Rachael |
|
| Il generale delle forze ‘arcobalenate’ esperto in “aglio, fravaglie, fatture ca nun quaglie, corna, bicorna, cape ‘e alice e cape d’aglio” medaglia al valor banale guadagnata, con sprezzo del ridicolo, direttamente sul campo di catene umane, girotondi e comizi combattuti a suon di panzane e pinzillacchere, Giovanni “Rosso (s)Pena” ha decretato, che no, gli elicotteri Mangusta A-129 e i mezzi blindati Lince non saranno dati ai nostri militari in Aghanistan, lui con i suoi commilitonti di partito, considerano “un obbiettivo prioritario la sicurezza dei militari italiani”, MA (c’è sempre un ma quando si tratta di ‘deludere’ il proprio elettorato di spaccavetrine, che vedrebbe allontanarsi il sogno di dieci e cento Nassyrie) ma: ”Tutt’altra cosa è adoperare i motivi di sicurezza come alibi per inviare in Afghanistan armi e mezzi offensivi”.
E’ universalmente risaputa l’erudita competenza della situazione afgana del gen. Rosso (s)Pena, appresa dai TG, qualche documentario e dalle recenti dichiarazioni di Mastrogiacomo e Gino Strada, esperti d’inequivocabile valore appena rientrati dalla gloriosa missione di “liberazione” di 5 o più talebani.
Che ne sanno l’ammiraglio Gianpaolo di Paola, lo Stato Maggiore della Difesa e il Generale Antonio Satta comandante della missione Isaf nell' ovest dell’Afghanistan (che considera i mangusta “una integrazione importante al dispositivo di sorveglianza e controllo del territorio” come scrive l’Unità, non il Giornale), sono sprovveduti al soldo della perfida Nato.
Per i nostri militari bastano “ fionde e fucili a pallini” e nel caso di estrema necessità possono sempre fare le corna e recitare la formula degli scongiuri che il gen. Rosso (s)Pena gli farà pervenire senza ulteriori indugi.
|
| | |
