Il sofà delle muse

Per ricordare....Srebrenica, e tutte le stragi da odio

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verbenasapiens
view post Posted on 10/7/2005, 20:46




Iniziative per l'anniversario della strage di Srebrenica

Dimenticare Srebrenica non si può. Non possono farlo né i pochi sopravvissuti, né l’Europa e l’Occidente: esattamente dieci anni fa, nella cittadina della Bosnia orientale, tra l’11 e il 19 luglio, furono uccise tra le 7.000 e le 10.000 persone, in quello che è stato definito il più terribile massacro dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il Coordinamento regionale per Srebrenica, insieme alla Regione Emilia-Romagna, Provincia, Comune di Bologna e Cineteca, organizza una serie di iniziative, fino al 16 luglio, dal titolo “1995-2005 Ricordando Srebrenica”.
Srebrenica, 11 luglio del 1995: dopo tre anni di assedio della cittadina bosniaca, l’esercito serbo-bosniaco e le unità di paramilitari, guidate dal generale Ratko Mladic, sferrano l’attacco finale. La Comunità internazionale assiste, in silenzio. La popolazione viene divisa: i maschi musulmani, dai 14 ai 65 anni, da una parte, le donne dall’altra. Stupri, mutilazioni, esecuzioni di civili, sepolture di vivi: il Tribunale dell'Aja ha definito “genocidio” quanto è avvenuto quel luglio di dieci anni fa.

Il Parlamento europeo ricorda Srebrenica
07.07.2005 scrive Jelena Bjelica
A Strasburgo un dibattito in plenaria e una mostra fotografica hanno ricordato il decimo anniversario del massacro di Srebrenica. La richiesta di giustizia per i crimini commessi e le prospettive per la regione balcanica al centro del dibattito degli europarlamentari. Il resoconto della nostra inviata
Il Parlamento Europeo ha posto all'ordine del giorno dei propri lavori di questa settimana la discussione sul futuro dei Balcani Occidentali dieci anni dopo Srebrenica. Malgrado la sala parlamentare fosse piena solo per metà, i parlamentari presenti a Strasburgo hanno discusso il tema invitando al dibattito Olli Rehn, commissario europeo all'allargamento. La discussione su Srebrenica e il futuro dei Balcani è stata preceduta dalla presentazione degli emendamenti e dalle mozioni comuni dei gruppi parlamentari per la Risoluzione su Srebrenica, che dovrebbe essere approvata alla vigilia del decennale del massacro.

Douglas Alexander, ministro britannico per le questioni europee e membro dell'ufficio di presidenza, ha presentato la situazione attuale nei Balcani dieci anni dopo Srebrenica, parlando separatamente di ogni Paese. Secondo la sua valutazione, negli ultimi sei mesi la situazione nella regione è migliorata. «Ci sono stati molti cambiamenti positivi negli ultimi sei mesi», ha detto Alexander sottolineando tuttavia che, per quanto riguarda l'Unione Serbia Montenegro e la Bosnia Erzegovina, non ci saranno negoziati sull'adesione almeno fino a quando Ratko Mladic e Radovan Karadzic saranno in libertà.

«L'11 luglio ricorre il decennale della caduta di Srebrenica. Oggi, nei Balcani, vogliamo vedere giustizia, riconciliazione, una forte collaborazione con il Tribunale dell'Aja, la cattura di Ratko Mladic e Radovan Karadzic», ha dichiarato Olli Rehn, tracciando un bilancio di fronte ai deputati. Nella sua esposizione iniziale, Rehn ha richiamato l'attenzione sugli attuali problemi all'interno dell'Unione Europea, in particolare dopo il fallimento dei referendum sulla Costituzione tenutisi in Francia e Olanda, sottolineando tuttavia che il dibattito sull'ulteriore allargamento dell'Unione deve continuare.

Dopo che Alexander e Rehn hanno esposto il quadro della situazione, si è tenuta la discussione. Sei gruppi parlamentari su sette hanno presentato proprie mozioni sulla Risoluzione. Pressochè tutte le proposte presentate dai gruppi parlamentari, così come il dibattito parlamentare, sono stati dominati dalla considerazione che gli accordi di Dayton non rappresentano una soluzione definitiva, nè la migliore, per la Bosnia Erzegovina, e che tali accordi necessitano di una revisione e un aggiornamento. Allo stesso tempo, tutti i gruppi hanno riconosciuto gli sforzi del presidente della Serbia Montenegro, Svetozar Marovic, nel processo di riconciliazione, ma hanno anche notato la impreparazione del Parlamento serbo nel condannare il massacro perpetrato contro i Bosniaco Musulmani a Srebrenica.

«Non può esserci riconciliazione fino a quando non vengono riconosciuti i crimini. So di cosa sto parlando, io sono tedesca», ha dichiarato Doris Pack, esponente del più numeroso gruppo parlamentare (266 parlamentari su 730), il PPE-DE, che riunisce i Partiti Popolari europei, Democristiani, Democratici Europei, Conservatori britannici e altri. Il PPE-DE ha proposto una mozione nella quale si afferma tra l'altro che «si riconosce che il massacro di Srebrenica è il più grave sterminio di massa avvenuto in Europa dopo la seconda guerra mondiale, simbolo della brutalità della guerra in Bosnia tra il 1992 e il 1995, si condannano tutti i crimini di guerra commessi nel corso delle guerre in Croazia, in Bosnia e in Kosovo [...] si esprimono la più profonda condanna del massacro di Srebrenica e solidarietà alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti».

Nella sua proposta di mozione, il PPE-DE accoglie con favore la decisione del presidente serbo Boris Tadic di prendere parte quest'anno alla cerimonia funebre che si terrà presso il Centro Memoriale di Potocari, presso Srebrenica, dove verranno sepolti i resti di altri 600 Bosgnacchi identificati, trovati nelle fosse comuni in Bosnia. Allo stesso modo, il PPE-DE ritiene che il premier Vojislav Kostunica abbia reagito in maniera positiva al video presentato nel corso del processo a Slobodan Milosevic presso il Tribunale dell'Aja, con la cattura degli ex appartenenti alla formazione paramilitare degli Scorpioni. Infine, il PPE-DE «manifesta la propria sincera preoccupazione di fronte all'opinione pubblica in Serbia che non vuol riconoscere come l'esercito nazionale abbia commesso crimini di guerra contro i Musulmani», ma anche «sostiene fortemente il governo serbo nell'intraprendere un percorso di responsabilità e nel portare la nazione a confrontarsi con il passato così come a reprimere l'ammirazione dei ricercati per crimini di guerra».

Anche i socialisti europei uniti al partito laburista britannico, PES, secondo gruppo per numero di iscritti al Parlamento Europeo (201 membri), hanno condannato fermamente il massacro di Srebrenica e esprimendo la propria solidarietà alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti. I socialisti hanno anche espresso profondo rammarico per il fatto che il parlamento serbo non sia riuscito ad approvare una risoluzione su Srebrenica che condannasse formalmente il massacro, dando un segno di disponibilità ad affrontare il passato e un contributo verso la riconciliazione e la soluzione pacifica dei problemi della regione. Il socialista Hannes Swoboda, nel suo intervento, ha dichiarato che l'Unione Europea deve dare un'opportunità ai Balcani: «Dobbiamo dare una possibilità ai giovani dei Balcani», ha affermato infatti Swoboda.

Il gruppo dell'Alleanza liberale e democratica per l'Europa, ALDE, che raggruppa 89 parlamentari, ha proposto un breve testo nel quale si invitano il governo della Republika Srpska [di Bosnia, ndt] e la Serbia a prendere rapidi provvedimenti per l'arresto di Radovan Karadzic e Ratko Mladic. Allo stesso tempo, i rappresentanti dell'ALDE accolgono con favore le recenti consegne volontarie dei ricercati dal Tribunale dell'Aja per crimini di guerra e invitano tutti i Paesi della regione ad adempiere ai propri obblighi entro il 2010, data che coincide con il termine del mandato del Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini commessi nella ex Jugoslavia. L'ALDE ha sottolineato inoltre che il massacro di Srebrenica e le guerre della ex Jugoslavia devono essere da fondamento per un'ulteriore rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune dell'UE.

Il quarto gruppo per numero di parlamentari (42), i Verdi e Alleanza Liberale Europea, nella propria proposta di mozione hanno affermato che «il massacro di Srebrenica rappresenta una ferita ancora aperta nella storia europea che deve essere ricordata, perchè non abbia più a ripetersi». Inoltre, nella proposta, si afferma che «il Consiglio [Europeo] deve assumere l'iniziativa di avviare il processo di revisione degli accordi di Dayton al fine di porre un vero punto finale al conflitto, e per giungere ad una soluzione vitale e duratura per la Bosnia Erzegovina, così da poter uscire dai confini delle divisioni etniche. «In questo modo, con confini etnici e una Costituzione costruita su basi etniche, e non civiche, la Bosnia Erzegovina non può entrare in Europa», ha affermato Daniel Cohn-Bendit, esponente dei Verdi. Cohn-Bendit ha anche richiamato l'attenzione sul ruolo svolto dall'Unprofor in Bosnia Erzegovina, e in particolare del battaglione olandese che aveva la responsabilità di difendere l'enclave di Srebrenica. Alla forza di pace delle Nazioni Unite, nelle sue parole, era stato dato un mandato «come se avesero dovuto controllare il traffico, e non la guerra, in Bosnia Erzegovina». Anche i Verdi hanno espresso rammarico per la decisione del Parlamento serbo di non accogliere la risoluzione di formale condanna dei crimini di Srebrenica, proposta dalle organizzazioni internazionali e locali di difesa e promozione dei diritti dell'uomo.

Nel dibattito conclusivo, Alexander ha dichiarato che «tutti i gruppi parlamentari riconoscono la necessità di una maggiore responsabilità da parte degli attori politici della regione». Alexander ha inoltre auspicato la modifica della costituzione della BiH relativamente alla questione dei tre popoli costitutivi, aggiungendo tuttavia che solo loro possono cambiarla. Inoltre, Alexander ha affermato che la richiesta di una rapida cattura di Karadzic e Mladic non è solamente una «oscura condizione posta dall'Unione Europea». Il commissario europeo all'allargamento, Olli Rehn, ha sottolineato infine che «è nostro dovere ricordare», che nella regione non ci sarà una pace stabile senza una forte collaborazione con il Tribunale dell'Aja, così come è assolutamente chiaro che il futuro dei Balcani occidentali è nella famiglia europea.


http://www.osservatoriobalcani.org/article...view/4486/1/51/
Leggere anche qui
http://www.osservatoriobalcani.org/article...rontpage/50/186

e poi..


BALCANI: LA STRAGE DI SREBRENICA IN UN CONVEGNO A TRENTO
(ANSA) - TRENTO, 30 GIU - ''L'11 settembre e' una data che rievoca immediatamente l'orrore delle Torri Gemelle; non cosi' e' per l'11 luglio, data che segna una strage di dimensioni maggiori, avvenuta a poche ore di macchina dai confini italiani. E' per noi un obbligo non dimenticare eventi cosi' drammatici, solo la memoria impedisce che l'oblio cali su quei fatti e sui responsabili e consente di non ripetere in futuro i crimini del passato''. E' quanto ha sottolineato l'assessore alla Solidarieta' internazionale della Provincia autonoma di Trento, Iva Berasi, nell' intervento al convegno ''Dentro Srebrenica. Crimini internazionali: tra memoria, giustizia e verita''', ospitato presso la sala conferenze della Facolta' di giurisprudenza di Trento. Il simposio vuole essere una giornata di riflessione e confronto sui fatti di Srebrenica, quando l'11 luglio di dieci anni fa i paramilitari serbi selezionarono e uccisero 8 mila persone. La strage etnica, che non ha ancora trovato una condanna ufficiale, rappresenta il piu' grande eccidio nel dopoguerra perpetrato in Europa. L'11 luglio 1995 fa avveniva infatti il piu' grande eccidio in Europa dalla Seconda guerra mondiale, dall'Olocausto. A Srebrenica, cittadina della Bosnia orientale dichiarata durante la guerra zona protetta dalle Nazioni Unite, i militari ed i paramilitari guidati dal generale serbo-bosniaco Ratko Mladic giustiziarono piu' di 8000 prigionieri. La comunita' internazionale non intervenne e ancora oggi non e' stata emessa alcuna condanna nei confronti dei responsabili dell'eccidio: Mladic risulta ancora latitante, protetto in patria da amicizie influenti e considerato da taluni un vero e proprio eroe nazionale. I fatti di Srebrenica sono anche al centro dell' inedito documentario ''Dentro Srebrenica'', prodotto dall'Osservatorio dei Balcani. Il filmato raccoglie le voci e le testimonianze di chi vive a Srebrenica, di chi vi e' ritornato nonostante l'eccidio, dei rappresentanti di ONG e organizzazioni internazionali che vi operano. Tra coloro che sono rimasti - come ha ricordato l'assessore Berasi - dopo la partenza di tutte le organizzazioni governative, ci sono i volontari delle associazioni trentine e i collaboratori dell'Osservatorio sui Balcani, che grazie al sito internet e' diventata la fonte piu' autorevole in Italia sulla situazione di quella parte di Europa. L'assessore Berasi ha richiamato poi alla memoria di Alexander Langer, fondatore dei Verdi ed esponente politico che ha dedicato la sua vita contro le guerre, a favore di una convivenza libera e pacifica tra i popoli. Ad aprire i lavori sono stati Iva Berasi, assessore provinciale alla solidarieta' internazionale, e Alberto Robol, della Fondazione Opera Campana dei Caduti. Durante la giornata si sono susseguiti interventi di ricercatori, attivisti, magistrati e avvocati, giornalisti. Tra questi Natasa Kandic, forse la piu' importante e coraggiosa esponente della societa' civile in Serbia ed Irfanka Pasagic, premio Langer 2005, psicologa che si occupa in Bosnia di traumi di guerra. (ANSA). DEC
30/06/2005 18:28

http://www.ansa.it/balcani/albania/2005063...2833517518.html


 
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verbenasapiens
view post Posted on 11/7/2005, 20:27




I leader di 50 Paesi hanno partecipato alla commemorazione del massacro

Srebrenica 10 anni dopo, le scuse di Usa e Ue Jack Straw: «Una vergogna per la comunità internazionale».

Holbrooke: «Un fallimento della Nato e del contingente dell'Onu»

SREBRENICA (Bosnia Erzegovina) - Dieci anni dopo hanno pianto per la perdita dei loro cari. Dieci anni dopo il loro incubo è tornato ad essere una ferita ancora sanguinante per l'Europa e l'occidente che l'11 luglio 1995 assistettero quasi impotenti al massacro di 8 mila musulmani, sterminati e nascosti in qualche modo nelle fosse comuni.
LA COMMEMORAZIONE - Oggi, nella giornata del ricordo, si sono riuniti in migliaia a Srebrenica per commemorare le vittime delle milizie serbo-bosniache guidate dal generale Mladic. Una giornata, quella di oggi, che il presidente serbo Boris Tadic, primo capo di stato della Serbia a rendere omaggio ai caduti, ha fortemente voluto trasformare in occasione di riconciliazione dopo le stagioni dell'odio e delle vendette.
RICONCILIAZINE DIFFICILE - Alla cerimonia erano presenti, oltre ai delegati di una cinquantina di Paesi, anche il ministro degli Esteri della Gran Bretagna, Jack Straw, presidente di turno dell’Unione Europea, e l’ex negoziatore statunitense Richard Holbrooke, uno degli artefici degli accordi di Dayton che nel 1995 misero fine al conflitto. Tadic ha spiegato la sua presenza come gesto concreto «per rendere omaggio a vittime innocenti e per mostrare, in quanto presidente serbo, quale sia l’atteggiamento della Serbia nei confronti dei crimini commessi contro i musulmani». Una partecipazione, la sua, che era stata contestata da alcuni sopravvissuti al massacro. La recente scoperta di una nuova fossa comune nella zona di Potocari, e il funerale celebrato solo oggi, a dieci anni dai massacri, se da un lato sono stati occasione di ulteriore riflessione, dall'altro hanno rievocato vecchi rancori.
IL GENOCIDIO - Il tribunale penale internazionale ha confermato in modo definitivo che quello di Srebrenica è stato un «genocidio». Definita «zona di sicurezza» dell’Onu nell’aprile del 1993, la città-enclave musulmana in Bosnia, vicina al confine con la Serbia, è stata attaccata dalla forze serbe di Bosnia nel luglio 1995. Migliaia di rifugiati musulmani avevano lasciato le loro case, nella regione, cercando protezione a Srebrenica. Un contingente di 450 caschi blu olandesi male armati assistette al massacro: circa ottomila tra uomini e ragazzi furono separati da donne, vecchi e bambini. Questi ultimi furono cacciati dall’enclave: i parenti scomparvero nel nulla. Di fatto - ma ci vollero mesi perché la comunità internazionale capisse cosa era successo davvero - furono uccisi e sotterrati in fosse comuni per dissimulare il crimine.
«UNA VERGOGNA PER TUTTI» - Per Jack Straw «è una vergogna per la comunità internazionale che un tale diabolico crimine si sia svolto sotto i nostri occhi e che non si sia riusciti a fare abbastanza per impedirlo». Il ministro britannico ha definito inoltre «scandaloso» il fatto che a dieci anni dal massacro i responsabili siano ancora latitanti. Radovan Karadzic e Ratko Mladic, che furono rispettivamente la guida politica e militare dei serbi di Bosnia, sono stati accusati di genocidio dal Tribunale Penale Internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia. Straw ha anche trasmesso un messaggio del premier britannico Tony Blair: «Non dimenticheremo mai la vostra sofferenza terribile, vi esprimiamo la nostra solidarietà nello stesso modo in cui voi avete espresso la vostra per gli attentati di giovedì a Londra».
IL MEA CULPA DI UE E USA - Il responsabile della politica estera e di difesa dell’Unione Europea, Javier Solana, ha da parte sua dichiarato in un comunicato che «le vittime avevano posto la loro fiducia nella protezione internazionale, e noi non siamo stati all’altezza: si è trattato di un fallimento vergognoso, collettivo e colossale». Sulla stessa linea Holbrooke, che ha parlaro di «un fallimento della Nato e del contingente di pace dell’Onu, una tragedia che non avremmo mai dovuto permettere potesse accadere».
11 luglio 2005
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da corriere.it
Per non dimenticare....

Edited by verbenasapiens - 11/7/2005, 21:27
 
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verbenasapiens
view post Posted on 12/7/2005, 18:57




Srebrenica, i cristiani e l'Onu

Rimuovere, occultare, mascherare.

A questa condotta non si sottrae nessuno, segno che è dettata da qualche cosa di profondo.

Eppure insegna molte cose la memoria (ove la si conservi) di Srebrenica.


11-18 luglio 1995. Più di ottomila bosgnacchi massacrati. Chi sono, e chi li uccise? I bosgnacchi sono i mussulmani della Bosnia. Gente pacifica, l’esatto contrario (almeno un tempo) del fanatismo e dell’integralismo religioso. Un islam moderato e ragionevole. Dei massacratori non si tace il nome: i nazionalisti serbi e quelli croati, dalla Serbia e dall’Erzegovina, agli ordini di Ratko Mladic e Radovan Karadzic (ancora protetti e non consegnati al tribunale internazionale). Ma dei massacratori si tace una caratteristica: l’essere cristiani. Così come si tace sul silenzio d’allora, tanto dei cattolici quanto degli ortodossi, due chiese cristiane.
Perché lo scrivo, sottolineandolo con forza? Perché il crimine di quelle truppe terroristiche, l’avere sterminato civili, ad un uno ad uno, in numero quasi triplo rispetto ai morti delle torri gemelle, non ricade certo sulla cristianità, su quanti professano una fede ricompresa in una delle chiese che dal ceppo originario sono poi fiorite e derivate.

Il regime di Slobodan Milosevic, i carnefici che lo circondarono, non autorizzano nessuno a dire che i cristiani son gente assetata di sangue, desiderosa di eliminare dalla faccia della terra la civiltà musulmana. Appunto, adesso, però, si abbia la forza e la lucidità di capire in quale trappola culturale cadrebbe l’occidente se, piangendo i propri morti, ascoltando le sirene dell’irresponsabilità vestita di durezza ed inflessibilità, non fosse capace di ragionar così anche quando è musulmana la mano assassina.

E non è finita, Srebrenica insegna anche altro. A proposito dell’Iraq quante volte abbiamo sentito ripetere la litania: ci vuole l’Onu, occorre che a coordinare tutto sia l’Onu, affidiamoci all’Onu. Erano affidati all’Onu, erano difesi dai caschi blu, quegli ottomila le cui ossa ancora affiorano dalle fosse comuni. I soldati dell’Onu non combatterono, si videro a mal partito e se ne andarono, consegnando chi chiedeva aiuto a chi voleva la loro morte. A porre rimedio arrivarono le truppe della Nato, senza mandato dell’Onu e con il (giusto) consenso e la (opportuna) partecipazione del governo italiano (ed era un governo di sinistra, presieduto da D’Alema, prima che rivoltasse ancora la propria posizione). Se ne ricordino, quanti credono che nel palazzo di vetro ci sia una qualche soluzione per un qualche problema nel mondo.
E quanti chiedono la pace, quanti marciano per la pace, provino a riflettere. La pace è una gran bella cosa, ma la guerra a Milosevic, a Mladic, a Karadzic, avremmo dovuto farla prima, senza aspettare Srebrenica. La guerra è una brutta cosa, ma è anche una cosa necessaria, quando dall’altra parte c’è chi ha in mente di sterminare gli innocenti.
Non serve a niente, anzi, fa anche un po’ schifo, ricordare l’inferno di dieci anni fa senza essere capaci né di leggerne la realtà, né di trarne conseguenze politiche.

Davide Giacalone
www.davidegiacalone.it

da legnostorto
 
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Rachael
view post Posted on 13/7/2005, 19:14




A volte penso che l'uomo sia la bestia più stupida dell'universo e anche la più crudele.
Queste orrende stragi non solo non dovrebbero essere MAI dimenticate, ma dovrebbero servire da monito perchè ciò non accada più...e invece, la terra gronda sangue innocente in ogni momento, bombe, guerre, genocidi, massacri si susseguono ininterrotte e ormai non provocano più che un attimo di sconcerto in chi assiste, qualche parola d'indignazione e poi tutto cade nell'oblio assoluto.
 
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Pontormo
view post Posted on 13/7/2005, 19:59





La cosa che stupisce è che queste orribili stragi cadono facilmente nell'oblio, anche in TV se ne è parlato molto poco.
Leggere quello che è successo mi ha fatto venire in mente Hotel Rwanda.Anche in rwanda si compì un genocidio tra l'inifferenza generale e anche li' l'ONU non ci fece una buona figura.
Mi chiedo perchè certi no global e pacifisti di professione siano totalmente indifferenti a questi fatti
 
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4 replies since 10/7/2005, 20:46   39 views
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