Il sofà delle muse

Referendum fecondazione assistita, parliamone

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verbenasapiens
view post Posted on 24/6/2005, 11:57




infatti....

Fausto e la nuova plebe(panorama)

di Stefano Brusadelli

Dietro il flop referendario non ci sarebbero le scelte dei partiti o i valori cattolici, ma l'avanzata di un'inedita classe che risponde solo se sono in gioco i suoi interessi immediati e detesta le élite. E la sinistra, per non farsi travolgere, deve tornare a far politica nei luoghi del disagio
Di fronte al disastro referendario Fausto Bertinotti (che ha votato quattro sì) una spiegazione ce l'ha. Come impone il suo marchio di fabbrica, è sofisticata e suggestiva, vola alta sulle polemiche tra i partiti, sconfina dalle vicende italiane.
Sembra costruita con il lessico rétro della sinistra ottocentesca; e invece il capo di Rifondazione, che ne parla qui per la prima volta con Panorama, ha deciso di farne la bussola delle sue prossime battaglie politiche.

Se l'aspettava un'affluenza al 26 per cento scarso?
Sinceramente no. Non mi facevo illusioni sul raggiungimento del quorum, però mi aspettavo un'affluenza intorno al 40 per cento. Facemmo il 25,7 nel 1999, sull'articolo 18, con tutte le grandi forze del Paese e i grandi giornali ostili.
Stavolta in effetti i grandi giornali e i Ds hanno fatto campagna per il sì, eppure il risultato è rimasto quello...
Per prima cosa bisogna constatare che mentre i grandi partiti della Prima repubblica, Dc e Pci in testa, avevano la capacità di influenzare gli elettori su qualsiasi argomento, fosse un referendum o la valutazione di un contratto nazionale di lavoro, oggi i loro eredi sembrano in grado solo di cavalcare l'onda.

Cavalcare l'onda?
Sono capaci solo di amplificare una tendenza di opinione che è già in campo, ma non di farla nascere. In secondo luogo, vedo che ormai in tutta Europa non funziona più il dualismo destra-sinistra. O meglio: a questo dualismo se ne è sovrapposto un altro, quello governo-opposizione.

A prescindere dal loro colore?
Esattamente, e la riprova si è appena avuta in Germania. Gerhard Schröder ha perso le elezioni nella sua roccaforte Nord Reno-Vestfalia dopo essere stato accusato di praticare politiche distruttive dello stato sociale. A questo punto ci si sarebbe aspettato che venissero premiate le formazioni di estrema sinistra. E invece ha vinto la Cdu, e anche l'estrema sinistra è andata male. Insomma, chi era contro Schröder ha votato per chi poteva punirlo, cioè per l'altro polo, senza guardarne il colore.

Può succedere anche in Italia?
È già successo, con le regionali. Ma quello che mi interessa di più è un terzo fenomeno, un'altra linea di frattura, che ho visto chiarissima nel referendum sulla fecondazione, come anche nel voto francese sul Trattato di Roma. Ormai ha fatto la sua irruzione da protagonista, nella società e nella politica, un soggetto che io definisco la «nuova plebe», e ha dichiarato guerra alle élite.

Si riferisce al populismo che Silvio Berlusconi e la Lega sono stati talvolta accusati di alimentare?
No, quella è un'altra cosa: è la domanda, tendenzialmente di destra, di uno stato securitario. È il fenomeno delle «piccole patrie» che abbiamo visto a nord e a sud dell'arco alpino, da Jörg Haider a Umberto Bossi, e che è in fase di ripiegamento. La nuova plebe, invece, non è né di destra né di sinistra. È composta da tutti quelli chi si sentono deprivati, dal punto di vista economico ma anche da quello culturale. E hanno fortissima l'idea della separazione, irrimediabile, tra il loro mondo e quello delle élite privilegiate.

In cosa questa plebe è diversa dal proletariato di marxiana memoria?
Il proletariato era definito prevalentemente per la sua collocazione nel mondo del lavoro. Era fatto di gente che aveva ruoli umili, miserabili, magari nessun lavoro, ma una sua posizione chiara nella società. I nuovi plebei, invece, sono connotati non secondo un criterio reddituale, ma dalla precarietà delle loro esistenze. Vivono a Nord e a Sud, in città e nelle campagne, hanno occupazioni anche molto diverse tra loro.

Che cosa li accomuna, oltre al sentimento della precarietà?
Quest'idea, come dicevo, del distacco tra due mondi, il loro e quello delle élite. È una questione di stili di vita, di cultura, di potere. E genera separazione, rabbia, protesta.

Secondo lei questa visione delle élite è frutto di una esagerazione?
No, e qui sta la gravità del problema. Esiste davvero una tendenza reale delle élite a monopolizzare la conoscenza e il potere. Ormai si è persino fatta strada l'idea che la politica sia una faccenda riservata a un ceto di governo, cosicché l'alternativa proposta agli elettori è quella tra due élite che hanno, in fin dei conti, le medesime caratteristiche.

A quando andrebbe datata la svolta?
A quando, con la vittoria del dogma del mercato, è stata accantonata l'idea che si possa costruire una società diversa. E a quando, all'inizio degli anni Novanta, sono tramontati in Italia i grandi partiti popolari che servivano proprio come canali di comunicazione capaci di portare chiunque a far parte delle élite.

Cosa pensa, e che cosa vuole, la «nuova plebe»?
Intanto non si fida più della politica proprio perché essa non costituisce più una opportunità utile a trovare rappresentanza nelle élite. E quindi risponde solo a questioni che possono essere capite facilmente, e che toccano direttamente la propria esistenza.

Così spiega il voto nei referendum in Francia e in Italia?
Esattamente. In Francia il referendum è stato usato per protestare contro il peggioramento avvertito nelle proprie condizioni materiali, ma anche contro le élite che lo avevano proposto. In Italia, invece, il referendum sulla fecondazione è stato ignorato perché non ne è stato colto il nesso con le condizioni di vita e con il dualismo plebe-élite.

Detto delle «nuove plebi», come stanno le élite italiane?
Secondo me, non tanto bene. Da una parte accentuano in modo scandaloso la distanza con la plebe in termini di ricchezza, il che suscita una crescente indignazione. Ma dall'altra sembrano sempre più fragili e divise. Mentre un tempo riconoscevano al loro interno una gerarchia (basti pensare al ruolo di Giovanni Agnelli o di Enrico Cuccia), adesso mi sembra in atto una guerra di tutti contro tutti, senza più punti di riferimento.
Resta da capire cosa può fare la politica, a cominciare dalla sinistra, di fronte a questa nuova offensiva «plebea».
È una questione drammatica, perché la risposta della nuova plebe può essere indifferentemente di sinistra o di destra.
Quello che noi possiamo fare è riattraversare il popolo, come si faceva un tempo grazie alle case del popolo e alle camere del lavoro. Oggi noi dobbiamo tornare a strutturarci politicamente nei luoghi del disagio e della sofferenza. Le «fabbriche del programma» facciamole in posti come Secondigliano, o Tor Bella Monaca.

da legnostorto

Davvero? Ci dia ricette vere signor Bertinotti non la solita minestra riscaldata..
 
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Rachael
view post Posted on 24/6/2005, 14:28




Facciamole chi?
Peccato che lui le sue eleganti chiappe le tenga ben lontano dai luoghi del disagio e della sofferenza....e Prodi col cavolo che avrebbe fatto la sua fabbrica del Programma a Secondigliano o Tor Bella Monaca, mica é scemo il professore...
Per la serie: parole tante, ma fatti 0 (ZERO). Garantismo per i criminali, ma nessuna tutela per chi deve vivere nei quartieri degradati, gomito a gomito, con le povere "vittime" della società, che invece di farsi il culo 8 ore al giorno, preferiscono scippare, rapinare, spacciare e sfruttare povere donne indifese.
E poi parlano delle battute di Berlusconi, se non altro quelle sono battute....questo parla seriamente
Posso dire che Bertinotti mi fa schifo...mi fa schifo la sua arroganza, il suo buonismo d'accatto, la sua ipocrisia e malafede, ha l'animo e lo sguardo di un crotalo, anche se indossa i panni della "crocerossina".
 
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sandokan23
view post Posted on 10/9/2005, 16:57




Cellule staminali invece degli embrioni


di Gianna Milano
5/9/2005






Nei laboratori fervono le ricerche per trovare alternative alla clonazione terapeutica. Lo scopo: creare le cellule che danno luogo a ogni tipo di tessuto, superando gli scogli etici.



Mentre si è da poco spento in Italia il dibattito sull'utilizzo di embrioni umani a scopo di ricerca (era uno dei quattro punti chiave del referendum sulla legge 40 per la procreazione assistita dello scorso giugno). Mentre oltreoceano si attende la decisione del Senato americano, che deve pronunciarsi sulla possibilità di allargare le maglie delle restrizioni per la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane (il voto viene dopo quello del Congresso che si è già espresso a favore, in contrasto con la posizione di George Bush).

Mentre nel mondo politico si cerca una soluzione alla questione etica sull'opportunità di usare embrioni per potenziali terapie future con cellule staminali embrionali, capaci di dar luogo a qualunque cellula o tessuto (finora mai testate sull'uomo), gli scienziati nei laboratori vanno in cerca di alternative.

L'obiettivo: creare staminali umane con analoghe proprietà di quelle embrionali, senza coinvolgere gli embrioni già esistenti, quelli conservati nei freezer non più destinati a un uso procreativo, e quelli prodotti con il trasferimento nucleare: la cosiddetta clonazione terapeutica.

E, a quanto pare, le soluzioni tecnologiche sono sempre più vicine. È di questi giorni la notizia dell'esperimento dei ricercatori dell'Università di Harvard e dell'Howard Hughes medical institute a Cambridge, negli Usa: sono riusciti a fondere una cellula adulta della pelle, fibroblasto, con una staminale embrionale e a riprogrammarla, ossia a riportarla alle caratteristiche dello stadio embrionale.

«Un risultato di rilievo, oltre che un esperimento di biologia elegante» dice Elena Cattaneo, ricercatrice al Dipartimento di scienze farmacologiche e al Centro di eccellenza per le malattie neurodegenerative dell'Università di Milano. «I ricercatori hanno osservato come il contenuto della staminale embrionale fosse in grado di dominare su quella della cellula adulta. E le cellule ibride ottenute si comportavano come staminali embrionali».

In teoria, secondo Kevin Eggan che con Douglas Melton ha diretto lo studio (su «Science»), partendo da questa fusione si potrebbero ottenere una varietà di cellule specializzate e «personalizzate». «Si è visto che potevano essere indotte a differenziarsi in cellule mature: neuroni, follicoli piliferi, cellule muscolari ed endoteliali, quelle che rivestono l'intestino. Le nuove cellule sono quindi totipotenti come le embrionali, in quanto danno origine a tutti i tipi di cellule dell'organismo» dice Eggan.

Se i ricercatori riusciranno a privare la cellula staminale embrionale del suo dna, obiettivo per ora irto di ostacoli, le cellule ibride potrebbero essere usate per produrre linee di staminali embrionali personalizzate. La presenza di un doppio patrimonio genetico costituisce infatti un problema, secondo John Gearhart della Johns Hopkins university, esperto di cellule staminali. «Bisogna però tenere gli occhi fissi sul pallino.

Perché se la tecnica dovesse funzionare sarebbe un notevole passo avanti». Molte cose restano da chiarire sull'alchimia genetica che ha fatto prendere il sopravvento ai cromosomi della cellula staminale embrionale, riprogrammando quelli della adulta. Per ora i ricercatori non sanno se a dare lo start alla fusione sia il dna della cellula staminale embrionale o le sostanze in essa contenute. Cosa determina l'ambiente? Qual è il ruolo dei cromosomi della embrionale? E se si tolgono, si riesce lo stesso a riprogrammare?

Molte le domande ancora senza risposta. Secondo Luciano Conti, del team di Elena Cattaneo, lo scenario nuovo che si apre con lo studio di Eggan e Melton è quello della riprogrammazione delle cellule adulte. Il Santo Graal delle staminali è trovare il modo di convincere le cellule adulte a compiere il processo all'indietro e tornare a essere indifferenziate, recuperando la plasticità delle staminali embrionali.

«Se si riusciranno a individuare una per una le molecole (enzimi, proteine...) riprogrammatrici, si potranno usare per capire quali sono i geni che nei cromosomi delle staminali embrionali hanno un ruolo attivo. Lo si potrà fare andando per esclusione, inibendo questo o quel gene» ipotizza il ricercatore che, con Austin Smith, dell'Università di Edimburgo, ha pubblicato su PLoSBiology i risultati di uno studio nell'ambito del consorzio europeo EuroStemCell.

Partendo da cellule staminali embrionali di topo, i ricercatori italiani e scozzesi sono riusciti a moltiplicare in laboratorio cellule neurali staminali fino a ottenere popolazioni omogenee da cui derivare le diverse cellule mature del cervello. «Utilizzando le conoscenze ricavate dalle cellule staminali embrionali, siamo poi riusciti a ottenere la stessa popolazione cellulare dal cervello adulto» afferma Conti.

La ricerca deve procedere, a suo parere, in parallelo su cellule embrionali e adulte. E il passaggio dal topo alle cellule umane è già contemplato. Varie idee sono emerse in questi pochi anni (era il 1998 quando James Thomson isolò per la prima volta cellule staminali da un embrione umano) per superare gli ostacoli etici che il ricorso a ovociti, embrioni e clonazione terapeutica comportano. Ma molte delle proposte avanzate restano per ora sulla carta.

Tra gli ambiti di indagine più astratti che reali (sono in corso studi preliminari e non se ne conoscono i risultati) c'è il cosiddetto trasferimento nucleare «alterato» proposto da William Hurlbut, professore di biologia umana e bioeticista alla Stanford university.

Per ottenere nuove linee cellulari embrionali con caratteristiche genetiche volute, propone prima di trasferire il nucleo della cellula somatica del donatore, come prevede la tecnica di trasferimento nucleare, e poi di inattivare i geni con un ruolo chiave nello sviluppo dell'embrione in modo da impedirne la progressione.

Lo scopo: creare una cellula riprogrammata capace di dar luogo a staminali embrionali «su misura», ma privata dei segnali per formare un embrione. Hurlbut, tra l'altro consulente per il Council on bioethics di Bush, ha dichiarato il 12 luglio davanti al Senato: «Le entità così ottenute non hanno status morale di embrioni umani». Niente embrione, quindi, niente embrione distrutto.

Non proprio, ha obiettato Richard Doerflinger, direttore del segretariato delle attività Pro-Vita della Conferenza cattolica episcopale americana: «Un embrione che vive poco è pur sempre un embrione» anche se la manipolazione genetica, interferendo sul suo sviluppo, lo rende «anomalo». Hurlbut ha suscitato anche la reazione infastidita di scienziati, tra cui José Cibelli, ora alla Michigan university ed ex vicepresidente della Act (Advanced cell technology); Cibelli sostiene di aver depositato nel 2002 un brevetto per la tecnica di cui parla Hurlbut.

Lo stesso anno anche Hans Schöler, biologo dello sviluppo all'Istituto Max Planck di Münster, dice di aver proposto una tecnica analoga con una leggera variante. Ma le perplessità, brevetti a parte, sulla «soluzione» di Hurlbut è che un'idea «affascinante ma astratta» possa distrarre il voto del Senato per un'apertura alla ricerca sulle staminali embrionali.

Un'alternativa agli embrioni, annunciata il maggio scorso sul «New Scientist» che non ha mai avuto riscontro nella letteratura scientifica, è quella di Yuri Verlinsky, del Reproductive genetics institute di Chicago: asserì di aver prodotto linee di cellule staminali embrionali con corredo genetico del donatore adulto evitando la formazione dell'embrione.

Mentre la tecnica base della clonazione terapeutica consiste nel trasferimento del nucleo di una cellula adulta nell'ovocita enucleato, che porta alla formazione dell'embrione da cui ricavare staminali embrionali, Verlinsky avrebbe agito direttamente su staminali embrionali preesistenti privandole del nucleo (operazione che gli scienziati considerano ardua) e le avrebbe poi fuse con cellule adulte, il cui nucleo risulterebbe riprogrammato.

Verlinsky si mostra certo nell'intervista di poter garantire una via d'uscita alla formazione dell'embrione con la clonazione terapeutica. La tecnica con cui il maggio scorso il sud-coreano Woo Suk Hwang, ha creato 11 linee di cellule staminali embrionali geneticamente identiche a quelle di pazienti colpiti da malattie, dal diabete alle lesioni spinali.
Anche l'attivazione della cellula uovo apre la strada alla possibilità di disporre di staminali evitando il dilemma di usare embrioni. Si stimolano con un trucco gli ovociti a intraprendere la stessa sequenza di eventi cui porta la fecondazione con spermatozoi. Il risultato si chiama «partenote»: un organismo partenogenetico originato da una cellula uovo non fecondata.

Secondo Ann Kiessling, della Bedford stem cell research foundation a Somerville, Usa, la partenogenesi può essere più efficiente del trasferimento nucleare. Gli esperimenti con ovociti di primati dicono che si attivano molto rapidamente, e «circa il 25 per cento sopravvive fino allo stadio di blastocisti». Percentuale doppia rispetto a quella ottenuta dai sudcoreani con il trasferimento nucleare.

Karl Swann, biologo della riproduzione, ha scoperto una sostanza chimica che pare efficace nello stimolare la divisione cellulare degli ovociti, anche di quelli non fecondati a contatto con lo sperma. Ciò aumenterebbe la disponibilità degli ovociti. «I centri per la fecondazione assistita ne scartano a migliaia» ha detto Swann a Science.

Ma ammette di non aver ancora derivato alcuna linea cellulare. Se ci riuscisse, dice Robert Lanza, direttore della Act, i benefici sarebbero enormi. Il fatto che posseggano un solo patrimonio genetico riduce la complessità delle proteine di superficie e la possibilità di rigetto da parte del sistema immunitario. L'ideale per ricavarne banche di cellule staminali, secondo Lanza.

Non tutti sono d'accordo sul fatto che il problema dell'immunità possa essere risolto con le cellule ricavate dai partenoti. José Cibelli e George Daley, della Harvard University, stanno verificando nei topi «la trapiantabilità» delle cellule ottenute da partenoti. E avvertono: «Potrebbero lo stesso scatenare il rigetto del sistema immunitario che riconosce le cellule estranee ma anche quelle prive di un'identità immunologica».

In alternativa alla clonazione Donald Landry e Howard Zucker, della Columbia university a New York, propongono di usare gli embrioni, creati per la fecondazione in vitro, considerati non utilizzabili perché il loro sviluppo si è arrestato, ma le cui cellule continuano a funzionare.

Sembra che un 60 per cento di embrioni siano scartati. I due hanno iniziato a monitorare centinaia di embrioni che hanno smesso di dividersi. «Vogliamo capire quali sono le caratteristiche chimiche o genetiche degli embrioni che non danno più segnali di sviluppo per 24 ore» dicono. «Se fosse possibile identificarli, così come ci sono linee guida per la morte cerebrale, ci saranno per stabilire se un embrione non è più vitale».

Sarà possibile ricavare da questi embrioni delle linee cellulari? È scettico Conti: le condizioni dell'embrione determinano la qualità delle linee cellulari. Lanza propone un altro metodo per ricavare staminali embrionali: basterebbe prelevare una singola cellula dall'embrione, come nella diagnosi genetica preimpianto. L'embrione proseguirebbe lo sviluppo senza danni e da quell'unica cellula, se si riesce a farla dividere, si potrebbero ottenere linee cellulari. «Non è così semplice. Alcuni embrioni, dal 10 al 20 per cento, possono venire danneggiati dal prelievo» dice Conti.

Nello scenario delle alternative alla clonazione c'è anche il citoplasto artificiale con il quale si potrebbe evitare di ricorrere a ovociti per riprogrammare i nuclei di cellule somatiche, come si è fatto con la pecora Dolly, e ottenere staminali senza produrre un embrione. «Se riuscissimo a ricreare un ambiente artificiale (un citoplasto) in cui il nucleo di una cellula somatica adulta possa essere riprogrammato e cominci a moltiplicarsi, il gioco sarebbe fatto» dice Carlo Alberto Redi, membro dell'Accademia dei Lincei.

panorama.it
Lo so l'articolo è lungo ma vale la pena leggerlo..c'è sempre, sempre un altro modo per raggiungere certi obiettivi ed invece i soliti si attaccano a cose non necessariamenre realizzabili pur di sembrare liberal-radical-modernisti..ed intanto la vita umana vale zero



 
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Rachael
view post Posted on 10/9/2005, 17:28




Articolo molto interessante, in effetti sono in atto molte ricerche per avere cellule staminali con caratterestiche embrionali, ma senza utilizzare embrioni umani.
Io ho letto parecchio a riguardo all'epoca del referendum, naturalmente i promotori del referendum si sono ben guardati da dare un'informazione corretta in tal senso....anzi hanno tacciato chi non la pensava come loro di oscurantismo, d' impedire il progresso scientifico e quindi non dare una speranza agli ammalati...
 
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Ishtar
view post Posted on 11/10/2005, 07:46




DALLA PARTE DEI CATTOLICI
L’etica non è libertaria

10 ottobre 2005

di Franco Garelli

IL rapporto laici-cattolici sta conoscendo una nuova fase di tensione e di conflitto. Da sempre i due mondi si marcano a vicenda, avvicinandosi o allontanandosi a seconda delle circostanze. Essi esprimono le due principali «anime» culturali del Paese, caratterizzate da alterna fortuna nell'interpretare le istanze emergenti e nel mobilitare l’opinione pubblica.

La novità di questi tempi è una Chiesa che gioca a tutto campo nella società italiana, che non perde occasione di dire ciò che pensa su questioni al centro del dibattito pubblico, da cui dipende il futuro della società.

Ciò che fa problema ad una parte del mondo laico non è che la Chiesa esponga il suo pensiero su tutti i temi che ritiene socialmente rilevanti. Ma che essa vada oltre le questioni di principio e si spinga ad indicare delle possibili soluzioni ai problemi. Ma il disagio (perlopiù inconfessato) di questo mondo laico può avere un motivo più profondo, dovuto al consenso che la Chiesa si sta guadagnando nell'opinione pubblica, alla sua capacità di affrontare temi di grande rilevanza sociale.

Si sta rompendo un paradigma, che vedeva la Chiesa sempre in ritardo sull’orologio della storia, alla continua rincorsa di movimenti e istanze che nascevano altrove dal suo mondo. Oggi, è il mondo laico che sembra essere spiazzato dalla battaglia che la Chiesa sta conducendo sul terreno dei valori, sui temi della famiglia, della bioetica, dei confini della vita, dell'identità nazionale, della formazione dei giovani, ecc. La posizione della Chiesa su questi campi riflette - in un tempo di incertezza generalizzata e di crisi delle evidenze etiche - un sentimento diffuso nel Paese, che va ben oltre i confini del cattolicesimo organizzato. Il successo avuto dalla posizione astensionista (appoggiata dalla Chiesa) nel referendum sulla pro-creazione assistita lo dimostra. La vittoria della Chiesa ha rappresentato una novità nelle battaglie pubbliche che si sono registrate nel nostro Paese negli ultimi decenni, si pensi soltanto alla questione della contraccezione e ai referendum sul divorzio e sull'aborto. L'esito dell'ultimo referendum ha modificato la posizione di una parte del mondo laico nei confronti della Chiesa. Una Chiesa che si oppone, ma perde, è accettabile; mentre lo è di meno una Chiesa che si oppone ma vince.

Ciò che muove dunque la Chiesa italiana da qualche anno a questa parte è la battaglia sui valori, in linea con quanto succede per altre religioni storiche in varie parti del mondo. La Chiesa non vuol piegarsi a una deriva che sta interessando la modernità avanzata, che porta al depotenziamento dei grandi sistemi di pensiero e delle tradizioni religiose, all'indebolimento dell'idea di verità, al relativismo o al vuoto etico, alla secolarizzazione delle coscienze. La Chiesa è consapevole di vivere in una società secolarizzata, ma è impegnata ad affermare il valore alto della sua visione del mondo, per evitare la perdita di riferimenti fondanti.

Per contro, a suo dire, la cultura laica sembra avere a cuore perlopiù il riconoscimento dell'esistente, del dato di fatto, dedicando poca attenzione alla questione dei valori e dei principi. Sui temi del matrimonio, della crisi delle famiglie, delle unioni di fatto, della possibilità di avere figli, ecc., le posizioni dei laici sembrano perlopiù orientate a sancire l'esistente, ad accettare il flusso della situazione; in fin dei conti a promuovere - nel campo dell'etica - una battaglia libertaria e di tolleranza. Di fare, in altri termini, dell'affermazione dei diritti dei singoli un criterio guida delle politiche sociali.

Ora, è importante che i laici ricordino a tutti che viviamo in una società pluralistica, che sui temi della vita e della famiglia si deve tener conto anche di chi non è cattolico e credente, e che qualsiasi scelta legislativa in questi campi non può essere una traduzione immediata dei principi religiosi. Tuttavia, sarebbe per tutti arricchente se il pensiero laico aumentasse il suo livello di riflessione e di proposta su un terreno in cui non tutte le soluzioni hanno lo stesso valore e in cui i diritti e i desideri soggettivi devono sempre essere messi in relazione ai doveri e alle responsabilità sociali.
http://www.lastampa.it/redazione/editorial...editoriale3.asp
Gran bell'articolo, dedicato specie a chi crede di essere il vessillifero di ogni libertà che è liberticidio se limita la libertà di un altro in modo sprezzante e qualunquista..certi fatti si discutono, con rispeto per le diverse opinioni :i dogmi delle chiese rosse sono molto peggio di quelli della Chiesa..sono più totalitari ed intolleranti...e un vero liberal dovrebbe capirlo..vero ciccillo23?

 
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valmont74
view post Posted on 18/10/2005, 16:33




Staminali, si potrà «estrarle» dall'embrione

Svolta per la Scienza: si supera il «no» etico

Con due diverse tecniche scienziati americani sono riusciti a prelevare le cellule dall'embrione senza danneggiarlo

NEW YORK (USA) - Forse la ricerca sulle staminali è a una svolta decisiva. Non si tratta di una novità sul loro impiego, ma sul modo di poter avere a disposizione le staminali embrionali senza distruggere gli embrioni. Ovvero, di risolvere il difficile problema etico, lo stesso attorno al quale l'Italia si è divisa lo scorso giugno quando gli elettori sono stati chiamati a decidere, con i referendum, sulla legge che regola la fecondazione artificiale. Il mondo scientifico annuncia infatti che è possibile avere «cellule staminali etiche», cio0è embrionali ottenute senza distruggere gli embrioni e senza quindi sollevare problemi di carattere morale. L'importantissima e forse decisiva scoperta è stata presentata da Nature, che illustra due diverse tecniche salva-embrione, descritte in due articoli pubblicati sul sito della rivista. Sono state messe a punto in modo indipendente da due gruppi di ricerca negli Stati Uniti. Per il momento sono state sperimentate solo nei topi, ma il prossimo passo sarà verificarne l'applicabilità su embrioni umani.

Una ricercatrice estrae da un contenitore raffreddato con azoto un contenitore con cellule staminali (Ansa)
NUOVA STRADA - In caso di successo, i ricercatori sono convinti che sarà questa la strada per produrre riserve di staminali embrionali, le più importanti da utilizzare nella futura medicina rigenerativa e per approntare cure di malattie oggi non curabili o trattabili soltanto in modo parziale. L'obiettivo ultimo, affermano infatti i ricercatori è «trovare nuove terapie per malattie oggi incurabili». A ottenere le cellule staminali senza distruggere l'embrione sono stati il gruppo guidato da Robert Lanza, dell'Advanced Cell Technology (ACT, la struttura privata che nel novembre 2001 annunciò la clonazione del primo embrione umano), e i biologi Alexander Meissner e Rudolph Jaenisch, del Massachussetts Institute of Technology (MIT).
LA PRIMA TECNICA - Nel primo caso (la tecnica messa a punto dal gruppo di Lanza) una sola cellula staminale è stata prelevata da un embrione di topo ai primissimi stadi di sviluppo; poi è stata immersa in un cocktail di sostanze, come fattori di crescita, che l'hanno fatta moltiplicare e specializzare in cinque diverse linee di cellule staminali capaci di dare origine a cellule nervose, di ossa e del muscolo cardiaco. Sempre dalla stessa cellula si sono ottenute anche sette linee di staminali destinate a sviluppare strutture esterne all'embrione, come lo strato di cellule che fa aderire l'embrione alle pareti dell'utero (trofoblasto). L'embrione dal quale è stata prelevata la cellula è stato impiantato in utero e si è sviluppato fino alla nascita di un topo. È la strategia seguita dalla ACT in collaborazione con l'università del Wisconsin. Per prelevare la cellula è stata adottata una tecnica molto simile a quella della diagnosi genetica pre-impianto, utilizzata in molti Paesi negli interventi di fecondazione artificiale (ad esempio, per selezionare gli embrioni sani di una coppia portatrice di malattie genetiche) e proibita dalla legge italiana.
LA SECONDA TECNICA - il gruppo del MIT ha invece prelevato le staminali da embrioni privi dello strato di cellule che li àncora alle pareti dell'utero. Questi embrioni incapaci di crescere per dare vita a un organismo sono stati ottenuti disattivando il gene Cdx2, che controlla la produzione delle proteine necessarie per lo sviluppo dello strato di cellule che fa aderire l'embrione all'utero. L'assenza del gene Cdx2 non è comunque una condizione irreversibile perchè può essere riattivato nelle cellule staminali prelevate e fatte sviluppare in laboratorio.
TEST CON CELLULE UMANE - Il prossimo passo sarà sperimentare le tecniche salva-embrione per ottenere staminali umane. «Questo lavoro - ha osservato Lanza - è stato fatto nel topo e la sua validità dovrà ora essere verificata sull'uomo. Sarebbe tragico non percorrere tutte le strade disponibili per portare questa tecnica al letto del malato nel tempo più rapido possibile».
17 ottobre 2005

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze...staminali.shtml
Tante sceneggiate per nulla..sicuramente c'è il modo per non manipolare un embrione che è vita e la ricerca lo sta dimostrando..peccato che in tanti si siano stracciate le vesti senza capire:a) il dilemma etico, b) che la cura per tante malattie AL MOMENTO non è possibile ma solo ipotizzabile c) che ci sono altre vie..La cosa più grave è che tante pseudofemministe ignoranti si sono accodate al coro vociante e si sono ultradistinte per la soliota acutezza dei loro giudizi..che pena

Edited by valmont74 - 18/10/2005, 17:34
 
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95 replies since 15/5/2005, 12:42   522 views
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