari contro Salvatore Mazzarella, nipote del boss dell’omonimo clan, è stanca, scoraggiata. Mazzarella, 31 anni, anche grazie all'intervento di alcune pattuglie della polizia che presidiano il quartiere, dove hanno ancora sede alcune sezioni del tribunale civile e non lontano da dove Analisa Durante (14 anni) che si trovò, senza volerlo, a fare da scudo umano in una sparatoria di camorra. Allora i killer miravano a Salvatore Giuliano, appartenente alla famiglia che un tempo governava nel rione e che adesso è ridotta all'impotenza dagli arresti e dalla decisione dei suoi capi di diventare collaboratori di giustizia. E in questa vasta area nel cuore di Napoli è in corso una lotta per la supremazia che coinvolge in tensioni e paure l’intera popolazione del quartiere. Qualcuno dice che la presenza di Salvatore Mazzarella abbia attirato i suoi nemici e che nella sparatoria abbia a che fare il controllo del racket delle estorsioni. «Di sicuro, la morte di Annalisa Durante, una ragazza innocente - racconta una donna poco più che quarantenne,madre di due ragazze adolescenti e che chiede impaurita l’anonimato - non è servita a nulla. Ho paura quando i miei figli escono di sera. E dopo quanto accaduto si deve temere anche di giorno». Sulla sparatoria interviene anche don Franco Rapullino, parroco di Santa Caterina a Formiello, che si trova a pochi passi dal luogo dell'agguato, che proprio domenica scorsa ha lanciato l'ennesimo appello a liberare il quartiere dalla presenza di «strani personaggi». Si dice addolorato ma non si meraviglia. «I delinquenti sono arrivati perfino sul sagrato della Chiesa. Per questo all'ingresso ho esposto quei volantini in cui è scritto ”A.A.A. qualcuno liberi il sagrato dai delinquenti”». Don Rapullino accusa: «Nessuno ci ascolta. Le sparatorie non rappresentano lo straordinario ma l'ordinario; oggi a via Pietro Colletta, ieri in un altro quartiere, domani chissà». Don Rapullino ricorda poi che 18 anni fa, appena giunse nel quartiere, dovette benedire la salma di un ragazzo ucciso in un agguato: «In 18 anni - aggiunge - qualcosa sarebbe dovuto cambiare. Che dire? Con la preghiera affidiamoci al Signore». re. cro.

il mattino.it
 
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verbenasapiens
view post Posted on 8/6/2005, 19:47






Eh ma volete mettere che per i tromboni trombati la colpa è della società..dai giustifichiamo questa gente..tanto mica si vive qui..
 
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Ishtar
view post Posted on 21/6/2005, 07:09




IL SUICIDIO DI NAPOLI

Cosa accade in città? Napoli non è più solo un caso nazionale. E’ di più: è un problema morale. Emblematico. Assoluto. Napoli è Sin City, la città del peccato, dove non c’è più argine al male. I deboli, gli inermi, i buoni cittadini possono soltanto pregare e sperare. I parroci, ancora una volta, con rinnovata energia, saranno chiamati ad incoraggiare, esortare, ammonire le coscienze tremolanti e disperate. Le statistiche parlano di giovani laureati che abbandonano la nostra regione e vanno a cercar fortuna al Nord, come negli anni Cinquanta. I piccoli imprenditori e i commercianti non sono più disposti a stringere i denti e tirare avanti alla meno peggio. Molti hanno deciso di gettare la spugna e di investire altrove. Napoli sta diventando una città fantasma, in preda ad una criminalità che ha già superato ogni limite di spudoratezza e tracima su di un tessuto urbano sempre più compromesso e sfilacciato.

Solo poche anime nobili predicano al deserto delle coscienze. Il baluardo della cultura resiste ancora, ma senza la mobilitazione vera della popolazione, inerme di fronte allo sfacelo generale, non potrà che sgretolarsi e cadere del tutto. Indifferenza, amarezza e disperazione sono gli unici palpiti di una cittadinanza in ginocchio, ripiegata su se stessa dal dolore e dall’impotenza di condurre un’esistenza normale. Fioriscono le iniziative antiracket e le scuole manifestano con convinzione per la legalità, certo, ma si tratta di sbuffi di cipria su di un volto deturpato dal Male.

Napoli si sta avviando al suicidio collettivo, all’eutanasia di massa, incapace di tirarsi fuori dall’abulia e dalla depressione. E’ come un malato che rifiuta ogni cura. Ogni intervento, sia pure energico e degno di lode, sortisce sulla città l’effetto di un accanimento terapeutico, non c’è più verso di risollevarla dalla prostrazione comatosa in cui versa. Come può scuotersi, questa città? Gli sforzi delle istituzioni non bastano più ad arginare il fiume immondo degli atti di vandalismo e di illegalità quotidiani. La stanchezza preoccupata dei cittadini la percepisci sui bus, per strada, di giorno e di notte. Insieme all’afa, si respira la paura, la precarietà, l’incertezza assoluta. Alla fine, cedi. Desideri solo andare via. E’ vita, questa?

Questa riflessione non è il solito elenco dei mali noti della nostra città. Non è neanche il grido di dolore estremo che può preludere ad una resipiscenza delle energie migliori ed al guizzo di dignità di un popolo umiliato. No, è l’amara constatazione di un decesso, di una rianimazione tentata ma fallita. E adesso? Vivere giorno per giorno non aiuta di certo. Napoli può solo rifondarsi. Senza clamori, proclami ad effetto, annunci di vittorie, sia pur minime. La città deve riscoprire l’alfabeto dei valori, dimenticare la sua passata grandezza e non scappare nel comodo rifugio del futuro. Napoli deve sapersi guardare allo specchio impietoso del suo presente, disprezzarsi ed umiliarsi. Partire dall’oggi, tutti insieme. Per davvero. Per non morire? No, è troppo tardi. Semplicemente, per non scomparire come memoria di civiltà.


da legnostorto

Concordo ma non posso on sottolineare come certa parte politica che ha agito in modo totalente inadeguato non solo mimetizza ma, come sempre, da la colpa agli altri..
Beh noi a Napoli VOGLIAMO VIVERE, vogliamo passeggiare per le strade stupende e godere di questa città unica e stupenda e carnale ed elegante..: è un nostro diritto o no?
 
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Rachael
view post Posted on 21/6/2005, 14:03




Anche a Milano siamo messi male...c'è d'aver paura ad andare in giro, non parliamo poi della metropolitana in certi orari.

IO, UNO COME TANTI, VITTIMA DELLA CRIMINALITÀ CLANDESTINA: È ALLARME SOCIALE.

Milano, Mercoledì 15 Giugno 2005, ore 23:30 circa. Dopo aver trascorso una bella serata allo Stadio “G. Meazza” di San Siro per vedere la finale di Coppa Italia tra Inter e Roma che ha visto trionfare i nerazzurri, mi dirigevo verso la metropolitana per tornare a casa. Fin qui tutto normale, se non fosse che alla fermata di Piazzale Loreto salivano due ragazzi stranieri con l’aria tutt’altro che raccomandabile. Ero il più giovane nel vagone ed avevo con me sciarpa e bandana nerazzurra. E per di più ero anche solo: rappresentavo un bersaglio piuttosto facile. Nel vagone eravamo in pochissimi e quindi c’era una grande disponibilità di posti liberi. Chissà come mai uno di loro si era seduto di fronte a me e l’altro accanto a me…. Ebbene sì, proprio quello che temevo. Mentre le porte si chiudevano e il treno si preparava a ripartire, notavo che il ragazzo di fronte a me aveva le mani completamente insanguinate e aveva l’aria assente. In quel momento ero rimasto immobile poiché non volevo dare lo spunto per un’eventuale rissa sperando che mi lasciassero in pace. Peccato che il tizio accanto a me avesse iniziato subito a minacciarmi in un italiano stentato intimandomi di dargli la sciarpa.

Io allora, cercando di prendere tempo, gli avevo chiesto perché la volesse dato che era mia. E lui: “Dammi la sciarpa! Te la chiedo con le buone altrimenti passo alle cattive!”. In certi casi questi personaggi vanno assecondati per non incorrere in spiacevoli complicazioni. Avrebbero potuto essere armati di coltello! Ebbene, mi sono sfilato la sciarpa, l’ho consegnata a lui che, con grande soddisfazione, se la metteva attorno al collo.

L’evento più spiacevole è stato il comportamento degli altri passeggeri del treno che si sono allontanati e mi hanno lasciato in pasto ai due. Uno dei due aveva addirittura domandato alle “persone” presenti: “Lo conoscete?”. Volete sapere come hanno risposto? Con una tipica espressione impaurita da film mimando un “NO!!!” e lavandosene le mani. Cosa importava a loro? Tanto la coltellata me la sarei beccata io! Fortunatamente il treno non era ancora ripartito anche se le porte del vagone erano già chiuse da minuti. Mi ero anche chiesto come mai e la risposta non è tardata ad arrivare. Si sentivano delle grida e alcuni agenti della polizia circondavano il vagone: stavano cercando i due simpaticissimi stranieri. Come se non bastasse, quello con le mani insanguinate mi aveva strappato la bandana dalla testa sotto gli occhi della polizia cercando inutilmente di utilizzarla per pulire la grande quantità di sangue che aveva sulle mani. Nel frattempo, in un momento di distensione (si fa per dire), mi è capitato addirittura di chiedere al tizio più vicino di dove fossero.

La risposta è stata secca: “Uruguay”. E io, cercando di tenerli buoni per quanto possibile: “Ah! Uruguay! Come Alvaro Recoba! Il giocatore dell’Inter! Lo conoscete?”. Intanto le grida si facevano sempre più insistenti e il tizio accanto a me aveva avuto addirittura il coraggio di dirmi: “Ti prego! Se ti chiedono se ti ho fatto qualcosa, dì che non ti ho fatto niente!”. E io: “Certo, non preoccuparti!”. Cos’altro avrei dovuto dire? Ed ecco che le porte del vagone si erano aperte con la velocissima irruzione della polizia che ammanettava i due tizi. Uno seduto accanto a me con la sciarpa e l’altro, in piedi, con la bandana in mano. “Una volta tanto la polizia c’è quando serve!”, ho pensato in quel momento. Non potete immaginare che scena sia stata. Ammanettati e trascinati fuori. Subito dopo le porte si erano richiuse e il treno era prontamente ripartito. Ovviamente non potevo sottrarmi dal ringraziare (in senso ironico) i miei gentilissimi compagni di viaggio rimasti nel vagone per la solidarietà che mi avevano dimostrato. Non avevano pensato che una situazione del genere sarebbe potuta capitare a un loro caro, oppure a loro stessi. È stata l’ennesima dimostrazione dell’egoismo della gente. Forse nel mandarli a quel paese sono stato fin troppo educato. E così si conclude il mio racconto. È l’ennesima dimostrazione di come il tasso di criminalità sia esploso negli ultimi mesi sia a Milano, sia in tutte le altre città importanti di Italia. Riporto alcune notizie recentissime a sostegno di questa ipotesi: “Un'altra studentessa violentata a Milano”, “La ragazza, 19 anni, era appartata con il fidanzato nei pressi del terminal del metrò di Molino Dorino. E' caccia agli aggressori.”, “La polizia sulle tracce di tre uomini, quasi certamente extracomunitari.”.

L’ episodio è il secondo in due settimane nel capoluogo lombardo. Moltissimi ricorderanno la vicenda del 3 Giugno che ha visto protagonisti due giovani sequestrati da un gruppo di cinque rumeni, tra cui due minorenni, che violentarono a turno la ragazza in un campo della zona Sud della città. Di Domenica, invece, è la notizia di uno stupro compiuto da due nordafricani ai danni di una quindicenne in un parco di Bologna. Una ragazzina violentata in pieno giorno, mentre poco distante, nel parco pubblico Villa Spada, in una zona residenziale sulle colline bolognesi, altre persone passeggiano o si godono una giornata di sole. Si tratta ormai di un vero e proprio allarme sociale. E i crimini compiuti dagli extracomunitari, di cui probabilmente la maggior parte di loro sono clandestini, non si fermano qui. “Milano: Donna colpita con una bottiglia per rapina.”: tre giovani nomadi l'hanno aggredita e colpita con una bottiglia alla testa. E poi ancora: “Roma: Ragazze aggredite per rapina al Tuscolano, due ferite”: Due ragazze fra i 25-30 anni, sono state ferite la scorsa notte al quartiere Tuscolano, a Roma, nel corso di altrettante aggressioni avvenute in via Tuscolana, vicino ad un McDonald's, e all'incrocio con via Gela. Nel primo episodio la vittima, in compagnia di un'amica, e' stata avvicinata da tre cittadini extracomunitari armati di coltello che dopo averle rapinate delle borse hanno sferrato una coltellata alla gola di una delle due provocandole una profonda ferita. E si potrebbero citare molti altri casi di questo genere che affollano tutti i giorni le pagine di cronaca dei nostri quotidiani.

A questo punto, cosa dire? Le conclusioni da trarre sono molto semplici. Personalmente non mi ritengo razzista anche perché, in primo luogo, rispetto profondamente le culture diverse dalla mia pur non condividendole in alcuni casi. In secondo luogo non giudico le persone per via del colore della pelle: infatti le ragazze di colore sono stupende, e ci sono molti esempi di uomini di colore simpatici e che lavorano onestamente. Il problema però esula da tutto questo. Il problema risiede nella clandestinità. Non si può tollerare che decine di migliaia di stranieri irregolari affollino le nostre città e si permettano di violentare, ormai con regolarità, le nostre figlie, le nostre sorelle e le nostre madri. Non possiamo permettere che entrino illegalmente nel nostro Paese stranieri che, come sport preferito, non fanno che minacciare tutti i giorni lavoratori onesti e padri di famiglia per rubare solo poche decine di euro.

Non possiamo permettere che gli extracomunitari si prendano certe libertà. Non metto in dubbio che moltissimi crimini vengano commessi da italiani, ma l’Italia dovrebbe innanzi tutto iniziare a tutelare i propri connazionali cercando di limitare il più possibile la criminalità causata dall’immigrazione clandestina. Se di delinquenti ne abbiamo già molti di nostro, non mi sembra il caso di importarne anche degli altri. Fatto sta che il tasso di criminalità è in evidente incremento e, almeno la metà delle volte, i protagonisti di tali vicende sono extracomunitari che circolano clandestinamente. È necessario che si ponga fine a questa piaga al più presto. Non possiamo permettere che la nostra libertà venga soffocata dalla paura. Ho rischiato di beccarmi una potenziale coltellata da due uruguaiani senza che io abbia fatto nulla per andarmela a cercare. Anche io credevo che non potesse mai capitare a me una cose del genere, eppure è accaduto.

Massimiliano Michele Mellone

legnostorto

 
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verbenasapiens
view post Posted on 21/6/2005, 18:55




Vedo che il problema c'è ovunque ma c'è un ma..

Non posso dire di essere certa in toto di quello che affermo, ma riporto la mia esperienza..Qui chi compie queste bravate è soprattutto il napoletano verace e vedessi la cattiveria con cui ti scippano forti del fatto che anche loro si considerano vittime della società..sai com'è l'autosuggestione..
Sarà che a Napoli non c'è lavoro.ma allora questa gente come vive?E perchè ristoranti, aliscafi et similia sono sempre pieni?Questa è gente che non si fa mancare nulla ed infatti gli scippi aumentano sotto Natale, Pasqua e ora che poverelli devono andare al mare..In più c'è proprio ODIO per le vittime che si vuole come sfregiare in qualche modo
La cosa tragica è che c'è abitudine e taccio del fatto che se una tantum la polizia cerca di arrestare qualcuno, la gente gli si rivolta contro..Questo è il risultato di certe filippiche buoniste d'accatto..stanno distruggendo tutto come le cavallette e non puoi neanche lamentarti che esce il solito filantropo del kaiser
Ah questa gente certamente prende anche il contributo di solidarietà di Bassolino e soci..e magari gira coperta di catene d'oro e in BMW..
Invece non vedo una grande delinquenza degli extracomunitari che lavorano sodo..ma in genere è gente che ha dignità e vuole lavorare davvero. Mi riferisco ai tanti africani magari laureati , alle badanti polacche o moldave ..di cui ora non si potrebbe fare a meno dato che fanno lavori che nessuno vuole fare..troppa fatica o troppo umuli..vuoi mettere o posto dove non si deve fare nulla, tranne che un altro lavoro, in nero?
Ma si sa..gli scippi si fanno per necessità e qualche imbecille si dice pure solidale ...
 
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Rachael
view post Posted on 21/6/2005, 20:36




Non conosco la realtà napoletana, certo è che vivere in mezzo al degrado dev'essere molto pesante.
Qui a Milano, purtroppo, sono i clandestini a compiere la maggior parte degli atti criminosi, e anche qui non è un bel vivere.
Di sicuro é ora di considerare la crimininalità di qualsiasi tipologia, un grosso problema, e di cercare delle soluzioni.
Gli autori di stupri, scippi, rapine, sparatorie devono essere considerati, quello che sono, criminali e trattati di conseguenza, e devono pagare per ciò che hanno commesso, senza che il solito magistrato miope e indottrinato gli trovi scusanti e scappatoie.
 
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verbenasapiens
view post Posted on 23/6/2005, 08:31




ma è anche ora di giudicare i magistrati per quello che fanno..il fatto è che la maggior parte sono di sinistra..per cui
 
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Rachael
view post Posted on 23/6/2005, 09:04




A toccare la magistratura in Italia si fa peccato mortale E si che ce ne sarebbe veramente bisogno...
 
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37 replies since 5/6/2005, 11:11   668 views
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