Il sofà delle muse

Napule è na carta sporca e nisciuno se ne 'mporta, caro fratello tremalnike ti scrivo

« Older   Newer »
  Share  
sandokan23
view post Posted on 25/10/2005, 19:45




Nomine e infiltrazioni dei clan, Ds divisi



PAOLO MAINIERO La frase «questione morale» non la pronuncia nessuno ma nella direzione regionale dei Ds sono molteplici e chiari i riferimenti alle polemiche di questi giorni. C’è attesa a Città della Scienza e poco importa se alla riunione non partecipa Enzo De Luca, l’ex sindaco di Salerno che più di ogni altro nelle ultime settimane ha sollevato il caso Campania. Del resto, che De Luca non partecipasse alla direzione non ha colto di sorpresa i diessini e la conferma dello strappo è anche nell’assenza dei deluchiani nella segreteria regionale eletta ieri sera. Elezione, va detto, avvenuta all’unanimità (la mozione Mussi non partecipa al voto) ma al termine di un dibattito acceso e non privo di critiche alla gestione del partito. Gianfranco Nappi nella sua relazione fa più di un riferimento alle accuse sulla questione morale. Sul tema della lotta alla camorra e della legalità rinnova «l’esigenza di rilanciare e riaprire il capitolo dell’elevamento della soglia di trasparenza». Ma il segretario regionale ritiene anche indispensabile «una riflessione sul se a livello locale non si sia determinato un allentamento nella tensione e nella capacità di far fronte ai condizionamenti tale da incrinare quella impermeabilità a ogni pressione che ha rappresentato e rappresenta il principale patrimonio delle nostre amministrazioni». Chiaro il riferimento ai Comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche. Ma Nappi avverte anche sull’esigenza di «lanciare un messaggio chiaro sulla distinzione di compiti e funzioni tra chi gestisce e amministra e chi dirige il partito». Su questo terreno, sostiene Nappi, ogni commistione è da condannare. E poichè in prima linea, nelle accuse, c’è stato De Luca, il segretario non lesina, anche a proposito del dibattito interno, un passaggio sull’ex sindaco di Salerno. «Il partito - dice - non può trasformarsi in un’arena per attacchi personalistici e per ambizioni personali. A nessuno potrà essere consentito di ripetere quanto accaduto ad Agropoli. Su questo saremo intransigenti». E infine, pur non ripetendole, ricorda le parole pronunciate a Napoli da Fassino a difesa di Bassolino. «Sono state - dice Nappi - di una chiarezza assoluta». Detto questo, il segretario, tirato in ballo su presunte pressioni nelle nomine alla Asl Napoli 2 ribadisce la sua totale estraneità ai fatti oggetto di una telefonata (intercettata) tra Cerato e il manager del Santobono Clini. «E non sono mai stato convocato da alcun magistrato», precisa. E annuncia querele. Il fronte bassoliniano, che ha la maggioranza nel partito, applaude il segretario. Tuttavia, se da un lato sarebbe sbagliato parlare di partito diviso, dall’altro va preso atto che tra i Ds i maldipancia ci sono e sono anche evidenti. Nappi nella sua relazione parla del «bisogno di salvaguadare il pluralismo interno» ma è (anche) su questo terreno che riceve critiche. E non solo dalle mozioni di minoranza. Anzi, la critica più dura la rivolge il riformista Umberto Ranieri. «Nella relazione - dice l’ex sottosegretario agli Esteri - non c’è la sufficiente consapevolezza dello stato in cui versa il partito. Mi sarei aspettato più coraggio e che si entrasse nel merito dei problemi. Sono infondate le richieste di chiarimento su aspetti della vicenda regionale? Su De Luca, se il confronto è degenerato, c’è o no una responsabilità anche di chi ha diretto il partito?». Una riflessione più profonda sui fatti delle ultime settimane l’avrebbero gradita anche gli ulivisti che ritengono la relazione di Nappi di retroguardia. «È apprezzabile - sostiene Aldo Cennamo - il tentativo di riprendere il filo del dialogo ma ci saremmo aspettati di più. La relazione ci riporta a un quadro di lacerazioni nel partito per superare le quali occorre la collaborazione di tutti». Sia i riformisti che gli ulivisti entrano nella nuova segreteria. Così come entrano la Sinistra di Salvi («ma il giudizio critico non cambia», dice Samuele Ciambriello) e la Sinistra ecologista. Resta invece fuori la Sinistra di Mussi. «Sembra - spiega Marcello Chessa - che in queste settimane non sia successo nulla. Non c’è stato un minimo di autocritica». Chessa chiede un nuovo congresso regionale. Ma nella tarda serata, la direzione elegge i membri della segreteria. Il tutto sotto lo sguardo di Marina Sereni, responsabile nazionale Organizzazione. «La questione morale? Come ha detto Fassino non esiste. Semmai - osserva - c’è da innovare un’esperienza». Sullo strappo di De Luca, la Sereni non nasconde le difficoltà. «Il caso è delicato. Bisogna trovare una sede per un confronto che metta fine ai personalismi. Fatto sta - ammette - che l’assenza in segreteria di una federazione importante come quella di Salerno indebolisce la stessa segreteria». Nappi raccoglie le critiche e rilancia proponendo una conferenza programmatica regionale da tenersi a novembre. E conclude tendendo la mano ai suoi critici: «Aiutatemi a costruire questo percorso di rilancio e di unità».

il mattino.it
dry.gif dry.gif



user posted image
 
Top
Ishtar
view post Posted on 27/10/2005, 16:35




Rissa al Vomero, gli arrestati tornano a casa

GIUSEPPE CRIMALDI

Tornano a casa i cinque giovani arrestati domenica sera nel cuore del Vomero, in quella piazza Vanvitelli trasformata in un maxi-ring sul quale due bande di ragazzi scatenarono una rissa spaventosa. Ieri sera le porte del carcere di Poggioreale si sono aperte per Antonio Arena, Antonio Esposito, Bernardo Torino, Diego Toscano ed Emanuele Velotti. La scarcerazione è stata decisa dal giudice per le indagini preliminari Vecchione al termine dell’udienza di convalida iniziata ieri a Poggioreale alle 11,30 e terminata poco dopo le quattro del pomeriggio. I cinque (quattro sono incensurati e solo uno è risultato avere un piccolo precedente, peraltro datato nel tempo) sono accusati di concorso in rissa aggravata, resistenza e lesioni. Contestazioni pesanti. Al termine degli interventi dei difensori (gli avvocati Bruno Von Arx, Fabio Segreti, Antonio Carbone) il giudice ha disposto gli arresti domiciliari per Emanuele Velotti, Diego Toscano, Bernardo Torino ed Antonio Esposito; nei confronti del solo Arena è stato disposto invece l’obbligo di presentazione giornaliera negli uffici della polizia. Regge sostanzialmente l’impostazione accusatoria. L’indagine della polizia - coordinata dal sostituto procuratore Annamaria Lucchetta - sta cercando di ricostruire tutti i tasselli della serata di follia collettiva che scatenò il terrore domenica sera al Vomero. La rissa avrebbe avuto un inquietante prologo sabato sera. La piazza è da tempo una specie di scacchiera sulla quale si muovono diversi gruppi di giovani provenienti anche da altri quartieri; succede qualcosa e volano parole grosse. La fibrillazione cresce attimo dopo attimo. Probabilmente c’è anche un primo contatto fisico tra fazioni rivali che da tempo si guardano in cagnesco. Ma è un appuntamento solo rinviato di ventiquattr’ore. La situazione precipita domenica dopo le otto. E deflagra nella peggiore delle maniere, se è vero che quella sera tanti giovani arrivano in piazza già animati da cupi sentimenti di vendetta. Il resto è storia purtroppo nota. L’ultimo atto di questa vicenda è la decisione presa ieri dal gip. I difensori dei giovani arrestati lasciano capire che ci sono ancora molti punti da chiarire. Le indagini vanno avanti. E con il passare del tempo sembra consolidarsi un’ipotesi circolata già nelle prime ore dopo il fatto. È un’ipotesi inquietante. Perché disegna un quadro fosco: quello di una piazza Vanvitelli ormai contesa da due gruppi di ragazzi che lottano per il controllo della zona. Da un lato ci sono quelli del Vomero vecchio, affiancati dai giovani che vengono dal Cavone, piazza Dante; dall’altro i ragazzi di Secondigliano, Scampia, Miano e quartieri dell’area nord della città. Sullo sfondo ci sarebbe il controllo del territorio, indispensabile per chi ha deciso di trasformare il cuore pulsante dello shopping collinare in qualcosa di decisamente meno nobile: una piazza di spaccio, per esempio. Ma è un’ipotesi ancora da verificare.


user posted image

Questa è attualmente Napoli; così hanno ridotto un adelle zxone più belle...nella totale indifferenza delle istituzione..e la gente è tanto allibita da non avere neanche la forza di parlare, magari ci fosse da noi lo sceriffo Cofferati
 
Top
verbenasapiens
view post Posted on 4/11/2005, 18:49




Questa è una lettera aperta pubblicta sul Mattino di oggi

«Piccolo imprenditore, dico che ha ragione Tremonti»

Caro dottor Gargano, scrivo perché stimolato dal dibattito aperto da Tremonti a Capri (giovani industriali) quando, dal palco, ha invitato a inserire nella direttiva "Bolkestein" sulla liberalizzazione di servizi anche i patronati, i Caaf e gli stessi sindacati. Sono un piccolo imprenditore che per scelta vive in una zona interna, impegnato soprattutto nel settore agricolo e nello sviluppo integrato delle zone interne. Avendo un nome, una educazione e mezzi economici, dopo aver vissuto, da giovane, molti anni all'estero e aver constatato come l'enorme sacrificio dei nostri emigranti, partiti allo sbaraglio, senza mezzi, senza conoscere le lingue, senza istruzione, ha consentito a molti di loro di inserirsi e di rappresentare, per il nostro Paese, un motivo di orgoglio. Non solo meridionali ma anche friulani, veneti e di altre regioni del Nord, ora prospere. Ho ritenuto mio dovere morale impegnarmi, nella terra che amo e che tanto mi ha dato, perché ritengo che possa e debba riscattarsi. In questa battaglia ho profuso le mie risorse economiche e soprattutto il mio impegno professionale. Le risorse economiche sono quasi esaurite, ma non il mio impegno (sempre non remunerato). Vorrei sintetizzare i maggiori ostacoli che ho incontrato nel mio lavoro. Scarsissimo interesse degli esponenti politici locali nel promuovere la concreta valorizzazione delle risorse (economiche, paesaggistiche e culturali). Tutti pronti a parole, ma protesi solo a perseguire i loro interessi personali, salvo rarissime eccezioni. Scarsissimo interesse da parte delle popolazioni locali a impegnarsi in prima persona, anche in iniziative sovvenzionate e di sicuro successo, infatti ognuno aspetta il "posto". Sono stati educati al voto di scambio e aspettano che il politico di turno risolva il problema. I sindacati e i rappresentanti di categoria ignorano i problemi reali e gli interessi di chi rappresentano. Pensano solo ad "arraffare". Uffici vuoti ma pieni di "operatori" tutti impegnati in questo esclusivo ruolo (i fatti propri) macchine da 30/50 mila euro, centinaia, in province dove i loro rappresentati stentano a sopravvivere e spesso soccombono abbandonando la loro attività. Burocrazia dilagante che non si riesce a contenere in alcun modo, che non rispetta le leggi e che abusa anche del minimo potere per ottenere qualche vantaggio economico. Personalmente non ho mai potuto erogare mazzette anche se l'avrei fatto per disperazione. Forse perché temono le mie reazioni. Per quanto riguarda la burocrazia un modesto ma significativo esempio per tutti. Abolito il collocamento, per comunicare le assunzioni, non vi è stata la minima semplificazione; mentre anni fa ogni Comune aveva il suo ufficio, ora bisogna sbattere nell'ufficio più vicino che ha orari limitatissimi e variabili e quindi spesso bisogna tornarvi due tre volte, e poi recarsi all'ufficio Inps più vicino. Ma non solo: l'Inps non comunica più all'Inail le assunzioni, il datore di lavoro deve spedire una raccomandata all'Inail o portare a mano la comunicazione. Sciocchezze, direte, ma provate a sommare il tempo e i costi di queste adempienze per piccole aziende che sopravvivono a stento e dove l'imprenditore, oltre a condurre l'azienda, è costretto, per mancanza di mezzi, ad assolvere personalmente tali adempimenti (non nel mio caso). Di fronte a questo panorama della cui veridicità sono pronto a testimoniare in qualsiasi sede, sono pienamente d'accordo con il ministro Tremonti, "leghista", da modesto ma sincero meridionalista che paga ogni giorno per il suo impegno. Giovanni Pignatelli della Leonessa NAPOLI Analisi impietosa, alla quale è difficile aggiungere elementi di consenso o di dissenso, giacché quel riferimento alle "zone interne" è vago. E l’esperienza, al Sud, consiglia di evitare generalizzazioni, giacché sono state proprio queste alla radice di troppo interventi in teoria riparatori ma infallibilmente sbagliati (oltre che causa di micidiali luoghi comuni). Si può solo convenire, e in larghissima misura, sul fatto che a Mezzogiorno si faccia pochissimo per incoraggiare gli investitori. Quanto alle proposte sui servizi del ministro Tremonti - che leghista non è, ma è gradito alla Lega - liberalizzare in qualche nodo persino i sindacati è pretesa eccessiva.

http://ilmattino.caltanet.it/mattino/view....l&type=STANDARD
Già questa è una delle piaghe della nostra zona: il posto fisso con voto di scambio per non far nulla: vero cacasenno e tandem relativo? w00t.gif
 
Top
verbenasapiens
view post Posted on 17/12/2005, 20:47




«Irap e Irpef, costretti agli aumenti»
PAOLO MAINIERO «Su Irap e Irpef non avevamo alternative: o aumentavano noi le addizionali o avrebbe provveduto il governo attraverso un commissario. E il governo avrebbe applicato al massimo le aliquote». Antonio Valiante, vice presidente della giunta con delega al Bilancio, nella relazione alla manovra finanziaria presentata ieri in consiglio regionale, spiega così la decisione «obbligata» della Regione di incrementare le imposte per stabilizzare in bilancio la copertura del debito pregresso della sanità. Valiante replica anche alle forze sociali e imprenditoriali che avevano criticato l’incremento di Irpef e Irap. «Obiettivamente - sostiene - le alternative non le abbiamo mai individuate». E le tasse di scopo proposte? Valiante è netto: «Le Regioni non hanno la facoltà di porre nuove imposte. Questa è una materia che spetta alla normativa nazionale». Piuttosto, Valiante spera che dalla verifica prevista a fine maggio prossimo emerga che la manovra sia stata efficace. «Altrimenti - osserva - le indicazioni del governo ci imporranno altre soluzioni». Ovvero, un nuovo ritocco delle addizionali. Tuttavia, le forze sociali e imprenditoriali tengono alta la critica. Nel mirino c’è anche il piano di contenimento della spesa sanitaria. L’Aiop (ospedalità privata) contesta la manovra della Regione, la ritiene «iniqua, dannosa, non risolutiva». E propone una manovra alternativa che punti sul reperimento di nuove fonti di finanziamento e sulla razionalizzazione dei servizi. Il piano di contenimento della spesa prevede un taglio del 27 per cento. Troppo, a sentire i privati. «Il sacrificio - dice il presidente dell’Aiop Enzo Schiavone - lo si chiede prevalentemente ai privati laddove il deficit è provocato solo dal pubblico. Tutto ciò ci fa pensare che chi spreca viene premiato». Ma a dar man forte a Valiante è l’intera maggioranza la cui linea è la seguente: il governo voleva che incrementassimo al massimo le aliquote, noi lo abbiamo evitato. Ma il centrodestra contesta questa linea. «L’emendamento del governo - replica Franco D’Ercole (An) - è diventato un alibi per la maggioranza. Ma non è così. È vero che i soldi servono per coprire il buco della sanità ma è anche vero che se il deficit non ci fosse gli aumenti non ci sarebbero. E il deficit lo avete creato voi». Critico anche Pasquale Marrazzo (Udc): «Questa manovra non solo è anti-sociale ma è addirittura anticittadino. Si alzano le imposte mentre si creano nuovi carrozzoni come la Soresa e il coordinamento antiracket». Il bilancio tornerà in Consiglio lunedì, quando riprenderà anche la discussione sul maxiemendamento. L’Udeur ieri ha definito «inaccettabile» il testo licenziato dalla commissione. «La ricerca dell’equilibrio - dice Tommaso Barbato - è stata vanificata da finanziamenti a favore di qualcuno e a discapito di altri». Su uno dei punti contestati dall’Udeur, il bilancio del Consiglio, ieri è intervenuto lo stesso presidente Sandra Lonardo. «Se non accoglieranno le nostre proposte (il Consiglio chiede dieci milioni, ndr) - dice - ci adegueremo e taglieremo. E se ci chiederanno di fare alchimie, le faremo. Ma saranno stati gli altri a non aver rispettato gli impegni». Tuttavia nella maggioranza c’è comunque fiducia. «L’accordo si troverà, mica possiamo rompere con l’Udeur», sostiene Mario Sena (Margherita). Anche la Cdl, intanto, sta preparando i propri emendamenti. Anche abrogativi. Uno di questi prevede di cancellare la norma che obbliga i disabili a contribuire per il 15 per cento al pagamento dell’abbonamento per i mezzi pubblici.

http://ilmattino.caltanet.it/mattino/view....l&type=STANDARD
Caspita..la colpa è sempre indirettamente del governo..poveretti alzo alzato le aliquote se no Berluscone lo faceva d'ufficio con balzello più pesante..
Incredibile: e gli sprechi?
 
Top
sandokan23
view post Posted on 16/4/2006, 20:14




Napoli, il regime di Bassolino sta per crollare
D'ora in poi, se incontro un napoletano che si lamenta di come vanno le cose in città, gli do un cazzotto in testa.
Prima glielo do, poi gli domando per chi ha votato. Se mi risponde (suppongo con un filo di voce): «Per la sinistra...», gliene affibbio un altro; se mi risponde: «Per la Casa delle libertà...», lo porto a medicare, gli domando scusa e gli offro un caffè con panna.
Perché, signori, giudicate voi. Le nostre strade sono scassate, l'immondizia si eleva come l'Empire State Building (compreso King Kong sull'antenna), le periferie sono degradate, il traffico è da incubo, gli ospedali sono sovraffollati (così come le carceri), l'evasione scolastica è fortissima, il lavoro nero recluta migliaia di bambini, la disoccupazione giovanile è la più alta d'Italia, i turisti sono scippati e malmenati. Non funziona praticamente niente, tranne la camorra, in difesa della quale si armano interi quartieri. La gente si lamenta, ma poi che fa? Quando le viene offerta la possibilità di dare un calcio nel sedere a chi (in buona parte) è responsabile di tale sfascio, gli ridà fiducia, spolvera il trono e con un inchino esclama: «Eccellenza, segga, La prego. Si metta comodo. Come al solito».
Anche se la vittoria della sinistra è stata striminzita (dalle mie parti come nel resto d'Italia) mi domando com'è possibile che la maggioranza dei miei concittadini abbia votato una coalizione che ha fatto solo o soprattutto danni. Questo per me rimane un mistero. La Regione Campania, nel 2004, ha fatto registrare un debito di oltre 21 miliardi di euro; spese folli, come quelle del governatore Bassolino, che volle un corso per aspiranti Veline, costato un milione. Altre spese pazze sono state fatte per abbellire il metrò collinare e le piazze: ma poi, s'è davvero trattato di abbellimenti, o, al contrario, di brutture e di obbrobri d'arte?
Allora perché la gente si ostina a votare sempre nella stessa direzione? Quando nel Seicento gli spagnoli misero una tassa sulla farina, avemmo il coraggio di ribellarci (rivolta di Masaniello); quando i tedeschi passarono per le armi inermi cittadini, la città rispose con le Quattro Giornate. E perché da dodici anni subiamo quella che a conti fatti è una dittatura comunista? L'ho detto, in parte è un mistero, in parte no. Nel suo decennio di governo, Bassolino ha finito col somigliare a Giulio Cesare, accentrando tutti i poteri, anche grazie a una inesistente opposizione, ha distribuito posti di lavoro alla sua gente («Gestisce da boss, distribuisce pani e pesci», ha detto di lui lo storico Piero Craveri, nipote di Benedetto Croce) che al momento opportuno, evidentemente, gli ricambiano il favore. E poi per chi credete che votino le prostitute, i camorristi, i contrabbandieri, le migliaia di vigili urbani imboscati, i posteggiatori abusivi e quanti - a decine di migliaia - vivono nell'illegalità? I napoletani onesti ci sono - ha scritto Giorgio Bocca - ma le tossine della corruzione che respirano con l'aria sono più forti degli anticorpi.
Tuttavia, il calo di consensi rispetto alle regionali, fa sperare in un prossimo miracolo. Bassolino e Iervolino brindano alla vittoria stappando bottiglie di spumante e sorridendo, ma a me fanno l'impressione di Gwynplaine, il personaggio dell'Uomo che ride di Victor Hugo, la cui bocca era stata allargata fin quasi alle orecchie, così da dare l'impressione di una perpetua risata. Gwinplaine aveva la morte nel cuore, eppure si mostrava sorridente. Mise fine al suo dramma togliendosi la vita.
Al sindaco e al governatore non auguro una dipartita violenta, e anzi spero che campino cent'anni, perché è Pasqua. Mi basta che tolgano il disturbo. Il disturbo politico, non esistenziale. E prima lo faranno meglio sarà per tutti.
di
Marcello dell'Orta
da

ilgiornale

AMEN :)
 
Top
verbenasapiens
view post Posted on 6/6/2006, 18:12




Con le addizionali Irpef ed Irap, la Regione metterà le mani nelle tasche dei cittadini, pensionati e redditi bassi compresi, e dell’imprese, per pagare i debiti della Sanità in Campania. Ora dalla giunta regionale arrivano lamenti e proteste contro la decisione (peraltro obbligata) del governo Prodi. Da Santa Lucia si balbetta che il Governo ha preso un granchio, che fa calcoli “ragionieristici”. Ma è difficile credere che a sbagliare siano stati Tremonti prima e Padoa Schioppa poi, e non i due assessori margheritini, Valiante e Montemarano. Invece di polemizzare col governo “amico”, il centrosinistra di Bassolino dovrebbe approvare il piano ospedaliero, ciò che non riesce a fare per ragioni clientelari, razionalizzare e limitare la spesa, tagliando sprechi sia ospedalieri che farmaceutici, puntare a nuovi modelli organizzativi per ridurre i ricoveri, ed introdurre un limite di reddito all’assistenza gratuita. Ma, soprattutto, occorre che tutta la vicenda venga alla luce: si convochi con urgenza l’Assemblea, si rendano noti i dati, si discuta sulla materia senza opacità, si mostri la volontà di recidere con un colpo netto la gestione clientelare della salute dei cittadini. Se la maggioranza non lo facesse tempestivamente l’opposizione sarebbe legittimata ad occupare l’aula consiliare e portare a livello nazionale il “caso Campania”. Dopo la pausa elettorale, la guerra di camorra ha ripreso ad insanguinare l’hinterland napoletano. Tutti sappiamo che negli ultimi dieci anni, mentre si cercava di far credere che, con la prima repubblica era scomparsa pure la criminalità organizzata, il cancro camorristico si diffondeva invece su tutto il territorio con metastasi mortali. Magistratura e forze dell’ordine parlano di centinaia di clan che controllano il territorio e gran parte dell’economia della Regione, con una particolare concentrazione a Napoli e nella sua provincia. Come avevamo previsto, facili profeti, nelle ultime Amministrative è emersa la punta dell’iceberg della penetrazione criminale nelle istituzioni attraverso l’inquinamento del voto e la partecipazione di molti candidati di “appartenenza”. Voti contrattati, comprati, pagati con decine di migliaia di euro, pressioni, minacce e, per il resto, un clientelismo spaventoso visibile ad occhio nudo. È in questo contesto che la Iervolino ha stravinto, è in questo contesto che in quartieri dove non si muove foglia che il clan locale non voglia, alcuni partiti della maggioranza ed alcuni candidati hanno preso percentuali bulgare. Forse sarebbe il caso di accendere qualche luce su tutto ciò, per evitare poi tra qualche anno di esser costretti a buttar via l’acqua sporca con tutto il bambino, così com’è già accaduto tredici anni fa, coi risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Per la formazione della nuova Giunta i primi passi della Sindaca rieletta sono talmente “autonomi” che i partiti si preparano a lottizzare anche le suppellettili di San Giacomo. Rosetta è nelle mani dell’oligarchia partitica che controlla il regime di cui essa stessa è un ingranaggio. I partiti, meglio le correnti interne dei partiti del centrosinistra, le metteranno addosso i loro mastini, ognuno dei quali alla ricerca di brandelli di potere da portare ai loro referenti.

(Dal quotidiano Roma del 06/06/2006 )
 
Top
verbenasapiens
view post Posted on 2/11/2006, 21:03




Tredici anni di pacchi e contropacchi
Ad ogni morto ammazzato governo centrale e istituzioni locali scoprono l’emergenza criminalità a Napoli. E via alle soluzioni militari e al bla-bla-bla di chi ha la ricetta pronta. Vanna Marchi e il mago Do Nascimento spacciarono sale grosso come panacea di tutti i mali. Sotto il Vesuvio, s’è fatto di peggio. Io manderei la Forza pubblica a bloccare ed interrogare chi in 13 anni molto blaterò, simulò, dissimulò; e niente o male fece, mandando in malora la città, le periferie, la provincia. Tredici anni fa, l’indio di Afragola apparve a San Gennaro e garantì di poter curare scrofola, corruzione e camorra con la semplice imposizione delle mani a pugno chiuso. La criminalità organizzata, come Dracula esposto alle trecce d’aglio, sarebbe arretrata, colpita al cuore dalla falce e dal martello. Anzi, terrorizzata dalle sciarpette rosse firmate dei figli di papà, in pochi mesi si sarebbe estinta. Del resto, Gerardo Marotta, presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, spiegò che tutti i mali della città erano figli del “blocco sociale” della Prima Repubblica: spacciati Dc e Psi, il paradiso terrestre era dietro l’angolo. Il procuratore Cordova invocato e voluto dai “compagni” - «abbiamo fatto il diavolo a quattro per avere Cordova », disse l’avvocatessa “democratica” Elena Coccia -, tuttavia, si guardò intorno e cominciò a ragionare ad alta voce sul fatto che criminalità, corruzione e camorra apparivano più virulenti che pria. Mirella Barracco della Fondazione Napoli 99 gli diede sulla voce, perché non abboccava al sale grosso dei maghisti-leninisti: «Cordova è qui da pochi mesi, e in questo periodo è stato costretto a stare sempre in ufficio a lavorare. Quando potrà vedere che esiste anche la partecipazione, l’impegno dei giovani e di tanti cittadini per la crescita civile, forse non userà termini così duri». Già il fatto che stare in ufficio a lavorare sembrasse una pecca magari emendabile, la dice lunga sui laudatores delle giunte rosse. In effetti, il Procuratore rovinava la favoletta del “Rinascimento”. E Bassolino, nervoso ed inquieto, prese a redarguire ed a rammentare a Cordova perché loro l’avevano fatto venire a Napoli; non per lanciare allarmi, non per controllare l’ amministrazione rossa, ma per finire il lavoro contro certi partiti : «Oggi ci sono ancora da colpire le connivenze di cui quel ceto politico ha goduto». La paura, però, crebbe, fece 90. Dovette intervenire Violante: «... Cordova è un punto di orientamento... Però aver parificato la posizione dell’assessore Barbieri a quella dei vecchi gestori dell’Atan, in una città come Napoli, può aver dato un’impressione sbagliata». Camorra, microcriminalità, corruzione diffusa, malcostume anche nella pubblica amministrazione, ecco cosa continuava a vedere ed a perseguire Cordova. Stretto in quell’habitat, dominato da struzzi e venditori di “pacchi” di sale, Cordova ebbe uno sfogo che suona a tutt’oggi come tremendo atto d’accusa su chi avrebbe dovuto provvedere e non provvide; su quanti avrebbero dovuto gridare e tacquero; su coloro che avrebbero dovuto essere, per il bene della città, al di sopra delle parti, autonomi, indipendenti e non lo furono: «È scomodo menzionare la camorra come fenomeno incombente, e chi lo fa ingenera insofferenze ed è mal tollerato, specie se non è “allineato” ed è svincolato da schieramenti di potere. Quando venni a Napoli, pensavo di dover lottare contro tale fenomeno e vi dedicai tutte le mie forze. Ma mi sono sbagliato: la camorra non esiste, non controlla il territorio, non stende la sua cappa su di esso, non ne condiziona tutti i rapporti, non imperversa sulle imprese e su qualsiasi attività...». Ebbene, io manderei la Forza pubblica a chieder conto a Bassolino, Iervolino e compagnia dei pacchi e contropacchi di sale grossospacciati per 13 lunghi anni
http://www.ilroma.net/test3/pagine_new/articolo.php?id=11576
 
Top
37 replies since 5/6/2005, 11:11   668 views
  Share