Il sofà delle muse

Prodi: quando il silenzio è d'oro, sempre più imbarazzante il leader dell'unione

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Rachael
view post Posted on 7/11/2005, 12:10




Il professor Prodi è un veggente collaudato: già una volta, ancora dilettante, si fece fornire da alcuni fantasmi di fiducia l'indirizzo esatto del luogo in cui le Brigate rosse interrogavano Aldo Moro prima di liquidarlo.
Non tutti gli statisti sono egualmente dotati in attività paranormali, tant'è che a noi non pare normale quel che Prodi dice di prevedere e cioè le nostre periferie devastate dalle fiamme come quelle francesi. Ma lui ha contatti, lui è modesto. E se è rustico quando prende a spintoni la giornalista colpevole di avergli fatto una domanda sgradita, lo fa perché questo è il suo modo di essere internazionale e compiacere l'agenzia americana Freedom House (in inglese Casa della Libertà), un'istituzione satirica che se, ad esempio, scopre che il giornalista Lino Jannuzzi è stato agli arresti per reati di stampa, preferisce ignorare il fatto che Jannuzzi sia un senatore del partito di Berlusconi e ne conclude che nell'Italia a causa di Berlusconi non c'è libertà di stampa.
Del resto, tutto quello che circonda Prodi se non è occultismo, è satira. Quando dice che già sente puzza di bruciato nelle nostre città: quella è satira. Quando aggiunge che se lui fosse al governo l'odore di bruciato sparirebbe introducendo il concetto di una politica deodorata: è satira. Allora perché indignarsi e richiamare questa risorsa umana che all'estero non ci invidiano al senso della responsabilità? Sarebbe censura: si astengano, dunque, Bondi e Cicchitto.
Anche la Francia senza volerlo fa satira, sia detto con il sincero rispetto e l'amore che merita questa grande nazione.
Ma è paradossale che la Francia, dopo essersi sottratta al concerto delle grandi democrazie nella guerra al terrorismo islamico e dopo aver deplorato americani, inglesi, spagnoli (ricordate la Spagna prima della satira di Zapatero?) e persino noi italiani che siamo andati soltanto a pagare con il sangue la protezione degli inermi, oggi debba fronteggiare un'aggressione interna che assume le dimensioni di una guerra contro lo Stato e la sua sicurezza.
I francesi hanno un senso dell'umorismo geniale e dunque hanno sempre sorriso di Romano Prodi sorseggiando Bordeaux, più degli inglesi i quali hanno però sportivamente considerato il Commissario europeo Prodi come un fantastico «joke» della strana coppia D'Alema-Cossiga che, con uno scherzo di alta professionalità, lo espulse da Palazzo Chigi mettendogli in mano un biglietto di sola andata per Bruxelles, città dalla quale Prodi diffuse il suo inquietante umore.
I francesi che oggi sorridono di Prodi (come dar loro torto) sanno bene che ciò che mette a ferro e fuoco Parigi non è la questione sociale, ma quella etnico-religiosa: la prova dell'impossibile fusione e il fallimento dell'utopia di una convivenza integrata. La Francia ricevette nel passato milioni di immigrati italiani chiamati con disprezzo «rital» o «macaronì», così come gli americani li chiamavano «wops» o «guidos» o «greesers» e le loro erano vite dure: ma non succedeva a Parigi o a New York quel che succede oggi nel Paristan e ieri nel Londonstan perché le bande incendiarie di oggi appartengono alla seconda e alla terza generazione dei non integrati in quanto non integrabili Ieri Chirac ha convocato il primo ministro de Villepin, il ministro dell'Interno Sarkozy e gli altri membri del Consiglio della Difesa, un organismo che sta per prendere decisioni draconiane che si conosceranno stasera di fronte a un fallimento storico. Ma Prodi finge di non capire la differenza fra degrado urbano e conflitto etnico, sembrando invidioso delle disgrazie altrui al punto di desiderarne una dose per l'Italia, sicuro che maggiore è la sventura della patria, più saranno i suoi voti. Sarà pure satira, ma dà un certo senso di nausea.
[email protected] -Il giornale
E' proprio il caso di dire che Prodi fa "l'asino nel lenzuolo"
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Maximus05
view post Posted on 7/11/2005, 18:28




A questo punto relaxxxxxxxxxxxx per no ma non per mortadella..giocate....



[dohtml][/dohtml]

da
http://www.ddmaster.com/gioco/home.htm
 
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Rachael
view post Posted on 7/11/2005, 21:25




Beh una mortadella sono riiuscita a consegnarla.....
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verbenasapiens
view post Posted on 8/11/2005, 18:10




Sulla scuola Prodi dà lezioni di incoerenza


Francesca Angeli

Il dottor Romano e Mister Prodi. Romano esorta i docenti universitari a «tirare la carretta» e soprattutto a dedicare più tempo ai loro studenti. Ma Prodi boccia la riforma dell'università appena varata dal Parlamento. Legge che per la prima volta impone ai docenti un orario minimo di ore di lezione all'anno, premiando anche economicamente chi si impegna di più. E ancora Romano promuove, come presidente della Commissione europea, le novità introdotte con la riforma di elementari, medie e licei e le misure, prese sempre dal governo Berlusconi, per stimolare la ricerca e l'innovazione. Ma Prodi boccia invece una legge «dai tanti punti fondamentali sbagliati». Un caso di scissione di personalità? In molti dentro il centrosinistra l'hanno promesso. Se l'Unione dovesse vincere le elezioni la riforma del sistema di istruzione, scuola e università, del ministro Letizia Moratti verrà buttata a mare. Ma davvero nell'Unione sono così convinti che «gli è tutto sbagliato, tutto da rifare»? O semplicemente non tollerano l'idea che l'unica riforma «globale» dai tempi di quella di Giovanni Gentile sia firmata da un governo di centrodestra? Certamente al centrosinistra brucia ancora il naufragio della riforma tentata dal ministro Luigi Berlinguer quando era al governo proprio Prodi. Naufragio da imputare però prima di tutto al mancato sostegno del centrosinistra stesso visto che Berlinguer venne sostituito da Tullio De Mauro quando a Palazzo Chigi arrivò Massimo D'Alema mandando in soffitta Prodi
La Moratti ebbe gioco facile ad abolire una riforma che non aveva fatto in tempo neppure a muovere il primo passo. A leggere le dichiarazioni del Professore in merito alla riforma e più in generale riguardo all'università non è che sia molto chiaro il perché della minacciata abolizione da parte di molti suoi alleati dell'Unione. Al momento il Professore non ha messo ancora nulla nero su bianco e le sue dichiarazioni in merito sono piuttosto scarne. Come farà a mettere d'accordo anche sui temi scolastici Fausto Bertinotti (che dice «cancellare tutto») e Francesco Rutelli («modificare soltanto in parte»)? I proponimenti del Professore risultano ancora più oscuri se si va a vedere quello che la Commissione europea, allora presieduta da Romano Prodi, scrisse sul processo di riforma messo in atto dal governo Berlusconi. Il documento pubblicato nel 2004 riporta un giudizio generale sulle politiche economiche dei venticinque paesi europei. Arrivato all'Italia Prodi tira un paio di bacchettate ad esempio per problemi di finanza pubblica: «solo parzialmente affrontati». Ma quando si arriva a parlare di sistema di istruzione il tono del rapporto cambia. In particolare si fa riferimento alla materia della cosiddetta economia della conoscenza «trattata in mondo completo» e si osserva come tutte le sfide e le raccomandazioni proposte siano state raggiunte. Non solo, prosegue il rapporto, «in particolare il sistema di istruzione primario e secondario è stato riformato prendendo anche molte misure per stimolare la Ricerca, lo Sviluppo e l'Innovazione».
Anche il ministro Moratti, inizialmente molto compiaciuta da un giudizio tanto lusinghiero, davanti alle critiche feroci del centrosinistra ha finito per chiedersi che cosa fosse successo nel frattempo al Professore. L'Italia nel 2003 ha avuto dalla Commissione europea del presidente Prodi una pagella con un ottimo su scuola e ricerca per la riforma - dice il ministro -. A questo punto devo rivolgere al Professore una domanda: è vero quello che dice da presidente della Commissione Ue o da leader dell'opposizione?».
Per quanto riguarda l'università Prodi è venuto parzialmente allo scoperto pochi giorni fa, al termine dei tre giorni di seminario Semi d'Ulivo a Bologna nel quale sono stati affrontati vari temi tra i quali quello dell'università. «Bisogna cambiare il modo in cui i professori lavorano: è necessaria una riforma radicale - aveva detto il Professore -. Che Italia è quella dove gli studenti vanno a lezione e non trovano i professori perché impegnati da qualche altra parte?Qui dobbiamo metterci tutti alla carretta». Insomma dice Prodi è necessario che i docenti si dedichino di più e meglio ai loro studenti. Dichiarazioni che non a caso non sono piaciute a molti docenti universitari.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41416
Beh...zio prete Prodi in questo è tanto cattolico apostolico Romano..non è scritto la destra non deve far sapere quello che fa alla sinistra ? In tema di carità, ovvio, ma nel caso del nostro Don Abbondio, vaso di coccio tra vasi di ottone,l'assunto vale anche e soprattutto nell'agone politico.Poarello se uno il coraggio non ce l'ha non se lo può dare, a maggior ragione se tirato per la tonaca dal Cardinale Borromeo-Parisi da un lato e dall'altro da Don Rodrigo Bertinotti che pare peggio di Bartali... tongue.gif
 
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verbenasapiens
view post Posted on 19/11/2005, 14:50




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verbenasapiens
view post Posted on 24/11/2005, 17:36




L’ultimo abbaglio di Prodi: «Ci salverà il sole»





Il leader dell’Unione: «Vedrei bene pannelli sopra ogni capannone industriale. Il nucleare è ancora pericoloso, ne riparliamo fra vent’anni»

Antonio Signorini

Niente nucleare, almeno fino a quando la scienza non avrà trovato il modo di sfruttare l'atomo senza rischi. «Ne riparliamo tra 20 anni». Meglio puntare sull'energia solare riempiendo i tetti delle nostre città con pannelli fotovoltaici. Romano Prodi ha indicato la ricetta del centrosinistra su uno dei temi chiave per lo sviluppo dell'Italia nel corso di un convegno di Legambiente dedicato al protocollo di Kyoto. Se l'Unione andrà al governo - ha annunciato raccogliendo l'entusiasmo degli ambientalisti e lo scetticismo degli addetti al settore - punterà sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili, in primo luogo sul sole. Una ricetta in perfetto stile anni Settanta e con un obiettivo ambizioso: arrivare al livello di sviluppo del Paese che al mondo ha investito di più nell'energia solare.
Un salto tecnologico e culturale che non spaventa il candidato premier della sinistra. «Nessuno propone obiettivi impossibili, ma almeno dobbiamo arrivare al livello della Germania», ha detto Prodi nel tentativo di smorzare i dubbi espressi dall'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti, anche lui all'assise di Legambiente. In altre parole la produzione di energia solare secondo Prodi dovrebbe aumentare di quasi 20 volte, passando dagli attuali 3mila kW all'anno a 60mila. Se invece l'obiettivo è quello di raggiungere la quota di solare rispetto alle altre forme di energia raggiunta dai tedeschi (tra l'uno e il due per cento) allora l'Italia dovrebbe decuplicare il suo impegno.
Il Professore ha un mito: il protocollo di Kyoto. «Per Kyoto - ha detto - ho combattuto come militante. E Kyoto dev'essere l'obiettivo del governo di centrosinistra. Se non cominciamo con Kyoto non so dove si va a finire».
L'idea di riempire la penisola di pannelli non ha convinto Conti: «Germania e Giappone non hanno città medievali da proteggere». In sostanza per il numero uno dell'Enel in quei Paesi c'è un diverso modello di urbanizzazione più adatto a ospitare i pannelli solari rispetto ai nostri centri storici. «Non è vero - ha replicato Prodi - che c'è un problema di urbanizzazione. Ci sono le parti nuove delle città, le parti industriali. Io non ho avuto il tempo, altrimenti avrei messo i pannelli solari anche sul tetto della Fabbrica del programma, un brutto capannone fuori Bologna che vedrei bene con tanti pannelli solari sul tetto. Mezza Italia è fatta così».
Tutti d'accordo, invece, sugli impianti di rigassificazione. Centrali che usano il gas liquido. «I rigassificatori - secondo Prodi - sono una cosa seria». Il leader del centrosinistra è tornato anche sul suo passato filonucleare e ha spiegato di nuovo perché oggi non è più pro-atomo. Ha ad esempio raccontato che quando era presidente della Commissione Ue interpellava continuamente «gli scienziati per sapere se c'era qualcosa di nuovo su rifiuti e sicurezza intrinseca degli impianti. Loro dicevano di no, che ci vorranno 20-25 anni. A quel punto io ho risposto: non mi interessa, teniamo i presídi di ricerca e tra 20-25 anni ne riparliamo...».Nessuna abiura del suo «no» al referendum che sancì la definitiva rinuncia dell'Italia alle centrali. Abbandonare il nucleare, dice Prodi, «fu un errore». Però, precisa, «rimpiangere le decisioni di 30 anni fa non mi sembra intelligente, e poi non si può dimenticare Chernobyl».
Dichiarazioni che non sono piaciute a chi, soprattutto nel centrodestra, è ancora a favore del nucleare. «Atomo tra vent'anni? Perché non ne riparliamo tra cento?», ha ironizzato il vice ministro delle Attività produttive Adolfo Urso. I Verdi, invece, incassano la vittoria e approfittano delle parole di Prodi per chiedere «una sterzata reale nel programma della coalizione».
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=45100
E bravo mortadella..si vede che sta spremendo le meningi ed è abilissimo a parlare di energia pulita per mandare in sollucchero i verdi , i verdolini, gli arancioni ..i rossi non so.Certo che è ottimista forte oltre che pentito dell'ultima ora.Si potrebbe sapere piazzando sti pannelli solari chessò sul Colosseo, sulla basilica di San Marco, sulla torre degli Asinelli, quanto energia in più si potrà produrre?E si riuscirà a rendere l'Italia autosufficiente magari anche dal petrolio e a proteggerla dai black out?E perchè non sfruttare pure l'energia eolica? Magari gli Uniti, con lui si metteranno a soffiare per mettere in moto i marchingegni che certamente saranno bellissimi da vedere sulle nostre coste..e si produrrà energia.. .sufficiente per far alzare un areostato sul tipo Zepelin utile per pubblicizzare l'Unione con tanto di logo..quale? Ma la mortadella FINI soccomel......almeno questa è una ipotesi supposta ma originale o no?



Edited by verbenasapiens - 24/11/2005, 17:44
 
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Rachael
view post Posted on 24/11/2005, 21:45




Parole, parole, parole.....Mah vedremo...in campagna elettorale la sinistra fa sempre tante promesse. Vorrei capire dove pensa di trovare i fondi huh.gif Se pensa che gli italiani li tirino fuori dalle proprie tasche, é più intronato di quanto immaginassi tongue.gif
 
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verbenasapiens
view post Posted on 28/11/2005, 08:02




w00t.gif A Prodi non va giù la stilettata dell’«Economist»
di
Egidio Sterpa

Dice Romano Prodi: «Bei tipi gli inglesi, criticano l'attuale governo, poi però immaginano che anche quello futuro sarà piuttosto cattivo». Insomma, bravo l'Economist quando parla male di Berlusconi (unfit, cioè inadatto a governare), ma non va bene quando non mostra fiducia neppure in Prodi (definito anche lui unfit).
Che strano Paese il nostro, e che strana classe dirigente. Basta un giornale che esprima giudizi e ci si copre il capo di cenere. L'Economist sarà pure un antico giornale economico-politico (fondato nel 1843) con buona tradizione, ma è pur sempre solo un giornale. Tanto più che questa survey (analisi in inglese) del settimanale è opera di un solo giornalista di nome John Peet, che sarà pure bravissimo ma non è il padreterno e neppure Einaudi. Sì, lo sappiamo già per nostro conto, per nostra obiettiva osservazione che non tutto va bene in Italia, come del resto in tutt'Europa. Né noi arriviamo all'ironia di Pierluigi Bersani, responsabile economico dei Ds che prova addirittura ad avanzare la tesi che quelli dell'Economist siano iettatori. Perché ovviamente, tout marche comme sur des roulettes quando è il Cavaliere ad essere sotto tiro, ma l'histoire est invraisembable quando tirano le pietre anche a te.
Ma vediamo un po' che cosa dice esattamente il collega Peet nel suo eccezionale survey sull'Italia. Non è poi del tutto negativo. Per esempio, promuove la riforma delle pensioni e quella del mercato del lavoro (qui dà del «coraggioso» al governo), gli interventi sull'università e la ricerca, e la politica estera, per la quale parla, pensate, di «successo». Boccia tutto il resto, si capisce. Arriva a dire, con un po' di supponenza storica, che l'Italia rischia di fare la fine di Venezia «rimasta troppo a lungo sui successi del passato e oggi e poco più che un'attrazione turistica». È qui che viene il giudizio su Prodi e la sinistra che, dice, «troverà difficile introdurre riforme» perché la sua coalizione abbraccia nove partiti, alcuni dei quali ostacoleranno ogni cambiamento».
E si capisce che questo dispiaccia a Prodi e al suo centrosinistra. Sì, anche Prodi è inesorabilmente unfit per gli inglesi. Insomma, noi tutti per Peet siamo inadatti, inadeguati, incapaci. Meriteremmo di diventare colonia di Sua maestà britannica. Ma sì, ce lo meriteremmo, se non altro perché basta un laureato di Oxford o di Cambridge per metterci in condizioni di inferiorità psicologica e culturale.
Torniamo però per un momento a Prodi, che così s'è espresso su «quei bei tipi degli inglesi»: «Li convinceremo con i fatti che non hanno ragione di mostrarsi così scettici sul prossimo governo post berlusconiano». Lasciamo pure stare la presunzione, ma credo sia lecito chiedersi come Prodi e la sinistra potranno convincere noi, se non gli inglesi, di possedere formidabili e miracolose capacità di governo. Siamo abituati, come liberali e costume politico, a non trinciare giudizi prevenuti (al contrario di Prodi che di prevenzione e immodestia pare impastato), e perciò proveremo a camminare sui passi di analisti che di certo non sono antiprodiani.
Ricorriamo a due penne del Corriere. Michele Salvati, venerdì scorso, scriveva: «Però, insisto con chi dirige l'Ulivo: per piacere dite agli elettori le 4 o 5 cose concrete che vi impegnate a fare se vincerete le elezioni». Dario Di Vico, altra firma di via Solferino, dove è autorevole vicedirettore, è più preciso: «Il centrosinistra continua a trastullarsi con l'idea di cancellare tutte le leggi del recente passato». E aggiunge, in vena di obiettività: «Tutto si può dire del centrodestra, ma occorre riconoscere l'abilità d'indicare priorità che sono rimaste nella memoria. E allora viene spontaneo chiedere al centrosinistra, ma anche alla vasta area d'intellettuali che in quel campo si riconosce di provare a fare altrettanto... Cento righe, non di più, per spiegare agli italiani dove li si intende portare». Ecco, vorremmo saperlo anche noi, pur convinti, come Stefano Folli, sul Sole 24 Ore che Prodi e i suoi sono, ad essere benevoli, la nuova Bisanzio. http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=46128
Mi sa che Prodi vorrà portare gli italiani là dove lo porta il cuore..si dice che il cuore è a sinistra e allora dovrebbe fare cose di sinistra anche estrema , ma poi con che faccia lo dice ai suoi alleati moderati? A Mastella e a Rutelli? E con che faccia lo dirà agli italiani che votano a sinistra, anche, magari, cambiando il loro voto, ma solo perchè nulla cambi in temi di privilegi, camarille,clientelismo e, diciamolo, pure corruzione?Ciò premesso è sempre valido il detto: Dio stramaledica gli inglesi e il loro atavico superiority complex, non sanno forse quale è il pregio migliore degli italiani di cui loro sono assolutamente carenti? Glielo ricordo, il pregio maggiore è la fantasia e la capacità di arraggiarsi: prima o poi queste doti torneranno a farsi valere.Certo che fa specie vedere lodata la Riforma Moratti anche se questa riforma certamente qualcosa di buono ha data l'avversione totale e ottusa dei poteri forti universitari
 
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verbenasapiens
view post Posted on 2/12/2005, 20:45




La strana storia di Romano il medium - di ANTONIO SELVATICI -


Antonio Selvatici

È tanto strano quanto vero: il mistero del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro passa anche per un tavolo quadrato su cui era stato appoggiato un foglio di carta (anch'esso quadrato) di ottanta centimetri di lato. Ad evocare spiriti attorno a quel tavolo vi erano alcuni promettenti giovani studiosi dell'Università di Bologna, tra cui il futuro Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi. Quel pomeriggio il piattino della tazzina da caffè, come impazzito, indicò ai presenti il luogo in cui le Brigate Rosse tenevano prigioniero Aldo Moro: G-R-A-D-O-L-I.
(...) Tra i tanti spiriti che vennero invocati, vennero stuzzicati anche quelli di La Pira e di Don Sturzo. Nonostante nessuno dei presenti spingesse, tirasse o manovrasse in qualche modo il piattino da caffè, dopo alcuni vani tentativi, questo miracolosamente incominciò a girare andando a toccare alcune lettere che erano state disegnate su un foglio di dimensione ottanta per ottanta centimetri.
(...) Quel tardo pomeriggio del 2 aprile alcune delle persone che avevano partecipato al gioco del piattino, pensarono proprio ad un luogo geografico. Quindi, incuriositi dallo strano mix di lettere, si misero a consultare una carta geografica del centro Italia. Poi, con unanime stupore, alcuni dei presenti riuscirono a rintracciare sulla grande carta il piccolo paese di Gradoli. Increduli, i partecipanti alla seduta volevano essere certi della loro scoperta geografica, quindi stesero una carta del Touring sul tavolo su cui si era svolta la seduta spiritica. E quindi vennero nuovamente interrogati gli spiriti. A questo punto avvenne l'incredibile: nonostante le interruzioni, nonostante gli schiamazzi dei bambini, nonostante lo straordinario evolversi degli eventi, nonostante tutto, il piattino incominciò a vagare per la carta stradale fino a dirigersi velocemente verso il piccolo paese Gradoli. Ormai non c'era più alcun dubbio: uno spirito o più spiriti avevano suggerito che Aldo Moro era tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse in un piccolo paese di nome Gradoli (più avanti vedremo che le cose non si sono svolte esattamente così). (...) Per cercare di capire che cosa sia realmente accaduto il 2 aprile del 1978 all'interno del casolare di Zappolino, abbiamo analizzato, non solo i numerosi testi che hanno sinteticamente raccontato l'avvenimento, ma anche le deposizioni che nel corso degli anni i partecipanti alla «fantomatica» seduta spiritica hanno rilasciato alla «Commissione parlamentare d'inchiesta sulla strage di via Fani sul sequestro e l'assassinio di Aldo Moro».
La pioggia fantasma
(...) Romano Prodi a proposito del clima di quella domenica (senza che nessun membro della Commissione glielo avesse specificatamente domandato) riferì: «(...) ma dovete pensare che tutto questo (il gioco della seduta spiritica, nda) è avvenuto in campagna, durante tre quattro ore di pioggia, mentre i bambini andavano e venivano».
Un biografia dedicata all'ex Presidente del Consiglio (autori Pasquale Cascella e Marcella Ciarnelli), ben inquadra la situazione: «Piove, e per ingannare la noia c'è chi escogita per gioco una seduta spiritica». (...) Ma quel giorno, in quella zona, in quelle ore, non ci sono stati scrosci d'acqua. Mentre si svolgeva il gioco della seduta spiritica, non cadde una goccia. Senza dubbio era nuvoloso, perché era piovuto la notte precedente e sarebbe piovuto anche il giorno successivo.
I dati forniti dal Ministero dei Lavori pubblici, servizio idrografico, parlano chiaro. Le stazioni pluviometriche dei paesi che circondano Zappolino, vale a dire Montepastore, Monte San Pietro e Monteombraro forniscono dati incontestabili.
Il 2 di aprile del 1978 solamente la stazione più sofisticata di Monteombraro (che in linea d'aria si trova a cinque chilometri a sud-est di Zappolino) registrò attorno alle due del pomeriggio 0, 2 millimetri di pioggia.
(...) Vi sono anche altri elementi che portano a far credere che in quel di Zappolino o non si sia svolta alcuna seduta spiritica, o si sia svolta con modalità differenti da quelle fino ad ora raccontate. Infatti, analizzando le deposizioni che “gli amici del piattino” hanno rilasciato ai membri delle tante Commissioni d'inchiesta, emergono notevoli contraddizioni.
I numeri del covo
Abbiamo già detto che martedì 4 aprile (vale a dire due giorni dopo la seduta) Romano Prodi si recò a Roma per un convegno, e ne approfittò per parlare di Gradoli ad Umberto Cavina della segreteria di Zaccagnini. L'informazione trasmessa era più che credibile, visto che Romano Prodi (come sostiene la signora Anselmi) non disse solamente un generico “Gradoli”. Quel martedì mattina il futuro Presidente del Consiglio ad Umberto Cavina assieme a Gradoli fornì anche due numeri: 96 e 11. Non si tratta di numeri casuali, in quanto il rifugio delle Brigate rosse in cui era stato rinchiuso Aldo Moro si trovava in via Gradoli al numero civico 96, interno 11 (scala A). Della comunicazione dei numeri siamo certi, in quanto la signora Anselmi (collaboratrice di Umberto Cavina) consegnò alla Commissione d'inchiesta il foglio su cui Cavina prese appunti mentre Romano Prodi gli stava confidando il segreto.
L'enigma dei partecipanti
Ma la non-pioggia e il dilemma del numero civico e dell'interno di via Gradoli non sono le uniche versioni contestabili. Un'altra imperdonabile imprecisione riguarda il numero delle persone che quel giorno dovevano essere presenti a Zappolino in casa di Alberto Clò. All'inizio della deposizione, Romano Prodi sostenne: «C'erano cinque bambini», poi pochi minuti dopo sottolineò nuovamente «vi erano cinque bambini al di sotto dei dieci anni». (...) Proviamo a contare i diciassette commensali: oltre ai cinque bambini, Romano e Flavia Prodi, Fabio Gobbo, Adriana, Alberto, Carlo e Licia Clò, Gabriella e Mario Baldassarri, Francesco e Gabriella Bernardi ed infine la cugina Emilia Fanciulli. Il conto torna. In realtà, stando alle dichiarazioni di altri testimoni chiamati dalla Commissione parlamentare d'inchiesta quella domenica a pranzo i commensali non erano diciassette, ma tredici. Mario e Gabriella Baldassarri con i due figli, di fronte alla prima Commissione, sostennero di essere giunti a Zappolino più tardi (“nel tardo pomeriggio, verso le 4-5”), e di essere giunti a casa Clò quando la seduta era già incominciata. Gli orari coincidono, ma il conto dei commensali non torna più. Se l'intera famiglia Baldassarri, formata da quattro membri, è giunta al casolare di Zappolino solamente durante il pomeriggio, come facevano gli stessi a essere presenti nello stesso luogo per pranzo? La cartina miracolosa
C'è dell'altro. Abbiamo visto che per verificare la veridicità delle informazioni offerte dallo spirito, venne appoggiata sul tavolo una cartina geografica. Non dimentichiamoci che la cartina era di tipo stradale («di quelle che si usano andando in autostrada»), quindi con una scala enorme (la cartina si trovava nell'auto del fratello di Alberto Clò). È buffo immaginarsi un piattino da caffè, che normalmente può avere un diametro per lo meno di una decina di centimetri, che con grande energia si dirige verso la microscopica indicazione Gradoli. Tale località è una piccola frazione a 470 metri sul livello del mare. Gradoli sul volume Italia-Centro del Touring (e quindi non su una sbrigativa carta autostradale), è caratterizzato da un segno di pochi millimetri quadrati. Come si fa ad affermare che un piattino da caffè, il quale presumibilmente vanta un diametro di una decina di centimetri, abbia potuto dirigersi verso un punto di pochi millimetri quadrati?
(1. Continua)
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=47059
suspence..e pauraaaaaa w00t.gif







 
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Rachael
view post Posted on 2/12/2005, 22:18




Questa storia é veramente surreale tongue.gif
 
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Rachael
view post Posted on 3/12/2005, 19:29




Prodi vuole garanzie scritte da Bertinotti, altrimenti vota per Casini al Quirinale
Rifondazione ha sì cambiato volto, si è " governizzata", ma resiste al tentativo di Romano Prodi di vincolarla all'esecutivo dell'Ulivo.
La storia è questa: Il Professore non ha alcuna intenzione di ripetere gli errori del 1996, di ritrovarsi a metà legislatura senza i voti del partito di Fausto Bertinotti. Quindi ha proposto al segretario comunista di mettere nero su bianco un accordo: se la maggioranza viene meno, il governo cade, si torna al voto. Niente cambi di cavallo o maggioranza, niente imboscate nei voti di fiducia. Se c'è crisi, si cade tutti insieme. È il « Patto di governo per la legislatura » . Se n'è parlato molto, ieri, all'assemblea programmatica dei Democratici di sinistra a Firenze. Se il presidente della Quercia, Massimo D'Alema, parla già da ministro degli Esteri in pectore, Piero Fassino ha deciso che comunque vadano le elezioni non mollerà il partito per la Farnesina, il leader di Rifondazione, si sa, aspira alla presidenza della Camera. E la condizione posta dal Professore per farlo salire nello scranno più alto di Montecitorio, quello dove si sono seduti importanti leader comunisti come Pietro Ingrao, Giorgio Napolitano e Nilde Jotti, è proprio la firma di quella carta. Ma per il leader di Rifondazione convincere il suo partito a siglare quell'atto di sottomissione alla maggioranza riformista di centrosinistra rischia di essere molto impegnativo. Condizione capestro si dirà, ma così è la politica. Niente distinguo in politica estera, niente sul mercato del lavoro, non si può più uscire dal seminato. Il programma di sintesi dell'Unione - quello che sarà scritto a gennaio - diventerà il verbo. Certamente il segretario di Rifondazione potrà contare, in caso di vittoria dell'Unione, su una folta squadra di neo- deputati alcuni dirigenti del suo partito. La svolta prodiana della falce e martello consentirà del resto ad almeno due esponenti di Rifondazione di entrare a far parte del governo. E Giuliano Pisapia si sta già preparando per il delicatissimo incarico di Guardasigilli. Per Bertinotti, comunque, Prodi è la migliore opzione
Il Professore, che pure con il leader comunista sembra andare d'amore e d'accordo, si è anche preparato un piano bis. Che, alla faccia dei sostenitori del maggioritario e del bipartitismo, prevede addirittura lo scambio dei voti del centrodestra col Quirinale. Minaccia o tattica studiata a tavolino, Prodi si è espresso così con un gruppo di esponenti della Quercia: « O Bertinotti firma l'accordo o siamo costretti a cercare una sponda dall'altra parte » . Per garantire il passaggio, in Parlamento, dei provvedimenti più scottanti. Come, però? « Votando Pier Ferdinando Casini al Quirinale » . Incredibile, ma vero.
Riassunto da Libero

La “governizzazione” di Prc ha provocato non poche noie al nostro party-giano, che è stato fortemente contestato dalla parte più estremistica del partito, la vedo molto dura, quindi, per Bertinotti fargli digerire quest’ ulteriore “boccone” a base di Mortadella. Non so, se siglerà l’accordo, se lo farà dovrà dire addio a tutte le proposte che va ripetendo in ogni trasmissione, il ritiro immediato dall’Iraq, lo stipendio sociale e blablablabla... Il perfidoProdi vuole dare una bella ridimensionata al sogno nel cassetto del nostro “duro e puro”, ossia all’abolizione della proprietà privata (degli altri, ovviamente).
Povero Berty, d’altronde al potere può andarci solo con gli artigli smussati, sono tanti a sinistra ad avere interessi troppo “forti”, per permettere che il parlamento canti l’internazionale con gli occhi umidi di rimpianto. Prodi lo sa, e lo sa anche Bertinotti.

 
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verbenasapiens
view post Posted on 9/12/2005, 20:24




Il treno di Prodi un lungo convoglio pieno di banalità

Ruggero Guarini

Gli scontri in Val di Susa mi hanno riportato alla memoria questi sublimi frammenti di scienza ferroviaria: «Un treno che viaggia a 300 km all'ora impiega metà tempo di uno che procede a 150 km orari a percorrere lo stesso tragitto»; «Il beneficio dell'alta velocità è la velocità»; «La velocità consente di risparmiare tempo»; «Quattro corsie, o binari, consentono più scorrevolezza di due o una»: «Il posizionamento frontale dei seggiolini facilita la socializzazione»; «Occorre verificare se le edicole dei giornali nelle stazioni ferroviarie sia preferibile installarle dentro o fuori l'edificio». ..
Di chi sono queste frasi? Sono del professor Romano Prodi. Che oggi soffia sul fuoco della guerriglia anti-Tav. Ma che all'incirca quindici anni fa le infilò quelle frasette, e tantissime altre simili, in quello che resta, e presumibilmente resterà per sempre, l'espressione più abbagliante del suo genio di scopritore dell'acqua calda, nonché della sua passione di paladino del progresso ferroviario, ma soprattutto del suo talento di produttore, a spese dello Stato, di opere scientifiche non meno voluminose che squisitamente superflue.
Mi riferisco naturalmente alle cinquemilacinquecento pagine, suddivise in 39 fascicoli, della celebre ricerca sui vantaggi dell'introduzione dei Tav (Treni ad Alta Velocità) che nel 1989 fu commissionata dalle Ferrovie dello Stato a una famosa creatura del professor Prodi: la società di consulenza, da lui fondata e denominata Nomisma, sotto l'ala protettrice del banchiere rosso Nerio Nesi, con capitale iniziale di 500 milioni di vecchie lire, di cui però solo 5 versati da Prodi, giacché gli altri ce li mise la Banca nazionale del lavoro, di cui Nesi era allora presidente.
I pochi che le lessero, a suo tempo, assicurarono che quelle cinquemilacinquecento pagine, brulicanti di frasette come quelle appena citate, costituivano un pietra miliare nella storia della ricerca socio-ecomomica sul campo ferroviario. Fra quei pochi figurava anche, naturalmente, il dottor Lorenzo Necci, che essendo all'epoca amministratore delegato Ferrovie dello Stato, poté vantarsi di essere anche il vero committente di quella bidonata. C'è tuttavia chi sussurra che quel capolavoro non lo lesse neanche lui, che le aveva ordinate e pagate. Tutte le copie dei 39 fascicoli di cui esso consta, quando la magistratura volle prenderne visione, furono infatti trovate, intonse e ancora avvolte nella plastica in cui erano state impacchettate ai tempi della consegna effettuata dai corrieri del professore.
Non è, come si vede, la bicicletta, e nemmeno il torpedone, il mezzo di trasporto che simboleggia meglio la furiosa vocazione progressista di questo giulivo maestro del Nulla. È quel treno che da sempre occupa i suoi sogni. E in cui oggi vede l'ultima trincea di quella guerriglia permanente con cui la sinistra cattocomunista, non potendo più mirare alla conquista del potere, si accontenta di produrre sempre e soltanto effetti di anarchia e di caos.
Questo non deve però stupire. Il caos e l'anarchia, ossia l'Apocalisse, sono in fondo da sempre il pallino di tutte le sinistre politiche e religiose, ideologiche e teologiche, indigene ed esotiche di tutti i tempi e di tutti i Paesi. Quel che desta una lieta meraviglia è che l'Apocalisse abbia oggi da noi la faccia soavemente parrocchiale e tartufesca di un trenòfilo impazzito: il ferroviere Prodi.
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ll lato oscuro della forza : la banalità, e Prodi non è neanche un Darth Vater credibile ...



 
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verbenasapiens
view post Posted on 8/1/2006, 12:23




Il rifugio moralista di Prodi(il giornale)
L'ultimo rifugio delle canaglie è il patriottismo, diceva Samuel Johnson. Verrebbe da sostituire «moralismo» a «patriottismo». Pensierino che nasce dopo avere letto l'articolo di Romano Prodi sulla Stampa di mercoledì. Si denuncia la troppa vicinanza tra centri di potere economico e politica. Il ridicolo non sta solo nel passato dell'ex presidente Iri, ex consulente Goldman Sachs e così via. Ma anche nel presente: si valutino le liste di siloviki (così sono chiamati gli ex del Kgb che formano il nucleo del governo Putin) prodiani,legati alle antiche Partecipazioni statali e alle passate consulenze, che si apprestano in caso di vittoria a invadere lo Stato. Come successe nel '96. E non è invece successo nel 2001 con Silvio Berlusconi. L'intimità con grandi banchieri che mediano la linea di certa stampa nazionale e ne smussano le asperità antiprodiane, sono, poi, un'altra abitudine dell'ex professore bolognese.
Rimasticare moralette contro il diritto al successo individuale, apprestare malamente un dossettismo anni 2000 non mascherano la realtà di un uomo assai attento a definire assetti intrecciati tra potere politico e potere economico.
Comprendiamo che il Corriere della Sera, con Gianni Riotta e Ernesto Galli della Loggia (che, peraltro, farebbe bene a smetterla di usare le attività professionali di Ubaldo Livolsi per gridare al complotto: anche perché se si ricostruiscono le frequentazioni di chi ha avuto legittimi rapporti di lavoro con un immobiliarista allora non sputtanato come Stefano Ricucci, si va lontani), il Corriere non possa che sfumare la realtà profonda del moralismo prodiano. Propriété oblige. Si preferisce, invece, parlare astrattamente di regole e etica. Ma le regole e l'etica non sfuggono alla dimensione storico-concreta della realtà. Il che senza dubbio è vero per i Ds che non possono sperare di cavarsela politicamente puntando tutte le carte sull'ipocrisia («Non tifavamo per l'Unipol ma per regole che consentivano a Unipol di acquisire Bnl»). I Ds, però, sono solo una punta, sia pure macroscopica, dell'ipocrisia nazionale. Sul Sole 24 Ore un serio studioso come Marco Onado, esamina le operazioni della Lodi e soci per scavalcare e svuotare il mercato in modi illegittimi (lasciamo da parte i crimini macroscopici) e conclude che il problema non sta solo negli avventurieri. Infatti alcune operazioni descritte non sono messe in atto esclusivamente da outsider. Al contrario, non le disdegnano, in qualche (rilevante) caso, rami nobili dell'establishment.
Oggi è in atto oltre che un'opera di giustizia (la persecuzione di reati) anche un linciaggio di chiunque abbia avuto rapporti con coloro che materialmente hanno compiuto fatti illegali.

Uno sport nazionale. A rischio smentite. I superlodati calvinisti di AbnAmro contrapposti ai furbetti italioti, sono stati condannati a New York per multe di 43 milioni di dollari perché pasticciavano su mutui di clienti americani e riciclavano soldi con Dubai. Giorni fa sulla Stampa è uscito un articolo che s'intitolava più o meno così: le degenerazioni della Lodi erano frutto innanzi tutto dell'uso di equity swap, cioè complicati passaggi di azioni attraverso strumenti derivati. L'impiego disinvolto di equity swap per manovre al riparo del mercato non è,però, solo consuetudine lodigiana. Anche in ambienti che il giornale torinese dovrebbe conoscere bene (e su cui la Consob spiegherà qualcosa nel mese di gennaio) è stato sperimentato l'uso ardito di questa tecnica. Viva, dunque, le regole. Ma la riflessione per migliorare la società sia concreta e meno unilateralmente moralistica.
Mi è venuta in mente la favola di Esopo delle due bisacce:questa gente straparla e non ha pudore alcuno

 
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Rachael
view post Posted on 26/1/2006, 21:32




LA SCOMPARSA DI PRODI
Il prof. Mortadella travolto da Berlusconi, ignorato dai suoi: chi l'ha visto?
Dov'è finito Romano Prodi? Da qualche giorno non si hanno notizie di lui; bisognerà rivolgersi a "Chi l'ha visto?", noto programma televisivo. Quell'invadente di Berlusconi ha occupato la scena e nel bene e nel male attira l'attenzione su di sé. Si parla solo di lui, delle sue bravate istituzionali e monellerie propagandistiche, delle quali i giornali fanno scorpacciate. Il premier ha ritrovato, con il sorriso, il piacere del dispetto e dello sberleffo. Così innervosisce gli avversari e riconquista chi, nel 2001, lo aveva tanto amato, votato e abbandonato. I sondaggi gli fanno un effetto euforizzante, meglio del whisky. Va in giro da mattina a notte: corre a Palazzo Chigi, lavora con Letta a quattro mani, consiglio dei ministri, un salto al Quirinale, una comparsata chez Bonolis. Chi lo ferma più? Stargli dietro è impossibile, si dovrebbe mobilitare l'antidoping allo scopo di accertare cosa manda giù per tenersì su. Prodi poverino arranca sudato e affranto; è talmente distante, laggiù, che le telecamere non lo inquadrano. I cronisti lo ignorano. Il suo nome non si legge neppure su Televideo. Oscurato prima da Fiorani e Gnutti, poi da Consorte, Fassino e D'Alema, quindi dal Redivivo Silvio. Crudele destino nascere Mortadella in un Paese dove i riflettori sono puntati su barche, banche, cordate, scalate, concerti, miliardi e cavalieri. Pensare che le elezioni sono qui dietro l'angolo e non c'è molto tempo per recuperare il vantaggio perduto. Ovvio, l'Unione si è disunita. La base è depressa all'idea che la sinistra ordisse piani capitalistici sostitutivi di quelli solidaristici, e anche se pecunia non olet molti compagni, davanti alla Quercia piegata dai dobloni, fanno una smorfia di disgusto e minacciano di disertare i seggi o di passare a Rifondazione. Di questione morale si ferisce, e di questione morale talvolta si perisce. L'arma del giustizialismo potrebbe ora rivoltarsi contro chi ne fece troppo uso. Il Professore ha fiutato il venticello e non si dà più arie di saputo; tace afflitto. Ha perfino un incubo notturno: cosa succederà la sera in cui dovrò misurarmi in tivù con il Cavaliere? Un Cavaliere che si ribella a Ciampi, non guarda in faccia agli alleati e tratta i comunisti da comunisti, senza soggezione né timori. Prodi si è smortadellato. Le spara grosse per darsi coraggio: io, alla mia età, ho percorso dal primo all'ultimo chilometro la maratona. Ammazza come so' forte. Non ha mentito: per correre ha corso. Ma solo il primo chilometro. Poi è stato portato in auto all'ultimo e si è rimesso a correre fresco e sorridente tagliando il traguardo fra gli applausi dei beoti. Un figurante perfetto. Ma i figuranti hanno le gambe corte. Tra l'altro, come si fa a vantarsi per imprese sportive mai compiute? Col culo grosso che ha, Mortadella non è in grado di emulare Bordin nemmeno se si tratta di precipitarsi in bagno.
Mussolini il Duce aveva ambizioni più contenute: si limitava a mietere il grano. Romano è schiacciato da un sacco di grane. Non gliene va dritta una. Nel suo schieramento lo considerano zero. Rutelli e D'Alema gli fanno ombra e Berlusconi gli ricorda certi altarini costringendolo a goffe precisazioni. Per fortuna non lo è, ma se fosse mio fratello gli direi: dài Ciccio, lascia perdere, se rientri a casa ti facciamo una bella festa prima che te la facciano loro, gli avversari.
Vittorio Feltri
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Il bello é che poi prendono in giro Berlusconi....Ma Mortadella é proprio uno spasso.
 
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65 replies since 3/9/2005, 13:28   483 views
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