Il sofà delle muse

Tim Burton, che ci posso fare ho un debole per lui

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Rachael
icon12  view post Posted on 23/5/2005, 10:14




Tim Burton, icona di un cinema dark e alternativo, fatato e visionario, enfant prodige di Hollywood, è soprattutto un poeta, che canta le struggenti malinconie di esclusi e incompresi con una vena d’impareggiabile dolcezza.
Timothy William Burton nasce il 25 agosto 1958 a Burbank, California. Il padre, un ex giocatore di baseball, lavora al Burbank Parks e Recreation, la madre gestisce il Cats Plus un piccolo negozio di souvenir.
Sin dall’infanzia il giovane Tim si appassiona ai cartoni animati e ai vecchi film dell'orrore, in particolar modo a quelli interpretati da Vincent Price, e si diverte a girare cortometraggi con la sua super8.
Nel 1976 Tim Burton entra alla "Cal Arts" (California Institute of the arts) grazie ad una borsa di studio ed inizia ad occuparsi di Character Animation. In quella scuola Tim incontra Henry Seleck (il regista di "The nightmare before Christmas" e "James and the Giant Peach") con il quale stabilisce fin da subito un sodalizio artistico. Finiti gli studi è assunto come animatore dalla Disney, ma le sue aspirazioni non sono in linea con le direttive degli Studios .
Nel 1982 lascia la Disney e gli vengono assegnati 60.000 dollari per la realizzazione di un cortometraggio che passa come test sulla tecnica della stop motion. Il risultato è "Vincent", storia di un bambino che sogna di essere Vincent Price. Il corto, un omaggio al grande attore, è un film di sei minuti in bianco e nero e vince due premi al "Chicago Film Festival" e il premio della critica al "Festival di Animazione di Annecy" nel 1983.
Non è un caso che il suo idolo personale, e più intimo amico per lunghi anni, sia stato il venerando Vincent Price, il re dell'horror anni 60' e al contempo fine spirito d'artista e poeta: perchè Tim Burton è il degno e unico erede della grande tradizione del gotico americano.
Nel film successivo, un live-action di 27 minuti,"Frankenweenie" (1984), prodotto dalla Disney, Burton trasforma un celebre racconto di Mary Shelley in una favola, ma viene giudicato inadatto per bambini e quindi non distribuito. Dirige anche due mediometraggi per la Tv: "Hansel and Gretel" (1982) e "Aladdin and his wonderful lamp" (1984) e inventa alcuni dei personaggi di "Taron e la pentola magica".
Nel 1985Paul Reubens lo sceglie per dirigere "Pee-Wee's Big Adventure" - il film che ha come protagonista il suo alter ego cinematografico Pee-Wee Herman - e gli viene anche data l'opportunità di girare l'episodio "The Jar" per la serie TV "Alfred Hitchcock Presenta". Tre anni dopo, nel 1988 realizza la commedia soprannaturale "Beetlejuice - Spiritello Porcello" con Geena Davis, Alec Baldwin e Michael Keaton, che gli frutta un Oscar per il make-up.
Il 1989 è l’anno di "Batman" (con Michael Keaton, Jack Nicholson, Kim Basinger): uscito nel cinquantesimo anniversario della nascita dell’eroe di carta e anticipato da un battage pubblicitario senza precedenti , il film fu un campione d’incassi e convinse sia il pubblico sia la critica.
Nello stesso anno, galvanizzato dai successi e con un lauto conto in banca, Burton fonda la "Tim Burton Production" e cooproduce nel 1990"Edward mani di forbice" (con Johnny Depp e Winona Ryder).
Nel 1992 la Warner riesce a far firmare al regista il contratto per il sequel delle avventure dell’uomo pipistrello, ma questa volta Burton gira un film tutto suo, una fiaba nerissima dallo strepitoso impatto visionario che mette in scena un’acuta analisi dei tormenti dell’animo umano, imperniata sulle figure maestose e inquietanti del Pinguino e di Catwoman. Sicuramente il miglior episodio della serie in assoluto, anche se gli esiti commerciali non furono del tutto soddisfacenti.
Il 1993 è l’anno di un’altra favola dark "Tim Burton's Nightmare before Christmas” film d’animazionerealizzato con pupazzi in stop-motion e basato su un suo soggetto originale.
Successivamente si dedica a progetti più elaborati che arricchiscono la stravagante e geniale filmografia del regista americano: il biografico "Ed Wood" (1994), il surreale "Mars Attacks!" (1996, con Jack Nicholson e Pierce Brosnan) el’inquietante "Il mistero di Sleepy Hollow" (1999, con Johnny Depp e Christina Ricci). Malgrado la peculiarità di questi film, tutti raggiungono ottimi successi al box-office. E qui risiede la grandezza intrinseca delle opere di Tim Burton, l'unico regista "visionario" che riesce a conquistare un vasto pubblico con film ben lontani dall’ottica del blockbuster hollywoodiano.
La sua cinematografia infatti, è ossessivamente incentrata sulla figura del deviante, dell'incompreso, del reietto, dell'escluso dal consorzio umano, non perché malvagio ma perché, coerentemente alla vena sotterranea che caratterizza la tradizione fiabesca, semplicemente diverso.
Diverso come il Pinguino di Batman-il ritorno, il miserabile Oswald Cobblepotripudiato dai genitori a causa del suo orrido aspetto; diverso come il patetico e commovente Ed Wood, "il peggior regista del mondo" innamorato dei golfini d'angora e del trash di Bela Lugosi, diverso come, ancora quello che è forse, il protagonista più squisitamente autobiografico del suo cinema, lo struggente Edward mani di forbice che distrugge tutto ciò che tocca con le lame che sfoggia al posto delle dita, nonostante l'animo gentile perchè, e qui il cerchio si chiude, il suo creatore, Vincente Price, è morto prima di donargli un paio di mani vere.
Sempre di artisti si tratta, incompresi dall'ordinarietà del mondo che li circonda e rifiuta e incapaci di comunicare con i propri ottusi pseudo-simili se non attraverso le proprie opere.
Burton immerge le sue parabole gentili e malinconiche in un universo personalissimo e visionario, dal look sofisticato e assolutamente inconfondibile, contaminando le atmosfere espressioniste dei classici del passato, che tanto ama con le pastellature ultrakitsch del microcosmo suburbano e californiano nel quale è cresciuto, ovviamente solitario, introverso e incompreso.
Gli ultimi suoi due lavori,Planet of the Apes (2001 con Tim Roth, Helena Bonham Carter, sua attuale compagna) e Big Fish (2003 con Ewan Mc Gregor, Albert Finney, Jessica Lange), si discostano un poco dalle tematiche a lui care, con il primo ha reinventato un classico della fantascienza anni ’60 e cioè “Il Pianeta delle Scimmie” (1968 Charlton Heston), con il secondo ha realizzato, una favola solare e positiva, un inno alla fantasia e all’evasione dal grigiore quotidiano che spegne la mente e il cuore.
In definitiva il cinema di Tim Burton è per animi sensibili e romantici, autenticamente favolistico, profondamente personale, nel quale il tocco inatteso di una lieve ironia non incrina, ma arricchisce la poetica della sofferenza e la celebrazione della diversità.
 
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verbenasapiens
view post Posted on 24/5/2005, 07:24




mi piace molto Tim Burton..Gira bellissimi film a ben vedere pieni di metafore ma che non annoiano affatto, anzi..basti pensare a Big Fish..ma ci torno poi su questo grande e visionario regista
 
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1 replies since 23/5/2005, 10:14   175 views
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