Il sofà delle muse

Privé per scambisti, l’altra faccia della sinistra

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Rachael
view post Posted on 21/1/2006, 22:10




Tremilacinquecento anime suddivise in poco più di 1600 famiglie e 2000 abitazioni, feudo rosso peggio che in Toscana, con i Ds al 77%. È l’identikit di Mignanego, comune della provincia di Genova salito agli onori della cronaca dopo che è stato aperto un club privé, uno di quei luoghi dove, notoriamente, non ci devono essere troppi limiti per il sesso, a patto che non venga esercitato a pagamento. Bene, chiariamo subito che la notizia non è tanto l’inaugurazione di un privé, ma il fatto che un simile club sia stato aperto come “circolo Arci”. Questo piccolo particolare ha fatto scoppiare un putiferio, con tanto di proteste dei cittadini, del parroco, blitz dei carabinieri e l’inevitabile botta e risposta sui giornali.
Mignanego è stata spesso al centro di importanti battaglie che hanno coinvolto la Liguria: da quella del 1625, con la vittoria sulle armate del Duca di Savoia Carlo Emanuele I, alla lunga serie di combattimenti avvenuti dal 1746 al 1748, durante la guerra di Successione Austriaca; la vittoria del generale austriaco Hohenzollern sui francesi nel 1800; l'epopea della Divisione d'assalto Garibaldi "Mingo" nel 1944-1945.
Oggi però si combatte un’altra battaglia in quel di Mignanego. Una battaglia in cui, al di là della goliardia e del gossip da paese, a perderci è la sinistra. Non era mai capitato, infatti, che sotto le insegne dell’Arci si arrivasse ad aprire un circolo che, invece di proporre musica, partite a briscola o a tombola e, magari, il calcio in diretta su Sky, offre ai propri soci un divertimento decisamente più piccante. E non parliamo di piatti conditi con il peperoncino.
La scritta sul citofono del locale non ammette equivoci: «Ingresso riservato ai soci Arci». Per entrare, quindi, è necessario farsi la tessera e, ovviamente, presentarsi in coppia. Perché una delle specialità del circolo è proprio lo “scambio” del partner. Interpellato dal giornalista del Corriere della sera che ha realizzato un servizio, il titolare del circolo, un quarantenne genovese che nella vita fa l’imprenditore edile, ha allargato le braccia: «Qual è il problema? Io avevo detto all’Arci che volevo fare una aggregazione culturale. Il sesso è cultura, e l’orgia rappresenta un momento di aggregazione».
Ora, non si tratta di voler fare i moralisti né di pretendere di giudicare, dall’alto in basso, chi ama divertirsi partecipando alle orge. In un Paese libero, infatti, ognuno ha il diritto di vivere la propria sessualità come vuole, purché questo non leda i diritti altrui. Il problema è un altro. Come si fa a tollerare che, con la scusa del circolo ricreativo, si apra un locale per “scambisti” con le insegne dell’Arci? Sarebbe un po’ come se nei saloni parrocchiali si tenessero, oltre alle lezioni del catechismo, quelle per imparare a fare la “lap-dance” o gli spogliarelli. Dov’è finita la presunta egemonia culturale della sinistra?
Che fine ha fatto la “grandeur” dei compagni, primi nell’arte, nel cinema, nella musica e in ogni altra estrosa espressione dello scibile umano? Qualcuno potrà rispondere che la superiorità della sinistra è rimasta tale e quale e che questo dipende da un semplice dato di fatto: i buzzurri della destra non saranno mai in grado di competere in attività che non abbiano strettamente a che fare con i soldi, gli interessi (propri) e tutto ciò che può essere sinonimo di grettezza umana.
La realtà ovviamente è molto più complessa. Si potrebbe discernere per ore sulle matrici ideologiche della cultura e sulla supposta superiorità della sinistra sulla destra, posto che questa arcaica suddivisione abbia ancora una ragione d’essere. Il problema è che episodi come quello di Mignanego pongono in evidenza un dato di fatto incontrovertibile: l’ultima frontiera della scabrosità, quella del sesso “alternativo” (da non intendersi come gay), ha varcato le soglie del tempio della cultura di sinistra.

Tornando al nocciolo della questione nel terzo giorno di apertura del circolo di Mignanego (poco più di 100 metri quadrati, con bar e piccola pista per ballare) sono iniziati i problemi. I militari dell’Arma hanno fatto irruzione nel locale, sospendendo le attività ricreative dei soci, che avvenivano al riparo da occhi indiscreti, all’interno di separé dotati di poltrone e tendine scure “d’ordinanza”. Il “privé” affiliato all’Arci era stato aperto in un locale che, in precedenza, aveva ospitato un Genoa club. La retrocessione del Grifone aveva portato all’inevitabile disaffezione dei tifosi; da lì a poco si era fatto avanti Francesco I., per mettere sù una nuova iniziativa in grado di risollevare le sorti del circolino. Autorizzazioni sanitarie a posto, affiliazione all’Arci ottenuta, tutto era partito secondo i migliori auspici, con un piccolo record quasi da Guinness dei primati: in appena due sere ben 130 iscritti (65 coppie), a dimostrazione che, nella zona, evidentemente c’era richiesta di un locale simile.
A causare la chiusura del privé e il ritiro dell’affiliazione da parte dell’Arci, pare sia stata una soffiata: qualcuno (forse il parroco del paese) è andato a spifferare ai carabinieri che nel circolino non si giocava a biliardino o a tombola, ma si faceva ben altro. Trentadue le persone denunciate, per atti osceni in presenza di avventori occasionali (gli uomini dell’arma). Ma giuricamente parlando il capo d’accusa traballa notevolmente, visto che il circolo era rigorosamente riservato ai soci e, soprattutto, che le “manifestazioni amorose” non avvenivano sotto gli occhi di tutti. La Procura di Genova, quindi, dovrebbe chiudere il caso con un’archiviazione, stando al buon senso. Resta aperta la questione dal punto di vista politico.
Il sindaco Michele Malfatti non vuole assurgere al ruolo di Savonarola, si limita a chiedere il «rispetto delle regole», ribadendo che se avesse saputo di cosa si trattava non avrebbe autorizzato l’apertura. Il circolo verrà riaperto. Su questo il titolare non ha dubbi. Lui si sente investito di una precisa responsabilità: quella di sdoganare il sesso fatto tra adulti consezienti, combattendo contro quella che definisce una ritorsione puritana bella e buona. Nel decalogo dei soci si parla di “gioco, felicità e gioia... beni inalienabili di tutti, che ognuno ha il diritto di preservare”. Cosa c’è di male, quindi? Beh, forse qualcuno potrebbe domandarsi quale ragione c’era di scomodare l’Arci. Si voleva risparmiare con le tasse? Può darsi, ma con che coraggio far rientrare un’orgia tra le attività di aggregazione culturale?
Nella moderna diatriba di paese tra Peppone e Don Camillo, questa volta i due “avversari” sono andati a braccetto: sia la Chiesa che la politica hanno posto il veto allo strano connubio fra scambisti e Arci. Era davvero troppo. Di unioni e coppie di fatto la sinistra vuole parlare, purché lo si “faccia” fuori dai circoli ricreativi.
La Padania

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verbenasapiens
view post Posted on 22/1/2006, 12:44




e certo!il sesso è Kul-tura, mi pare lapalissiano...Ah questi sinistri pure di acchiappare voti fanno pure i paraninfi w00t.gif
 
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1 replies since 21/1/2006, 22:10   259 views
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