Il sofà delle muse

Week-end al cinema, i film della settimana

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valmont74
view post Posted on 21/5/2005, 07:26




Esce l'ultimo capitolo della saga di Star Wars. In sala anche i nuovi film di Gitaï e Vicari

STAR WARS - EPISODIO 3: LA VENDETTA DEI SITH
Regia di George Lucas
con Ewan McGregor, Nathalie Portman e Samuel L.Jackson
Distribuzione: Fox

Sono passati tre anni dall'inizio della Guerra dei Cloni. Buona parte dei capi Separatisti sono stati uccisi e catturati. All'appello mancano però il generale Grievous e il Conte Dooku. Obi-Wan Kenobi viene così incaricato di andare alla ricerca dei due per catturarli. Nel frattempo, il cancelliere Palpatine acquisisce sempre maggior potere fino a prendere in mano il commando di quello che diventerà l'Impero Galattico. Questo grazie anche all'aiuto di Anakin Skywalker, che decide di passare completamente al lato oscuro della forza, rinnegando anche l'amore per
Padme che è, segretamente, in dolce attesa.


TERRA PROMESSA
Regia di Amos Gitai
con Rosamund Pike e Diana Bespechni
Distribuzione: Lady Film

Alcune donne dell'Europa dell'Est stanno per essere vendute come schiave in Israele, destinate ad essere percosse e violentate. A capo della tratta di donne bianche c'è Anne, una donna crudele, proprietaria dell'Hostess Club, una casa chiusa. L'arrivo di Rose, una giovane turista, porta tra le donne un barlume di speranza.


L'ORIZZONTE DEGLI EVENTI
Regia di Daniele Vicari
con Valerio Mastandrea e Francesca Inaudi
Distribuzione: Medusa

Max è un giovane ricercatore di fisica nucleare. Lavora senza sosta nel laboratorio situato nel ventre del Gran Sasso, per un progetto chiamato Helios, che potrebbe rivoluzionare il mondo della fisica. Davanti a lui ha sicuramente un futuro radioso, costellato di successi; è ambizioso, preparato e molto intelligente. Ma la sua voglia di ritagliarsi un posto nella comunità scientifica lo mette in conflitto prima con gli altri che collaborano al suo progetto, poi con le finalità stesse della ricerca scientifica, fino all'estremo punto di rottura, la sua esclusione dal progetto e dalla comunità.


IL MIO NUOVO STRANO FIDANZATO
Regia di Teresa De Pelegrì e Dominic Harari
con Norma Aleandro e Guillermo Toledi
Distribuzione: I.I.F.

Leni Dalinsky, una
ragazza ebrea, vuole presentare alla famiglia il suo nuovo ragazzo, Rafi, ma c'è un particolare non trascurabile: Rafi è palestinese. Sulle prime i due fidanzati decidono di non rivelare la cosa, soprattutto a causa di David, il fratello adolescente di Leni che da poco ha abbracciato l'ebraismo più ortodosso e gira per casa recitando ad alta voce il Talmud.


NESSUN MESSAGGIO IN SEGRETERIA
Regia di Paolo Genovese e Luca Miniero
con Pierfrancesco Favino e Valerio Mastandrea
Distribuzione: Moviemax

Walter è un pensionato che deve sempre inventarsi un modo per ingannare il tempo. Una mattina, leggendo il giornale, rimane sconvolto dalla notizia che per ogni giovane che lavora c'è un anziano che sta a casa. Walter decide allora di scoprire chi è che sta 'lavorandò per lui e inizia la caccia in compagnia di Sara, una ragazzina di 12 anni, sua vicina di casa. Le ricerche conducono a Piero, un giovane impiegato, timido e riservato. Walter e Piero diventano molto amici arrivando a stringere un rapporto quasi familiare. I consigli dell'anziano si riveleranno molto utili per Piero, soprattutto quelli sull'amore.


LOVER BOY
Regia di Kevin Bacon
con Kevin Bacon e Susie Bacon
Distribuzione: Warner Bros.

Emily, madre possessiva e infelice, vuole a tutti i costi un figlio, poco importa il padre. Il suo "Loverboy" arriva, viene chiamato Paul e diventa vittima del rapporto morboso della madre, interessata soltanto a proteggerlo dal conformismo della società.

http://it.movies.yahoo.com/050107/83/32hdy.html
 
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Ishtar
view post Posted on 28/5/2005, 07:36




Al cinema con il Mereghetti Quo vadis, baby?

Salvatores chiude i conti con il passato. Nel deserto del Gobi con La storia del cammello che piange.
Porno dietro le quinte: Inside Gola Profonda. Il debutto di Eléonore Faucher con Le Ricamatrici

Quo vadis, baby?

La storia del cammello che piange

Inside Gola Profonday

Le ricamatrici
■ I film della settimana precedente: Star Wars, Terra Promessa, L'orizzonte degli eventi

Quo vadis, baby?
di Gabriele Salvatore; con Angela Baraldi, Gigio Alberti, Claudia Zanella, Andrea Renzi, Elio Germano, Luigi Maria Burruano, Alessandra D’Elia, Bebo Storti (Italia 2005)
Salvatores volta pagina. Chiudendo i conti con quel passato troppe volte mitizzato che sembrava impedire ai suoi personaggi di crescere. Alla fine di «Quo vadis, baby?», davanti a un videoregistratore che racconta finalmente la verità sul suicidio al centro del film non c’è nessuno a guardare. E anche lo spettatore non si trova di fronte a rivelazioni particolarmente sconvolgenti. Giorgia, la protagonista, è uscita con un possibile fidanzato, lasciandosi finalmente alle spalle quegli anni che per troppo tempo l’avevano tenuta prigioniera. Perché se la storia raccontata è quella di un’inchiesta gialla, condotta da una detective privata che vuole scoprire le vere ragioni del suicidio della sorella, avvenuto sedici anni prima, il senso vero del film non è tanto la soluzione del mistero ma piuttosto il confronto con un periodo della vita (la fine degli anni Ottanta) su cui i quarantenni di oggi hanno costruito utopie e imbastito sogni.

articolo corsera..
ci sono pure i trailer
 
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ERIX
view post Posted on 28/5/2005, 18:12




C'è anche White Noise con Michael Keaton è uscito ieri 27/05....dicono che è tratto da una storia vera e che solo il pensiero che sia vero se lo guardi ti mette i brividi....
Io vado stasera a vederlo

Edited by ERIX - 29/5/2005, 00:39
 
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verbenasapiens
view post Posted on 28/5/2005, 19:29




Allora facci sapere..
 
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ERIX
view post Posted on 28/5/2005, 23:44




Allora....
Premessa io ingurgito di tutto e sono di larghe vedute...
Il film si basa sugli EVP (Electronic Voice Phenomenon) sono voci registrate in videocassette o nastri che tecnicamente secondo studi approfonditi sono voci e immagini dall'aldilà....1 su 12 è di un'entità minacciosa...
La voce della donna che hanno registrato nel 2004 e che è morta 20 anni fa e che dicono nel trailer non c'entra nulla con il film se non come evento EVP.
Il film è tutto concentrato su michal keaton che perde la moglie e che tramite appunto questi evp riesce in qualche modo a comunicare con l'aldilà....però non tutti sono buoni...
I colpi di scena anche se certi sono prevedibili, ti fanno saltare sulla sedia....a casa non saprei ma al cinema ci sono stati vari salti generali
Il film merita è un bel thriller e per di più questi EVP sono scientificamente provati quindi un motivo in più per avere ansia e un pò di tensione davanti alla pellicola
 
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Rachael
view post Posted on 29/5/2005, 08:39




Il genere che piace a me
 
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verbenasapiens
view post Posted on 29/5/2005, 11:05




A me invece questo genere non piace molto o meglio..non ci dormo la notte..
 
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ERIX
view post Posted on 29/5/2005, 13:50




CITAZIONE (verbenasapiens @ 29/5/2005, 12:05)
A me invece questo genere non piace molto o meglio..non ci dormo la notte..

eheheh ...io l'ho sorpassata la fase del "non dormo la notte" all'età di 6 anni (quando ho visto alien la prima volta.....)
Secondo me i bambini bisogna proteggerli dalla paura "vera" quella delle cose vere che accadono nella realtà, non dalla finzione cinematografica...
certo un pò di tensione al cinema è bello che ci sia, ma dopo nel lettuccio non si deve più pensare a mostri sotto al letto, fantasmi nel corridoio, morti che ti possono toccare se ti giri di schiena ecc ecc...

"Liberta la tua mente, Neo"
 
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verbenasapiens
view post Posted on 29/5/2005, 14:38




Razionalmente hai perfettamene ragione ma la paura è qualcosa di troppo irrazionale..
C'è un film che ancora mi perseguita che ho visto quando ero molto piccola di una sorta di spiriti maligni cattivi che tormentavano dei bambini..Non ricordo neanche titolo o regista..ma la paura c'è sempre..è ridicolo lo so..ma ripeto tutto è molto irrazionale

Edited by verbenasapiens - 29/5/2005, 22:13
 
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ERIX
view post Posted on 29/5/2005, 14:51




Hai ragione...io non costringerò mai i miei figli a vederli se se la fanno sotto dalla paura, però la prova iniziale la si fà, poi in base a come reagisce ogni singola persona, noi reagiamo di conseguenza...

Io nella mia infanzia ho avuto più paura dei Dobermann che erano nel negozio sotto casa mia, e di quelli che (al lavoro da mia mamma) mi hanno inseguito...ancora oggi ho le scene in testa...
 
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Rachael
view post Posted on 29/5/2005, 16:46




Io da bambina avevo una vera passione per mostri, licantropi e vampiri...di notte però
Penso che l'attrazione per certe cose sia innata, se non si ha da piccoli, difficilmente verrà da adulti.
Dei miei due figli, Fabri è come me, Fede non guarda mai film di paura...
 
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Ishtar
view post Posted on 3/6/2005, 20:31




Al cinema con il Mereghetti

Rohmer: storia, politica e amore con «Triple agent».

Melò e commedia per Isabella Ferrari in «Amatemi».

«Sin City» clona il fumetto ma dopo dieci minuti diventa ripetitivo
Sin City

Triple agent – Agente speciale
di Eric Rohmer; con Serge Renko, Patarina Didaskalou, Cyrielle Clair, Emmanuel Salinger, Di nitri Rafalsky (Francia 2004)
Chi pensa a Rohmer solo come il regista della “leggerezza” e degli “equivoci del cuore” rischia di trovarsi spiazzato davanti a questa sua opera, che in Italia arriva con un anno di ritardo. Qui siamo più dalle parti di “La nobildonna e il duca” che da quelle di “Il raggio verde” o la serie dei “Racconti” stagionali. Eppure anche nella storia di un ex russo bianco che nella Parigi degli anni Trenta dichiara apertamente di fare la spia, c’è la stessa idea rohmeriana che la Storia non è un libro di facile lettura, che le parole spesso possono nascondere un senso opposto a quello che sembrano dire, che le persone nascondo altre facce sotto quella pubblica.
Così è infatti per Fëdor Vorodin e per sua moglie Arsinoé, forse complici nel rapimento di un militare, forse vittime di un gioco politico più grande di loro, forse pedine di qualche cosa di inconfessabile, sicuramente rappresentanti esemplari e inquietanti di due mondi apparentemente lontani ma invece molto simili (nei depistaggi, nelle mezze bugie, negli inganni) come la politica e l’amore.

Amatemi
di Renato De Maria; con Isabella Ferrari, Pierfrancesco Favino, Branko Duric, Donatella Finocchiaro, Valerio Mastandrea (Italia 2005)
Doveva essere un melodramma raccontato con le leggerezze di una commedia, la storia della trentacinquenne Nina che all’improvviso è lasciata senza troppe spiegazioni dal marito, che cade in una inevitabile depressione da cui esce grazie alla riscoperta del sesso (e del fatto che può tornare a piacere).
Invece ne è uscito un film ibrido, che comincia come un melodramma e a volte (ma solo a volte) procede come una commedia, alternando momenti che si vorrebbero comici (come l’attività di Nina, suadente speaker in un grande magazzino), ad altri che scivolano nel generico (il campionario di avventure da una notte e via), ad altre ancora che si vorrebbero realisticamente drammatiche (il rapporto con il “misterioso” Drazen), ma in cui manca una vera visione unificante. Peccato, perché anche l’indiscutibile fascino della protagonista ne esce inevitabilmente soffocato.

Frank Miller’s Sin City
di Frank Miller e Robert Rodriguez (con un contributo di Quentin Tarantino); con Mickey Rourke, Bruce Willis, Rosario Dawson, Benicio Del Toro, Carla Gugino, Jessica Alba, Rutger Hauer, Elijah Wood (Usa 2005)
Per una volta vorrei essere manicheo: “Sin City” mi sembra un film fascista. Lo so che non è una grande categoria critica, che il termine vuol dire tutto e niente, ma fatico a trovarne un altro che possa sintetizzare meglio lo sprezzo della vita umana e l’esaltazione acritica della violenza che trasudano da questo film.


La serie di fumetti a cui si ispira (per cui non condivido l’entusiasmo diffuso) aveva per lo meno una componente di disperato romanticismo capace di controbilanciare il mix di sesso e violenza che muove i vari personaggi. Nel film questo equilibrio sparisce, a favore di una ricostruzione visiva che ricalca il bianco e nero dei fumetti (ma che dopo i primi dieci minuti si ripete tale e quale, senza più invenzioni, per quasi due ore) e con gli attori ridotti a cloni dei personaggi disegnati (ma senza l’ironico gusto filologico che c’era per esempio nel “Dick Tracy” di Warren Beatty). Con un piccolo consiglio: se volete davvero scoprire cos’è il fascino disperato del perdente, rileggetevi David Goodis.
Paolo Mereghetti
link
ci sono pure i trailer nel link..
 
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verbenasapiens
view post Posted on 17/6/2005, 07:22




Al cinema con il Mereghetti

Con «Batman Begins» Nolan scava nel senso di colpa americano.

«Sulla mia pelle»: insolito, ruvido, ma interessante. Un Sade che non funziona nell'«Educazione sentimentale di Eugénie»
Batman Begins
L'educazione sentimentale di Eugénie
■ I film della settimana scorsa: «Mysterious Skin», «La diva Julia», «Danny the Dog», «Wimbledon»

Batman Begins
di Christopher Nolan; con Christian Bale, Michael Caine, Liam Neeson, Katie Holmes, Morgan Freeman, Gary Oldman, Cillian Murphy, Rutger Hauer (Usa 2005)
Non il "solito" prequel, ma un nuovo inizio nel senso più pieno del termine. Il Batman di Christopher Nolan ha poco a che fare con i precedenti e reinventa la mitologia dell’uomo pipistrello scavando nelle sue contraddizioni, ancora schiacciato dal ricordo dell’assassinio dei genitori di cui si sente responsabile.
Tutta la prima parte del film (un’ora più o meno su 137 minuti di film) serve al regista per affrontare il tema sociologico del senso di colpa "connaturato" alla cultura americana, che forse in nome della propria opulenza si sente in debito verso chi è meno fortunato (con tutte le conseguenze sul "dovere" di portare aiuto. In che modi e con che violenza è tutto da capire) e contemporaneamente per mettere in discussione il tema più "politico" del diritto/dovere alla vendetta come atto di giustizia (e qui, più che all’ennesima "rilettura" dell’11 settembre e delle minacce di Osama, sembra di ascoltare un dialogo a distanza con Lucas e il suo Lord Fener, di cui ribalta le riflessioni sul ruolo della "Forza" sottolineando l’inevitabile commistione di bene e male che è in ognuno di noi). Ne esce un film singolarmente cupo, notturno, forse non molto inventivo sul piano figurativo ma piuttosto efficace su quello narrativo, con le "inevitabili" concessioni alla mitologia del genere (l’armamentario alla James Bond, i combattimenti all’orientale, l’inseguimento automobilistico all’americana) ma anche con un cast piuttosto indovinato. E meno strizzatine d’occhio del solito.

Sulla mia pelle
di Valerio Jalongo; Con Ivan Franek, Donatella Finocchiaro, Vincenzo Peluso (Italia 2005)
Un film insolito, duro, a momenti un po' ruvido, ma sicuramente interessante. L’idea che sta sotto alla storia (quella di un detenuto in semilibertà che trova lavoro in una fabbrica di mozzarelle su cui ha messo gli occhi un camorrista) è quella del valore della libertà. E di cosa si è disposti a fare nel suo nome.
Il protagonista sembrerebbe disposto a ogni tipo di compromesso, a ingannare chi gli sta vicino, a sfruttare l’ingenuità o le paure degli altri, anche a sopportare angherie e soprusi. Ma poi le cose cambiano… Non tutto convince, forse c’è qualche angolo che andava meglio smussato, ma è un film che vale la pena di vedere. Anche per una serie di facce non scontate, usate finalmente con intelligenza, a cominciare da Donatella Finocchiaro.

L’educazione sentimentale di Eugénie
di Aurelio Grimaldi; con Sara Sartini, Antonella Salvucci, Valerio Tambone, Christian Stellati, Salvatore Lizzio, Guia Jelo (Italia 2005)

trailer educazione sentimentle
da
corriere.it
 
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Ishtar
view post Posted on 25/6/2005, 07:20




Cosa vedere in questo weekend

Al cinema con il Mereghetti Con «My summer of love» Pawlikowski racconta i rapporti di classe attraverso un'intima amicizia al femminile . «La Samaritana»: un viaggio denso all’interno della società coreana


My summer of love
di Pawel Pawlikowski; con Natalie Press, Emily Blunt, Paddy Considine (Gb 2004)
L’estate d’amore cui fa riferimento il titolo è quella di due ragazze, la popolana e insoddisfatta Mona e la borghese e annoiata Tamsin. Si incontrano durante una calda estate di vacanza in una Gran Bretagna rurale, dove attecchiscono tentazioni millenariste e infatuazioni religiose (il fratello di Mona vuole trasformare il pub del padre in una specie di chiesa).
Inevitabile che tra le due ragazze scoppi qualche cosa che è molto di più si una semplice amicizia, ma che non si può certo ridurre a una adolescenziale attrazione lesbica. È la somma di tutte le frustrazioni e le curiosità e le «tentazioni» che popolano l’universo delle due protagoniste, ma sono anche una bella cartina al tornasole di quello che di solito viene dimenticato in queste storie, e cioè i rapporti di classe, le pulsioni a sopraffare l’altro (e a farsi sopraffare), il rispetto o il disprezzo di chi è diverso da noi. Il regista, polacco emigrato in Gran Bretagna, racconta tutto con delicatezza e una curiosa scelta stilistica «antiaccademica», ma anche con un’efficacia rara, che sa colpire al cuore dello spettatore. Sulla scia di una grande tradizione che aveva Losey come insuperabile maestro.

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La Samaritana
di di Kim Ki-duk; con Kwak Ji-min, Lee Uhl, Seo Min-jung (Corea del Sud 2004)
Non fatevi ingannare dalla prima lettura del nuovo vecchio film di Kim Ki-duk (girato prima di Ferro 3 esce in Italia dopo). L’apparente realismo delle immagini nasconde un intreccio tra realtà e fantasia che lo spettatore è chiamato a smascherare, a decodificare, così come avveniva con il finale di Ferro 3 dove la prigionia del protagonista veniva raccontata con toni apertamente surreali, per non dire fantastici. Nella prima parte del film (che si intitola Vasumitra dal nome di una donna che solo prostituendosi comprende l’intimo scambio con l’altro sesso, come racconta una storia buddista) le due amiche mi sembra che chiedano allo spettatore di essere viste come le due «personalità» di una medesima persona, quella che pensa di poter sfruttare il sesso solo per il proprio tornaconto economico e quella che invece finisce per esserne conquistata, quasi stregata (il sorriso enigmatico che le attraversa il viso), salvo poi essere colpita dall’ineluttabilità della legge. Una specie di scissione schizoide, che finisce per essere «giustificata» dalla società coreana, di cui il film ci mostra la faccia più perbenista ma anche più agghiacciante, quella della ragazzine che si prostituiscono con uomini più vecchi (c’è anche un termine specifico per indicarle nella lingua coreana: wonjogyojae) e che sembra ormai diventata pratica comune.
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da corriere.it
 
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Ishtar
view post Posted on 1/7/2005, 18:21




Cosa vedere questa settimana

Al cinema con il Mereghetti

Con «La guerra dei Mondi», protagonista Tom Cruise, Spielberg racconta la lotta contro un nemico nascosto nelle viscere della Terra.
«La sposa siriana»: donne in guerra con politica e famiglia
La guerra dei Mondi
La guerra dei Mondi
di Steven Spielberg; con Tom Cruise, Tim Robbins, Dakota Fanning, Miranda Otto, Justin Chatwin (Usa 2005)

Ci sono cose che i bambini è meglio che non vedano. Ma questo non vuol dire che i grandi non debbano fare. Questa, più o meno, è l’ambigua filosofia di fondo dell’ultimo film di Steven Spielberg, nuova versione del romanzo omonimo di H. G. Wells, già reso famoso da una celeberrima trasmissione radiofonica di Orson Welles nel 1938 e portato sullo schermo da Byron Haskin nel 1953. Anzi, proprio il coraggio di guardare in faccia il pericolo (e saper agire di conseguenza) è la discriminante che segna il discrimine tra chi è davvero adulto e chi non lo è ancora.
Lo dimostra, nella prima parte del film, il protagonista Ray Ferrin interpretato da Tom Cruise: padre «assente» e cittadino impotente fino a quando il terrore sembra avere il sopravvento; genitore protettivo e «soldato» temibile (disposto a immolarsi come un kamikaze quando è catturato da uno dei tripodi, se non fosse «salvato» dagli altri prigionieri: una metafora per l’oggi?) quando abbandona la paura per cercare strategie di sopravvivenza. E lo conferma, nella seconda parte, il comportamento del figlio Robbie (Chatwin) che diventerà finalmente adulto, imparando a rispettare suo padre (e salvandosi), solo dopo aver scelto di «guardare in faccia» il nemico e di non fuggire come tutti.

Mentre la piccola e piagnucolosa Rachel (Fanning), a cui il padre spesso «proibisce» di guardare gli orrori che la circondano, non potrà che chiudere il film nell’abbraccio protettivo della madre (Miranda Otto). Con una piccola, non insignificante postilla: tra le cose che gli adulti «devono» fare, c’è anche l’omicidio del più debole, che rischia di mettere a repentaglio la vita degli altri. Anche se il tutto avviene «pietosamente» nascosto dietro a una porta chiusa… (Curioso che in un Paese e una Cultura che sembrano avere sempre più paura del darwinismo come griglia scientifica per spiegare laicamente la realtà, si finisca sempre per esaltare un darwinismo «inconscio» e beluino che giustifica la supremazia del più forte e del più deciso sul più debole e pauroso).
E’ cambiato molto lo Spielberg che negli anni Settanta sognava incontri ravvicinati con alieni pacifici. Oggi anche lui sembra contagiato dall’angoscia di tutta una nazione (e di molto del mondo occidentale) che vede messa in discussione la propria supremazia. E da un nemico che si «nasconde» nelle viscere della nostra stessa terra, da un nemico che vive con noi da chissà quanto tempo (altra metafora per l’oggi?). Ma invece di riflettere criticamente sul degrado di una civiltà che sembra incapace di prendere in considerazione la fine delle proprie illusioni di onnipotenza, come ha sempre fatto la fantascienza più adulta e matura, Spielberg dà solo libero sfogo al panico inconscio che il nemico innesca, pantografando la paura del singolo con una colonna sonora invasiva e angosciante (mai John Williams è stato tanto simile all’hitchcockiano Bernard Herrmann), che finisce per ipnotizzare l’attenzione dello spettatore e trascinarlo in una specie di gorgo infinito di paura e irrazionalità.
E anche le celeberrime carrellate laterali con cui Spielberg apriva lo sguardo dello spettatore sulla realtà diventano «rattrappite» dimostrazioni di abilità, entrando e uscendo dall’abitacolo di un’automobile, ma finendo inevitabilmente per «girare in tondo». Come il film, d’altronde, che aggiunge poco o niente al percorso del regista e anzi segna una specie di resa del visivo di fronte al sonoro, in un’opera che dopo un inizio carico di tensione diventa solo cupa e ridondante.

La sposa siriana
di Eran Riklis;con Hiam Abbass, Makram J. Khoury, Clara Khoury, Ashraf Barhoum, Derar Sliman (Israele/Francia/Germani 2004)
Quali sono le frontiere che tengono strette le persone? Nella vita di Mona (Khoury), giovane drusa siriana a cui è capitato di nascere sulle alture del Golan, le sbarre da sollevare e attraversare sembrano non finire mai: ci sono quelle reali e concretissime dell’occupante israeliano, che obbliga una siriana che abita sul Golan intenzionata a sposare un siriano che abita in Siria (come è appunto il caso di Mona) a diventare di fatto un’esiliata, perché una volta uscita dal Golan occupato non potrà più farvi ritorno.
Ma ci sono anche le barriere psicologiche e sociali che dividono all’interno della stessa comunità gli uomini dalle donne, i padri dai figli, i giovani dai vecchi, tutte in nome di una cultura che forse non vuole cambiare o forse vorrebbe adeguarsi troppo in fretta ai nuovi tempi. E poi ci sono le barriere che nascono dalla stupidità umana, dalla burocrazia, dalla follia irrazionale in cui gli uomini in guerra sono abilissimi a ficcarsi. Presentato l’anno scorso a Locarno e premiato dalla giuria popolare, il film del regista israeliano Eran Riklis (e della cosceneggiatrice palestinese Suha Arraf) è una commedia commovente e divertente insieme, che riesce a raccontare, a volte con toni scanzonati e irriverenti, altre volte con toni dolenti e malinconici, i mille ostacoli che devono superare ogni giorno le donne di una regione in guerra con un nemico politico e familiare insieme. Parlato in cinque lingue (arabo, inglese, ebraico, francese e russo, perché c’è anche una volontaria della Croce rossa che deve tornare in Francia e un fratello della sposa con una moglie russa) il film esce benemeritamente in originale sottotitolata. Un esempio che andrebbe seguito di più.


Paolo Mereghetti
01 luglio 2005
da corriere.it
 
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62 replies since 21/5/2005, 07:26   823 views
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