Il sofà delle muse

E parliamo di terrorismo allora, ragionando, non scrivengo ottusangolate

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PalladeAthena
view post Posted on 25/7/2005, 19:40 by: PalladeAthena






Il contratto anti-terroredi Piero Ostellino

Per tutelare la sicurezza della collettività, la polizia londinese ha ucciso, per sua stessa ammissione, un individuo innocente; cioè ha apparentemente ignorato e disatteso la finalità stessa nella quale si sostanzia e si concreta il concetto di sicurezza, la salvaguardia della vita contro la violenza. È quello che si direbbe un «paradosso morale». Un caso esemplare di eterogenesi dei fini. Massimo Cacciari, su Repubblica , dice che in certe circostanze è legittimo che lo Stato ricorra all’uso della forza, mentre non lo sarebbe se vi ricorressero i singoli cittadini. Sotto il profilo del Diritto pubblico positivo, la sua riflessione è ineccepibile. Che sia lo Stato a detenere il «monopolio della violenza», cioè che solo lo Stato abbia il diritto di ricorrervi, secondo le leggi che esso stesso si è legittimamente dato, non ci piove. Ma lascia ancora senza soluzione il «paradosso morale». A meno che non ci si riferisca allo Stato etico, quello che dispone a proprio piacimento della vita dei suoi cittadini, senza vincoli e limiti, quale è proprio il rispetto della vita umana, che ne legittimino i comportamenti. In tal caso, però, la legalità non coincide con la legittimità. E, allora, come se ne esce?
Non se ne esce. O meglio, se ne esce solo a una condizione, che già i padri del liberalismo avevano individuato e teorizzato e che nell’attuale clima di restaurazione neospiritualistica si tende a sottovalutare, se non addirittura a ignorare. Riconoscendo un fondamento all’ordine politico e giuridico indipendente dalle religioni e dalle etiche. La «naturalità» della condizione umana, ricordava Hobbes, è la lotta di tutti contro tutti. Perciò, il sentimento prevalente e immutabile nell’uomo è la paura della violenza, della fame, della morte. Per il liberalismo, l’ordine politico «buono» è, dunque, quello che riesce a sconfiggere (o ridurre) tale paura. La politica - in questa logica - è, allora, il Contratto civile che i cittadini hanno liberamente sottoscritto. È «prestazione di servizi», non «missione etica». Se si confondono i due piani, se l’etica diventa la sola giustificazione all’uso (o all’inibizione) della coercizione da parte delle istituzioni pubbliche, il solo risultato è che la giustificazione etica delle scelte collettive diventa più importante della capacità della politica di risolvere i problemi di un dato tempo e di una data natura.
È questa l’ottica - che potremmo definire laicamente realista - dalla quale il governo britannico guarda al fenomeno terrorista e alla quale esso ispira ora la lotta che sta conducendo nelle strade di Londra dopo gli attentati, compresa la disposizione di sparare a vista e alla testa ai sospetti terroristi. A questo punto, la quadratura del cerchio diventano le regole del gioco e la capacità di farle conoscere a tutti. La cornice entro la quale la polizia esercita il suo compito non è arbitraria, bensì procedurale e pubblica. Se all’intimazione delle forze dell’ordine il cittadino si comporta in un certo modo (non scappa, tiene le mani bene in vista, segue le disposizioni che gli sono impartite), non corre inutili rischi. In caso contrario e se è ucciso, la sua morte non è più un «paradosso morale».
25 luglio 2005

corriere.it

elementare watson...ma sai quanti pacifistici della domenica diranno che questo atto della polizia inglese è nefando e giustifica i kamikaze..come no..
 
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23 replies since 14/7/2005, 07:18   129 views
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