Il sofà delle muse

L'Angolo dei coglioni

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verbenasapiens
view post Posted on 8/6/2006, 19:39




come il 99,9% dei professori unveresitari: per raccomandazione magari del Vaticano..baciapile com'è :lol:

Prodi è riuscito in un colpo solo a far incavolare avversari e alleati. Ha cavalcato gli stereotipi più beceri dei girotondini, inventandosi che «questo paese è stato in passato schiavizzato. Il precedente premier poteva fare e disfare a suo piacimento». Ha di nuovo definito gli elettori di centrodestra una massa di ignoranti («circa il 70 per cento dei laureati hanno votato per me») lobotomizzati dal televisore («meno ore le persone trascorrono davanti alla TV più sono propense a votare centrosinistra. E' la legge matematica della postdemocrazia») nonché, ovviamente, evasori fiscali (gente per cui «non c'è nulla di male a frodare il fisco, non c'è nulla di male a parcheggiare in seconda fila»). Così facendo, il premier che dichiara di voler unire il Paese è riuscito a insultare metà dell'elettorato italiano e a far incavolare il centrodestra.
Quel che è peggio (per lui) nella stessa intervista è riuscito a far imbestialire gli alleati di governo, senza i quali non sopravviverebbe manco un giorno, definendo «folklore» Rifondazione Comunista e Comunisti italiani.

Più che un'intervista, dunque, una gaffe continua. Per di più commessa sulla stampa internazionale, dove ogni politico si sforza di dare il meglio di sé e di fare la figura del grande statista. Una gaffe alla quale l'ufficio stampa di palazzo Chigi nella serata del 7 giugno ha cercato di mettere una pezza dicendo che, insomma, Die Zeit si era sbagliato (vi ricorda qualcosa?) e riscrivendo le due frasi più controverse dell'intervista: Silvio Berlusconi «ha trasformato e non schiavizzato l'Italia», mentre il passaggio sui "folkloristici" alleati andrebbe riscritto così: «Anche da noi ci sono componenti radicali come Rifondazione Comunista e i Comunisti italiani, ma se paragonate al vostro Lafontaine sono moderate».

I primi a non farsi abbindolare sono gli stessi alleati di Prodi, già scottati dalla trombatura della senatrice pacifista Lidia Brisca Menapace, che si è vista sfilare la presidenza della commissione Difesa dall'"alleato" Sergio De Gregorio (Idv) nel silenzio imbarazzato di Prodi, il quale preferisce perdere la faccia piuttosto che un senatore. Marco Rizzo, europarlamentare dei Comunisti italiani, chiede «una diretta smentita di Prodi» all'intervista e avverte che «il senso di lealtà alla coalizione non può essere in nessun modo ridicolizzato, tanto più che sui temi della pace e del lavoro la nostra pazienza viene messa costantemente a dura prova». Intanto il direttore di Die Zeit conferma, punto per punto, la trascrizione dell'intera intervista.

Da:http://aconservativemind.blogspot.com/

 
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Rachael
view post Posted on 9/6/2006, 20:04




GOVERNO PRODI: La carica dei 102
Per adesso questo governo un record l’ha battuto ed è quello delle poltrone assegnate, con quelle odierne date a tre nuovi sottosegretari, sale a quota 102, tra ministri (25 più il premier) viceministri e sottosegretari (76 in tutto). Un record assoluto e storico, che batte quello di Giulio Andreotti del 1991 (allora il divo Giulio si fermò a 101). Che dire, il buon Romano ha preso sul serio la sua affermazione di voler “stupire” gli italiani con l’aiuto del suo esecutivo, e ci sta riuscendo a meraviglia. I tre nuovi sottosegretari sono: Nicola Sartor all'Economia (un tecnico che seguirà l'iter della Finanziaria in Parlamento), Raffaele Gentile dello Sdi ai Trasporti; Gianni Mongiello (Ulivo) all'Agricoltura. Romano s’è messo d’impegno a voler far “meglio” dell'odiato rivale Silvio Berlusconi, e con questa overdose di rappresentanti del popolo italiano, ha raggiunto lo scopo.
Dovrà accontentarsi, perchè per il resto lo vedo messo maluccio, sia sulla tenuta del suo governo (Berlusconi ha superato l’intera legislatura) sia sulle riforme (Berlusconi ne ha fatte 36). Quelle di Romano non vedranno la luce tanto facilmente vuoi per mentalità statalista e aliena a qualsiasi rinnovamento di una bella fetta del suo esecutivo (mi riferisco ai paleo-comunisti e ai verdi integralisti), sia per la variegata , multiforme nonché folkloristica (come lui stesso in un momento di follia ha ammesso) armata Brancaleone che non si trova d’accordo, pressoché su nulla.
Scontate le proteste dell'opposizione ma, mi stupisco dello stupore di Evangelisti, vicecapogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera che non l'ha presa molto bene: «Ci sorprende che, nello stesso giorno in cui il governo interviene con un decreto ad hoc nella direzione di contenimento della spesa, decida di aumentare del 5% il numero dei sottosegretari». Insomma Evangelisti, lei non capisce, quel pover’uomo deve dare un “colpo alla botte e uno al cerchio”, accontentare gli appetiti dei suoi voraci alleati e nel contempo lanciare al paese un segnale di austerità, altrimenti come può dare il via alla stangata preannunciata di Padoa-Schioppa?
da Orpheus (ovvero moi ;) )
 
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verbenasapiens
view post Posted on 10/6/2006, 16:26




non so se ridere o piangere..più fesso e opportunista di così si muore ecco

Salvarsi dal veltronismo
Prima o poi bisognerà fare un'analisi seria e approfondita del veltronismo e del perchè esso rappresenti un'insidia per la democrazia così come generalmente la intendono i liberali.
Occorre però farlo in fretta perché nel veltronismo è in incubazione ciò che potrebbe spettare alla politica italiana nel prossimo futuro. Prodi ne è una manifestazione senile e meno virulenta, Veltroni rappresenta il ceppo più fertile di questa affezione.

In questa sede possiamo provare a suggerire solo alcuni tratti caratteristici, una sorta di indice per una futura indagine che auspichiamo ben più ampia e ponderata.
Il veltronismo è essenzialmente il pluralismo in un uomo solo. Veltroni da solo garantisce quello che una volta si chiamava l'arco costituzionale; potrebbe andare a Porta a Porta, occupare a turno tutte le sedie e il dibattito sarebbe assicurato. Per Veltroni la par condicio è solo un problema di ripartizione interna della sua coscienza. Il suo risultato ideale è un ballottaggio con se medesimo. Lo ammette lui stesso con candore nel refrain della sua campagna elettorale: “Veltroni, il sindaco di tutti”. Che, detto in campagna elettorale e non dopo l’eventuale vittoria, svuota di senso lo scontro nell’urna.
Una analisi più munita e meglio corredata potrebbe mettere a confronto i suoi discorsi nei centri sociali e nelle parrocchie, negli asili nido e al Gay Pride, in Africa e in America, in Palestina e in Israele, a San Pietro e nella Moschea di Monte Antenne. Gli esperti di sdoppiamento della personalità avrebbero il loro daffare nel catalogarli. Veltroni è maggioranza e opposizione in qualsiasi quadrante delle politica locale e nazionale. Deve solo controllare bene l'agenda per non sbagliare occasione.

Come sarebbe possibile altrimenti avere il sostegno contemporaneo del no-global, espropriatore proletario, pluriarrestato Nunzio d'Erme e di Alberto Michelini, transfuga da Forza Italia all'indomani della sconfitta elettorale e campione del 'dio, patria, famiglia'.
Qui non siamo all'ormai ben noto 'effetto coalizione' che centro destra e centro sinistra si sono rinfacciati di continuo durante la campagna elettorale, per cui si imbarca chiunque faccia prendere uno zerovirgola in più. Qui è diverso: Veltroni è Nunzio d'Erme ed è Alberto Michelini. Veltroni è coalizzato nell'anima: è Madre Teresa di Calcutta e Fidel Castro, è Sofri e Calabresi, Roma e Juve, Kennedy e Nixon, cura e malattia.

Nell'universo politico veltroniano il conflitto è bandito perché risolto in sé medesimo. Il 'buonismo' è solo l'epifenomeno, la schiuma: quello che accade nel profondo è un gigantesco big bang al contrario, un'implosione che riduce il tutto all'uno.Prodi in confronto è uno stanco dilettante, un giocoliere del bilico, che suda per tenere in piedi la pila della maggioranza, mentre l'opposizione soffia e sbuffa per far crollare tutto. Veltroni saprebbe farlo ad occhi chiusi, su un piede solo e con gli applausi dell'opposizione (se mai ne restasse una).
Guardate solo in che stato è ridotto il gruppo di Forza Italia al comune di Roma. 5 consiglieri su 7 sono passati con Veltroni. Il che apre uno squarcio inquietante circa la classe dirigente del centro destra ma la dice anche lunga sul veltronismo.

Qualsiasi romano è testimone dell'invincibile idiosincrasia di Veltroni per i conflitti. Il sindaco ha creato attorno a se - grazie al completo controllo sulle gazzette locali - una cappa di consenso impenetrabile. Se esiste anche la più remota possibilità di una contestazione o anche solo di qualche mugugno, Veltroni sarà certamente altrove.
Lui è fatto della materia dei sogni: le sue apparizioni preferite sono con le star del cinema, con i divi del rock, sotto le insegne della croce rossa, tra bimbi festanti e cori angelici. Roma non ha bisogno di questo, l'Italia non ha bisogno di questo. La democrazia non è necessariamente scontro all'arma bianca, ma vive del conflitto e della possibilità di superarlo verso l'alto, verso l'interesse generale. Se si impedisce al conflitto di sorgere perché lo si ingoia come la pillola del giorno dopo, non nascerà nulla per nessuno.da
magna-carta.it
 
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verbenasapiens
view post Posted on 11/6/2006, 17:35




Che tristezza, l'Italia è all'ultimo miglio

Caro direttore, ieri ne è successa un'altra di quelle divertenti, di quelle che spiegano più di mille libri la realtà dei cosiddetti poteri forti italiani. Poiché si tratta di materia un po' tecnica, mi consentirai di procedere sorvolando sui dettagli - anche se in queste vicende di mercato sono decisivi - mirando subito alla sostanza, per far capire i nostri lettori. Dunque ieri il presidente dell'Autorità per le comunicazioni, il prudentissimo Corrado Calabrò, ha avuto un'alzata d'ingegno e coraggio. Si trova a guidare il regolatore di settore più politicizzato e discusso, per i criteri stessi con cui è formato rispecchia al millimetro i rapporti tra partiti in Parlamento, visto che vigila sui business più politici del nostro Paese, la tv da una parte e i telefoni dall'altra. Stanco dunque di essere accusato di essere troppo al laccio degli interessi forti, Calabrò ieri ha dato un'intervistona di una pagina intera al Sole 24 Ore. A dei giornalisti che seguono professionalmente da anni il settore, non gente che inventa per sparare un titolo tanto per. E nell'intervista, come niente fosse, Calabrò ne ha detta una di quelle che in Italia ti fanno subito passare per estremista liberista della concorrenza: ha osato toccare la Telecom di Marco Tronchetti Provera. Come niente fosse, Calabrò ha detto che - dopo la sentenza ordinanza della Corte d'Appello di Milano, che ha definito «penalmente rilevanti » i comportamenti messi in atto da Telecom contro i suoi concorrenti - sta pensando a introdurre anche in Italia il modello britannico. Una rivoluzione.

In che cosa consiste? Semplice. In Gran Bretagna un annetto e mezzo fa l'autorità corrispondente, la Ofcom che a dire il vero gode di una reputazione un po' più solida di quella italiana, si è rivolta a muso duro all'ex monopolista, British Telecom, e gli ha notificato che le cose non andavano niente bene, perché sull'accesso paritario ai concorrenti nell'ultimo tratto di infrastruttura fisica, il cosiddetto "ultimo miglio" del doppino che ci entra in casa, Bt faceva troppo la furba. Di conseguenza, o Bt provvedeva di suo o ci avrebbe pensato la stessa Ofcom. Com'è puntualmente avvenuto: l'autorità ha provveduto a ordinare che l'intera infrastruttura di ultimo miglio di Bt venisse concentrata in una divisione separata della società. Di questa divisione - chiamiamola "divisione libero accesso al mercato" - è la Ofcom stessa a nominare i manager responsabili, è lei a dettarne il piano industriale, è lei a stabilirne la redditività definendo le tariffe di accesso praticate alla concorrenza. In cambio, Bt ci ha guadagnato, non ci ha perso. Perché la proprietà della divisione resta sua, ma la differenza è che il suo fatturato - consolidato nei conti di Bt - si è moltiplicato perché è fatto della somma di tutti i concorrenti che passano per il doppino. Dunque Bt ha estratto valore da un proprio asset, e posto termine alle accuse di concorrenza sleale da parte degli avversari di mercato.

Sembra l'uovo di Colombo. Applicato al caso italiano, oltretutto, risolverebbe pressoché automaticamente anche tutti gli antipatici casi delle decine di migliaia di intercettazioni illegali di cui gli uomini- sicurezza di Telecom come Giuliano Tavaroli sono oggi indagati di aver praticato per anni. Insomma non renderebbe solo il mercato più aperto, ma anche la democrazia e la libertà degli italiani più sicura. Ma che cosa avviene, dell'inopinata prova di coraggio data da Calabrò? La Telecom non ha reagito neanche con una parola di comunicato. Ha ben altre armi, nelle concreta geografia dei poteri italiani. Infatti in meno di due ore dall'uscita dei giornali, è stato lo stesso Calabrò a doversi produrre in un'imbarazzata e imbarazzante autosmentita. Da dentro e da fuori l'Autorità, i suoi telefoni erano roventi dall'alba: tutti a chiedergli se per caso non fosse impazzito, a osare dire una simile pazzia. In più, nel giro di poche ore, le agenzie di stampa sono state intasate da una sfilza di dichiarazioni di esponenti politici dei partiti più vari e diversi, della maggioranza e dell'opposizione, tutti impegnati nella nobile gara di difendere Telecom dall'iniquo e proditorio assalto. Maurizio Gasparri di An ha sottolineato che la rete Telecom è un asset economico di grande rilievo per trattarlo così. Enzo Carra della Margherita ha aggiunto che non ci sono affatto i presupposti per pensare neanche lontanamente alla separazione della rete Telecom.
Persino il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti, è sceso in campo dicendosi preoccupato del ritorno dello Stato nella rete Telecom. Come si vede, i meriti che Telecom si è guadagnata nell'arena pubblica italiana sono assai vasti, e i suoi difensori abbondano. L'unica che si è sottratta all'abbraccio dell'ex monopolista - nonché sospetto intercettatore di massa - è stata la Lega: «La più micidiale barriera all'ingresso di altri soggetti sul mercato» ha detto il leghista onorevole Caparini «è la proprietà della rete». E tuttavia anche lui non si è sottratto dal riconoscere che con le nuove tecnologie si realizzerebbe uno scavalcamento delle barriere da parte dei soggetti esclusi dal mercato tali da dover far riflettere molto bene, prima di una separazione della rete Telecom «che potrebbe risolversi in una misura inutilmente punitiva ».

L'ironia della sorte, caro direttore, è che come al solito in Italia il servo encomio ai poteri intoccabili di chi è forte delle proprie presenze in banche e Rcs - come Tronchetti Provera - non solo va a sfavore del libero mercato e di noi tutti che ne siamo consumatori. In questo caso, commette anche un errore di bestialità irriguardosa verso la Telecom stessa. Se per caso si dovesse mai realizzare anche in Italia, la separazione dalla rete Telecom di una "divisione accesso al mercato" in cui concentrare la sua infrastruttura di ultimo miglio, esattamente com'è avvenuto in Gran Bretagna per Bt sarebbe il bilancio di Telecom a guadagnarci. A occhio e croce, una divisione simile varrebbe in Italia sugli 8-9 milardi di euro. Il che significa - rispetto ai 40 miliardi di debiti sospesi sulla testa di Tronchetti Provera e dei suoi consoci - che gran parte dei problemi di sostenibilità dei relativi oneri sarebbero finalmente alleggeriti. Senza dover tutti tremare se un giorno o l'altro arriva un grande gruppo straniero che si pappa Telecom per salvarlo dai debiti: perché è questo il grande terrore di tutti, nella politica italiana, che spinge maggioranza e opposizione a chiudere gli occhi di fronte agli eccessi e agli abusi del monopolista.
d Oscar Giannino
da:Libero


 
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verbenasapiens
view post Posted on 13/6/2006, 21:05




Il bigio Biagi e la caduta del biagismo
Biagi nel senso di Enzo. Pesante caduta di stile la sua, ma non solo. C'è in ballo molto di più. C'è un tipo di giornalismo che non ho mai condiviso da tempi memorabili - quello che pontifica su cosa sia la cosa giusta e quella no. Quello che taglia con l'accetta e cuce grossolanamente con lo spago del ciabattino, senza mai rendersi conto della complessità dei fenomeni. Quello che fa del luogo comune popolare e delle frasi fatte e rifritte messe in piedi coi ritagli della più defunta letteratura giornalistica, un tipo di giornalismo anacronistico ma dannoso: il biagismo. C'è in lui qualcosa di untuoso, simile ad una sorta di parroco manicheo di paese. Di quelli che assolvono gli amici e gli amici degli amici dalle peggiori magagne, ma che sprofondano all'inferno chi non fa parte della sua parrocchietta. Non mi piacque già ai tempi di Craxi e del craxismo. Il Bettino, per inciso, non mi è mai stato simpatico. Ma constatare l'atteggiamento maramaldesco di Biagi che quasi ogni giorno si accaniva contro di lui dalle colonne del Corriere, mi produceva l'orticaria. Non a caso, ai gracchiamenti del corvo Enzo, fece seguito la furiosa stagione di Tangentopoli, che finì col distruggere Craxi, i socialisti, una parte della DC, lasciando in piedi e intatto, il PCI. Il resto è attualità.

Cinque anni di articoli livorosamente anti-berlusconiani sul Corriere per ogni giorno del Domineddio del calendario gregoriano. E continua...Continua anche ora che l'ex Premier non governa più. Continua perché il bigio Biagi deve fare il pretoriano del suo amico e concittadino Romano Prodi, per consolidarne mediaticamente, la risicata maggioranza. Infatti, anche ieri ha scritto il suo bravo compitino della domenica (11 giugno) sul Corriere nella sua rubrica Strettamente personale contro un'opposizione (cioè la CdL) che confuta la politica di immediato ritiro dall'Iraq in settembre, perché è settembre il mese del ritiro già stabilitio anche da Berlusconi. Perciò cos'avrebbe il Berlusca da agitarsi? Con una differenza: che l'ex Premier avrebbe concordato il ritiro con gli Alleati nei tempi, nei metodi, nel contingentamento. Prodi, Parisi e la sua cricca dei Roger Rabbits, invece se ne vanno alla chetichella, coda tra le gambe, contro il parere degli alleati. L'ha guardato o no il filmato in tv dell'incontro fra Parisi e Rumsfeld, l'impareggiabile cronista? E lo sa o no che un buon cronista dovrebbe pungolare chi governa in luogo di maramaldeggiare contro l'opposizione?Poi gli articoli ottusamente misogini da talebano dell'Appennino bolognese contro la Moratti, rea di candidarsi a sindaco di Milano, in luogo di ricamare davanti alle finestre di casa sua o di fare la calza. Infine l'articolo assai deplorevole sull'Espresso del 5 giugno (titolo "Se un ebreo si fa Goering") contro l'editore ebreo Andrea Jarach, colpevole, secondo il "fulminante" biagipensiero di essere cattivo ebreo in quanto "non di sinistra" e di schierarsi nella squadra della Moratti (ovvero la donna-che-non-fa-la-calza).

E allora che ti fa don Enzino da Bologna? Stabilisce i parametri della Jewish Correctness (la sua) prendendo quale foglia di fico il solito Moni Ovadia (il quale non gode delle simpatie degli israeliani, poichè dichiaratosi varie volte antisionista e contro la politica di Israele); poi distribuisce premi agli "ebrei buoni" e castighi a quelli "cattivi", sulle colonne del settimanale L'Espresso.Il resto è cronaca puntualmente dettagliata sui blog di Deborah Fait e di Liberali per Israele, ma a cui il Corriere e i giornali del gruppo Debenedetti-Caracciolo si sono guardati bene dal dare rilevanza. E cioè, è scattata la querela da parte di Andrea Jarach, presidente dell'Associazione YAD VASHEM. Il ricavato del risarcimento danni andrà a favore delle manutenzioni della Stazione Centrale di Milano , alla fondazione Beresheet Lashalom e al memoriale dello YAD VASHEM di Gerusalemme.Per parte mia, ogni volta che il Corriere ospita Biagi, evito di acquistarlo e lancerei uno slogan : BIGIAMO Il BIGIO BIAGI! Non sappiamo ancora se la fine del biagismo è vicina. In molti ce lo auguriamo. Niente è eterno, nemmeno i veleni gratuiti, l'ipocrisia e la falsità.
http://sauraplesio.blogspot.com/2006/06/il...caduta-del.html
non ha dignità, che vergogna!!!
 
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Rachael
view post Posted on 13/6/2006, 22:17




Bello questo post di Nessie...
 
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Maximus05
view post Posted on 14/6/2006, 07:39




Ma Dostoevskij aveva già previsto tutto
Gentile ministro Paolo Ferrero, lei dovrebbe assumere subito un certo Fedòr Dostoevskij, un giovanotto russo di straordinario talento, e affidargli, nella sua squadra, un ufficio conforme alle sue peculiari attitudini. Che sono abbastanza elevate da renderlo degno di accingersi al còmpito di rivelare il grande segreto del programma racchiuso nel nome del suo ministero. Nessuno come lui potrebbe infatti illustrare con la necessaria chiarezza il recondito principio ispiratore di ogni possibile iniziativa – passata, presente e futura – del suo ministero, compresa ovviamente la sua recentissima idea di offrire ai drogati la possibilità di bucarsi a spese dello Stato in appositi salottini annessi agli ambulatori Asl. Su questo principio ispiratore egli ha del resto già scritto un discorso nel quale lei non dovrebbe esitare a riconoscere il nòcciolo del proprio programmino. Tanto evidenti e profonde sono anzi le concordanze fra quel discorso e i suoi personali ideali che sospetto anzi lei potrebbe anche averlo già letto. Ma nel caso che non l'abbia letto gliene offro volentieri, a titolo di assaggio, il passo principale:
«Noi daremo loro l'umile, quieta felicità degli esseri deboli. Dimostreremo loro che sono deboli, che sono soltanto dei poveri bambini, ma che la felicità dei bambini è più dolce di ogni altra cosa. Diventeranno timidi, e nella loro paura guarderanno a noi, si stringeranno a noi come i pulcini alla chioccia. Ci ammireranno e ci temeranno e saranno orgogliosi di noi, così forti e intelligenti da aver saputo pacificare un gregge tanto turbolento e innumerevole Avranno una gran paura della nostra collera, la loro intelligenza perderà ogni audacia, i loro occhi diventeranno facili al pianto come quelli delle donne e dei bambini. Ma con altrettanta facilità a un nostro cenno passeranno dalle lagrime al riso e all'allegria, alla limpida gioia e alle liete canzoncine infantili. Li faremo lavorare, sì, ma nelle ore libere dalla fatica organizzeremo la loro vita come un gioco infantile, con canti in coro e danze innocenti. Oh, concederemo loro anche il peccato perché sono deboli e impotenti, e così ci ameranno come bambini, perché permetteremo loro di peccare».
Spero, gentile ministro, che abbia riconosciuto in questo passo le parole che Dostoevskij fece pronunciare al Grande Inquisitore nei Fratelli Karamazov. E adesso mi dica: non lo sente, in questo soave discorsetto, il profumino di quello che forse è l'anelito più profondo del nostro tempo? Ossia la sua risoluta avversione all'idea di peccare senza il permesso, l'incoraggiamento e anche il sostegno attivo dei superiori? Non lo percepisce l'olezzo di un mondo in cui tutti hanno da un pezzo imparato a rivendicare il diritto di fare ogni possibile porcheria con l'approvazione e l'assistenza dei pubblici poteri? Non lo riconosce il suono della stessa graziosa musichetta assistenziale, solidaristica e permissiva che lei imparò fin da fanciullo a solfeggiare militando nelle file di Democrazia proletaria? E che più tardi apprese a modulare meglio, fondendo il suo impegno politico con quello religioso di giovane evangelista aderente alla Chiesa Valdese? E del quale finalmente oggi può accingersi a rilevare tutta la sostanza profetica promuovendo i drogati al rango di statali?
di ruggero guarini da ilgiornale
 
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Rachael
view post Posted on 14/6/2006, 20:51




Il piano di Pecoraro Scanio: renderci più poveri e moltiplicare commissioni e consulenti..
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Dove ci porta Pecoraro Scanio? Dritti dritti alla povertà generalizzata. Ce ne fosse stato ancora bisogno, lo abbiamo capito molto bene ieri nella sua relazione al Senato in cui era chiamato a spiegare il proprio programma di governo. Solite affermazioni demagogiche ( ha avuto buon gioco l'ex ministro Matteoli a dire che " parla per titoli"), ma anche indicazioni molto interessanti, da cui abbiamo capito che l'energia elettrica ci costerà molto più cara e che ci dovremo rassegnare a una serie infinita di tasse " verdi", che andranno ad alimentare la proliferazione di burocrati ambientali che è già iniziata. Ma andiamo per ordine: la priorità, secondo il ministro per l'Ambiente, è " rispettare il Protocollo di Kyoto".
E qui cominciano i dolori, perché nessun Paese europeo riesce a stare dentro quei limiti che la stessa Commissione Europea ha contribuito a fissare. Il motivo non è la mancanza di buona volontà, ma puro pragmatismo: sarebbero infatti necessarie delle misure e degli investimenti tanto ingenti da pregiudicare le possibilità di crescita dell'economia. E quel che più è grave in vista di obiettivi ambientali marginali quanto aleatori. Ormai i leader europei più avvertiti se ne sono resi conto, e lo stesso premier britannico Tony Blair - che pure era uno dei più attivisti sul fronte dei cambiamenti climatici - nei mesi scorsi ha fatto pubblica autocritica all'ONU, concludendo che è meglio pensare a qualcos'altro. Ma l'Italia di Prodi no. Vuole assolutamente raggiungere quegli obiettivi, che ci costeranno almeno il 13% di aumento della bolletta elettrica nel giro di quattro anni. Almeno. Perché questo calcolo non tiene conto di un altro pilastro della politica annunciata da Pecoraro Scanio: niente nucleare né ora né mai, tutti gli investimenti andranno per " efficienza e risparmio energetico", più le energie da fonti rinnovabili. Che pagheremo con maggiori tasse sui combustibili ( vedi gli emendamenti proposti alla passata Finanziaria). Come spiegargli che la domanda di energia è comunque in costante crescita e la risposta non può essere il semplice, per quanto doveroso, risparmio? E che le fonti rinnovabili - eolico e solare - per quanto incentivate saranno sempre un'aggiunta marginale e nient'affatto economica? Come potrà l'Italia - già fortemente penalizzata dalla scelta antinucleare di venti anni fa, e visto che Pecoraro Scanio non vuole neanche il carbone pulito e ieri ha messo in questione anche i rigassificatori - competere con gli altri Paesi europei e sviluppati? In queste condizioni avremo problemi a competere anche con il Ghana, a parte i Mondiali di calcio. In compenso, il risparmio non è previsto per amici e clienti di Pecoraro, ed è già cominciata la corsa alla moltiplicazione di commissioni e consulenti, che si occuperanno essenzialmente di bloccare le attività produttive di questo Paese. Ieri, ad esempio, ha invocato un piano energetico nazionale annunciando " un Consiglio superiore per l'energia supportato da un'Agenzia nazionale per l'energia e l'ambiente". Robe da Piano quinquennale di sovietica memoria: nel frattempo è già stata nominata una commissione, presieduta dall'ex senatore dei Verdi Sauro Turroni, incaricata di " sterilizzare" le riforme varate dal precedente governo. In particolare il Codice dell'Ambiente ( Decreto Legislativo 152/ 2006), un testo unico che rappresenta il massimo sforzo fatto dal ministro Matteoli per mettere ordine nella complessa legislazione ambientale e che è entrato da subito nel mirino delle sinistre. Motivo? Sarebbe incostituzionale - e al proposito si attende la sentenza della Consulta su ricorso presentato dalla Regione Emilia- Romagna - e comporterebbe un irreparabile danno per l'interesse pubblico.
IL CONTENZIOSO CON L'UE
Pecoraro nei giorni scorsi aveva parlato anche di un contenzioso con la UE causato dal Codice dell'Ambiente, ma in realtà è stata proprio l'adozione del Codice ad aver bloccato 13 delle 18 procedure d'infrazione che la Commissione Europea aveva avviato nei confronti dell'Italia.
In realtà quel che vuole Pecoraro è il regolamento di conti, fare piazza pulita e piazzare i suoi fidi: si spiega così anche l'annunciata rivoluzione all'Apat, l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente, per cui ha voluto un'ispezione.
Obiettivo vero? Piazzarci alla presidenza il suo vice capo di gabinetto, Giancarlo Viglione. Ma non basta: ieri Pecoraro Scanio ci ha voluto regalare anche un saggio della sua imbarazzante ignoranza. Ha infatti annunciato di aver presentato al Senato la proposta per allungare il nome ufficiale del suo ministero, che si chiamerà dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare. « Sarò anche ministro del Mare - ha detto gongolante - è una novità storica nel nostro Paese » . Una novità senz'altro, anche per la lingua italiana: perché Territorio, si legge nel dizionario, indica " un'area definita che include porzioni di terreno o di acque" su cui uno Stato esercita il proprio potere. Tanto che si parla di acque territoriali. Visto che Pecoraro Scanio sta già assumendo consulenti, non sarebbe il caso che ingaggiasse anche un insegnante di lingua italiana?
Fabrizio Proietti-Libero

Questo sarebbe un ministro che si adopera per "il bene dell'Italia"?...
A parte i costi della lottizzazione di potere in atto, che lievitano a vista d'occhio, é spaventoso toccare con mano l'incompetenza di certi ministri, e l'ostinazione a percorrere strade che gli altri paesi europei hanno abbandonato perchè pericolose e non produttive. Questa gente vive nel passato e ci vuole riportare l'Italia con che risultati é tutto da immaginare.
Riguardo a Pecoraro a quanto pare ha intenzione di gestire il suo ministero come Bassolino gestisce la regione Campania, e cioè foraggiando uno stuolo di "consulenti" con commissioni create ad hoc.
Se NON le mandiamo a casa al più presto, queste locuste in grisaglia spolperanno le nostre finanze fino all'osso e ci ritroveremo con un paese davvero povero e indietro di 20 anni, allora si, che i giornali scriveranno a ragione che gli italiani tirano la cinghia la famosa 4° settimana del mese (ma forse il buon Pecoraro "regalerà" un litro di latte alle famiglie più indigenti da dare ai pargoli affamati).
Caro Pecoraro sei veramente "Il solo che ride" tutti gli altri piangono all'idea di avere un ministro con le tue "competenze".
 
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Pontormo
view post Posted on 17/6/2006, 18:09




Bellissimo pecoraro :lol:
Professore, dove sta la promessa serietà?
Prima del voto il Professore aveva promesso soffiando con tono ispirato ad occhi socchiusi: «Serietà!». Ne avete vista? Difficile spacciare per serietà un governo affollato come uno stadio. Ministri, vice-ministri, sottosegretari, che si contendono le competenze - spesso le incompetenze - strappandosi l’un l’altro le deleghe dalle mani o cercando disperatamente qualcosa da fare, un sia pur minimo pretesto che giustifichi poltrona, stipendio, scorta, auto blu, ufficio e dignitari di gabinetto. Serio inventarsi ministeri, ninisterini e ministericchi al solo scopo di pagare - a spese dei cittadini - il prezzo del sostegno politico a una congerie di partiti, partitini e partiticchi che, tolte le chiacchiere, sembrano avere due soli obiettivi concreti: finanziamento e poltrone. Partiti, partitini e partiticchi divisi e disuniti in quasi tutto, tranne che nella comune insegna di bottega dove sta scritto beffardamente “Unione”. Serietà. Ne vedete in una politica dove ogni azione ottiene l’effetto opposto a quello desiderato, le più sfacciate realtà sono dissimulate con raffinata ipocrisia, perfino lessico e terminologia sono irridenti mascherate? Nulla è più disunito dei partiti che formano la cosiddetta “Unione”. Il bipolarismo invece di ridurre il numero dei partiti - come gli italiani sognavano pensando a Stati Uniti e Gran Bretagna - lo ha moltiplicato. I soldati armati non sono potenziale combattenti - sennò perché si armano? - ma angeli di pace: non potendo sgominare i terroristi - che per molti membri del governo sono eroici guerriglieri della resistenza - nelle missioni estere dovrebbero occuparsi dell’organizzazione scolastica, del rifornimento agli ospedali e, come i boy-scouts, delle vecchine che attraversano la strada. Quando succede che qualche soldato muoia - eventualità statisticamente prevista in qualsiasi missione militare - il funerale di Stato è fatto non solo di omelie, dichiarazioni ufficiali e facce compunte su doppiopetti scuri, ma anche di deplorazioni di settore: non è uno spregevole vigliacco il terrorista che mette la mina, ma è il soldato morto che non doveva trovarsi là e chi ce l’ha mandato è il “responsabile morale” del doloroso evento. Quando è caduto un soldato sardo, un leader dell’estrema sinistra fra i più disuniti della cosiddetta ”Unione”, si è precipitato all’obitorio militare romano e, credendo di giocare in casa come sardo fra i sardi, ha cominciato la solita filippica contro la spedizione in Iraq. Pensava di compiacere i parenti in gramaglie. Invece: «E basta!...» gli ha intimato, stufo, il fratello della vittima. Mentre il padre spiegava che in Iraq suo figlio c’era andato contento di andare a fare qualcosa di utile e di serio. Il leader sardo dell’estrema sinistra, di raffinata cultura ma dai modi un po’ saccenti e arrogantelli, ha avuto come si meritava il fatto suo. Episodio di gran conforto: finalmente qualcuno che dice in faccia, senza timori reverenziali, ciò che pensa. Diventato gran tifoso della Brigata Sassari, son corso a comprare un cd di “Forza paris” e, riascoltandolo, ho avuto conferma che il canto dei “dimonii” è cento volte meglio, musicalmente, di certe lagne gorgheggiate da Carmen Consoli. Forse, solo fra la gente semplice c’è chi mette a posto certi sopracciò della politica. E neanche questo è serio. Dovrebbe essere il contrario. Dovremmo avere esempi, idee, soluzioni dai grandi di un governo che invece, impegnato nella spartizione del bottino, non ha ancora avuto tempo di governare. Ricevuti finora solo luoghi comuni e ricicciature di vecchie ricette. «Tassare le rendite finanziarie», tuona uno che dovrebbe occuparsi degli Esteri. «Aumentiamo di un euro le tariffe autostradali», è la geniale pensata di un altro. «Catastrofe dei conti pubblici, urge una manovra bis», sentenzia il nume dell’economia. Solite banalità, i rattoppi di sempre. Destra o sinistra non cambia niente. Aspettiamoci una torchiata a risparmi, stipendi e pensioni: i redditi fessi (con la “e”, mi raccomandi). Fra qualche anno saremo punto e daccapo. Professore, vuol mantenere la promessa di “serietà”? Eviti agli italiani di trovarsi di fronte all’idraulico che obietta: «Se vuole la fattura non vengo». Al meccanico che domanda: «Con fattura o senza?». Al primario che propone: «Duecento senza ricevuta, con ricevuta fanno trecento». E spieghi perché da trent’anni l’Italia va avanti - anzi, indietro - a forza di Finanziarie, manovre, manovrine e manovre-bis. Dica con pochissime e chiare parole cosa intende fare per metter subito fine a un andazzo che non trova eguali in Europa. Questa sarebbe una cosa seria. Ma vi sembra possibile in un paese dove l’insulto “buffone!” è definito “un’utile critica sociale”? Siamo seri, via!
di Gianni De Felice
da ilroma.net
 
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Maximus05
view post Posted on 19/6/2006, 07:27




Le debolezze del governicchio
Se volessimo fare dell'ironia, potremmo dire che il governo Prodi è al trigesimo, sinonimo di trentesimo ma che si usa per indicare i trenta dalla morte. E però, in effetti, per stare seriamente alla realtà evitando la facile ironia, tutto si può dire di questo governo meno che sia in salute, con idee chiare e propositi certi.
Siccome noi siamo all'opposizione, si può pensare che si sia propensi a dare giudizi interessati. Ricorriamo allora alle opinioni di sostenitori. Eccone alcune: «Il governo sta dando un'immagine di sé scomposta, sciancata, mediocre» (Eugenio Scalfari su Repubblica); «È una maggioranza zeppa di opinioni non solo diverse, ma sostanzialmente opposte» (Il Riformista); «Prodi in questa fase ha solo mediato, e non governato» (Emanuele Macaluso su Le nuove ragioni del socialismo). E fermiamoci qui.
Come negare che questo governo ha battuto tutti i record della debolezza? Siamo a 102 tra ministri, viceministri e sottosegretari, tutte nomine dovute non a vere necessità governative, ma a pressioni e spinte delle innumerevoli correnti dei molti partiti e partitini della maggioranza. Di 102 non se ne salvano molti per meriti e competenza.
Quanto all'omogeneità e coesione dentro lo stesso governo, non c'è che da osservare l'esibizione, a volte spettacolare, di disparità e discordie addirittura in taluni casi indecenti: per esempio, due ministri che partecipano al corteo «gay» di Torino; un ministro, quello della Difesa, che in visita alle truppe di stanza a Kabul, si sente in obbligo di rendere omaggio a quel Gino Strada che da anni gratifica il governo italiano e le sue forze in Afghanistan di accuse; qualche altro ministro e sottosegretario che non esitano a smentire il governo su propositi programmatici («Tanto la Tav non si farà»: parole del sottosegretario all'Economia, Cento) e a intimare misure fiscali punitive (Cesare Damiano, ministro del Lavoro). E, de hoc satis, tralasciando tante altre gaffes e spropositi.
Ma è su due temi fondamentali, la politica economica e la politica estera, che questo governo, come dice Scalfari, è «scomposto e sciancato». Chi è il titolare della politica economica? Padoa-Schioppa, la cui competenza non è da negare, è attorniamo da una frotta di viceministri e sottosegretari (sei o sette) di varia estrazione politica con deleghe che di fatto amputano non poche prerogative del ministro. E qual è la politica economica? Si dice che il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) dovrebbe definire il quadro dell'intera legislatura, cioè cinque anni, ma in qual modo, con quali misure? Per ora, e siamo a trenta giorni dalla formazione del governo, si marcia, anzi si sta fermi, al buio. Il che non fa comodo neppure all'opposizione, che ha bisogno anch'essa di qualche lume per condurre la sua battaglia e i suoi controlli in Parlamento.
Ancora più imbrogliata, inestricabile, la politica estera. Qui, più che buio, ci sono ambiguità e un po' di doppiezza. D'Alema, lo sappiamo bene, non è uno sciocco, siamo pronti anzi ad ammettere che è uno dei più intelligenti politici dell'attuale sinistra, ma come condividere la sua politica estera, almeno come è apparsa finora? Nel suo scritto sul Wall Street Journal (bel titolo significativo «Diplomacy al dente») ha affermato: «L'Italia non ha intenzione di voltare le spalle al popolo iracheno». E però, che cos'è il ritiro dall'Irak? Sì, anche il precedente governo lo aveva stabilito, ma non con le capziose affermazioni sull'impegno italiano fatte da D'Alema e da altri esponenti governativi. Fatale, dunque, che l'incontro a Washington con la Rice sia stato caratterizzato da gelo, sia pure con condimento di sorrisi diplomatici. Per non dire, sempre in ambito di politica estera, dell'ostentato giro in Europa di Prodi, chiaramente finalizzato ad esibire l'allentata intesa con gli Stati Uniti. Un po' grossolano e penoso l'abbraccio, volutamente antiberlusconiano, con Chirac, anatra zoppa ormai sulla via della pensione.
Debole e insicuro, senza certezze, Prodi cerca vigore in dichiarazioni che, in verità, non meritano neppure ironia: «Berlusconi ha schiavizzato l'Italia», «Se cado io, l'Unione va all'opposizione per 60 anni». Siamo persone moderate e non ricorriamo ad espressioni sgradevoli, ma qui siamo ai confini del ridicolo. Consigliamo al premier più sobrietà e soprattutto self control. Un po' di stile, perdinci.
di Egidio Sterpa
da ilgiornale
Molto interessante è anche l'articolo di Gianni De Felice che constata dei datri di fatto
 
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valmont74
view post Posted on 22/6/2006, 07:26




Ecco la geniale proposta di Bertinotti fatta affinchè il governicchio Prodi non cada subito
Tre settimane di votazioni e discussioni al mese. Poi una pausa di sette giorni. È la proposta del presidente della Camera Fausto Bertinotti che dovrà essere discussa dai gruppi parlamentari. L'attuazione della regola ha un obbiettivo: facilitare il ritorno a casa degli eletti all'estero. Ma se fosse applicata ridurrebbe l'attività di Montecitorio a 10,5 giorni ogni trenta.
L’obiettivo è quello di consentire agli eletti all’estero di rientrare nei loro Paesi. Ma in questo modo Montecitorio lavorerebbe solo 10,5 giorni ogni 30 Una settimana di ferie al mese per i deputati Proposta di Bertinotti: alla Camera attività parlamentari solo per tre settimane. Poi tutti a casa
da ilgiornale
Beh ma non è un tour de force?E se a qualche senatore a vita mummificato, per lo stress dell'accorpamento viene un coccolone?E se il coccolone lo prendono Scalfaro,Levi Montalcini, Ciampi e Cossiga tutti insieme appassionatamente?
Che dire ? Trattasi di infortuni sul lavoro...imprevedibili e imprevisti dato che è propria certa sinistra estrema e sinistrante che vuole solo il bene dei "prestatori d'opera".
Ma che politica "alta"...E del resto certa politica di bassisimo livello già l'avviamo vista praticata al top dai membri del Prodini...l'uno contro l'altro armati con scetavaiasse, triccheballacche e putipù
Verbena
 
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Maximus05
view post Posted on 7/7/2006, 07:45




Un mattone sulle immobiliari Imposta retroattiva del 20%

Non lo ammetterà mai. Statene certi. Ma quello del viceministro dell'Economia, Vincenzo Visco, è un vero prelievo forzoso. A differenza del 1992, quando il prelievo forzoso fu praticato sui conti correnti di tutti i cittadini da parte del governo Amato, in questo caso l'obiettivo è più circoscritto. Si tratta delle società immobiliari. La filosofia che sta dietro al provvedimento è lineare. Il mercato è molto cresciuto. Anzi, come è evidenza di ciascun proprietario di casa, è ancora in buona forma.
All'interno del settore si sono verificati alcuni casi, gravissimi, di malversazioni, truffe ed evasioni fiscali: più o meno fatte sul modello di vendite infragruppo o tra amici con il risultato finale di gonfiare i prezzi degli immobili scambiati come figurine. Il «modello Ricucci» che certamente non è circoscrivibile al solo finanziere di Zagarolo. Prendendo a proxi di settore l'abusato slogan «dei furbetti del quartierino» Visco ha però deciso di dare una mazzata a tutti. Società immobiliari (dalle grandi come la quotata Pirelli Re alle minuscole a conduzione familiare) e società finanziarie che erogano leasing immobiliari. Il meccanismo è diabolico. Con un blitz i soggetti che fino a ieri potevano detrarsi l'Iva, diventano fiscalmente neutri. Un esempio può aiutare a capire. In passato una società che comprava un immobile e poi lo rivendeva, pagava l'Iva del 20 per cento e poi ne richiedeva il rimborso: insomma era neutro all'Iva. Da oggi chi compra un immobile non paga più l'Iva (che viene sostituita da un'imposta di registro del 10%) e non se la può più detrarre. Come un normale consumatore finale che se compra un computer, o una casa, o un frutto, ci paga sopra l'Iva di riferimento e non può certo scaricarla su alcuno.
Ma dicevamo il meccanismo è diabolico. Visco, infatti, facendo riferimento all'articolo 19bis2 del decreto 633 del 1972, ha applicato una sorta di legale, ma odiosa, retroattività all'intera operazione. Dunque non solo le società immobiliari non potranno più scaricarsi l'Iva da oggi in poi, ma dovranno restituire allo Stato quella detratta negli ultimi 8 anni (alcuni fiscalisti già al lavoro paventano il rischio di una retroattività a dieci anni, mentre altri sostengono che si deve andare indietro di soli cinque anni). Gli immobiliaristi dovranno dunque recuperare quattrini per restituire i crediti di imposta già liquidati o le compensazioni di Iva fatte in bilancio. Chiaro? Per le società quotate in Borsa lo è. Tanto che in questi due giorni hanno lasciato sul terreno circa un miliardo di euro di capitalizzazione.
Nella relazione tecnica allegata al decreto Visco, si quantifica l'introito per lo Stato in 217 milioni di euro in tre tranche. Infatti gli immobiliaristi dovranno restituire l'Iva che si erano detratti in tre «comode» rate. Il mercato scommette che Visco avrà anche più efficacia nel «recuperare gettito» per le casse del Tesoro. Come si faccia a definire questa una manovra antielusiva lo capiscono in pochi. La mossa prevede un aumento della tassazione condita con un'insopportabile retroattività di fatto.
di Nicola Porro
da ilgiornale
 
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valmont74
view post Posted on 14/7/2006, 20:30




Materazzi Santo subito
Gli attributi di Materazzi sono italiani. I francesi vogliono appropriarsene dopo la Gioconda ed esibirli al Louvre. La subdola conferenza stampa tenuta ieri da Zidane, acclamato eroe nazionale per aver difeso l’onore delle sue donne, è stata in realtà una pietosa messa in scena per privare l’Italia di un poderoso paio di palle. Le false dichiarazioni attribuite alla madre di Zizou ( datemi le sue palle su un piatto) e riportate dal quotidiano inglese The Mirror sono veline dei servizi segreti francesi. Chirac vuole una Francia forte e virile. La sconfitta ai mondiali deve essere vendicata. Blatter, che ha pianto con Zidane negli spogliatoi francesi e non è riuscito per questo a partecipare alla premiazione, ha deciso di introdurre il calcio d’onore quando gioca la Francia. Una moviola labiale consentirà di sentire gli insulti rivolti a mamme, sorelle, mogli, figlie e zie dei francesi. Per ogni “figlio di p..a” o “quella z..la di tua moglie” saranno previste punizioni corporali del colpevole sul campo che potranno arrivare fino alla castrazione chimica. Uno spettacolo nello spettacolo. Per ogni insulto alle donne francesi saranno inoltre assegnati tre rigori alla Francia. Chirac vorrebbe anche reintrodurre la ghigliottina.
Zidane, che è stato premiato miglior giocatore del torneo prima che si giocasse la finale, verrà proposto al settimanale Time come “vero uomo dell’anno” e ambasciatore permanente dell’Unicef come esempio per i bambini di tutto il mondo.
Molti illustri italiani stanno correndo ai ripari per limitare la figuraccia internazionale. Esponenti politici e della cultura hanno deplorato la provocazione di Materazzi pur non avendo la minima idea di quello che ha realmente detto, e hanno scusato l’incornata di Zidane. Cossiga ha presentato le sue scuse al presidente dell’Algeria facendo forse un po’ di confusione con la Francia. Dicono che abbia anche offerto ciò che ha di più prezioso a Chirac per compensazione. Un gesto da patriota. E che Chirac abbia però rifiutato. Allez les bleus!
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da Beppegrillo.it
 
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*Ishtar*
view post Posted on 6/8/2006, 19:36




L'Unione come la Rai: di tutto e di più
"Una sinistra di irresponsabili che vuole dal governo Prodi quello che promette la Rai: di tutto e di più.Un tempo questa pretesa veniva definita massimalismo. Oggi si chiama irrealismo: perdita di senso della realtà. Che, purtroppo, è un groviglio di problemi quasi inestricabile. Non so quanti elettori di centrosinistra se ne rendano conto".
Giampaolo Pansa

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38 replies since 23/4/2006, 18:56   356 views
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